“Ma questo Renzi cosa dice?”, “Boh, non lo so”. Se anche voi vi siete trovati in in questa situazione, vi consiglio la lettura delle centro proposte avanzate dal sindaco di Firenze ed esponente del Partito Democratico, nel corso della due giorni alla Leopolda.
Che dire? La prima impressione è di un calderone dove ci sia un po’ di tutto, senza alcuna (apparente) gerarchia. Il tema dominante è quello di una maggiore efficienza della pubblica amministrazione (argomento né di destra né di sinistra) e di rinnovamento della politica. Niente di più e niente di meno. Ma queste cento idee non mi appassionano. Mi sembra che manchi un quadro ideologico (si può dire ancora in questo paese “ideologico” o è un reato?), che manchino dei valori guida in grado di orientare delle scelte di fondo, un libretto di istruzioni per la corretta applicazione di queste benedette cento idee.
Ad esempio, sul tema del lavoro (oggi al centro del dibattito politico ma anche delle preoccupazioni di ciascuno di noi) mi sembra si dica pochissimo, così come della condizione del sud.
L’impressione è quella di un programma pensato per un’Italia standard preoccupata solo a ridare efficienza e regole al sistema. Ma alcune di queste regole, se calate in contesti come quello sardo (penso al punto sei sull’abolizione dei comuni al di sotto dei cinquemila abitanti), sarebbero devastanti. Ripeto, a me sembra un calderone pieno di spunti ma povero di vere idee. Cento punti sono perfino troppi se non si dichiarano alcuni valori di fondo. E a leggerlo così, senza sapere chi lo ha proposto, questo documento sembra solo un buon elenco di cose da fare, non certo il manifesto di una parte che vuole innovare il centrosinistra italiano.
In ogni caso, ecco i cento punti. E ognuno dica la sua.
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TEMA 1: RIFORMARE LA POLITICA E LE ISTITUZIONI
1. Basta con il bicameralismo dei doppioni inutili. Cominciamo dalla testa. Il Parlamento, la sede della rappresentanza in cui si riflette la sovranità popolare, è oggi tra le istituzioni più denigrate e discreditate, anche perché è inefficiente. Quasi mille componenti e due camere che fanno lo stesso mestiere, entrambe titolate a dare e togliere la fiducia al Governo, con due serie di Commissioni che operano sulle stesse materie, due filiere dirigenziali, doppie letture su tutte le leggi, non hanno nessuna giustificazione. Una delle due camere va semplicemente abolita. Ne basta una sola, veramente autorevole, composta da non più di 500 persone. Al posto dell’attuale doppione serve un organo di raccordo tra lo Stato e i governi regionali e locali che possa anche proporre emendamenti a qualsiasi proposta di legge su cui la Camera elettiva si esprime in ultima istanza a maggioranza qualificata.
2. Le elezioni diano potere ai cittadini non ai segretari di partito. Per ridare autorevolezza al Parlamento bisogna innanzitutto abolire il “Porcellum”, l’attuale legge elettorale che consente la nomina dei parlamentari da parte delle segreterie dei partiti, tornando ai collegi uninominali.
3. La politica non sia la via breve per avere privilegi e una buona pensione. Aboliamo tutti i vitalizi per i Parlamentari e i Consiglieri regionali. La politica torni a essere assolvimento di un dovere civico e non una forma di assicurazione economica. Le risorse spese per i singoli Parlamentari devono essere portate alla media europea, distinguendo nettamente le indennità dalle risorse messe loro a disposizione per l’esercizio dell’incarico, che devono essere amministrate dagli uffici del Parlamento.
4. Un costo standard per le Regioni. Oggi i Consigli delle varie Regioni hanno costi sproporzionati, che variano moltissimo senza nessuna giustificazione. Non sono legati alla dimensione dei territori che i Consigli dovrebbero rappresentare e nemmeno al numero dei loro componenti. Si va dai 35 milioni di euro dell’Emilia-Romagna agli oltre 150 milioni di euro della Sicilia. I consiglieri regionali devono avere un compenso e, chiaramente distinto da questo, un budget per le attività di servizio uguali in tutte le regioni. Deve essere definito il “costo standard” per il complessivo funzionamento delle assemblee legislative regionali fissandolo ad un valore compreso tra gli 8 e i 10 euro annui per abitante.
5. Abolizione delle province. Più di 100 province non ce le possiamo permettere. Vanno abolite. Nei territori con almeno 500.000 abitanti si può eventualmente lasciare alle Regioni la facoltà di istituire enti di secondo grado per la gestione di funzioni da loro delegate.
6. L’unione fa la forza: mettiamo insieme i piccoli comuni. I comuni sono il vero pilastro dell’amministrazione tra i cittadini, ma 8100 sono troppi, e tanti tra loro troppo piccoli per gestire i servizi che dovrebbero erogare. Mantenendo salvi i presidi locali e la rappresentanza dei centri minori, dovrebbero raggiungere attraverso unioni o fusioni una dimensione minima di 5.000 abitanti.
7. I partiti organizzino la democrazia, non siano enti pubblici. Il finanziamento pubblico va abolito o drasticamente ridotto e in ogni caso commisurato al solo rimborso delle effettive spese elettorali, condizionandolo al fatto che i partiti abbiano statuti democratici, riconoscano effettivi diritti di partecipazione ai propri iscritti e selezionino i candidati alle cariche istituzionali più importanti con le primarie. Favorire il finanziamento privato sia con il 5 per mille, sia attraverso donazioni private in totale trasparenza, tracciabilità e pubblicità.
8. Azzerare i contributi alla stampa di partito. Con internet, chiunque può produrre a costo zero il suo bollettino o il suo house organ. I contributi alla stampa di partito vanno aboliti.
9. Le camere di commercio regolino il mercato, non siano imprese. Le camere di commercio dovrebbero limitarsi a tenere il registro delle imprese, garantire il mercato e non spendere soldi nella promozione, nell’acquisto e partecipazione nelle imprese, nella formazione e quant’altro non sia missione pubblica di regolazione. Inoltre bisogna portare la democrazia nella scelta dei consigli direttivi. Gli organi di governo delle camere non siano nominati dalle associazioni, ma siano eletti liberamente e direttamente dalle imprese. Anche chi non è iscritto alle associazioni ha diritto di scegliere chi governa le camere di commercio. Il tributo delle imprese sia volontario non obbligatorio.
10. Il consiglio inutile. Il CNEL, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è un organo di rilevanza costituzionale, propone sostanzialmente pareri agli organi costituzionali, puntualmente ignorati. Istituito nel 1948, è entrato in funzione solo dieci anni dopo, trasformandosi rapidamente in una riserva per burocrati, in primis ex leader sindacali e imprenditoriali. In mezzo secolo, le sue proposte di legge sono state appena undici (11). Di queste nessuna ha mai avuto seguito o è stata seriamente considerata. Costa venti milioni di euro l’anno. Va abolito.
11. Meno poltrone, più efficienza. Nel Paese ci sono 24.310 consiglieri d’amministrazione in aziende partecipate dal pubblico, al livello statale e locale. In tre anni bisogna dimezzare il numero dei consiglieri e la relativa spesa, sia accorpando le imprese sia privatizzandole, oltre che prevedendo un massimo di tre consiglieri per le aziende piccole e cinque per quelle grandi.
12. Gli altri costi della rappresentanza. Anche le organizzazioni degli interessi (dai sindacati alle organizzazioni imprenditoriali) devono tornare a concentrarsi sulla loro funzione più propria: difendere i diritti dei loro associati. Quindi, le agevolazioni pubbliche di cui godono vanno commisurate alle effettive funzioni di rappresentanza che svolgono.
13. Eliminiamo la classe politica corrotta. Lo strumento è una amnistia condizionata. Al rispetto di 5 punti: ammissione della colpa, indicazione di tutti i complici, restituzione del maltolto, impegno a non fare più politica. In caso di nuovo reato, la pena si somma a quella del reato oggetto dell’amnistia.
14. Razionalizzare le missioni italiane all’estero. Definire una strategia di coordinamento della presenza militare all’estero in pieno accordo (e non in competizione) con l’Europa, per essere di maggior aiuto alle popolazioni e razionalizzare il costo d’intervento.
15. Una strategia per il Mediterraneo in trasformazione. Siamo il paese europeo più vicino a una fascia di nazioni, dall’Egitto alla Libia, dalla Tunisia alla Siria, che sta vivendo un periodo tumultuoso nel quale la speranza della libertà si mescola con la paura di arretrare sul piano della libertà religiosa e della laicità dello stato. L’Italia dedichi una speciale attenzione a questi paesi aprendo sedi di istituti italiani di cultura, approfondendo gli scambi economici e culturali; offrendosi come un paese che può aiutarli nel passaggio alla democrazia.
16. Cambiare la Rai per creare concorrenza sul mercato tv e rilanciare il Servizio Pubblico. Oggi la Rai ha 15 canali, dei quali solo 8 hanno una valenza “pubblica”. Questi vanno finanziati esclusivamente attraverso il canone. Gli altri, inclusi Rai 1 e Rai 2, devono essere da subito finanziati esclusivamente con la pubblicità, con affollamenti pari a quelli delle reti private, e successivamente privatizzati. Il canone va formulato come imposta sul possesso del televisore, rivalutato su standard europei e riscosso dall’Agenzia delle Entrate. La Rai deve poter contare su risorse certe, in base ad un nuovo Contratto di Servizio con lo Stato.
17. Fuori i partiti dalla Rai. La governance della Tv pubblica dev’essere riformulata sul modello BBC (Comitato Strategico nominato dal Presidente della Repubblica che nomina i membri del Comitato Esecutivo, composto da manager, e l’Amministratore Delegato). L’obiettivo è tenere i partiti politici fuori dalla gestione della televisione pubblica.
TEMA 2: FAR TORNARE I CONTI PER RILANCIARE LA CRESCITA
18. Portare il rapporto debito/Pil al 100% in 3 anni. La crisi di fiducia nell’Italia sui mercati internazionali accresce i tassi d’interesse e il peso del debito, che si trasforma in maggiori tasse per tutti. Per alleggerire questo peso e ridare fiducia ai mercati dobbiamo riportare il rapporto tra il debito e il Pil al 100% in tre anni. Questo puo’ essere fatto attraverso: i) privatizzazione imprese pubbliche; ii) privatizzazione municipalizzate; iii) alienazione di parte del patrimonio immobiliare dello Stato (il valore di mercato degli immobili di proprietà pubblica è di 380 miliardi; di questi sono ci sono immobili liberi per un valore di 42 miliardi di euro. Questi ultimi, essendo inutilizzati, possono essere venduti subito. Sul resto si veda quello che serve effettivamente al servizio pubblico e l’eccedenza sia liberata e venduta. Creazione di un fondo immobiliare che si occupi della valorizzazione degli asset). iiii) imposta sui grandi patrimoni. Non solo questo riduce il debito, ma elimina gli spazi per il clientelismo.
19. Riformare le pensioni per avere ancora le pensioni. Sulle pensioni si può, fin da subito, parificare l’età pensionabile delle donne con quella degli uomini, instaurando una finestra anagrafica unica di 63-67 anni per accedere al pensionamento con assegno proporzionato alla speranza di vita secondo coefficienti attuariali aggiornati annualmente. Accelerare il passaggio al sistema contributivo per tutti. Eliminazione delle pensioni di anzianità nell’ambito di un patto tra le generazioni. Parte dei risparmi ottenuti andrà utilizzata per finanziare l’azzeramento dei contributi previdenziali per i giovani neo-assunti.
20. Nuove regole per evitare il cumulo delle pensioni.
21. Una rivoluzione copernicana per il fisco. Per tornare a crescere bisogna modificare il sistema degli incentivi. Oggi, il nostro Paese tassa i fattori produttivi e premia la rendita. Quel che serve è una rivoluzione copernicana del sistema fiscale che riduca la pressione sul reddito personale e sulle imprese e la accresca sugli immobili e sulle rendite finanziarie.
22. Abolizione dell’IRAP. Finanziare l’abolizione dell’imposta con il taglio dei sussidi alle imprese.
23. Uscire dal sommerso. Ridurre l’aliquota dell’IRES per le imprese che accettano procedure di accertamento rapido e maggiore trasparenza sui bilanci. Questo riduce gli incentivi ed aumenta i rischi a mantenere un’attività’ nel sommerso.
24. Le procedure per la crisi d’impresa come leva per la competitività del sistema. Gli imprenditori corretti danno lavoro e creano ricchezza per tutti, ma rischiano in proprio. Possono vincere e possono perdere. Quando perdono, vanno incoraggiati a gestire la crisi nel migliore interesse dei creditori e dei lavoratori. Occorrono regole che premino la correttezza e la trasparenza dei comportamenti e che consentano alle imprese che ancora producono ricchezza di ristrutturarsi e tornare sul mercato, nell’interesse di tutti. L’attuale normativa pone non pochi ostacoli agli imprenditori onesti ma sfortunati, e consente talvolta comportamenti opportunistici a danno dei creditori. Occorrono procedure moderne, che proteggano l’imprenditore in crisi ma lo obblighino a mettere tutte le carte in tavola, e che consentano ai creditori di decidere rapidamente. Procedure di crisi più efficienti aumentano la competitività del paese e la sua credibilità per gli investitori, anche stranieri.
25. No ai condoni. Nessuno condono edilizio né fiscale, neppure travestito da scudo per il rimpatrio dei capitali.
26. Riformare gli ordini professionali. Bisogna abolire gli ordini professionali superflui e ricondurre i rimanenti a una funzione di regolatori del mercato e non di protezione corporativa per quanti esercitano già la professione. Bisogna arrivare all’abolizione delle tariffe minime e ulteriore riduzione dei vincoli alla pubblicità per gli studi professionali, in maniera tale che tutti abbiano la possibilità di farsi conoscere.
27. Liberalizzare i servizi pubblici locali. I servizi pubblici locali sono un monopolio d’inefficienza; bisogna liberalizzare i servizi, accorparli in poche società, abbassare i costi di gestione, ottimizzare l’uso del personale, rendere le gestioni trasparenti, allontanare la politica dalle decisioni aziendali.
28. Antitrust obbligatorio. Sarebbe importante che le funzioni dell’autorità per la concorrenza si manifestassero non solo ex post, una volta che il fenomeno di violazione della concorrenza è già manifesto e acclarato, ma anche nel momento in cui le leggi sono discusse. E’ evidente che l’impianto di alcune leggi costituisce una menomazione della concorrenza e questo lo si può osservare già nel meccanismo astratto della norma, prima ancora di osservarne gli esiti concreti. Occorre perciò che nella discussione in Parlamento delle leggi di natura economica venga richiesto obbligatoriamente un parere all’autorità sulla concorrenza, in maniera che sia evidente la sua coerenza con l’obiettivo di non creare chiusure e barriere alla libera competizione di mercato.
29. Liberalizzare le assicurazioni su infortuni e malattie. Le attività svolte dall’Inail, il monopolio pubblico che si occupa dell’assicurazione per le malattie e per gli infortuni dei lavoratori svolge una funzione tipica di qualunque società di assicurazione privata. Bisogna allora aprire all’accesso dell’attività di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro da parte di imprese private di assicurazione o di riassicurazione.
30. Ridurre il numero delle norme. Le leggi statali in Italia sono oltre 21mila. È un numero troppo elevato, doppio o triplo rispetto a quello di altri paesi: in Francia sono meno di 10mila, quelle federali in Germania meno di 5mila. Alle leggi statali vanno aggiunte le circa 25mila leggi regionali, oltre agli atti normativi di livello inferiore. Le leggi e i regolamenti sono troppi, prodotti di continuo e modificati troppo frequentemente, poco coordinati tra loro, mal scritti, interpretati in modo incerto. Si pensa che i problemi si risolvano attraverso la modifica delle norme, piuttosto che la loro applicazione puntuale. Il disegno di legge 1873 del 2009 dimostra che il contenuto essenziale del diritto del lavoro può essere concentrato in poche decine di articoli, scritti per essere distribuiti in milioni di copie a tutti i lavoratori, imprenditori e consulenti e immediatamente comprensibili. Lo stesso si può fare in tutti gli altri campi, dal fisco al diritto civile.
31. Mettere in competizione il pubblico con il pubblico. L’alternativa nella gestione di servizi non può essere solo o pubblica o privatizzata; è possibile creare una competizione fra una scuola e l’altra, fra sistema sanitario di un’area e sistema sanitario di un’altra area; tra un’università e l’altra, insomma all’interno di ciò che rimane pubblico. Quando l’offerta di un servizio pubblico specifico è al di sotto non solo della media, ma degli standard previsti per quel settore, bisogna trovare il modo di penalizzare il responsabile della struttura o addirittura la struttura nel suo complesso. Allo stesso modo, quando in uno specifico servizio, sia per il modo in cui il servizio viene condotto, sia per i risultati ottenuti, la situazione è di grande eccellenza bisognerà trovare il modo di premiare, economicamente e non solo con riconoscimenti, i responsabili e le strutture medesime. Le valutazioni siano fatte facendo partecipare e decidere i cittadini che utilizzano i servizi.
32. Una Delivery Unit sul modello UK. Valutare non basta. Bisogna istituire una “unità di risultato” presso la Presidenza del Consiglio, che sia responsabile del raggiungimento degli obiettivi strategici in materia di istruzione, sanità, trasporti e lotta alla criminalità.
33. Dirigenti a termine nelle aziende pubbliche. Nelle aziende i dirigenti a vita non esistono: ogni anno c’è un bilancio da fare, risultati da raggiungere, verifiche da realizzare. I contratti non sono mai a tempo indeterminato, vanno solitamente da tre a cinque anni e ogni conferma presuppone una verifica positiva. Nel pubblico i dirigenti, anche se falliscono, rimangono lo stesso nell’amministrazione, al massimo sono spostati e se falliscono ancora, vengono spostati ancora e girano nell’amministrazione fino alla pensione. L’incarico dirigenziale nell’amministrazione pubblica è una sfida ancora più grande rispetto a quella privata e perciò l’ambizione rispetto ai risultati deve essere maggiore. La proposta perciò è di avere contratti dirigenziali che durino cinque anni.
34. Mezzogiorno: investire solo sullo sviluppo. Ogni euro investito nel Mezzogiorno, provenga dall’Europa o dallo Stato, deve essere finalizzato allo sviluppo e non al finanziamento della spesa corrente e al mantenimento di un sistema di economia assistita quasi esclusivamente pubblica e parassitaria.
35. Superare il precariato attraverso il contratto unico a tutele progressive. Per superare il dualismo del mercato del lavoro, che vede parte dei lavoratori con tutte le garanzie e gli altri (i giovani) senza nessuna garanzia, occorre introdurre un contratto unico a tutele progressive che dia maggiori certezze ai giovani.
36. Riformare gli ammortizzatori sociali. Bisogna passare dalla cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, a indennità di disoccupazione universali, applicabili anche ai dipendenti di piccole e medie imprese e improntati al criterio del welfare to work sul modello danese.
37. I contratti aziendali contro i salari poveri. Oggi i lavoratori italiani ricevono un salario mediamente più basso rispetto a paesi a noi vicini come la Germania e la Francia. Un modo per avere salari più alti per i lavoratori italiani è quello di sostenere i contratti aziendali che possano, quando le condizioni aziendali lo permettano, crescere oltre quanto previsto dai contratti collettivi di lavoro.
38. Aliquote rosa. L’Italia ha la più bassa percentuale di occupazione femminile d’Europa. Anche il tasso di attività femminile, cioè il numero di donne che si presenta sul mercato del lavoro, è il più basso. Un’agevolazione fiscale riservata all’assunzione delle donne e per un certo congruo numero di anni può portare a riallineare in alto la parità uomo donna sul piano del lavoro.
SANITA’
39. Immediata introduzione di un patto di stabilità interno non derogabile sui parametri dei costi standard. Lo scopo è quello di uniformare la spesa sanitaria nelle diverse realtà locali.
40. Completa riorganizzazione della medicina sul territorio: radicale cambiamento del ruolo della medicina di base. Abolizione dell’attuale ruolo del medico di medicina generale. Creazione di ambulatori polispecialistici sul territorio. Consorzio dei medici di Medicina generale.
41. Far lavorare in “rete” gli ospedali per le terapie di urgenza, ad alto costo, tecnologicamente sofisticati. Ciascuno caratterizzato da una propria peculiarità. Razionalizzazione dei servizi. Occorre riservare l’ospedalizzazione dei pazienti solo nei casi in cui effettivamente sia necessaria.
42. Chiudere tutti gli ospedali con meno di 100 posti letto e che non abbiano un servizio di anestesia e rianimazione aperto 24 ore su 24. Questi dovrebbero essere ospedali per pazienti cronici a lunga degenza a bassa intensità di cure ma a basso costo. Dovrebbero essere di supporto agli Ospedali ad alta complessità e alto costo, i quali dovrebbero esclusivamente gestire la fase acuta e poi inviare a strutture con costi ridotti. Ne consegue anche la necessità di un’assistenza domiciliare efficace e ben coordinata. Nei grandi ospedali bisogna cancellare i doppioni, la moltiplicazione dei reparti ad alto costo e ad alta tecnologia creati solo per moltiplicare i ruoli direttivi.
43. Creazione di percorsi diagnostici terapeutici su base regionale. Lo scopo è stabilire procedure e comportamenti comuni rispetto ad una data patologia e in parallelo gestire e organizzare l’offerta delle diverse prestazioni sanitarie.
44. Esternalizzare, ma non per pagare di più. In via generale le esternalizzazioni aziendali servono sia per assicurare un servizio migliore rispetto a quello interno, sia per ridurre i relativi costi. Succede in sanità che l’esternalizzazione dei servizi troppo spesso si traduce non in un risparmio ma in un incremento dei costi, tanto che costa di più l’infermiera “esternalizzata” della infermiera interna. Allo stesso modo troppo spesso i beni e servizi acquistati dalle aziende sanitarie, hanno prezzi medi addirittura superiori a quelli di mercato, mentre sarebbe del tutto ovvio pensare che, dato l’ammontare delle quantità acquistate, si possano ottenere prezzi più bassi. inoltre l’esternalizzazione è troppo spesso gravata da attività professionalmente scadente. Occorre in questo caso strutturare e controllare l’iter formativo individuale.
RICERCA
45. Un fondo nazionale per la ricerca gestito con criteri da venture capital. Istituire un fondo nazionale per la ricerca che operi con le modalità del venture capital e sia in condizione di finanziare i progetti meritevoli al di fuori delle contingenze politiche. Il fondo sarà gestito un comitato esecutivo in carica per almeno 7 anni, costituito per 1/3 da professori impegnati nella ricerca a livello internazionale, per 1/3 da membri della comunità finanziaria esperti di project finance e venture capital, e per 1/3 della Comunità europea.
46. Incentivi fiscali per contributi alla ricerca universitaria. Detrazione dalla base imponibile del 905 di quanto donato alle università e tassazione agevolata per chi investe negli spin-off universitari.
GIUSTIZIA
47. Una terapia d’urto per la giustizia civile. Oggi l’Italia è intrappolata in oltre 5 milioni di cause civili pendenti presso i tribunali. Occorre assolutamente ridurre in tempi rapidissimi lo stock di cause arretrate, oltre che stabilire norme che rendano meno premiante il ricorso alla giustizia come modalità di rinvio di un pagamento o di una qualunque obbligazione. Si crei una task force composta da magistrati in pensione e da giovani avvocati per affiancare i giudici in carica nello smaltimento in tempi veloci dell’arretrato giudiziario civile.
48. Avvocati pagati solo su preventivo. Al fine di evitare effetti discorsivi dell’applicazione delle tariffe sulla lunghezza dei processi, obbligo di stipulazione di un mandato che comprenda anche il preventivo per lo svolgimento dell’intero incarico, a prescindere dalla durata del procedimento. Ciò consentirebbe di incentivare gli avvocati ad una più rapida conclusione delle cause.
49. Entri (più spesso) la corte. Riduzione a 30 giorni della sospensione dell’attività giudiziaria (20 giorni in estate, 10 giorni nel periodo natalizio). Oggi è sospesa dal 1° agosto al 15 settembre, perciò per 45 giorni. Prevedere lo svolgimento delle udienze anche nel pomeriggio in maniera da accelerare i tempi della giustizia.
50. Accorpamento delle sezioni giudiziarie staccate. Riduzione dei costi degli uffici giudiziari mediante un’organica riforma delle circoscrizioni giudiziarie con accorpamenti delle sezioni distaccate (attualmente sono 220) mantenendo solo quelle che hanno ragione di essere quando il Tribunale circondariale è veramente lontano.
51. Entri l’informatica nel tribunale. Completamento dell’informatizzazione di tutti gli uffici giudiziari anche per il deposito di atti e per estrarre copia di atti di controparte, documenti prodotti, sentenze, con abolizione dei borbonici depositi cartacei e delle marche da bollo, con evidente risparmio di tempo di tutti gli operatori.
52. Il merito in tribunale. Valutazione dell’attività dei magistrati; stipendio in parte collegato alla produttività; maggior controllo e maggiori responsabilità in caso di errori conclamati. Avanzamento di carriera per merito e non solo per anzianità.
53. Giustizia penale nei tempi giusti. Accorciare i tempi medi delle sentenze. Ogni corte d’appello si ponga l’obiettivo di ridurre in un anno del 10 % i tempi di svolgimento medio dei processi. Modernizzazione dei tribunali che seguano le buone pratica di Torino, Trento e Bolzano. Semplificazione dei processi e riduzione dei riti (oggi se ne contano 34) con abbreviazione dei tempi per ottenere la sentenza e certezza di esecuzione della stessa.
TEMA 3: GREEN, DIGITAL, CULTURA E TERRITORIO: LE NUOVE LEVE DELLO SVILUPPO
54. Le città rinnovabili. Coinvolgere le amministrazioni cittadine nel raggiungimento degli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, assegnando obbiettivi alle grandi aree urbane e ai comuni. Parte degli incentivi per le energie rinnovabili sarà destinata ai piani cittadini per le campagne d’introduzione delle tecnologie eco-efficienti (caldaie di nuova generazione, finestre a isolamento termico), della mobilità sostenibile e degli impianti solari e micro-eolici.
55. Incentivi rinnovabili. Annullamento degli incentivi alla produzione elettrica “inquinante” (carbone e inceneritori), e loro impiego delle rinnovabili “vere”. Gli incentivi rinnovabili non saranno impiegati solo per l’installazione d’impianti: ci si concentrerà anche sulla ricerca e sulla creazione di una vera filiera industriale. Si punterà di più sulle tecnologie ancora in sviluppo, come il solare a concentrazione (in alternativa al fotovoltaico) o il vento d’alta quota.
56. Ammodernare la rete elettrica e il mercato per ridurre il costo della bolletta. Definire ed eseguire un piano d’interventi infrastrutturali e regolamentari, con budget e priorità, per ridurre i costi elettrici per le famiglie e le imprese. Le bollette saranno più chiare e leggibili, di modo che il cittadino possa scegliere il fornitore di elettricità che offra le migliori condizioni, e senza costi per il cambiamento.
57. I rifiuti da problema a risorsa. Più raccolta differenziata (imporre ai Comuni 50% entro il 2015 e 70% entro il 2020) ma non fine a se stessa: incentivare, anche attraverso la leva fiscale, il riutilizzo dei materiali differenziati, il compost, le materie per produrre nuovi oggetti.
58. Agribusiness italiano. Incentivare nuove imprese dell’agribusiness. Tutelare il prodotto agro-alimentare nel mondo, contro i falsi prodotti “italian sounding”, al fine di recuperare fette di mercato che spettano ai prodotti della nostra terra.
59. Non auto blu, ma auto verdi. Obbligare tutte le amministrazioni pubbliche ad acquistare solo auto a basso consumo via via che le attuali, a benzina o diesel, devono essere sostituite.
60. Puntare su internet. Accesso a internet veloce per tutti attraverso investimenti sulla banda larga e facendo saltare gli assurdi vincoli legislativi che ci hanno relegato agli ultimi posti della classifica di Freedom House.
61. E&Open Government. Un piano nazionale per digitalizzare i servizi pubblici e ridurre la burocrazia. Adottare un piano complessivo per digitalizzare i servizi pubblici e gestire meglio il welfare, l’educazione, la giustizia, la sanità, i trasporti, la sicurezza. L’Italia deve replicare le migliori esperienze europee nei progetti di eGovernment, per ridurre burocrazia e costi, mettendo i cittadini al centro del servizio. Per le imprese, i servizi digitali aiuteranno a ridurre le incombenze burocratiche.
62. Mai meno dell’1 %. Il Governo decida di investire l’equivalente dell’ 1 % del Pil italiano per la cultura.
63. La funzione civile del bello. Restituire ai cittadini di oggi l’arte del passato. Il patrimonio artistico diffuso nel Paese è un bene comune che ci unisce, sancito anche dall’articolo 9 della Costituzione. Concretizziamolo attraverso il recupero di una minima parte dell’evaso – basta il 4 %.
64. Defiscalizzare i contributi per la cultura. Occorre al più presto che sia defiscalizzato ogni contributo delle aziende e dei privati a favore della cultura. Al solo ruolo pubblico bisogna aggiungere anche quello privato se si vuole rigenerare la cultura italiana.
65. Autonomia ai musei. Oggi la maggior parte dei musei non ha nessuna autonomia rispetto al Ministero dei beni Culturali in fatto di dipendenti (numero, compenso, inquadramento). I musei non incassano gli introiti dei biglietti, che vanno direttamente sul bilancio pubblico nazionale, non possono differenziare i prezzi dei biglietti. Bisogna fare in modo che ciascun museo possa rappresentare un’unità economica in senso pieno: raccogliere gli introiti, pagare le spese relative alla gestione del museo, sia pure riconoscendo delle royalties al ministero dei Beni Culturali.
66. Un’agenzia internazionale per i musei italiani. Mobilitare risorse per la cultura attraverso un sistema analogo a quello istituito in Francia per i diritti internazionali dei musei.
67. Coordinare il marketing turistico. Il nostro Paese va trattato come è un “prodotto” turistico unitario. Non possiamo lasciare alle Regioni le competenze esclusive di promozione, alimentando una scoordinata frammentazione delle attività di marketing turistico. Affidare allo Stato il compito di coordinare le politiche regionali e di sviluppare le attività di comunicazione complessiva.
68. Rivisitazione delle competenze delle Soprintendenze. Oggi, nell’emergenza della conservazione del patrimonio culturale e del paesaggio, le funzioni di tutela sono totalmente esercitate dallo Stato, e risultano appesantite dall’obbligo di intervento su questioni di assoluta ordinarietà. Le Soprintendenze vanno per queste focalizzate sulle azioni più rilevanti per la tutela, lasciando l’attività ordinaria ai Comuni che garantiscano livelli organizzativi adeguati
69. Una sola voce per la cultura italiana all’estero. Fondere gli Istituti di Cultura italiana all’estero con i Centri linguistici – Dante Alighieri e altri – sul modello dei Goethe Institute tedeschi.
70. Ambasciatori per la globalizzazione. E’ sempre più necessario che le ambasciate italiane nel mondo, oltre a svolgere le funzioni diplomatiche, sempre meno essenziali da quando la comunicazione diretta tra i governi ha reso più facile il dialogo tra gli stati, assumano un ruolo di aiuto per le imprese italiane che competono sui mercati del mondo
71. Scegliere le grandi opere che servono davvero Rivedere il piano delle infrastrutture alla luce di criteri di valutazione economica. Puntare sulle (poche) grandi opere che servono e soprattutto sulle tante piccole e medie opere delle quali il Paese ha davvero bisogno.
72. Semplificazione delle norme sulle gare d’appalto. Aumento della soglia al di sotto della quale si possono indire procedure negoziate e procedure semplificate. Emanazione dell’obbligo di presentazione del DURC da parte di soggetti privati all’amministrazione interessata che dovrà acquisirlo per via telematica. Abolizione dell’arbitrato negli appalti pubblici e congruo indennizzo alla stazione appaltante in caso di ricorso immotivato.
73. Liberalizzazione del trasporto pubblico regionale. Bisogna incrementare l’offerta di mobilità ferroviaria su base locale, favorendo la liberalizzazione dei servizi. Le Ferrovie dello Stato sono infatti sempre più concentrate sul trasporto ad alta velocità mentre rimane l’esigenza di avere trasporti ferroviari locali frequenti ed efficienti.
TEMA 4: DARE UN FUTURO A TUTTI
74. Istituire gli “affitti di emancipazione”. Sul modello spagnolo, vengono istituiti gli “affitti di emancipazione” per i giovani che escono di casa. Si tratta di approntare un’offerta pubblica di “housing”, di appartamenti da dare in affitto a un prezzo ragionevole e per un tempo limitato ai giovani che cercano di uscire di casa, che vogliono sposarsi e non trovano casa, che si muovono dalla propria residenza per motivi di lavoro.
75. Consentire a tutti gli studenti universitari di finanziarsi gli studi e le tasse. Obbligo per le Università di stabilire accordi con almeno tre banche (di cui almeno una locale e almeno una nazionale) per i finanziamenti agli studi universitari, garantiti da un fondo pubblico di garanzia.
76. Premio ai laureati meritevoli da investire in formazione. I laureati con 110 e lode e la media ponderata superiore al 28,5 ricevano un bonus di 2.000 euro da investire in formazione, in Italia o all’estero, in programmi di studio riconosciuti.
77. Regolamentazione dei contratti di lavoro per gli studenti. Introduzione di un contratto di lavoro per studenti universitari o di scuole di formazione, per un massimo di 32 ore al mese, con minimo salariale e assegnazione di crediti formativi (se il lavoro è attinente al corso di studi, in base alle valutazioni delle facoltà).
78. Cominciare giovani, cominciare bene. Cominciare sin da giovani a coltivare la cultura del rischio d’impresa, mettere in pratica le idee che maggiormente appassionano, provare a creare ricchezza sin da giovani è un valore non solo materiale, ma anche etico per il nostro paese. Bisogna allora che i giovani imprenditori siano agevolati nel loro spirito di costruirsi un futuro in maniera autonoma e in una maniera tale che accresca la ricchezza del paese. La proposta è di favorire le imprese che nascono da persone fisiche con meno di 40 anni (che controllino almeno l’ 85% del capitale): la nuova società si crea e si registra con un unico atto a costo fisso di 1.000 euro e per i primi tre anni ha diritto a una gestione contabile estremamente semplificata e garantita dai Centri Servizi a un costo fisso (1.000 euro l’anno). Le persone fisiche che investono nella nuova impresa anno diritto alla defiscalizzazione parziale (50 %) dei capitali investiti. Per i primi tre anni l’impresa non ha alcun carico fiscale e per i successivi tre anni la tassazione sugli utili sarà parificata all’aliquota oggi vigente per i proventi finanziari (20 %).
79. Diritto di voto a 16 anni. Permetterebbe di immettere circa un milione di giovani elettori nel processo politico, abbassando l’età media del corpo elettorale più anziano del mondo.
80. Valutare le Università e sostenere quelle che producono le ricerche migliori. L’Italia spende per l’università e la ricerca meno dei grandi paesi con cui dobbiamo confrontarci, ma questo non è il solo problema. Il reclutamento dei ricercatori è spesso viziato da logiche familistiche e clientelari. Le risorse vengono disperse tra centri di eccellenza e strutture improduttive. Anche in questo campo si devono introdurre meccanismi competitivi. I dipartimenti universitari che reclutano male devo sapere che riceveranno sempre meno soldi pubblici. Deve essere chiaro che chi recluta ricercatori capaci di farsi apprezzare in campo internazionale ne riceverà di più. È un risultato che si può ottenere usando indicatori quantitativi sulla qualità della ricerca prodotta e il parere di esperti internazionali autorevoli e fuori dai giochi. L’obiettivo è avere una comunità scientifica meno provinciale, che esporta idee e attrarre talenti.
81. Distinguere tra università eccellenti nella ricerca e università che offrono una buona formazione. Non tutte le Università possono essere centri di eccellenza in tutti i settori. Alcune non lo sono in nessuno. Ma non tutte per questo vanno chiuse. Le risorse per la ricerca avanzata e per i corsi di dottorato, finalizzati a formare i ricercatori di domani, devono andare dove vengono spese meglio. In tanti altri casi le Università possono svolgere una funzione formativa ugualmente fondamentale. Anche questa però può e deve essere valutata, usando indicatori oggettivi, insieme ai giudizi degli studenti.
82. Abolizione del “valore legale” del titolo di studio. Introdurre nei concorsi della Pubblica Amministrazione criteri di valutazione dei titoli di studio legati all’effettiva qualità del percorso formativo dei candidati.
83. Restituire prestigio e reddito agli insegnanti capaci. Ossia rivedere radicalmente le modalità di reclutamento e di retribuzione degli insegnanti, sulla base di criteri legati alla competenza e al merito.
84. Eliminare la formazione che serve solo ai formatori. Esiste un’offerta molto ampia di corsi di formazione professionale che vivono solo per mantenere in vita le organizzazioni che organizzano i corsi senza nessun beneficio pubblico. Spostare le risorse da questo ambito in altri dove possono produrre benefici reali e aiutino il paese a riconquistare posizioni nell’economia della conoscenza.
85. Ebook per tutti. Moltissimi libri sono liberi dai diritti d’autore, in pratica lo sono tutti i classici della letteratura italiana. L’invenzione degli ebook ha eliminato i costi di stampa e di distribuzione di un libro e, nel caso specifico, non essendoci diritti d’autore, neppure questa voce di spesa è presente. I costi sono soltanto legati alla accessibilità su web dei titoli e l’organizzazione del loro downloading. Il Ministero della Pubblica Istruzione, con spesa molto contenuta, potrebbe offrire la disponibilità degli e-readers a titolo gratuito a tutti gli studenti e promuovere una diffusione simile, a basso costo, anche dei libri di testo.
86. Inglese sin da piccoli. Portare l’insegnamento dell’inglese ad almeno 5 ore settimanali in tutte le classi a partire dalla scuole elementari. È interesse del Paese che la padronanza dell’inglese sia diffusa, visto che la gran parte della letteratura scientifica, del commercio internazionale, dei prodotti multimediali parlano con quella lingua.
TEMA 5: PER UNA SOCIETA’ SOLIDA E SOLIDALE
87. Introdurre il quoziente famigliare. Fa parte della realtà italiana che la famiglia sia il luogo di raccolta non solo della solidarietà ma anche dei redditi. Si ricalcolino le aliquote fiscali considerando il quoziente familiare. A parità di reddito paghi meno la famiglia con più componenti.
88. Detrazione della spesa famigliare. Dare la possibilità alle famiglie di detrarre dal calcolo del reddito imponibile totalmente (o parzialmente) alcune voci di spesa legate all’educazione, alla conduzione della casa, all’assistenza per gli anziani. Dovrebbe ogni anno essere emanata una lista delle spese specifiche che possono essere detratte in occasione della dichiarazione dei redditi. In questo modo si crea un conflitto tra chi paga il servizio e chi riceve il compenso che favorirà l’emersione di pratiche d’acquisto in nero molto diffuse in questi ambiti.
89. Una regolamentazione delle unioni civili. La legge deve assicurare pieno riconoscimento alla coppia dal punto di vista contributivo e assistenziale. Ciascun convivente può beneficiare dell’assicurazione sulla malattia del compagno e l’unione conferisce gli stessi diritti del matrimonio in materia di cittadinanza.
90. Promuovere la natalità. Il declino delle nascite in Italia è stato in questi anni molto accentuato: nel 1975 nascevano 2,2 bambini per ogni donna e oggi siamo a 1,4, quasi un figlio in meno per ogni famiglia. L’Italia è oggi il posto dove nascono meno bambini al mondo. Occorre determinare un vantaggio per la famiglia che accoglie i figli dal secondo in poi. Per ogni nascita del secondo figlio va previsto un assegno annuale di quattro mila euro per i primi due anni. Abbattimento della base imponibile dei primi 10.000 euro di reddito derivanti dal lavoro delle mamme con figli sotto i 3 anni.
91. Adozioni internazionali. Più controlli sugli enti autorizzati, anche da parte della magistratura, e anche attraverso verifiche dell’operato di tali enti in rapporto ai costi sostenuti. Ciò al fine di ridurre gli attuali pesanti oneri economici degli adottanti.
92. Più Nidi e Asili d’infanzia. Collocare i Nidi e gli Asili d’infanzia sotto la competenza del Ministero dell’Educazione. Uniformare a livello nazionale la legislazione regionale sul rapporto metri quadri/bambini ed educatore/bambini.
93. Progetto DAVID per la sicurezza stradale. DAVID sta per Dati e analisi; Aderenza alle regole; Vita ed educazione; Ingegneria; Dopo la violenza. Partito da Firenze, DAVID è un modello di metodo esportabile ovunque: si mettono insieme i dati degli incidenti di un Comune (quanti incidenti, dove avvengono, le cause, quali controlli e dove vengono fatti, quanti e quali corsi vengono fatti nelle scuole per la formazione, quale assistenza viene fornita alle famiglie che hanno subito un lutto, qual è lo stato delle strade ecc), per creare un ‘profilo’ degli scontri e finalizzare un piano preciso di intervento. A livello mondiale gli incidenti incidono per l’1,5% sul Pil, mentre la spesa per la prevenzione continua ad essere irrisoria: DAVID ribalta la visione.
94. Adozione dello jus soli. E’ un fatto elementare, addirittura fondamentale negli Stati Uniti: chiunque nasca in Italia è Italiano. Questo risolve alla radice ogni valutazione di ordine discrezionale, ogni aspetto burocratico e sancisce il principio che la terra dove si nasce non è irrilevante, ma è fondante dell’identità.
95. Immigrazione intelligente. Occorre stabilire una politica attiva e molto dettagliata nei confronti dell’immigrazione legale. Si stabilisca un piano nel quale siano definite le competenze professionali che è più urgente per il Paese acquisire e si aprano le porte a queste competenze, da valutare nelle ambasciate e nei consolati italiani nel mondo.
96. Regolare? Permesso veloce. Coloro che hanno bisogno di un permesso di soggiorno perché hanno un lavoro regolare, spesso aspettano parecchi mesi prima di avere il permesso e devono usare un titolo di soggiorno provvisorio, il quale però non permette loro di acquisire un mutuo o di accedere a altre attività che ne stabilizzino la residenza nel nostro paese. Gli immigrati che hanno un lavoro regolare rappresentano una forza e non un pericolo per il paese.
97. Far diventare legge il 5 per mille. Il 5 per mille deve diventare legge, un diritto per contribuenti e volontariato, non
più un favore. La stabilizzazione eviterebbe alle organizzazioni il quadro di incertezza regolativo ed economico. Il 5 per mille è il mattone primo di sussidiarietà reale e perciò anche fiscale.
98. Un secondo 5 per mille: tassare le transazioni finanziarie per sostenere le organizzazioni no profit. La proposta è già stata presentata dalla Commissione Europea, ed è venuto il momento di approvarla: la TTF genererebbe 55 miliardi di euro all’anno a sostegno delle attività del terzo settore e avrebbe il significato di riportare la finanza al servizio dell’economia reale e del cittadino.
99. Servizio civile obbligatorio. Un tempo di servizio agli altri coincidente con la maggiore età, della durata di 3 o 6 mesi. I contenuti ed i processi adeguati a gestirlo sono una responsabilità del terzo settore che deve inventarsi anche forme per sostenerlo e finanziarlo.
100. Sequestrare più rapidamente, gestire meglio immobili, patrimoni e aziende. Durante la fase che porta un bene immobile alla confisca definitiva (da 6 a 10 anni) bisogna consentire l’affidamento temporaneo ai soggetti sociali, in attesa della definitiva confisca. L’aggressione dei patrimoni finanziari delle mafie può avere effetti analoghi alla lotta all’evasione, essendo stimato il fatturato annuo di “mafie spa” in 150 miliardi di euro. Le aziende sotto sequestro vanno sostenute nell’impatto con il mercato, formando amministratori giudiziari specializzati, incentivando la riconversione in cooperativa di dipendenti e consentendo nella fase di start up di accedere a forme di fiscalità di vantaggio e abbattimento del costo del lavoro come quelli previsti dalla legge 407. Non sarebbero minori introiti per lo Stato poiché oggi solamente un’azienda confiscata su mille riesce a sopravvivere.
ERenzi, il vecchio che avanza:
http://www.cobas.it/index.php/Notizie/Il-sindaco-di-Firenze-Renzi-condannato
A leggere i 100 punti di Renzi e i tanti commenti del post di Vito, viene una irrefrenabile tentazione a commentare in questo modo: è vero che Renzi non esprime concetti da sinistra pura, ma è soprattutto vero che dalle suo proposte traspaiono tutte quelle circostanze, soprattutto negative, che la sinistra dell’ultimo ventennio non ha saputo affrontare, nè all’opposizione nè al governo, in quanto impegnata a difendere sè stessa pittosto che a promuovere l’officina di idee. Piuttosto, chiediamogli (chiediamoci) come si faccia ad attuare tante buone intenzioni, senza preconcetti di parte che, dato il momento, risultano sterili e buoni solo per fare polemica. Via la zavorra!
Invece a me Renzi piace. E’ coraggioso ed ha già cambiato qualcosa: si parla più di lui, Civati, Serrachiani che mai prima. Era ora che si vedessero facce diverse e sì, anche giovani, ma non solo. Chiamparino non è certo un ragazzino, ma è uno dei bravi amministratori della sinistra, gente abituata a lavorare (Emiliano è un altro nome). Bisogna rompere col poltronismo dell’attuale parlamento e per farlo bisogna prima vincere. Vincere con gente che vuole ripulire la politica, semplificarla, cambiare passo, investire nel verde e nelle nuove tecnologie, non mi sembra l’inizio peggiore. Anche noi ci siamo confrontati qui: http://scrivoxvizio.wordpress.com/2011/10/29/renzi-e-big-bang-leopolda/
Continuiamo e discutiamo del merito delle proposte, osserviamo la DIREZIONE che indicano, senza incartarci sui peli nell’uovo. Altrimenti non cambierà mai nulla e l’Italia continuerà la corsa verso il baratro. Mettere i “giovani” a sinistra in campagna elettorale obbliga anche la destra a mettere in campo i giovani, quelli stufi di vedere le Minetti ed i Trota in regione e loro trattati da “traditori” perchè sono scontenti della casta attuale. E poi si confrontinuo due NUOVE visioni dell’Italia, senza scontro, magari, ma costruttivamente. Certo i politici in parlamento oggi questo non lo sanno fare.
Credo che Renzi abbia già fatto un paio di gol: 75 commenti in pochi giorni.
Io penso che siano autogol.
Va bene il “parlate pure male di me, purchè ne parliate” di wildiana memoria, ma qui ho visto molte critiche ragionate e documentate e invece poche adesioni acritiche alla figura del nuovista rottamatore.
Il suo wiki-programma è abbastanza deludente e, soprattutto, non è un programma adatto ad una coalizione di centrosinistra perchè dentro c’è pochissima sinistra, poco centro e tanta destra.
Io spero che il caso Renzi si sgonfi in fretta e si passi a parlare di cose serie e di programmi politici ben fatti.
“abbastanza” deludente alla sarda: nel senso di “molto” deludente 😉
E’ il momento dei dubbi epocali.
Ieri ho avuto ancora una volta la prova di come il mio cervello sia prossimo al cortocircuito, avendo visto in una notte di insonnia il film su Andrea Pazienza e la sera stessa la trasmissione sulla 7 (quella della piazza e dei piazzisti), che ospitava deliranti personaggi in esposizione sulla Costa Azzurra.
Avendo ovviamente dormicchiato durante le due trasmissioni, mi sono altrettanto ovviamente ritrovato in uno stato ipnotico sospensivo alla Jodorowsky, nel corso del quale mi chiedevo cosa fosse fumetto e cosa realtà. Il tutto, condito con tanta pazienza. Anzi, con tanto Pazienza.
La (triste?) verità è che stiamo attraversando un momento storico clamorosamente POP, con una serie di personaggi che si muovono sul palcoscenico della realtà, e sono invece formidabili icone, fantocci, burattini e marionette; riferibili ai Tarocchi, alla Smorfia, alla Commedia dell’Arte, al Teatrino della Politica, al Bello il Brutto e il Cattivo, a Ciccio e Franco, a Pierino e a Fantozzi Reloaded. Ah, quasi mi scordavo: ai Templari e alla P2, 3, 4, 5, etc. etc.
E questo – a onor del vero – non è certo solo un problema italico: si pensi a quanti Carlà, Obamà e Trullallà esistano altrove.
In cosa consiste quindi il dubbio epocale, in mezzo a tante certezze, a tanti Signori Significati?
Il dubbio è legato al fatto che Renzino possa avere ancora una parvenza di Significante.
Se così fosse, guai!
Il suo processo di significazione sarebbe ancora incompleto, e non potrebbe entrare nel novero delle icone/figurine POP, non trovando quindi il suo bel posto nell’albo Panini dell’empireo politico.
Che fare dunque?
La mia soluzione è quella di tornare alla vecchia coccoina (con la o), ed evitare che la sua figurina, se autoadesiva, si appiccichi incidentalmente in un posto qualunque, magari in quello di Bersani.
Non c’è il “mi piace” come su Facebook, ma questa è proprio bellina!
Concordo e confermo un elemento di verità: avendo avuto la fortuna di andare a cena con Jodorwsky (per altro una cena dove si era in pochissimi) è vero che ha un potere ipnotico…
Per quanto riguarda il riferimento ai Tarocchi (che con Jodorwsky ci stanno bene, visto che ha restaurato quelli di Marsiglia), mi pare che la maggior parte delle figurine che circolano pendolano tra Matto e Bagatto, il “potrei ma non faccio” e “il tranquilli, faccio tutto io”…
Un mio amico d’infanzia la coccoina, quella con la “o” la mangiava. Poi ha scoperto quella con “a” e non e stato cosa buona…questo è l’unico caso in cui rimpiango le cose buone del passato.
A me viene il dubbio, non so’ se leggittimo o meno, che Renzi peschi nel grande barile del vuoto delle alternative all’attuale e cronica nomenklatura. Sarà anche un furbetto, ma se non ci fosse quel barile non potrebbe pescare.
Allora, a parte analizzare le sue proposte, vogliamo parlare di un rinnovamento serio all’interno del PD senza incappare nell’ostracismo e negli sguardi di feroce diffidenza che colgono chiunque osi sfidare i grandi vecchi?
Per dirla in altre parole, con la presente dirigenza la sinistra raccoglierà grandi consensi?
Si / No / Non sa, non risponde.
Alessandra: ma di quale sinistra si parla? Renzi non è di sinistra, e neppure di centrosinistra.
Il PD è un grande partito plurale e pluralista. Loro, il centrodestra e la cosiddetta sinistra in condizioni di sudditanza psicologica rispetto ai modelli di destra hanno bisogno di un Berlusconi o di un suo surrogato. Chi dice che ne abbia bisogno la sinistra? A meno che la sinistra non diventi un concetto vago come lo è il peronismo in Argentina. E in ogni caso Renzi non sarebbe Cristina Kirchner, sarebbe Menem.
A me piace. Renzi ha un difetto, che è e sarà mal sopportato da molti a sinistra: il suo programma politico non si riduce a due parole: uccidiamo berlusconi.
Scusa ma se il programma della sinistra fosse solo “uccidiamo Berlusconi”, sarebbero trascorsi 5+2 anni di governo del centrosinistra senza l’adozione di una legislazione seria sul conflitto di interessi o una riforma dell’assetto radiotelevisivo? Sarebbero stati mezzi efficaci per colpire Berlusconi molto più di procedimenti penali peraltro ascrivibili all’autonomia della magistratura (che non si sta certo rivelando molto tenera con autorevoli esponenti del PD, vedansi Penati e Consorte) dai quali, anche se fa tanto casino, spesso esce assolto.
Forse le cose sarebbero più serene se l’area moderata nel nostro paese rinunciasse alla grande semplificazione delle cose offerta dalla figura del leader assoluto – un leader che per anagrafe e consunzione da potere, lui si è da “rottamare” – e si mettesse in testa che, come ai tempi della DC, può esistere e legittimamente portare avanti la propria linea a prescindere da un leader. La DC mica è finita con l’uscita di scena di De Gasperi! Fermo che Renzi a me non piace soprattutto perché quando si sta all’interno di un partito, pluralismo o meno, non è questo il modo di porsi!
E allora spiegami perché, ad ogni elezione, la campagna elettorale è improntata sull'”Uccidiamo berlusconi”? Che lo facciano o no, il programma è quello. E lo stesso capita quando la sinistra va all’opposizione: uccidiamo berlusconi. Dove sono le proposte per migliorare l’Italia? Il governo di centrodestra ha fallito, è un fatto assodato e, tranne Emilio Fede e forse Cicchitto, credo che non troverai persone disposte a dire il contrario.
Ma qui c’è la domanda successiva, con la quale si vincono o si perdono le elezioni: cosa farà il centrosinistra? Bersani continua a dire: “uccidiamo Berlusconi”, Renzi tira giù una lista di cento proposte e mette 100mila persone a discutere di questi temi. E chi sarà alla guida del centrosinistra? Bersani? D’Alema? Insomma, quelli che hanno già dimostrato di non essere in grado di guidare un paese visto che sono lì da 30 anni.
Zedda ha vinto a Cagliari non perché è figo. Zedda ha vinto a Cagliari perché non aveva ancora sbagliato. Renzi è il sindaco più amato d’Italia, fa quello che dice e fa quello che ha promesso. Se devo puntare un euro lo punto su di lui, perché so che potrei anche non perderlo. Con Bersani e D’Alema, comunque vada, il mio euro l’avrei già buttato nel cestino.
Nel 1994 c’era Berlusconi contro il candidato uscito da un congresso dove si scontrarono D’Alema e Veltroni. Nel 2012 potremmo avere Alfano (leggi Berlusconi) contro un candidato uscito da un congresso dove si scontrano D’Alema e Veltroni. E nel mentre l’Italia è crollata, ma i protagonisti sono sempre gli stessi.
Daniele, mi sembra che semplifichi un po’ troppo sulla piattaforma del centrosinistra, così come spesso capita al centrosinistra su quella del PDL. E’ la dialettica, è normale. Quanto alla guida del centrosinistra esiste uno strumento che si chiama primarie, ed è proprio quello che ha portato alla designazione di Massimo Zedda. Voi mi spiace ma finché c’è Berlusconi dubito possiate fare vere primarie. E non è che nel PDL manchino persone presentabili ed oneste, ma per quanto ancora resteranno in ombra?
Quanto ai programmi, le coalizioni esistono anche per un reciproco arricchimento. Certo, le piattaforme dei partiti di centrosinistra a volte non appaiono così omogenee, ma anche tra PDL e Lega con Bossi che ogni volta che si toccano le pensioni minaccia “la rivoluzione” non è che cambi poi così tanto.
Il problema del ricambio delle classi dirigenti è reale, ma vogliamo credere che tutti i giovani nei partiti si adattino o si siano adattati al modello di Renzi, che poi non mi sembra dire nulla di nuovo, come metodo, rispetto alle famose invettive di Nanni Moretti (che D’Alema e, purtroppo, Veltroni li hanno lasciati dove sono)? La realtà è che il conformismo ha sempre fatto premio, e questo vale sia per il centrodestra che per il centrosinistra. E’ un problema italiano, non degli schieramenti.
Più che semplificare voglio provare a guardare con gli occhi delle milioni di persone che vanno a votare, e che molto probabilmente non leggono i programmi stile Prodi (300 e passa pagine) ma si fermano a ciò che hanno da dire i politici nei minuti a loro disposizione in televisione e alle quattro righe che i giornali offrono.
E passa solo che il centrosinistra abbia da dire: uccidiamo Berlusconi. E, bada bene, Bersani e Di Pietro lo faranno anche nella prossima campagna elettorale così Alfano potrà dire che lui è il nuovo (e rispetto a quei due è pure vero) e che Berlusconi non c’è più e quindi l’antiberlusconismo è fuffa. Rischia di rivincere, perché come dimostrò Prodi anche 10 punti di vantaggio nei sondaggi sono nulla se contro hai una macchina mediatica e potente come solo il centrodestra oggi può avere sa far valere.
Il problema del ricambio delle classi dirigenti è reale ed è molto più importante di quel che sembri. Renzi trasmette passione e suscita un entusiasmo che ho visto solo con Berlusconi le prime volte e con Zedda durante l’ultima nostra campagna elettorale. Il programma è moderno e chiaro, soprattutto chiaro. Bersani invece suscita tristezza non serietà, e risate se pensi a Crozza che lo imita.
A me sembra di ricordare che un certo Veltroni tentò la strada di impostare la sua campagna elettorale sul “non uccidiamo Berlusconi” o almeno su qualcosa di diverso da “uccidiamo Berlusconi”.
Non lo nominava neppure, ricordate le parodie di Crozza?
Ma sappiamo tutti molto bene come andò a finire, purtroppo, nonostante tanti lo votarono pure, turandosi tutti i nasi che si potevano turare in nome del “voto utile” (e pentendosene moltissimo col senno di poi … 😉
p.s.: e questo del “voto utile” tra l’altro è una spiegazione per chi si stupisce del perché il PD abbia perso tanti voti da allora.
Il PD quei voti non li ha MAI avuti, erano voti in prestito (sbagliato).
Dopo i due anni di Prodi e di Visco (“è bello pagare le tasse”) avrebbe perso chiunque.
Faccio parte -lo so è una specie di “coming out”- dei molti che si turarono il naso votando Mr. MaAnche.
Dall’altra parte a sinistra c’era l’offerta-sconto di Bertinotti, già autore del capolavoro politico che portò alla fine del primo governo Prodi, con Rizzo e altri simpatici arcobalenghi, e si votò con ancora un residuo di partito di forse ancora un pochinino di sinistra, i DS.
Ecco un errore che io non farò più: mi sono abbondantemente pentito di avere regalato il consenso al minore dei mali. Non tutti vengono per nuocere – o per nuocere a bella posta- ma di sicuro vanno a fare qualcosa che a me non serve. Ho salutato quindi la rottura degli schemi adottata da Vendola e da Mussi e da Pippo Fava -mai nominato abbastanza ma persona di qualità anche troppo alte per essere arruolato nel circo delle comparse TV-. Se non ci fosse SEL io, che voto sempre anche per il condominio e per il consiglio dei gruppi di pinnacolo, probabilmente non voterei e certamente mi porrei seriamente il problema.
E’ anche vero che i governi non potranno mai durare cinque anni (e quindi governare decentemente) se saranno composti sempre da almeno 4/5 partiti. Sel non c’entra con gli ex margheritini tanto quanto non c’entra con il Pdl: è per questo che, finito l’uccidiamo Berlusconi, ci sarà casino. Renzi parla di programmi, nel mentre, e questa è una novità.
p.s. passa al Burraco.
Daniele, cos’è il Burraco? Lo consigli -a chi?- perché sei esperto? Voglio dire: garantisci tu?
Capito, è per via del Pinnacolo, volgarmente detto “Pinella”
Dici che il Burraco è più cool?
Va’ un casino quest’anno. E ne so molto.
Cessuuuuuuuuuuuuu …. as votau a Veltroni? Nel 2008 non ce l’ho fatta neanch’io … è grave compagno, è grave … ora come penitenza dovrai imparare a memoria tutti gli interventi di M. Antonietta Mongiu sul sito di Sardegna Democratica. Ti interrogherà Giovanni Maria Bellu 🙂
Non ce l’hai fatta a resistere al “richiamo della foresta” e quindi del voto utile e dell’unità, o non ce l’hai fatta a Wotare Walter?
-il sito di SD dici? E cosa ho mai fatto? Non ho -per ora- ucciso nessuno!
Ahahahahahah … si effettivamente è una sanzione disumana, il Tribunale del Popolo riesaminerà il caso.
Cmq la seconda che hai detto … Uolter, parafrasando Pajetta, “giovanissimo si iscrisse alla direzione del PCI” ma senza avere un grammo delle qualità politiche e umane di Enrico Berlinguer. Non mi è mai piaciuto. E non mi è piaciuto escludere Bertinotti per mettere in lista Calearo ….
Nessuno vuole uccidere Berlusconi però neppure sottovalutare il gravissimo inquinamento che ha portato alla politica italiana. Semplicemente a Berlusconi andava impedito di fare politica, perché vietato dalla legge in quanto concessionario di frequenze pubbliche e perché assomma in sé il più grande potere economico e il più grande potere politico, che ha usato per garantire, favorire e difendere i suoi interessi personali. Inoltre, ha incessantemente attaccato l’architettura costituzionale italiana, favorito smaccatamente una parte, quella più abbiente, della società italiana, sostenuto le richieste del Nord Italia a svantaggio del Sud (altro che Roma ladrona, andiamo a vedere a chi vanno davvero le risorse pubbliche!), attentato ai diritti dei lavoratori e non risolto, uno che sia uno dei tanti problemi italiani. Certo, Berlusconi non è il Male, con la “M” maiuscola e neppure l’unico farabutto in giro, ma certo è colui che avrebbe potuto incarnare meglio il leader di una nuova società populista e autoritaria. Le sue sparate in merito sono chiarissime, dal voto ai soli capigruppo, per velocizzare le procedure ad una visione proprietaria della politica. Solo agli analfabeti della democrazia questo fatto può sfuggire.
Per quanto riguarda Renzi, bisogna capire cosa vuole fare il PD. Ma una cosa è certa, con la Sinistra non ha niente a che fare e d’altra parte non si capisce neppure perché per forza lo si dovrebbe arruolare a sinistra. E in democristiano laico di destra, ce n’è e hanno la loro dignità pure. Ma uova di cuculo nel nido della sinistra non ne servono. Meglio il confronto su posizioni chiare e diverse.
Sai, io non ho rinnovato la tessera del Pdl dopo oltre dieci anni tra An e Forza Italia. Posso quindi schierarmi dalla parte dei delusi, figli del berlusconismo e di quell’idea dell’Italia un po’ liberale e un po’ sociale che lui aveva promesso. Ci ho creduto per anni, ho dato la colpa alla magistratura, l’ho difeso a spada tratta ovunque. Non me ne pento.
Però.. l’abolizione dell’Irap dov’è? Il quoziente famigliare dov’è? La riduzione delle tasse per le imprese dov’è? E, per quello che mi interessa eticamente, dov’è la commissione d’inchiesta sulla 194? Dov’è l’aiuto alle mamme che aspettano un bimbo? Ormai sono passati 18 anni e niente di tutto questo è stato fatto. Non c’è tempo, si blocca in commissione dicono. Ma per la legge sulle intercettazioni il tempo si trova, per il legittimo impedimento bastano due mesi, per fare ciò che gli premeva fare il tempo è stato trovato.
E la gestione del partito? Candidati calati dall’alto: Cappellacci, Farris (non entro nel merito, anzi Cappellacci non mi dispiace perché ogni tanto si ribella o almeno così sembra): chi cavolo erano? Chi li voleva? Nizzi ha fatto cadere la giunta a Olbia per candidarsi lui, ha perso e ora è ancora coordinatore regionale del Pdl. Ma scherziamo?
Li sceglie lui? Li voti lui, io ho già dato.
Nel Pd la stessa cosa. C’è una regola chiara che dice: non più di due mandati per ogni parlamentare. Bene, dieci anni sono più che sufficienti per dare prova di quel che si sa fare. Ma ci sono le deroghe… le deroghe! Bellissime. così D’Alema, Bersani, Veltroni, Bindi, ecc possono stare 30/40 anni in parlamento a dire le stesse cose di 30/40 anni fa in un mondo che è cambiato e che cambia con una velocità impressionante. E quando li sposti questi?
Zedda ci ha provato a Cagliari. Un matto, un pazzo, da trattamento sanitario obbligatorio. Mi ricordo allo stadio (entrato con una tessera omaggio gentilmente prestata.. quindi Biolchini è pregato di non incazzarsi) il giorno delle primarie: <> era il coro unanime. Il resto della storia la conosci già.
Renzi è pazzo uguale: le primarie a Firenze sono andate come qui. Il candidato ufficiale contro il pazzo che si prenderà un’incxxxxx pazzesca. Ora è lo stesso pazzo che propone un’Italia diversa e più moderna: di sinistra, di destra? Chissenefrega, ora tanto non si può più fare debito pubblico e serve solo voglia di fare. E lui ne ha.
Interessante come punto di vista, ma per me che dia risposte di destra o di sinistra (e gli esempi ci sono, a bizzeffe) ai problemi non è per nulla indifferente. Le sue sono o confuse o irrilevanti o scontate o anche del tutto errate -per il mip punto di vista- e non mi basta che sia “nuovo”.
Renzi -dicono le malelingue- ha vinto le primarie grazie al “cammellamento” di sostenitori e amici del PDL -che a Firenze è Verdini.
Per me fa differenza.
Non trascuriamo il ruolo dei media. Il pompamento di Renzi è stato attuato dapprima per via giornalistica (compreso il roboante articolo di un giornale USA che non ricordo che definiva Renzi “L’Obama italiano”, peccato che Obama per gli standard americani fosse parecchio a sinistra, Renzi invece …), poi con le continue ospitate da Floris e Santoro. E’ un meccanismo noto, perché così è stata data visibilità a suo tempo alla Lega (qualcuno è abbastanza vecchio da ricordare “Milano Italia” di Gad Lerner?), così sono stati creati anche “leaderini” di centrodestra come Michela Vittoria Brambilla (riconosciuta dallo stesso Berlusconi con un po’ di ritardo rispetto alla ridondanza mediatica delle continue ospitate da Floris). In alcuni casi la TV fa male (vedasi la giudice Clementina Forleo, “mazzolata” dal CSM anche a causa dell’ospitata da Santoro) in altri fa troppo bene.
Che la destra pensi di puntare perfino su Renzi non stupirebbe: tante volte la sinistra ha dovuto fare programmi “al ribasso”, forse stavolta il problema non è escluso se lo ponga, da abile uomo di marketing, lo stesso Berlusconi, che aldilà della sua stessa scarsa presentabilità personale penso sia il primo ad essersi accorto dell’impresentabilità politica del PDL rispetto alla stessa vecchia Forza Italia, che comunque è un’esperienza irripetibile. Il programma di Renzi nel complesso ha giusto qualche venatura di sinistra, ma a volte questo capita anche a uomini di destra come Nicolas Sarkozy, primo sostenitore della Tobin Tax in Europa insieme ad Angela Merkel; facile che chi è di destra pensi “meglio questo di Bersani, che le riforme le farebbe davvero”, oppure “meglio questo di Nichi Vendola”, o ancora “meglio questo di quel giustizialista di Di Pietro”.
In fondo Berlusconi prima di scendere in politica pensava di convincere a capeggiare il suo schieramento anticomunista il vecchio Mariotto Segni, o perfino la buonanima di Mino Martinazzoli.
Che ci sia dietro Verdini non mi stupisce, è un abilissimo mestatore le cui entrature non si esauriscono a destra (del resto in Toscana, se si eccettua la zona di Lucca, dappertutto domina il centrosinistra). Trovo più inquietanti presenze come quelle di Gori e vari nani e ballerine in stile Craxi. Puzza di nuovo partito televisivo e mediatico, e ne abbiamo le scatole piene.
Fra i miracolati da mamma tv ci metterei anche l’attuale presidente della regione Lazio Polverini, che è stata di certo aiutata da certe inclinazioni del suo precedecessore, ma che ha avuto di sicuro in Ballarò un palcoscenico importante.
Tra destra e sinistra, se la decliniamo come fa ironicamente Gaber, ci può essere poca differenza tra bagno e doccia (a parte il classico “figone”, che essendo sempre un’attrazione, è trasversale. Fatto ipotizzato da Gaber, ma provato dalla cronaca). Che poi, non si capisce perché, con questa storia di gatti bianchi e neri che non fanno differenza purché prendano il topo (proverbio Made in China) alla fine dei conti risulta che è sempre il gatto nero che ha la meglio.
Io però concordo con Luttazzi: i problemi non sono né di destra, né di sinistra, le soluzioni sì.
Per quanto riguarda i delusi del berlusconismo, diciamo che di tempo ne hanno messo per capire che non funzionava e che era tutto show. Resta il fatto che sono complici dello sfascio che questa politica di annunci, immagine e pensiero positivo e guerra ai diritti deli lavoratori ha portato.
Renzi è il sindaco più amato d’Italia. E questo non lo decide Verdini.
Daniele G. è un interessante caso antropologico/politico: un deluso dal berlusconismo in cerca di sistemazione. Continua informarci sulle tue peregrinazioni. Ma non preoccuparti perchè nel settore del centrodestra apparirà senz’altro un altro piazzista che vi incanterà per altri 10 anni. Auguroni
Ne ho parlato solo per far capire che Renzi i voti a destra li prenderebbe, e senza quelli non si vince.
Gamberini, giù le mani dalla 194!
Se avessi il potere di metterle le mani addosso (alla 194)…. Seriamente: mi basterebbe che venisse applicata così com’è, e non chiedo poi tanto.
Guarda che se non viene applicata per come è scritta la colpa è di voi clericali e dei vostri amici preti che la demonizzate e ne impedite, di fatto, con l’obiezione di coscienza, la piena applicazione! E mandate le ragazzine, nel 2011, nelle mani delle mammane moderne…
La mano, Daniele.
Nell’altra, hai la sigaretta…
Casu Axedu sei sicuro/a? Comunque sbagli, è esattamente il contrario e un paio di ricerche su internet di chiariranno la faccenda.
Vero, Gianni, vero. Ma per la 194 sarei probabilmente disposto a posarla per un attimo.
Lo scontro D’Alema-Veltroni, se ben ricordo, era del 1996. Nel 1994 c’era Occhetto, ma all’interno di una “gioiosa macchina da guerra” con tanti partiti minori (la quercia ed i “cespugli”), e persero non tanto perché Berlusconi aveva le tv, ma soprattutto perché votando a destra si sapeva chi si votava, votando a sinistra (o al centro: c’era anche il centro) no.
Esattamente come alle prossime elezioni, se a sinistra non si decidono in fretta.
La sinistra deve scegliere se vincere facile (Renzi, Vendola) o faticare e rischiare di perdere (Bersani, Franceschini). Non si scappa.
li avevo gia’ letti… un sacco di buon intenzioni, nessuna chiarezza sui metodi di applicazione, molti punti che mi fanno rizzarei i capelli: tipo la propota di affidare a assicurazioni private il ruolo dell’INAIL … telefonate a Renzi e ditegli quante dei fondi pensione sono falliti o navigano in pessime acque, senza che i sottoscrittori ne abbiano NESSUNA colpa!
Questo è scritto nel calderone delle 100 proposte di Matteo Renzi, a proposito di Camere di Commercio (punto 9)
9. Le camere di commercio regolino il mercato, non siano imprese. Le camere di commercio dovrebbero limitarsi a tenere il registro delle imprese, garantire il mercato e non spendere soldi nella promozione, nell’acquisto e partecipazione nelle imprese, nella formazione e quant’altro non sia missione pubblica di regolazione. Inoltre bisogna portare la democrazia nella scelta dei consigli direttivi. Gli organi di governo delle camere non siano nominati dalle associazioni, ma siano eletti liberamente e direttamente dalle imprese. Anche chi non è iscritto alle associazioni ha diritto di scegliere chi governa le camere di commercio. Il tributo delle imprese sia volontario non obbligatorio.
Un po’ tutto superficiale e contraddittorio: rilevo che se le Camere di Commercio dovessero limitarsi alla tenuta del registro delle imprese si tornerebbe all’impostazione del regime fascista. Ma non si capisce a questo punto perchè dovrebbero essere guidate da consigli elettivi. Per fare esclusivamente cose burocratiche bastano e avanzano gli impiegati.
ma vi è sfuggita l’unica proposta di sinistra chiara che suona tanto come cavallo di troia: le unioni di fatto! 89:Una regolamentazione delle unioni civili. La legge deve assicurare pieno riconoscimento alla coppia dal punto di vista contributivo e assistenziale. Ciascun convivente può beneficiare dell’assicurazione sulla malattia del compagno e l’unione conferisce gli stessi diritti del matrimonio in materia di cittadinanza.
mi trovate nei 100 punti le differenze con la letterina di Montezemolo a silvio?
sottoscrivo quasi tutti i punti…
ma è facile…
dicono tutti la stessa cosa
comunque forza Renzi, tutto il resto è piatto!!
Siamo perduti!
Anzi, siapo merduti!
Con la campagna acquisti di Renzi, degna della più sfrontata Inter (o Juve, Milan no, dato che ricicla solo vecchietti), la Citta di Cagliari perde i suo Sindaco (e la RAS il suo Presidente in pectore).
Che fare?
Consentire ai Sindaci, e ai Presidenti delle RAS (etc) di fare anche i Ministri (monocamerali)?
Prepararci ad avere a breve un altro Presidente della Repubblica sardo, rieleggibile a lungo?
Chi amministrerà Cagliari?
Chi governerà la Sardegna?
Che ministero verrà dato al nostro Massimo (leader)?
Chi allenerà il Cagliari?
Sono disperato…, datemi risposte!
(Max, ti voglio bene, vai avanti come sai)
A vedere l’elenco sembra che l’unico requisito sia l’età…diversi anni fa, durante un master in gestione delle risorse umane, un collega mi fece una sorta di cronologia della carriera in una multinazionale: se ad una certa età non sei arrivato ad una specifica posizione, è molto difficile, se non impossibile arrivare ai vertici. Ma ogni posizione occupata deve essere gestita bene. Mi pare che solo in politica basta impegnare una casella per essere immediatamente proiettato in quella successiva. Io credo che Massimo farà benissimo da sindaco di Cagliari, ma governa da poco più di quattro mesi e qualcosa da dimostrare ce l’ha ancora. Renzi governa da più tempo e non mi pare, a parte la parlata fiorentina che fa simpatico e un certo piglio da giovane turco, che abbia dimostrato molto di più.
Poi tutte le considerazioni possono essere fatte, visto il livello dell’attuale governo e visti i risultati, chiunque potrebbe fare il ministri ( e infatti, chiunque fa il ministro…) e chiunque può fare il presidente del consiglio: tra belle ragazze e feste della zucca (ma non era Tremonti quello ferocemente contrario alle sagre?) siamo buoni tutti!
Mi dicono dalla regia:
Massimo Zedda replica a Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze, in un’intervista sul mensile del Corriere della Sera, aveva indicato il primo cittadino di Cagliari come buon ministro in un eventuale governo Renzi.
La risposta di Zedda in un comunicato diffuso poco fa:
“Ringrazio il sindaco di Firenze Matteo Renzi ma ho promesso alle cagliaritane e ai cagliaritani – senza dimenticare tutti coloro che pur non residenti a Cagliari hanno contribuito alla mia elezione – che mi sarei impegnato per la città. Ho promesso che mi sarei dedicato a questo nonostante le difficoltà, i tagli al bilancio e le poche risorse disponibili, e sono onorato di fare quello che faccio”.
http://www.facebook.com/notes/radio-press/zedda-ringrazia-renzi-e-declina-lofferta-di-un-eventuale-ministero-ho-promesso-c/10150373219878670
(trascritta per chi non usa Facebook)
Esatto! Interessante: un sindaco neppure ancora candidato alle primarie per fare il presidente del consiglio vorrebbe, nel caso vincesse, un altro sindaco (che, detto per inciso, avrebbe sostenuto un altro candidato alle primarie…) più o meno della stessa età per fare il ministro a non si sa che cosa. Invito declinato…altro che Dungeons & Dragons!
Fiumi di parole! Ed il bello che voi lo state pure a sentire!!! W i Rurales della politica! W la ruralizzazione della Politica!!!
Quasi tutte proposte da condividere e da portare avanti per una sinistra più liberale che in italia manca. Le idee di sinistra non le può avere l’ex PCI filosovietico e coloro ai quali il muro di berlino è caduto in testa; gente che non vede l’ora di tornare al potere a dispetto della sovranità popolare.
Se il tuo amato Silvio confidasse nella sovranità popolare, non si sarebbe spicciato a sollecitare le elezioni anticipate per una bella verifica? Ah già, ci sono in giro sondaggi sconfortanti per il Pollo delle Libertà, la realtà è amara, non è quella virtuale che veniva disegnata dai sondaggi fasulli di Gianni Pilo. Mi chiedo perché i destroidi, se il loro obiettivo naturale dovrebbe essere impedire che la sinistra torni al governo, si affannino tanto a dare alla sinistra suggerimenti su cosa dovrebbe essere … ah già dimenticavo: Renzi non è di sinistra.
Una sinistra più liberale? Più liberale di così…ma forse è meglio darle un altro nome, così la sinistra magari torna a fare la sinistra, cioè quella che difende i deboli e propone più uguaglianza sociale. Per quanto riguarda la libertà, è interessante che la rivendichino quelli che quando viene compressa si trovano sempre dalla parte di chi comprime…compressori!
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/01/dallisola-dei-famosi-al-manifesto-politico-di-renzi-il-nuovo-reality-di-giorgio-gori/167781/
Ok, raccolgo la sfida e provo a dire la mia.
E prima ancora di leggere i commenti degli altri amici che bazzicano questo blog.
Ma oggi mi fermo ai primi 40 punti, poi tornerò sui restanti, la cosa si è fatta già abbastanza lunghetta … 😉
TEMA 1: RIFORMARE LA POLITICA E LE ISTITUZIONI
1. Riduzione dei parlamentari e monocameralismo.
Non mi convince: va bene razionalizzare e ridurre le spese superflue, le indennità, i privilegi, ma diminuire semplicemente il numero dei parlamentari mi sembra che sarebbe un po’ come tagliarsi il braccio perchè si è rotto.
C’è un problema di rappresentanza politica della cittadinanza che una super-casta di pochi eletti non mi sembra potrebbe garantire.
2. Siamo sicuri che i collegi uninominali siano la soluzione giusta per evitare la “nomina” degli eletti?
Chi sceglierebbe i candidati uninominali? Le primarie? Sì, ma allora dovrebbero essere istituzionalizzate e regolamentate e quindi, in definitiva, non sarebbe il caso che valessero le elezioni “vere”?
Nostalgia di proporzionale …
3. Vitalizi dei parlamentari.
Al di là dell’aspetto demagogico e modaiolo della questione, anche qui è un problema di misura e di equilibri:
secondo me vale ancora da un lato il principio per cui il rappresentante dei cittadini per poter svolgere serenamente e senza condizionamenti il suo mandato deve avere delle tranquillità anche economiche, dall’altro il fatto che il lavoro per la collettività deve essere compensato, perché se no davvero la politica potrebbero farla solo i ricchi che non hanno bisogno di lavorare per mantenersi.
Il “dovere civico” è un gran bel concetto, ma il lavoro e l’impegno per la collettività, la professionalità e la competenza, non sono e non possono nè devono essere gratuiti.
Il volontariato è una bellissima cosa, ma non credo che sia la soluzione a tutti i problemi, come la carità non è la soluzione alla povertà: bisogna andare a soluzioni strutturali e a metodi e strumenti funzionali.
Ciò detto, siamo tutti d’accordo che in Italia su questo fronte si è decisamente perso il senso della misura e che le cose vadano riviste. Ma senza, appunto, facili demagogie e caccia alle streghe alla grillina.
4. Costi standard per le Regioni.
Mmmh … e chi li stabilisce? Mi sembra una tremontata del genere “tagli lineari alle spese”.
Soluzioni facili e slogan demagogici.
No, serve intelligenza e discernimento, principi generali, regole efficaci e sorveglianza continua e puntuale.
E trasparenza e comunicazione: se l’opinione pubblica è correttamente informata, se le cose avvengono pubblicamente alla luce del sole, se le le ragioni e le responsabilità delle decisioni sono chiare, penso che la gestione dei soldi pubblici troverebbe le giuste “giustificazioni”, scusate il bisticcio.
5. Abolizione delle Province.
Altro slogan demagogico e modaiolo.
Si può discutere di una riorganizzazione degli apparati statali, ma in modo serio, meditato e sistemico.
L’idea di lasciare alle Regioni la “facoltà” di istituire “enti di secondo grado”, mi sembra poi solo un sistema per tacitare le critiche e permettere troppa discrezionalità locale in nome forse di un malinteso federalismo, a discapito di uguaglianza e chiarezza di regole che devono valere per tutti gli italiani.
6. Dimensioni minime di 5.000 abitandi per i Comuni?
Questi non sono mai stati in Sardegna e non hanno veramente idea di cosa vogliano dire concetti come “spopolamento dei territori” e “dispersione territoriale”.
Anche qui forse il principio di base, la necessità di razionalizzazione e di maggior efficenza, è condivisibile, ma la questione è nel metodo, nell’intelligenza della sua applicazione e nel rifiuto di soluzioni semplicistiche basate solo su un numeretto magico. 5.000? e perché non 10.000 o 3.000 o 1.936.27?
7. Finanziamento dei partiti.
La politica è un costo ma non un lusso.
Anche qui, ok al principio che la politica non deve essere un mestiere, ma attenti agli slogan modaioli e teniamo sempre presente che i partiti sono il modo che la nostra Costituzione prevede per l’organizzazione del’azione politica della cittadinanza, non il nemico pubblico n° 1.
Mi piace l’idea del 5 per mille, ma forse rilancerei sull’8 per mille:
che sia quella la fonte, a discapito dei contributi alle organizzazioni religiose (che fanno politica anche loro).
Eliminando subito la scandalosa questione della distribuzione del tutto sulla base delle preferenze espresse: sappiamo tutti come la chiesa cattolica si appropri così di risorse assurdamente alte.
8. Azzerare i contributi alla stampa politica mi sembra pienamente condivisibile, nell’era del web (almeno una cosa mi piace … 😉
E pazienza per chi non ha accesso alla rete:
spendiamo piuttosto quei soldi per ridurre il digital divide e per fare istruzione e cultura.
…
13. Amnistia per la classe politica corrotta?
E perché? Chi è corrotto deve essere giudicato e pagare per i suoi reati. Punto.
Renzi, non è che tu o qualche amico tuo ha qualcosa da farsi amnistiare?
…
TEMA 2: FAR TORNARE I CONTI PER RILANCIARE LA CRESCITA
18. Privatizzazioni, (s)vendita dei beni pubblici:
ricette (già viste e già fallite) da tremontino in sedicesimo.
Io sarei piuttosto per ridare slancio ed efficenza alle imprese pubbliche e a non alienare il patrimonio pubblico collettivo, ma piuttosto utilizzarlo e farlo fruttare per il bene comune.
Sempre le solite demagogie: facile prendersela con il “clientelismo”, siamo tutti d’accordo, ma la ricetta di vendere o dismettere perchè non si sa gestire bene non mi sembra poi ‘sta gran genialata.
Il punto è usare intelligenza, competenza e trasparenza per gestire bene le cose, non rinunciare a gestirle!
Il punto è fare buona politica e buona amministrazione pubblica, non eliminare la politica e rinunciare all’amministrazione pubblica.
19. Le pensioni.
Il sistema contributivo nella sostanza sarebbe che ciascuno avrà per quanto ha pagato (la mia InarCassa funziona in pratica già così), giusto?
Donne in pensione come gli uomini, dopo che si fanno carico della famiglia molto più di noi, anzianità non più riconosciuta, manca solo l’eliminazione delle pensioni per lavori usuranti …
Qualcuno sa dirmi quand’è che abbiamo deciso di mettere in soffitta la rivoluzione francese?
Ci teniamo solo la “libertè” e invece “fraternitè” e “solidarietè” non valgono più?
E questa dovrebbe essere politica di sinistra? Questo dovrebbe essere il candidato a governare per il PD?
No, questo è un berluschino che a me non piace e con cui non posso essere d’accordo.
Anche in questo caso facili slogan, ricette semplicistiche e “soluzioni” che non tengono conto di principi e valori che per uno di sinistra dovrebbero essere “indisponibili”, per usare un termine di moda, e che neppure capiscono o immaginano le conseguenze che provocheranno.
Ma con il precariato diffuso, i licenziamenti facili, la “flessibilità” del lavoro che ci affliggono, che contributi vorrete che la maggior parte dei lavoratori potrà aver versato, che pensioni pensate che potrà aver maturato?
…
21. Fisco più pesante su rendite immobiliari e, soprattutto, finanziarie: pienamente d’accordo.
Torniamo all’articolo 1 della Costituzione: Repubblica fondata sul LAVORO e non sui soldi.
…
26. Le tariffe minime professionali erano l’equivalente di un contratto collettivo nazionale di lavoro.
Questo per lo meno nel settore pubblico e nel mio campo (ingegneria e architettura), per il resto non so e non mi pronuncio.
Che poi potesse essere opportuno ricontrattare i tariffari (anche se a mio parere erano sostanzialmente equilibrati, permettevano appunto di garantire prestazioni professionali di livello adeguato, niente di più e niente di meno) o ridiscussi nel metodo, magari per premiare più la qualità della progettazione che la quantità dei lavori da progettare (erano a percentuale sull’importo delle opere), questo posso anche essere d’accordo, ma eliminarli non è stata una soluzione e ha solo generato una quantità infinita di problemi diversi (ma magari possiamo approfondire l’argomento in altra sede).
Un contratto collettivo nazionale di lavoro:
a suo tempo mi ha stupito che uno teoricamente di sinistra, Bersani, non abbia capito questo semplice fatto.
“Teoricamente”, forse è questa la parola …
Ma questo si inserisce in un più generale processo di proletarizzazione del ceto intellettuale che ha colpito e colpisce il pubblico impiego, la scuola e l’università, le libere professioni, etc., e da ultimi l’enorme quantità di laureati a basso livello di preparazione che in nome di un falso mito di “efficienza” la nuova università sta sfornando:
tutti delegittimati e precarizzati, sviliti e, appunto, proletarizzati a vantaggio di un sistema capitalistico a cui serve manovalanza intellettuale a cui però non si possono o non si vogliono riconoscere diritti e garanzie.
Ma tutto questo fa parte di politiche di destra, che favoriscono appunto solo i ricchi e i capitali, non certo il buon funzionamento della società.
“Liberalizzazioni”: bello no? come suona bene … bello essere liberi …
“Lenzuolate”: tutti d’accordo, semplifichiamo, liberalizziamo, tagliamo inaccettabili soprusi e rendite di posizione …
Peccato che in realtà la semplificazione delle questioni complesse sia roba da maneggiare con cautela e non adatta a Bersani e a Renzi, evidentemente, che non capiscono la differenza fra politiche di sinistra, in favore dei lavoratori e della collettività, dalle politiche di destra, a favore del sistema capitalistico.
Di partito (o popolo che dir si voglia) della “libertà” ce ne dovrebbe essere bastato uno, no?
27. Liberalizzare i servizi pubblici locali.
Ma “liberalizzare” è la parolina magica imbrogliona: in realtà si intende “privatizzare”.
Come al solito si vuole buttare il bambino con l’acqua sporca: siccome non siamo capaci a far funzionare le cose, lasciamo che sia qualcun altro a farlo.
NO! I servizi pubblici devono essere gestiti bene, ma devono restare pubblici.
Per definizione.
E per volontà popolare, se i recenti referendum sull’acqua pubblica hanno avuto un significato …
Altro esempio di politiche di destra: ma perché Renzi non se ne va col PDL?
…
29. Privatizzare l’INAIL.
Spesso mi chiedo cosa abbiano fatto le compagnie assicuratrici (o meglio le “imprese private di assicurazione” come le definisce più correttamente Renzi) per il bene del nostro paese e della nostra collettività.
Ogni passo che fai c’è una polizza da stipulare, ogni polizza è piena di clausole capestro perfettamente a norma di legge, ogni idea di soluzione ai problemi del mondo passa per una assicurazione.
Privata, naturalmente.
Ma siamo proprio sicuri che tutto questo vada bene?
Io no.
30. Semplificazione normativa.
Sacrosanto, per carità. Ma al di là dei facili slogan, non è questo un problema tecnico che un parlamento serio dovrebbe saper risolvere senza tanti proclami?
Sulla demagogia Calderoli e Brunetta sono già un passo avanti, Renzi vai pure a dare una mano a loro.
…
33. Sui dirigenti pubblici ho già detto cosa ne penso: spoil system esplicito e trasparente.
Questo ovviamente implica incarichi a tempo.
E qui non stiamo parlando di proletarizzazione o precarizzazione dei lavoratori, siamo ovviamente all’altro estremo della piramide, dove competenza ed eccellenza sono indispensabili e vanno correttamente impiegate e valorizzate.
34. Mezzogiorno: “… un sistema di economia assistita quasi esclusivamente pubblica e parassitaria.”
La sparata demagogica proprio non ce la potevamo risparmiare, vero Renzi?
E invece dirci cosa fare concretamente per “investire sullo sviluppo”, no?
Sempre solo slogan e luoghi comuni?
…
19. lo so, lo so, c’è anche l’egalitè …
Complimenti per l’analisi.
Il buonsenso aprirebbe tutte le porte e risolverebbe tutti i problemi.
Non concordo sul punto dell’editoria politica, secondo me anche in quel caso si rischia di buttare il fanciullo con l’acqua fetida.
Sì, forse è un giudizio un po’ drastico.
Però si sentono cose che gridano vendetta e davvero, oggigiorno il web ha risolto molti dei problemi di comunicazione che il contributo all’editoria politica doveva risolvere nell’idea originaria.
I grandi partiti hanno comunque le risorse per pagarsi i giornali, i piccoli gruppi possono cominciare dal web per la diffusione delle loro idee e l’acquisizione del consenso.
Però ammetto che non è il mio campo e quindi sono aperto alle informazioni di chi ne sa più di me e dispostissimo a cambiare idea, in caso.
Nei cento punti, visti uno per uno, ognuno di noi può trovare qualcosa di più o meno accettabile, qualcosa di ottimo, qualcosa di assolutamente negativo.
Secondo me l’elemento importante di Renzi è la rivolta generazionale. Cioè far venire fuori una classe dirigente nuova di trenta/quarantenni e pensionare i “vecchi”. Anche in questo blog Renzi provoca fastidio sopratutto ai più grandicelli.
Il fatto che non abbia una solida base ideologica io lo ritengo un pregio: abbiamo bisogno di gente pragmatica. Sinistra e destra sono parole che oramai hanno senso per sempre meno persone, servono solo in campagna elettorale per corazzare le fazioni.
Non è pragmatismo, è solo un PASTICCIO. Sono tutte idee prese a noleggio da altri partiti e decontestualizzate, almeno nella parte in cui si tratta di partiti di centrosinistra, dal contesto programmatico e ideale in cui si muovono.
Che diamine di senso ha, ad esempio, fregare a Di Pietro la bandiera dell’abolizione delle province e poi smentire Di Pietro su una delle cose più qualificanti che IDV (per fortuna poi seguita dal PD) ha fatto, ossia i cosiddetti “referendum sull’acqua”, in realtà referendum contro la privatizzazione selvaggia dei servizi pubblici locali?
Che senso ha, ancora, evocare certe proposte chiaramente di destra sulla giustizia e decontestualizzarle dal contesto in cui sono concepite da Berlusconi, Alfano e Brunetta, che è esclusivamente un contesto punitivo nei confronti dei magistrati?
Decontestualizzate così, le tematiche sono solo SLOGAN TELEVISIVI. Del resto li ha scritti insieme a uno che se ne intende come Giorgio Gori.
Ecco fatto!
Infatti si stava meglio quando si stava peggio.
P.S. Sono più giovane di Lorenzi o come dicevan tutti Renzi.
P.S II Anche anagraficamente.
Ho letto solo i primi 6 punti, per il momento, ma leggerò tutto con la massima attenzione, non posso mica criticare ciò che non conosco 😀
Comunque da quel che ho letto mi pare una delle solite sparate populiste, quindi tolta l’aria che non assorbe rimane il nulla cosmico.
Se è tutto in linea con quanto ho letto, ahinoi, Renzi è la serpe in pectore… un infiltrato.
Saluti
“Allo battesimo l’immondo!!!”
http://www.youtube.com/watch?NR=1&v=04Kjdr-onoI
Mi piace molto l’armata brancaleone.
Mi piacciono molto in generale i film apparentemente strampalati, come Brazil, Brian di Nazareth, il senso della vita o il piu’ drammatico Soylent Green.
Trovo che siano piu’ reali della realtà stessa.
Dopo che ho visto questo http://www.youtube.com/watch?v=LKbYpboK5eE penso che una bella sceneggiatura strampalata, magari un pò alla Hitchcock ci starebbe benissimo.
Saluti
Ah, quei bellissimi elenchi della spesa di un tempo….
Bah, un attru nostalgicu…
oh Efis, seus imbeccendi in paris…
Renzi è un abilissimo venditore di fumo e un diabolico giocoliere mediatico. maschera il nulla della sua proposta politica con belle parole e con la sua faccia tosta. da cittadino adottivo di firenze da 4 anni posso dirvi che i miglioramenti da un’amministrazione all’altra sono stati quasi impercettibili. tanto clamore, qualche idea populista ma la città è sporca, incasinata e invivibile come prima. se uno non è in grado di guidare una città tutto sommato piccola come firenze, gli dareste da condurre un paese incasinato come l’Italia?
Caro B., ti rispondo nel mio miglior francese: “Ma nimmancu po conca!”.
In ogni caso c’è differenza tra amministrare una città, sia pure importantissima come Firenze, e governare una intera nazione.
I criteri di efficientismo sbandierati da Renzi possono funzionare per strutture di piccolo o medio rilevo, per il governo serve una visione che non vedo rappresentata in un mosaico di piccolezze e tessere multicolore sparse a caso.
Renzi intende proporre politiche sostanzialmente di centro-destra, con un indirizzo tecnocratico che viene gabellato come “neutro” e che invece stabilisce il rinforzarsi di precise gerarchie e nessun sostanziale cambio di indirizzo della politica economica nel senso della giustizia sociale.
Non per niente viene agitato ad ogni passo il feticcio della “meritocrazia”, un buon principio in astratto ma una enorme fregatura in concreto: chi decide chi e quanto merita una attività?
Per esempio le politiche di assistenza, siano sociali o mediche, dal punto di vista del mercato/arbitro sono dannose.
Non abbiamo bisogno di idee “nuove” alla Tony Blair, idee che hanno portato allo stato attuale delle cose.
E gi d’as fatta bella, o Banana, adesso i giovani leoni del PD che vedono in Renzi l’ultima speranza per rilanciare delle carriere ingrippate non compreranno più Sardegna Quotidiano 🙂
Marò, non compreranno Sardegna Quotidiano -non lo compravano neanche prima, i SoruRenziLettiani compravano solo Sanluri 24- e adesso?
ma soprattutto: E ‘sti cazzi?
🙂
Questo è un approccio un po’ semplicistico: perché troppi o pochi deve essere motivato. Altrimenti saranno sempre o troppi o pochi, qualsiasi numero siano. I parlamentari devono rappresentare un Paese come l’Italia, ricco di differenze e contraddizioni, con interessi che devono essere mediati. Negli ultimi anni, l’asse Berlusconi – Bossi ha spostato a Nord l’intervento pubblico, l’azione realizzata sui fondi FAS è esemplare da questo punto di vista, l’investimento massiccio in ammortizzatori sociali (cassa integrazione in primis) ha dragato ingenti risorse dal Sud al Nord, dove il maggior presenza di industrie e quindi di beneficiari di ammortizzati sociali ha assorbito gran parte delle risorse destinate agli interventi strutturali nel Meridione.
Le due Camere sono state istituite dai Padri Costituenti per ridurre il rischio di autoritarismo del Governo. È un rischio superato? Berlusconi al potere ha dimostrato di no, lascio alla fantasia di chi legge cosa sarebbe successo senza un effetto di attenuazione dovuto al doppio passaggio: avremmo avuto l’approvazione delle peggiori leggi in fretta e furia, non solo quelle ad personam, ma anche quelle che portano dritti dritti allo scontro sociale.
Rispetto ai costi della politica, sarebbe interessante confrontarli coi costi della non politica: retribuzioni alte sono funzionali alla riduzione dei rischi di corruzione, dovrebbero rendere il rappresentante che decide la destinazione di risorse per miliardi di euro meno permeabile alle tentazioni. È una visione un po’ cinica, ma pensate ad un Parlamento di 100 deputati con retribuzioni da dirigenti regionali, mettiamo a 3.500 euro al mese…con 350mila euro me li pago tutti! Meno di quanto qualcuno abbia erogato alla presunta nipote di Mubarak. Insomma, con i soldi stanziati per le Olgettine ti paghi tutto il Parlamento per un anno. Questo è un problema o no?
A ragionarci di argomenti se ne potrebbero trovare poi molti altri e questo solo per il primo punto! Quello che manca, ma forse è comprensibile perché quello che si cerca è l’impatto comunicativo (dove Renzi è bravo) dato dal numero tondo – 100 idee (e perché non 98o 103?) – e dall’effetto di saturazione dato dall’accumulazione di proposte.
Manca, come dice Vito, un’idea generale di Paese: quello che si propone è un paese “normale” (cosa per cui Renzi dovrebbe pagare qualche diritto a D’Alema), è “amministrazione di condominio”, che per la situazione in cui stiamo vivendo è sempre meglio di nulla. Ma non mi pare ci sia nulla che riduca diseguaglianze, nulla che riprenda il fallimento delle politiche economiche di ispirazione neoliberista, mi pare che ci sia una apodittica valutazione del privato superiore al pubblico (non si capisce però per quale ragione nella realtà quotidiana il privato si candidi a gestire quello che nel pubblico già funzionava o servizi di sostanziale monopolio e non dispieghi la maggior efficienza organizzativa laddove le cose non funzionano…).
Però, e qui spezzo una lancia a favore di Renzi (e non sulla schiena 🙂 ) le 100 proposte sono utili per la discussione perché sono idee concrete che possono essere discusse, integrate, accettate o respinte. Ma sono una base materiale di obiettivi. Ed meglio discutere di qualcosa piuttosto che di aria. Le metterei assieme al volume “L’Italia che vogliamo” delle Fabbriche di Nichi per iniziare a ragionare di programma. Mettendoci dentro anche i valori che una coalizione di centrosinistra dovrebbe avere e quel po’ di ideologia “vera” che altro non è che la corretta esplicitazione della propria visione del mondo.
O Soviet, mi scavalchi a destra? Io invece le 100 proposte di Renzi le getterei, in blocco, nel cestino. Forse a voi di SEL nonostante le scaramucce tra il sindaco di Firenze e il buon Nichi non danno così fastidio dato che essendo pronunciatamente moderate, conservatrici e di destra (con una buona spruzzata di populismo che non guasta mai), gli unici da cui non copia siete voi. Per il resto scopiazzature sparse: da Di Pietro, da Beppe Grillo, dal PDL (vedere i programmi sulla giustizia: il primo punto non è che la riproposizione della figura dell'”ausiliario del giudice” abbozzata da Alfano e cestinata prima ancora di essere discussa), addirittura da Mario Segni (sua la proposta di ridurre a 30 giorni le “ferie giudiziarie”, e peraltro il Nostro ignora che molti giudici sono costretti a usare buona parte di quelle “ferie” a scrivere sentenze … sarà contento Massimo Zedda degli sperticati elogi di uno che scopiazza dalle proposte del padre spirituale di Pantofolas?), nonché dalla parte più destroide dello stesso PD, tipini alla Ichino o alla Scalfarotto (alla Serracchiani non penso, quella è come si diceva un tempo di Fini … non dice nulla ma lo dice bene).
Abbiamo bisogno di basi di discussione serie. Quelle di SEL non saranno magari totalmente condivisibili ma lo sono. Idem quelle di IDV. Quelle di Renzi sono solo fuffa, l’unica cosa positiva è che, almeno spero, questa iniziativa riuscirà a far uscire il PD dalle sue incertezze. Che poi a voi Renzi leader del PD converrebbe … vi porterebbe un sacco di voti :).
E itta manera! E meno male che ho commentato solo il punto 1… per buttarli tutti bisogna leggerli, valutarli e proporre altro. E guarda che io sono convinto che vadano, alla fine della fiera, buttati. Ma si impara da chi fa bene imitandolo e da chi fa male evitandolo. Intanto restano proposte concrete, non di sinistra (ma Renzi è un democristo, perché dovrebbe avere idee di sinistra?), ma utili per proporre qualcosa di completamente diverso, come direbbero gli amati Monty Phyton. 🙂
Intuisco che tu la lancia gliela spezzeresti sulla schiena… 🙂
La parte finale è dedicata a Felice Castelli. Lui sa perché…
No sono convintamente pacifista e nonviolento, confido nel tempo gran dottore e nella solidità del PD, che è un grande partito apparentemente fragile ma sa far rientrare nei ranghi chi non si comporta secondo galateo. E’ stata ridimensionata la Serracchiani che, pur essendo stata notevolmente sopravvalutata, e comunque avendo dimostrato molto più senso di responsabilità, aveva un po’ più di sostanza e di maturità di Renzi. Renzi cadrà nel ridicolo da solo, forse poi se proprio odia così tanto il suo attuale partito un posto con Scilipoti lo troverà. Sul merito ha detto tutto e definitivamente Bersani: roba vecchia degli anni ’80, anzi, Bettino Craxi era decisamente più a sinistra.
E’ tottu un casinu.
Se è diventato impossibile trovare qualcuno che dica qualcosa di sinistra, scopriamo ogni giorno di più che è sempre più probabile trovare qualcuno di sinistra che dica sempre qualcosa di destra.
Nel frattempo, se ci avete fatto caso, nell’attesa che arrivino a dire cose di sinistra Casini, Buttiglione e la Binetti, continua la teoria e il teorema del “mai le mani nelle tasche degli Italiani” anche perché fra un po sarà difficile trovare perfino le tasche senza imbattersi in qualcosa di morbido o di duro….. tutt’al più, se proprio non se ne può fare a meno, meglio mettere le mani…. nei taschini.
Anche perché tanto pagano sempre Santa Benzina e San Gasolio.
Prima l’aumento delle accise per finanziare lo spettacolo, ora per l’alluvione.
Manca solo che le aumentino ancora per Rete 4 e per pagare De Benedetti e siamo a posto.
Ma, se continuano ad aumentare la benzina ogni volta che ci sono dissesti idrogeologici, siamo davvero a posto!!!!!
Anche perché poi Santa Benzina e San Gasolio sono particolarmente imparziali e non fanno distinzioni fra ricchi e poveri: esattamente come per l’IVA, pagano tutti anche perché, effettivamente, trovare i ricchi non è sicuramente operazione molto facile.
Per cui…. meglio andare sul sicuro poitta ca non si sci mai.
A proposito…
Se avete tempo, andatevi a guardare nel sito del Parlamento quanti deputati del Pd hanno cambiato casacca e sono passati con Casini, Rutelli, “responsabili del dissesto” e via discorrendo.
Ce n’è da ridere e… da piangere.
Ragazzi….
Papi è ormai un Papi che cammina ma l’impressione è che il PD stia facendo di tutto per resuscitarlo o per fargli la respirazione bocca a bocca proprio quando sta per arrivare al traguardo.
E’ una impressione pessimistica?
Spereusu.
Sarà, ma non facciamo di tutta l’erba un fascio. Il PD è Bersani, dietro Renzi non so se ci sia Berlusconi (anche se il sospetto è forte, ormai la caduta si avvicina ed esce fuori questo …) sicuramente ci sono gli ultimi rimasugli veltroniani spazzati via dalla storia e dalle urne che forse credono di rivitalizzare la fallimentare “vocazione maggioritaria” del Partito spostandone l’asse a destra e neutralizzando l’attrazione su sensibilità più di sinistra esercitata da SEL. In questo modo non si può raggranellare una maggioranza se non puntando ad assorbire l’elettorato in fuga del PDL (non del cosiddetto Grande Centro, dato che Casini resta sulle sue percentuali usuali, FLI è in forte ascesa).
Ma si fanno di gran lunga i conti senza l’oste. Innanzitutto, sarebbero molti gli elettori del PD che se la linea fosse quella suggerita da Renzi si sposterebbero verso SEL (o anche verso IDV, tanto a che valgono le differenze se Renzi copia da tutti e in larga misura anche da Di Pietro, eccetto i referendum anti liberismo selvaggio a cui da buon uomo di destra è allergico), in secondo luogo gli attuali sondaggi continuano a far registrare un numero elevatissimo di astensionisti, gente che tendenzialmente pensa che “tanto i partiti sono tutti uguali” e che forse oggi è terreno di caccia privilegiato di Beppe Grillo, e questa gente è difficile portarla a votare e a votare a sinistra se non sono chiarissimi i punti che ci distinguono dalla destra.
In ogni caso Renzi dimostra di non aver imparato niente dalle recenti prove elettorali e referendarie. Noi cagliaritani sappiamo quanto sia forte una certa anima moderata e conservatrice della città … non si sono certo scandalizzati molti di questi, compreso quasi tutto FLI, a votare per Massimo Zedda, un candidato sindaco diretta espressione di SEL (anche se con un percorso precedente che coincide in larga parte con quello di tanti che oggi stanno nel PD), e parliamo di elezioni come le “comunali” dove il peso del clientelismo è tradizionalmente più forte e la sinistra parte sfavorita rispetto alle politiche e alle regionali … dovrebbero forse scandalizzarsi a votare una coalizione che comprenda SEL, anche se il candidato premier dovesse essere Bersani? Inoltre, Renzi sembra pensare che l’unico problema relativo a Berlusconi sia lo scandalo morale suscitato dai suoi comportamenti, non si pone invece il problema che molti elettori che hanno abbandonato il PDL o si preparano ad abbandonarlo lo fanno proprio per la constatazione del totale fallimento di una politica, sia sul terreno economico, sia su quello di una “questione morale” ben più ampia del fatto che il premier si porti a letto le Olgettine? Su questo terreno le risposte ci sono già, e non sono quelle raffazzonate di Renzi. Magari per certi aspetti o per certe sfumature potranno essere quelle di SEL o di IDV piuttosto che quelle del PD (le coalizioni esistono anche per questo, perché da un incontro di diversità nasca una più ricca unità), ma non certo quelle del confusionario sindaco di Firenze.
Concordo. Mi soffermo su in punto: enfatizzare lo scandalo morale del Berlusconi satiro è il classico gioco di prestigio, dove mentre si porta in piena luce una mano distraendo l’attenzione, con l’altra si esercita il trucco. L’incontinenza del presidente del consiglio lo rende inadeguato al ruolo perché me riduce credibilità, autorevolezza e lo potenzialmente vittima di ricatti (oltre che “abbordabile” da chiunque, come la vicenda Tarantini dimostra). Ma è la sua idea di Paese, di politica e di società che è fallita (di economia non lo so, perché non ne ha mai parlato). Mi pare che in Renzi manchi proprio questo in fin dei conti: si finge di rottamare ma il rischio e che nella sostanza altro non sia che una raffinata operazione da gattopardi.
Radio, nonostante la fatica che mi costringi a fare per leggerti -due metafore a riga sfiancherebbero anche il più volenteroso- sono spesso d’accordo con quanto esprimi.
Ma mi scuserai se rilevo una -mi pare- inesattezza nei tuoi argomenti.
Santa Benzina e San Gasolio non sono per nulla uguali per tutti. Per chi può compilare le carte carburante e scala dai suoi costi le tasse e anche il costo dei carburanti -e magari intestando la smart delle figlia e la mini del figlio alla Ditta carica sulle spese delle attività anche le spesucce familiari- le Santità in oggetto non sono sullo stesso piano per tutti.
C’è chi ampiamente scala e ricarica e c’è chi paga “e zitto!”, come i pendolari in genere e per esempio quelli della scuola, come chi è costretto al trasferimento di sede, senza nessun indennizzo, grazie all’aumento degli alunni per classe, alla conseguente riduzione delle ore e alla risultante trasformazione dell’insegnante in clerico vagante -a proprie spese-.
Appena diventato sindaco, Renzi ha chiuso il dialogo con le realtà politiche dei Comuni e delle altre istituzioni locali in Toscana, comportandosi come Soru e peggio di Soru.
Giocatosi il bacino elettorale nella sua città, ha pensato di sfruttare quella notorietà conquistata in modo quantomeno ambiguo e ha inventato la favola dei rottamatori per prepararsi una carriera nazionale, come Soru e peggio di Soru.
Ovviamente il metodo è quello di parlar male di tutti quelli che, nel suo partito, saranno i suoi rivali elettorali e sui quali riversa molta più acrimonia di quanta non ne riversi verso gli avversari naturali, cioè la Destra.
Il suo linguaggio, generalista e populista, è fintamente semplicista, con i riferimenti a Facebook o Wikipedia abilmente inseriti in determinati punti del suo discorso, per far presa, suscitare simpatia (nelle intenzioni). Il risultato è una faccia di palta e da imbroglione che rivaleggia con quella di Berlusconi.
Qualcuno dice che trattasi di un guastatore, abilmente manovrato e pagato dal berlusca. Non so se questo sia vero, spero di no. Certo che non è uno che può aiutare il Centrosinistra né tantomeno l’Italia, perché al massimo è uno che pensa in primo luogo alla sua realizzazione personale.
Ah, dimenticavo, di fronte a questo qui, Soru, pur con tutti i suoi evidenti limiti e difetti, appare un gigante…
Però non sopravvalutiamolo neanche troppo questo Renzi. E’ un bluff mediatico inventato da Floris e da Santoro che si sgonfierà da solo molto presto. Ricordate Debora Serracchiani? Doveva diventare segretario del PD, candidato premier, presidente del Consiglio, magari anche presidente degli Stati Uniti, ora non se ne sente quasi più parlare salvo qualche ospitata a La7. Nell’era della comunicazione globale e di internet i bluff mediatici nascono e vengono su in fretta, ma possono essere smontati e ridimensionati ancora più in fretta. Il problema è che a volte ciò accade quando hanno già avuto modo di combinare disastri, come Veltroni e come Obama. Sta a noi vigilare.
Quando studiavo a Firenze, il sindaco era La Pira.
Lo incontravo la mattina presto, quando usciva da S.Domenico, con le sue calze bianche, che sembravano mettere in discussione la sua laicità, se uno alle calze si fosse fermato.
Eppure era laico, democratico e – soprattutto – cristiano.
Mi sa che abbiamo buttato il bambino con l’acqua sporca.
Si può essere cattolici e cristiani senza dover condividere le proposte di Renzi su temi che ci azzeccano poco con quelli più frequentemente oggetto di dibattito, come quelli bioetici. Non si possono usare le categorie di destra e sinistra quando si parla del Papa, ma perfino lui sulle problematiche sociali mi pare molto più attento di Renzi.
Forse non mi sono bene espresso.
Nella mia laudatio temporis acti, volevo solo dire che si stava meglio quando si stava peggio. Anche quando, nel casino dell’alluvione, il sindaco era Bargellini, giusto per restare sul democratico e cristiano.
Grandi emozioni, grandi gioventù; la meglio? può darsi.
Finito Bargellini, comincia il ’68, che ancora deve finire.
O – forse – cominciare, visto che quello di allora (come tante altre cose in Italia) è stato poco capito, male interpretato, e peggio storicizzato, pur avendo aperto la strada sia alle BR che al compromesso storico. Due cose, queste ultime, che ancora non abbiamo digerito bene, come evidenziano gli odierni dibattiti.
Da Palazzo Vecchio – allora, oggi non so – partivano segnali politici complessi, ma di sicura caratura anche sovra nazionale. Potevano anche non piacere, ma, come avrebbe potuto dire Gianni Brera, in riferimento alle calze domenicane: “sotto quelle calze batteva un cuore generoso”…
Chissà dove batte, esattamente, il cuore di Renzi. Col tempo, lo capiremo: basta lasciarlo invecchiare, come il vino.
Se dovesse essere novello, non c’è speranza.
Capisco, era un po’ “O tempora, o mores”. Il vino temo che sia novello. Anche La Pira, che pure non è mai stato indulgente verso la sinistra, era considerato “un po’ strano” da qualcuno dei suoi per quell’afflato pacifista da Comunità di Sant’Egidio ante litteram. I suoi valori non saranno stati da tutti condivisibili, ma in ogni caso rispettabilissimi. Di Renzi si fatica a percepire se abbia valori.
Condivido in pieno.
Vorrei fare delle controdeduzioni/osservasioni sugli argomenti di Frakis, se però mi promettete di non etichettarmi come Renziano, ché non lo sono.
1) 1000 sono tanti davvero, e sfido chiunque a trovare un sardo che conosca tutti i 27 parlamentari che, a rigore, rappresentano il collegio. Meglio l’uninominale per me, anche ai fini della rappresentatività.
3) Il punto è che il “supporto agli organi politici” attualmente è del tutto lasciato alla discrezionalità del singolo parlamentare e lautamente rimborsato, con enormi sacche di lavoro nero e senza tutele. Io faccio quel lavoro per un assessore comunale. Sono stato scelto da lui, ma ho un contratto a tempo determinato con il Comune e striscio il badge tutte le mattine. Quando finirà il mandato di Zedda cesserà il mio contratto, ma mi pare più trasparente come sistema, almeno per controllare la spesa e il fatto che non vengano assunte fidanzate o affini che non si presentano al lavoro.
4) Le gabbie salariali non esistono per i dipendenti pubblici, e un professore di liceo guadagna più o meno lo stesso in Veneto e in Calabria. Bossi propone il contrario. Inoltre, come facilmente intuibile, si scopre al contrario che un consigliere regionale che “esercita” a Palermo guadagna di più di un romano.
6) Studiare forme di rappresentanza e presidio nei centri minori, accorpando le funzioni mi pare un bel tema per recuperare un po’ di efficienza senza creare dei cittadini di serie B.
8) Siamo sicuri che sia giusto finanziare Scilipoti per produrre questo? http://www.laresponsabilita.it/?p=23
I rimborsi elettorali e un sistema tipo 5×1000 (libera scelta del cittadino sostenitore) per me bastano e avanzano. Chi vuole apre un giornale con i soldi che ha.
9) ???
13) Concordo con te
16) Nulla contro il servizio pubblico radiotelevisivo. Il nostro è sovradimensionato e contemporaneamente scadente. Mi pare che le proposte della Leopolda qualcosina la aggiusterebbero, soprattutto in termini di gestione.
Cordialità
e già lo so che non sei renziano….
nel merito:
1. 1000 per due camere, in Italia, non sono tanti sono solo strapagati… sull’abolizione del senato ci posso pure stare (con la controindicazione che potremmo ritrovarci con un parlamento molto più malleabile di quanto già non sia, visto che il bicameralismo perfetto è stato concepito anche come antidoto all’autoritarismo del governo). Naturalmente il mio ragionamento è centrato su un’altra legge elettorale, non su questa, che nessuno vuole (e infatti, scumissa posta, ce la ritroveremo in mezzo ai piedi anche la prox legislatura). Io sono per un sistema proporzionale con le preferenze perché garantisce maggiormente la rappresentanza delle idee (tutte) che circolano nella società.
3. Quello che dici tu mi sembra ragionevole ma non mi sembra quello che dice Renzi e che circola anche negli ambienti grillini. Sul lavoro nero in parlamento: è vero. Ma cominciamo da noi stessi. Anni fa feci campagna per un senatore, poi eletto alla camera, che risultò essere l’unico parlamentare ad avere tutti i collaboratori in regola. Non era del PD (manco dei DS e della margherita).
4. Io continuo a trovare assurdo che lo stato decida, uniformemente per tutto il territorio nazionale, quanto guadagna un consigliere regionale. Si stabilisca un tetto, ma non si paragonino i consiglieri regionali ai metalmeccanici.
6. Scilipoti può farsi il proprio fogliaccio perché ogni volta che si apre una discussione sui finanziamenti alla stampa anziché stabilire dei criteri per distinguere tra giornali veri e altri improbabili si apre la battaglia sul tutto o niente, e vince sempre il tutto (anche grazie agli scilipoti de noantri). L’idea che chi ha i soldi fa un giornale e gli altri si arrangino è una idea liberale e io non sono liberale. Alla fine della fiera ci ritroveremmo con Libero, il Giornale, il Foglio e il scilipoto che i soldi ce li hanno o se li fanno dare dai loro padroncini e senza il Manifesto, l’Unità e Liberazione che i soldi non ce li hanno e, visto e considerato come funziona il mercato pubblicitario in Italia, non ce li avrebbero manco se vendessero 200000 copie.
16. Mi ripeto, lo so. La privatizzazione della RAI non è la soluzione, è la fine. A meno che Renzi non abbia intenzione di porre mano all’enorme monopolio della famiglia Berlusconi nei mezzi di comunicazione di massa in Italia. Cosa che, per inciso, non è nemmeno menzionato nel suo programma.
Per il resto, scorrendo qui e la, il programma mi sembra degno di un moderno (ma mica tanto) e dinamico partito della destra europea. Spostare ancora ricchezze dal lavoro ai padroni (il punto 98 è da questo punto di vista semplicemente ridicolo), indebitare gli studenti, rompere i vincoli dei contratti nazionali di lavoro con l’idea bislacca che con la contrattazione decentrata crescono i salari (copyright Maurizio Sacconi), attaccare la magistratura (il salario dei magistrati legato alla produttività è un altro cavallo di battaglia di berlusconi), nulla sull’evasione fiscale (provare per credere)…
Per il resto Renzi mi sembra l’ennesimo “mazzo di cardo scambiato per Bernardo” dalla sinistra in cerca d’autore… solo che lui non è manco di sinistra…
Sul fisco in realtà le proposte mi sembrano abbastanza di sinistra. In generale, introdurre la patrimoniale e spostare le tasse dai redditi (anche quelli alti) ai patrimoni e rendite, la definirei una cosa di sinistra.
Anche l’abolizione dell’IRAP finanziata con il taglio agli incentivi alle imprese, in linea di massima concordo. Poi sull’evasione c’è quella proposta di sconto sull’IRES se ci si sottopone ad un sistema di accertamento rapido (mah…).
mah… a me sembrano buffetti rispetto alla mole dell’evasione fiscale che c’è in Italia (che, per inciso, non è solo né principalmente il sommerso)… La patrimoniale, molto vaga viene dopo un mare di privatizzazioni… chissà quale delle due cose verrebbe applicata e quale no….
NO RENZI NO….è TROPPO
Per l’amor di Dio … diversi punti ovvi, altri superficiali, altri manifestamente berlusconiani, in ogni caso niente di nuovo. E questo che cavolo vorrebbe fare, il premier, o il segretario del PD? Quando avevo 16 anni scrivevo per la FGCI documenti molto migliori …. basta, a questo punto mi candido premier anch’io!
o madonna benedetta…. è peggio di quanto pensassi… meno male che doveva essere il nuovo….
Mi fermo al primo tema:
1. Diminuire il numero dei parlamentari, rebus sic stantibus, significa semplicemente due cose: aumentare a dismisura il loro potere; contrarre ulteriormente gli spazi di rappresentatività politica di chi non si riconosce negli schieramenti e deformare la rappresentatività dei territori, specie dei più piccoli. Meglio diminuire le indennità?
3. Affidare agli uffici parlamentari le risorse per la gestione del lavoro politico è una coglionata epocale: ma ce lo vedete voi un parlamentare che ha come ufficio stampa e collaboratore un dipendente pubblico? Che razza di lavoro fiduciario è? Immaginate un parlamentare del PDL che ha tra i suoi collaboratori politici un antiberlusconiano tesserato alla CGIL e capirete l’insensatezza della proposta.
4. “un budget per le attività di servizio uguali in tutte le regioni.” questa è bella…. immaginate un consigliere regionale del veneto e uno del molise, raffrontate i differenti costi che affrontano per vivere e/o lavorare nel capoluogo e avrete contezza della insulsaggine di Renzi.
5. aridaje con le province: ok le aboliamo: e i servizi chi li eroga? Siamo sicuri che non costi di più metterli in capo alla regione o a, peggio mi sento, consorzi di comuni (che presto diventerebbero parcheggi per trombati, non eletti, peggio delle municipalizzate)?
6. Per comprendere quanto sia idiota questa proposta basta essere semplicemente sardi. PS. Si paghino almeno i diritti d’autore a Mussolini.
7. L’idea che sia lo stato a scegliere il metodo con il quale vengono scelti i candidati all’interno di un partito mi ricorda qualcosa… Comunque già per costituzione i partiti debbono essere democratici al loro interno, il che non significa che debbano usare le primarie…
8. L’idea che un giornale on-line sia a costo zero può venire solo a chi pensa che fare il giornalista non sia un lavoro oppure che lo possa fare chiunque, così a tempo perso. Comunque anche qui si dovrebbero pagare i diritti d’autore a berlusconi.
9. Ecco, ci voleva anche un tocco di corporativismo, giusto perché in Italia non ce n’è abbastanza…
10. Anziché abolire il CNEL aboliamo chi non lo ascolta, visto che spesso dice cose più intelligenti della media dei politici italiani.
11. E vai con le privatizzazioni dei servizi!! Che novità eclatante! Non so se Renzi l’ha letto su Twitter, ma in Italia di recente c’è stato un referendum in materia… Mi sa che come espressione democratica è un po’ più chiara delle primarie….
12. “Effettive funzioni di rappresentanza che svolgono” che vuol dire, Renzi? Vogliamo contarli i tesserati ai sindacati? Non so se conviene ai tuoi amichetti…
13. Questa è veramente ridicola… “impegno a non fare più politica?” ma che vuol dire? Ma Renzi chi ha come consigliere giuridico, nonna papera? In Italia esiste l’interdizione dai pubblici uffici per certi reati. La si può estendere.
14. E qui casca l’asino: tutti i punti precedenti belli forti, talvolta al limite del ridicolo, e poi, quando si arriva a questioni di fondo, nelle quali il populismo ha poco terreno, quando ci si trova davanti ad un sì o un no, ecco che Renzi diventa improvvisamente un Forlani che al confronto Arnaldo fa la figura del grillino. Renzi, guerra sì o guerra no? Missioni sì o missioni no?
16. Questa la diceva anche il materassaio.