Mentre scorrono nei nostri schermi le immagini dei disordini di Roma, ci si chiede come mai solo in Italia ogni manifestazione di protesta rischi di trasformarsi in tragedia.
Evidentemente non esistono semplicemente “teppisti” che rovinano manifestazioni, esiste anche un ministro come Maroni che non sa fare il suo mestiere, e che per decenza ora si dovrebbe dimettere. Il leghista è stato per tutto il giorno a Varese e questo la dice lunga sulla sua inaccettabile insipienza. A Varese ci dovrebbe restare, senza neanche essere chiamato a riferire in Parlamento tanto è evidente quanto è successo oggi.
Perché c’è sempre chi cerca di provocare degli scontri (e non mancano mai in Italia, chissà perché) ma c’è anche chi ha il dovere di evitarli a tutti i costi. Quello di poter manifestare in tutta sicurezza è un diritto garantito dalla Costituzione. Ma i servizi segreti in Italia sembrano potersi occupare di tutto tranne che bloccare un manipolo di “teppisti”, liberi di fare qualunque cosa e rovinare una manifestazione sacrosanta e pacifica annunciata da tempo. Questa è l’Italia di Berlusconi.
Senza voler ascoltare i motivi della protesta, il centrodestra adesso chiede istericamente a tutti di “dissociarsi” da chi ha provocato gli scontri: come se ce ne fosse realmente bisogno. Non esistono partiti e forze politiche che fomentano gli scontri di piazza. Il tentativo è invece solo quello di delegittimare le ragioni della protesta, di spostare la rissa dalla piazza alle piazze dell’opinione pubblica da sempre controllate dai soliti teppisti dell’informazione.
E’ la solita vecchia storia, il solito vecchio copione che si ripete da quarant’anni e che abbiamo visto anche dieci anni fa a Genova: ogni volta che si avvicina il cambiamento, spunta la violenza.
E quindi, attenzione: in Italia oggi il governo non garantisce l’ordine pubblico, non assicura l’agibilità democratica delle piazze. Qualunque manifestazione di dissenso democratico rischia seriamente di essere travolta e cambiata di segno per effetto di pochi che non vengono colpevolmente isolati dalle forze dell’ordine e dai servizi di sicurezza.
uno spunto interessante su Roma 15-ott, finalmente lontano dalle semplificazioni e falsità di giornali come Repubblica che i movimenti li demonizza da sempre:
http://www.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/2962-riflessioni-su-roma-15-ottobre-2011
E intanto piccoli fascisti crescono. Oggi Maroni ha riesumato un’allucinante proposta già fatta anni fa non ricordo da chi: imporre garanzie patrimoniali a chi organizzi manifestazioni.
D’ora innanzi le manifestazioni se le potranno permettere solo Confindustria, i Rotary, la massoneria. Grazie Di Pietro, perché non ti autorottami anche tu?
Quello che secondo me c’è di diverso rispetto agli anni 70 è che adesso c’è la grancassa mediatica che fa il lavoro sporco. Non c’è bisogno di organizzare le cose, basta paventarle e qualche idiota che abbocca lo si trova facilmente, a costo zero. E così, senza colpo ferire, si risalgono i sondaggi e si ripresenta quell’idea di repressione preventiva cara al fascismo. D’altronde con la destra al governo la colpa viene data alle opposizioni violente, se fosse stata al governo la sinistra sarebbe stata chiesta la testa del ministro degli interni per incapacità manifesta. Basta raccontare le cose da un determinato punto di vista facendo vedere solo le immagini degli scontri e la gente si convincerà che tutto il corteo era violento. Una telecamera piazzata nel punto giusto può fare meglio di 100 infiltrati.
Cara Monica, c’è un altro aspetto che va considerato: nel 1970 mio padre aveva 31 anni e 40 nel 1979. Faceva il panettiere e mia madre lo aiutava lavorando part-time. In quel periodo manteneva quattro figli, di cui due (tra cui io) frequentavano un liceo classico privato. Oggi, a parità di salario rivalutato, è probabile che l’omologo di mio padre si trovi alle soglie della povertà relativa. Mio padre aveva la speranza che e i miei fratelli svolgessimo un lavoro diverso, meno faticoso e più ” prestigioso” rispetto al passare le notti in una panetteria, vivendo al contrario. Così è stato. Mio nonno contadino, mio padre operaio e io impiegato.
Oggi la classe media si riduce sempre di più, la precarietà frantuma le speranze di costruzione di un progetto vita di milioni di persone della stessa eta che mio padre aveva negli anni ’70 e dissolve una visione serena del proprio futuro. A questo punto non c’è mass media che tenga, né controllo delle masse che preveda la semplice manipolazione del consenso. Perché l’indignazione e la rabbia diventa un appuntamento fisso ogni 27 del mese, se sei fortunato oppure è quotidiana. Perché dovresti fare il tifo per una sicurezza e un ordine pubblico per pochi privilegiati sempre più ricchi?
Questo i black bloc o chi per loro l’hanno capito e si inseriscono in una logica di scontro che si allargherà inevitabilmente se non si trovano contromisure politiche e sociali. L’ordine pubblico è inutile perché senza un’inversione di marcia la prossima volta non si tenterà di isolare i violenti, ma di coprirli e saranno i coraggiosi che difendono il popolo dagli assalti di una polizia serva di pochi privilegiati. Non ci vuole grande immaginazione sociologica per capirlo. E non c’è neppure bisogno di infiltrati (che ci sono sicuramente, ma hanno letto male le dinamiche vere, a mio parere), anzi il tentativo di cavalcare in senso repressivo questa situazione potrebbe trasformarsi in un clamoroso errore, con buona pace delle destre e di Di Pietro, che non dimostra, né mai l’ha dimostrato a dire il vero, un grande acume politico, né strumenti di analisi politica che andassero aldilà di una richiesta di rispetto delle leggi, che sarà evidente a tutti, è una precondizione del vivere civile e non un elemento peculiare e discriminante di una società socialmente evoluta.
Tutto giusto quello che hai scritto, ma secondo me tra i violenti non c’era nessuno che facesse fatica ad arrivare a fine mese, e quello che si vede in giro più che rabbia è rassegnazione. Ricordo che i miei genitori per ottenere dei diritti occupavano i posti di lavoro, io stessa a sette anni partecipai a un’occupazione di una settimana. Di mattina andavo a scuola, di sera andavo con mia madre a dare il cambio agli altri occupanti. Mio padre, precettato a lavoro venne preso dai carabineri dentro casa e riportato a lavoro. Scappò di nuovo. Allora si pensava che il gioco valesse la candela ed erano tante le persone che si mettevano in gioco. Mio padre guadagnav a 70000 lire al mese e 30000 le pagava d’affitto. Mia madre riprese gli studi perché uno stipendio non bastava. La prima auto la presero a rate che io ero già nata. Le condizioni di vita di oggi sono sicuramente migliori delle condizioni di vita di allora. Io e mio fratello avevamo un paio di scarpe che doveva durare tutta la stagione, un po’ grandi da nuove e strette alla fine, tanto che alle famose “topoline” venivano tagliate le punte per poter essere utilizzate ancora. Io usavo i calzettoni fatti da mia madre anche d’inverno perché le calze mutande cadendo si sarebbero rotte e i soldi per comprarli non c’erano. A casa mia mia madre disfaceva i maglioni per farne altri. Avevamo un vestito per tuttti i giorni e uno per le occasioni. Mio fratello ha usato i jeans dismessi da me. Gli stipendi erano sufficienti grazie all’aiuto dei nonni che ci rifornivano di carne e verdure. E anche così la carne non si mangiava tutti i giorni. C’era però la speranza di un miglioramento e i miei fecero di tutto affinchè io e mio fratello avessimo una vita più facile della loro, e ci sono riusciti. Quello che io vedo in giro è un abituarsi ad avere sempre meno, fino ad arrivare a considerare favori personali i diritti più elementari. C’è sicuramente una fascia di popolazione che non sa più dove sbattere la testa, ma c’è anche molta gente che preferisce accontentarsi. Ho sempre avuto l’impressione che gli italiani si adattino piano piano ai peggiori soprusi, fatti salvi il campionato di calcio e le coppe.
Tutto vero. Il fatto è che allora c’erano grandi organizzazioni e il futuro non faceva paura. Ma tu, a vent’anni, avevi forse paura del futuro? Credo di no. Io me lo sarei preso a morsi il futuro. Oggi, almeno così ci dicono le ricerche, i giovani sono sempre più impauriti. Il problema al momento non è la povertà reale (anche se abbiamo una classe media che si impoverisce sempre più, ma ha ancora capitale accumulato come casa, auto, ecc.), ma quella che si intravede come futuro. Noi siamo cresciuti, io di sicuro sì perché sono cresciuto in un paese, dove più o meno si stava allo stesso modo e mettere i vestiti del fratello maggiore non era un problema perché lo facevano anche i tuoi amici (io ero il maggiore e non avevo problemi, ma ho messo anche i vestiti di mio cugino) e anche chi di soldi ne aveva un po’ di più non ostentava più di tanto. Io ero amico del più giovane dei fratelli Cellino, che pure di soldi in tasca ne aveva, ma non era poi così diverso da noi.
La rassegnazione funziona finché non è in gioco la sopravvivenza, poi anche le pecore diventano mannare oppure muoiono di fame!
Per quanto riguarda i black bloc o violenti vari benestanti, questo non lo sappiamo e sarebbe rassicurante, perché li renderebbe snob con l’hobby dello scontro di piazza, quindi diversi da noi. Molto peggio sarebbe pensare che sono esattamente come noi, ma più esasperati…in verità credo che scatti un meccanismo di autodifesa e di presa di distanze e si utilizzi un topos pasoliniano per farlo. Però anche le tra le SS è probabile vi fossero figli di operai, così come nella polizia di Pinochet, nella Stasi e in tutte le organizzazioni repressive.
Soviet, individui un punto molto importante. Io a vent’anni pensavo di sposarmi e fare figli al più presto (poi vabbeh ho pensato che fosse meglio fare il donnaiolo, e mi ritrovo ancora felicemente scapolo oltrepassati di gran lunga i 40 🙂 ), correvano gli anni ’80, uno stipendio da impiegato che con diploma in tasca e voglia di lavorare potevi ottenere abbastanza presto non ti consentiva di fare il riccone ma potevi fare una vita dignitosa.
I ventenni di oggi sono impauriti, incerti, vivono giorno per giorno, il futuro si calcola di qui a un mese …
Però una cosa mi preoccupa. Storicamente la paura di questo genere ha portato, piuttosto che alle grandi rivoluzioni (la rivoluzione francese, e neanche quella russa, in fondo non furono opera di proletariato) a reazioni di segno opposto. Vedasi fascismo. Noi italiani un po’ ci salviamo per temperamento e per saper usare l’arte di arrangiarsi, ma i tedeschi per dire furono indubbiamente spinti nelle braccia di Hitler dalla paura che, considerato il loro temperamento, da sempre adito a reazioni imprevedibili.
Non è detto peraltro che le eventuali reazioni siano di destra. Magari potrebbero essere anarchiche allo stato puro stile black bloc. Ma cosa propongono i black bloc per il futuro? Una volta distrutto tutto, ci sarà qualcosa da ricostruire? Guardandosi intorno in Europa già ci sono fonti di preoccupazione: le pericolose destre scandinave sono in arretramento dopo i fatti di Norvegia (in Danimarca son tornati al potere i socialdemocratici), ma se per un verso abbiamo l’Islanda che coraggiosamente percorre la strada dell’affrancamento dalle logiche monetaristiche, per altro verso abbiamo la Grecia che rischia di finire nell’anarchia più totale.
Io infatti credo che l’indignazione debba essere una fase propedeutica e transitoria. Si deve al più presto passare tre forme dell’organizzare: organizzare, organizzarsi ed essere organizzati. La realtà è una costruzione sociale, quindi creata dalle persone e credo che le persone hanno la possibilità di crearsi delle alternative. Quello che Monica dice per i giovani contemporanei vale un po’ per tutti: ciascuno di noi è responsabile, per il pezzo che gli compete, del luogo in cui vive, a ciascuno di noi compete migliorare di un pochino il mondo che abitiamo. Ecco, forse il punto sta proprio qui, come vivere tutti meglio fottendocene dei Maroni, dei Berlusconi ma anche dei Veltroni ( troppi “oni” nella vita politica italiana!) e ti dirò di più, anche dei Vendola (per quanto lo reputi il miglior politico italiano) e provare ad organizzare il nostro benessere vero, quello che – per dirla come Baumann ieri a Ballarò – non passa necessariamente dal mercato. Io credo che questa capacità non solo di pensare una società diversa, ma di iniziare a crearla vivendola, sia quello che manca davvero alla sinistra attuale, tutta tesa a cercare compatibilità con un sistema incapace di garantire la convivenza pacifica e serena fra le persone ed alimentata esclusivamente dal desiderio fittizio che alimenta il consumo. Bisognerebbe ripensare l’economia, ma anche la sociologia e l’antropologia!
Detto questo, non posso che chiudere con John Lennon 🙂
You may say I’m a dreamer
But I’m not the only one
I hope someday you’ll join us
And the world will
And the world will? Will cosa, Will Smith?
Dai Soviet, non lasciarci in sospe…
Neo, tu che sei colto, lo sai cos’è la ricerca transderivazionale? 🙂
Adesso di sicuro lo sai! …be as one o live as one, come ti piace di più… 🙂
“… be this one” mi pare … ayò la chiudo io la citazione. Cmq il succo del discorso del compagno Soviet assomiglia molto a quello di Berlinguer sull’austerità … peccato che questo a suo tempo fosse stato recepito male e ricollegato alle domeniche a targhe alterne e ad altre ristrettezze degli anni ’70, ma forse oggi, anche se per stato di necessità, il terreno sarebbe più propizio. Peccato che ciò significherebbe la fine del consumismo, o almeno l’arretramento dei “bisogni falsi” di cui parlava Herbert Marcuse, e sicuramente ci sarà qualcuno che farà di tutto per impedirlo. Magari aspettando che passi ‘a nuttata e inventandosi qualche altra cazzo di bolla immobiliare o finanziaria.
Ma tanto, o Zunk, come diceva il mio professore di educazione fisica di quarta ginnasio, “volente o molente” la riduzione dei consumi superflui ci sarà! Berlinguer, alla faccia dei Veltroni, vedeva lungo…
Io avevo pensato a Will, Cisl e Cgil.
O reloaded, semmai CGIL, CISL e WILL…altrimenti non suona bene! 🙂
In effetti hai ragione. Ho commesso un gravissimo errore sintattico-politico.
La “e” congiunzione, sta meglio tra Cisl e Will che tra Cisl e Cgil. 🙂
Cisl Will be a “yellow” trade union, as usual. Si, suona bene, con buona pace del Bonanni 🙂
In verità è che i sindacati sono piuttosto irascibili e puoi declinarli solo in rigoroso ordine alfabetico… 🙂
Stefano, il problema non è la “e” congiunzione, ma la “è” copula… 🙂
O Soviet accabadda con ste battute a sfondo sessuale, purtroppo i tempi delle orge neroniane di Frattocchie all’epoca di Folena segretario so’ finiti 🙂
I giovani sono più impauriti, ma tanti di loro non muovono un dito per cambiare la propria condizione. Ne ho vari esempi anche in casa ( cugini vari). Vorrebbero tutto, ma faticando il minimo, come molti d’altronde. Solo che, se io non fossi riuscita a trovare un lavoro, sarei andata via dall’Italia senza nessun rimpianto. Sono laureata, ma se fosse stato necessario avrei appeso la laurea ad un chiodo e avrei coltivato la terra, o comunque avrei fatto qualunque cosa pur di non dover dipendere dai miei. Il peggioramento delle cose è dovuto anche al fatto che, per fare i furbi, molti hanno pensato che avere la chiamata diretta senza dover fare selezioni e accettando un lavoro precario fosse la genialata per accedere al posto fisso con la scorciatoia. E da allora è stato un gioco al ribasso, perchè c’è sempre qualcuno che è disposto a fare le stesse cose per stipendi inferiori, con minori diritti e minori tutele. Quei diritti che i nostri genitori hanno lottato per avere ponendo le basi per una vita migliore per tutti, sono stati demoliti grazie anche alla complicità dei figli. Senza questa complicità non sarebbe potuto succedere nulla. L’accontentarsi di un uovo oggi è diventato una lotta tra poveri dove i vincitori sono sempre i ” padroni”. Per quanto riguarda i black block non penso a benestanti fighetti, ma a persone che fanno dello scontro fisico la propria filosofia di vita. Non si battono per un ideale, ma solo per battersi, semplice dimostrazione di forza. Sinceramente avrei preferito che parte di quella rabbia , senza atti di vandalismo e senza pericoli per l’integrità fisica altrui, venisse dal resto dei manifestanti. Mi sarei illusa che realmente in Italia ci sia la volontà di cambiare qualcosa in meglio. Invece sono sempre più pessimista a riguardo.
Carissimi… ci sarebbe da chiedersi: quanto costa garantire al meglio l’ordine pubblico per le manifestazioni?
Non conosco le cifre ma credo parecchio….
E chiederei anche agli italiani: volete spendere questi soldi per consentire di manifestare nei centri cittadini?
Per quanto mi riguarda no!
Chi vuole manifestate può farlo in tanti posti meno incasinati del centro di Roma o di un’altra città.
Vuoi manifestare? Benissimo…. Vai nei parcheggi dello stadio e manifesti tutto quello che vuoi, fai tutti i comizi che vuoi.
In un colpo solo si garantirebbe la piena libertà a manifestare, la sicurezza e l’ordine pubblico…. ma soprattutto si risparmierebbero una marea di soldi.
Tanti saluti e non prendetevela troppo.
Nessuno se la prende, c’è solo da farti notare una cosa fondamentale in democrazia: I DIRITTI CIVILI NON POSSONO ESSERE OGGETTO DI VALUTAZIONE COSTI-BENEFICI. Garantire l’ordine pubblico, ovviamente in armonia coi principi costituzionali e con la legge – se sussistono singole situazioni problematiche, le questure possono negare il permesso a qualche corteo, ma questa non può essere la normalità – è la funzione fondamentale a cui qualsiasi governo deve adempiere. Se non ci riesce, per sottovalutazione dei problemi, per impreparazione delle forze dell’ordine, perché vengono lesinati i mezzi alla polizia (che è in stato di agitazione al riguardo) non può governare un Paese. E deve fare le valigie.
Ma bravo, adesso fai un esercizio di immaginazione e cerca di prevedere quale sarebbe l’esito della tua proposta e magari lo capisci da solo che hai scritto una cazzata!
Concordo od Soviet.
E poi, a quel punto, perché nei parcheggi dello stadio? Perché non direttamente dentro lo stadio? Qualcuno lo ha già sperimentato.
Vedessi che ordine!
Grazie Stefano, non c’è neppure più bisogno dello sforzo di immaginazione, basta saper leggere!
Siete come sempre pronti al confronto… Brutta cosa l’autoreferenzialità….
Ma perchè anziché scagliarvi violentemente contro chi la pensa in maniera differente rispetto alla vostra non provate ad uscire dal blog e a guardarvi attorno?
Magari provate anche a chiedere un parere a quei romani che subiscono un giorno si e l’altro pure i disagi dovuti alle manifestazioni, siano esse pacifiche o non pacifiche.
Tutti hanno diritto a manifestare ma la loro libertà di farlo termina quando incontra la libertà degli altri, e ancor di più quando la limita in maniera importante.
Onestamente non vedo cosa ci sia di male se si individuano delle zone meno incasinate dei centri cittadini per “manifestare” le proprie idee o il proprio disappunto.
Nel mio piccolo ho cercato di manifestare il mio pensiero in uno spazio libero… il blog di Biolchini…. E il risultato è stato: denigrazione, presa in giro, invito ad immaginare.
Per fortuna che il post parla della libertà a manifestare….
Spigolo2, detto che il diritto di manifestare è un diritto di espressione che va primariamente tutelato, e sottolineato che il diritto di manifestare è connesso alla idea di farsi sentire, e quindi se vado nel deserto nessuno mi ascolta, credo che il tuo parere parte da premesse incomplete.
La lamentela sui -veri o supposti- disagi subiti a causa delle manifestazioni, e in specie le lamentele dei cittadini di Roma (ma questo vale in scala anche per Cagliari), non fa i conti con l’altra faccia della medaglia -preciso che parlo di manifestazioni ordinarie, senza disordini o danni-.
Semplicemente: se io sono per esempio un agricoltore, dove devo andare a manifestare per una vertenza nazionale se non sotto il ministero delle politiche agricole? Certo, una parte del traffico -ma basta programmare itinerari alternativi etc.- subirà intoppi, ma c’è da dire che se si paga la scomodità delle interruzioni del traffico si viene pagati dalla presenza del ministeri.
Sono decine di migliaia di lavoratori impiegati, che occupano decine di migliaia di case, comprano macchine, vanno dai carrozzieri, al ristorante e dal salumiere, dai parrucchieri e ai corsi di danza…
Il volano economico di Roma è l’amministrazione centrale dello Stato. Questo comporta un prezzo: se l’amministrazione è fisicamente accentrata questo centro fisico -ma anche e forse soprattutto simbolico- è il riferimento per ogni settore, e così come chi è un singolo portatore di interesse o di istanze andrà a Roma -pagando tra l’altro un albergo il ristorante etc.etc., quindi lasciando soldi lì- quieto e tranquillo per i suoi impegni, 10mila coltivatori di kiwi -per dire- andranno a Roma in massa perché “l’Assokiwi rivendica attenzione per un settore duramente provato dalla crisi”.
E deve, DEVE funzionare così.
Non puoi pensare che, così come esistono gli autodromi, possano esistere i “corteodromi” dove confinare le attività che turbano la quiete.
Mettiamo d’accordo su una cosa: nessuno ti vieta di manifestare il tuo pensiero e di esprimere la tua opinione. Uno spazio libero e esattamente questo. Ma non pretenderai che ti si applauda pure! Per quanto riguarda la mia parte, l’invito ad immaginare è sempre utile per tutti, perché aiuta a ragionare sulle conseguenze a cui possono portare alcune proposte, che all’inizio possono anche sembrare sensate. La protesta crea disagio, perché se non crea disagio non è protesta. Io non so se tu hai mai protestato per qualcosa nella tua vita. Ma se ti è capitato, cosa hai fatto esattamente? Il negozio di lavatrici ti vende una lavatrice guasta e tu vai a protestare dove? Andrai al negozio di lavatrici! Se poi entri dentro e spacchi tutto, quello è reato. Quindi non confondere il diritto a protestare e manifestare il proprio dissenso con le azioni illegali.
Poi, rispetto ad atri aspetti della vicenda, mi pare che Neo abbia spiegato piuttosto chiaramente il rapporto costi/benefici dell’essere un centro amministrativo. D’altra parte, a livello regionale, la situazione di Cagliari è simile, com’è simile la risposta. Saggezza popolare: o botte piena o moglie ubriaca. Tertium non datur.
O spigolo2, intanto scegliti un altro nick, ascumpré?
Ancora meglio: ognuno manifesti a casa sua e in silenzio per non disturbare i vicini. 😉
A chi non arriva alla fine del mese e magari ha i crampi allo “scraxio” non interessa manifestare in un parcheggio, vuole vedere in faccia il potere e magari prenderlo a calci. Se poi la polizia si frappone tra i manifestanti e i loro rappresentanti, cosa devono fare i primi? arretrare?
Ecco, ci siamo. La Questura di Roma nega l’autorizzazione al corteo FIOM previsto per i 21. Qui i casi sono due: o siamo davanti a un’operazione scientemente programmata per impedire manifestazioni di piazza, o abbiamo un governo che non è più in grado di garantire manco l’ordine pubblico. In entrambi i casi, Maroni si dovrebbe dimettere. A chi ha strane tentazioni va ricordato: “Basta con lo stato d’assedio, tutti sanno governare con esso!” (Camillo Benso, Conte di Cavour)
Anche se sarei molto curioso di vedere i balck bloc infiltrarsi in un corteo FIOM…credo che ne vedremo delle belle!
Secondo me le prendono i Black Block 🙂
Non saprei dire se Maroni si debba dimettere. Credo però che sarebbe opportuna una condanna unanime degli atti vandalici da parte di tutti i settori politici e questo in Italia non avviene praticamente mai, è sufficiente pensare alla sala in Senato intitolata a Carlo Giuliani. Oppure bisognerebbe ricordare l’odissea giudiziaria passata dal carabiniere Mario Placanica.
ci sono poche considerazioni da fare,come in epoche non troppo lontane,la risposta è una sola:INFILTRADOS !I governi,sopratutto italiani, piazzano degli infiltrati nelle manifestazioni,nelle associazioni,nei sindacati e nei movimenti politici con l’unico scopo di fare ostruzionismo utilizzando tutti i mezzi.Nel caso di Roma,come pure in passato a Genova,
far parlare i mass media degli atti di violenza (degli INFILTRADOS)ha fatto passare in secondo piano il vero motivo della manifestazione:INDIGNAZIONE per le politiche antipopolo
dei governi occidentali(quello italiano ai vertici della classifica per la tutela delle caste e l’affossamento della restante popolazione).Attenzione che questo sistema non diventi un boomerang risvegliando,poichè impotenti democraticamente, il carattere di violenza insito in tutti gli uomini!
Li mi sa che di infiltrati proprio non ce ne erano.
Il sistema è vecchio, molto più dell’Italia. Il Senato conservatore dell’antica roma del II secolo A.C. “infiltrò” il falso tribuno della plebe Druso, con proposte più “estremiste”, al fine di ridimensionare e squalificare Tiberio Gracco. A completare l’opera giunsero poi le squadracce “inspiegabilmente” guidate da Scipione Nasica, che pure per tradizioni familiari sarebbe dovuto appartenere allo schieramento “liberal”. Nel caso di specie l’aristocrazia usò gli Scipioni come “utili idioti” di sinistra contro i Gracchi. Speriamo che non ci siano simili “utili idioti” disponibili a sinistra.
Naturalmente se parli con tale sicurezza avrai d certo le prove della presenza di infiltrati del governo alla manifestazione di Roma. Ti invito pertanto a recarti da un magistrato e depositare le prove affinchè venga finalmente fatta giustizia e tali accadimenti non abbiano più a succedere.
AA: io sono andato in Questura, e mi hanno detto che Druso e Scipione Nasica non sono più perseguibili.
Quando si dice la prescrizione breve!
🙂
A parte scherzi e celie: che possano esserci calcoli interessati e strumentali a proposito dei teppisti che hanno dato vita ai disordini di Roma lo credo purtroppo probabile, che esistano elementi infiltrati ad opera della Polizia o dei Servizi mi pare meno probabile, in senso stretto. È infatti una ipotesi difficile da provare.
Mi auguro che vista la mole di documenti -foto e filmati- in possesso degli inquirenti si cominci a beccarne qualcuno e a definire qualche identikit socio-politico attendibile.
Personalmente ho una mia convinzione: ci sono abbastanza fessi/criminali/teppisti/aspiranti “eroi” in giro da non avere bisogno di infiltrare niente, anche qualora si volessero attendere dei disordini per speculare politicamente. Certo le parole di Cossiga, datate 2008…
http://www.youtube.com/watch?v=Q7WvLwmgqn4
…che era Ministro degli Interni ai tempi del rapimento Moro e dell’omicidio di Giorgiana Masi non rassicurano né spengono le ipotesi sugli infiltrati -lo consideriamo complottismo? magari, vorrei essere sicuro al 100%, ma se sorgono dubbi non è per caso-
Sai una cosa Neo, sperando si sia placato l’eco delle nostre dispute sui diminutivi o vezzeggiativi riferiti a Massimo Zedda? Tecnicamente gli assassini di Publio Sempronio Gracco sarebbero ancora perseguibili, l’articolo 157 del Codice penale per quanto rimaneggiato dalle varie Cirielli non prevede la prescrizione dei reati punibili con l’ergastolo. Poi, verosimilmente, i componenti del manipolo che uccise Gracco saranno tutti defunti da un fracco di secoli, ma nel dubbio interrogherei Andreotti … magari lui c’era già 🙂 (comunque, ha già giurato che alle Idi di Marzo era indisposto e non poté recarsi in Senato).
Io in questo caso credo poco a una tesi “complottista” se non al fatto che casomai, al corrente di ciò che poteva avvenire e nell’impreparazione delle forze dell’ordine, qualcuno abbia pensato bene di profittare della situazione per impedire che, come in Spagna per diversi giorni, la manifestazione si trasformasse in un presidio permanente destinato a non essere molto ben visto dal potere. E più che le sortite di parte della destra, che è per definizione sempre contraria ai “complottismi” salvo quelli immaginari che riguardano Berlusconi, temo quelle di Di Pietro fautore di una nuova legge Reale: le nostre libertà sono state già abbastanza ristrette da tante antipatiche misure post 11 settembre ancora in vigore, senza contare che c’è una certa tendenza a “tenersi sul vago” quando si fanno certe leggi e sulle libertà non si possono firmare cambiali in bianco a nessuno, magistratura compresa.
Zunkixeddu, concordo su tutta la linea.
L’uscita – pessima se non rovinosa- di Di Pietro è uno di quei richiami della foresta che un vecchio cane poliziotto come lui non può mancare di avvertire, di tanto in tanto.
Pace fatta fra due autorevolissimi commentatori di questo blog, ma se mai ti pungesse vaghezza di chiamarmi “Sovietino”, rivelo al mondo la tua vera identità e pubblico una foto (falsa ma indistinguibile da una vera) che ti ritrae col la bandiera del Pdl in mano e mentre canti “meno male che Silvio c’è!” 🙂
Vale anche per ZunkBuster…il Komitet gosudarstvennoj bezopasnosti non solo funziona ancora bene, ma esprime pure i vertici dello stato! 🙂
Beh mi va di lusso … temevo intendessi diffondere qualche fotografia compromettente di oltre 20 anni fa andando a fare campagna elettorale con Emanuele Sanna. Eh, il KGB non è più quello di una volta 🙂
Tecnicamente, con la morte degli assassini, il reato è anch’esso estinto, ex art 150 cp.
Appunto, ma Andreotti c’era già :). E dubito stesse coi Gracchi :).
(senatore, sto scherzando ovviamente …)
Aah! ddu timisi a Andreotti! 🙂
Infiltrados un bel tubo. Su repubblica mi pare sia apparsa la foto di un presunto “infiltrato” della polizia nel corteo, e poi si è scoperto che era solo un giornalista che stava facendo il suo lavoro. Figuracce su figuracce.
Ma che bisogno c’è di pagare un poliziotto perché faccia casino quando è pieno di gente che lo fà volentieri aggratis?
Per contribuire alla discussione può essere utile questo articolo di Repubblica
http://www.repubblica.it/politica/2011/10/17/news/black_bloc_piani-23345453/index.html?ref=HRER3-1
Serpeggia un sospetto: che il lasciar fare di alcuni uomini in divisa nascondesse un altro scopo, da taluni reso in qualche modo esplicito. Ovvero che vi fosse il preciso intento di permettere che le cose andassero davvero male per poi dichiarare: ci avete tagliato i fondi e ora di cosa vi lamentate? In altre parole una forma di sciopero molto pericolosa. Che ne pensi Vito?
Anche io credo che ci possano essere varie spiegazioni, tra cui questa, e la Repubblica pare che valuti una ipotesi del genere, tra le righe:
http://www.repubblica.it/politica/2011/10/16/news/hhhh-23333596/?ref=HREA-1
Interessante notare che qualche suggestione fascistoide non manca tra i nostri valenti tutori dell’ordine…ma un po’ di catechismo su cosa sia essere poliziotti o carabinieri di uno stato democratico no? Meno male che non sono tutti così…la sindrome di Genova? Su Genova si sa quasi tutto e chi deve accenderai un mutuo per pagare i danni deve ringraziare di avercelo ancora un lavoro per potervi far fronte, che andava cacciato a calci nel culo con disonore. O minacciare di stupro le ragazzine e massacrare persone inermi dentro i sacchi a pelo è qualcosa di cui andare fieri? A Genova di cose ne sono successo davvero troppe e molti dei responsabili sono stati promossi, altro che mutui da pagare…Ci sarebbe voluta una commissione d’inchiesta seria, che quello era un tema serio.
Come se i misteri italiani fossero una novità … ma puntualmente chi ci si agita troppo viene considerato soggetto meritevole di approfondimenti psichiatrici. Comunque non credo sia questo il caso dei fatti di Roma, continuo a vederci soprattutto una mostruosa impreparazione di base e una prevenzione inesistente … ANCHE SE questa storia che si è aspettato tanto tempo per intervenire sui black bloc, perché poi invece il nervosismo di qualche poliziotto si sfogasse contro gente inerme, andrebbe decisamente chiarita. Altrimenti, il vecchio adagio andreottiano “A pensar male si commette peccato ..:” etc. etc. potrebbe valere ancora una volta.
In ogni caso quelli di destra appena accenni a queste cose subito danno in escandescenze … coda di paglia?
La carenza di training seri -e il conseguente affidamento della creazione di una mentalità omertosa e “di corpo” affidata agli “anziani”- per le forze dell’ordine è o dovrebbe essere una emergenza in un paese che finalmente ma sempre troppo tardi si sveglia a considerare il destino feroce toccato a “colpevoli” come gli sventurati Cucchi, Uva e Aldrovandi, secondo me solo la punta di un iceberg di abusi che resta sommerso.
Ma a qualcuno preme invece tutelare non solo i colpevoli in divisa, ma anche la mentalità “sbirresca” che immagina le forze di Polizia quasi fossero una banda -e purtroppo è esistita anche una forma deviata e delirante di questa impostazione di per sé negativa, vedi per esempio la banda di assassini in divisa da poliziotti che si chiamò “Uno Bianca”-
Sono d’accordo con Soviet sull’indecenza di alcuni inquietanti messaggi riportati dall’articolo proposto da Neo Anderthal. E sono d’accordo anche con lo stesso Neo Anderthal quando ricorda l’insufficienza della formazione delle forze di polizia.
Ma bisogna evitare la confusione tra i casi Cucchi, Uva, Aldrovandi, l’irruzione alla scuola Diaz o la caserma Bolzaneto e il comportamento durante gli scontri in strada, che siano allo stadio o in una manifestazione.
Nei primi cinque casi si tratta di operazioni di polizia giudiziaria, o addirittura di persone in stato d’arresto, nelle quali l’uso della forza è ammesso, in certi limiti e forme, solo in funzione di contenimento di una eventuale resistenza. L’interesse è assicurare la o le persone alla giustizia. Invece la violenza è stata assurdamente spropositata e fuori da qualsiasi regola prevista a tutela di indagati o fermati.
Nelle operazioni di O.P. l’interesse è che non ci sia disordine e metodi e mezzi sono diversi, è il caso di dirlo, per forza. Già il diverso abbigliamento degli agenti lo suggerisce. Certamente ci dev’essere una azione preventiva, ma di fronte a chi vuole sfondare una linea che non può essere superata o a un gruppo che comincia a sfasciare tutto, non si va a dire “fermi polizia, siete in arresto”. E può capitare che qualche, appunto, malcapitato si becchi qualche colpo a gratis: non vi è mai capitato di stare troppo vicini a una rissa? Quando i malcapitati sono troppi significa che è sbagliata la gestione, per colpa o per dolo.
Nel caso specifico se la prevenzione c’è stata, non è stata efficace. Il gruppo dei cosiddetti black bloc sfilava tra due gruppi di manifestanti (che, pur non essendo attrezzati, li hanno affrontati in assenza di chi ne aveva il compito e facendosi pure male) e non, come sarebbe sempre preferibile, in coda al corteo. Il grosso degli agenti, se non ho capito male, era schierato in vie laterali per evitare l’accesso verso i palazzi del potere e quelli mandati ad affrontare la teppa erano pochi e in ritardo.
D’accordo nel non confondere l’ordine pubblico vicende che con l’ordine pubblico non c’entrano niente. E ci sta che in caso di disordini la polizia carichi e chi si trova in mezzo si becchi qualche manganellata. Ma dalle immagini che abbiamo, da Genova in poi, capita spesso che ci sia un accanimento su feriti o su persone orami a terra e inermi e questo è intollerabile e segno di scarsa preparazione. La gestione delle proprie emozioni credo sia fondamentale per chi fa ordine pubblico e soprattutto su chi sta in prima linea (che ha livelli di tensione, ansia e adrenalina alle stelle). Avendo una certa perversione per le arti da combattimento, ho fatto un po’ di formazione in tecniche da combattimento corpo a corpo israeliane con un sergente istruttore dell’esercito belga (uno con la faccia da SS e non è detto che non lo fosse davvero!): la cosa fondamentale è il controllo dell’aggressività, che va scatenata contro l’obiettivo pericoloso e letteralmente “spenta” quando non rappresenta più un pericolo. In particolare questo avviene quando ci si trova a fronteggiare una molteplicità di avversari. Quello che si vede spesso invece è, nella migliore delle ipotesi, gente che picchia nel mucchio a sentimento, senza nessun obiettivo reale, solo perché ha in mano un manganello, nella peggiore calci, manganellate e pugni a persone già a terra. Credo che maggior professionalizza, che deriva dall’investimento di risorse vere, in chi rappresenta in fin dei conti la vera differenza tra uno Stato democratico ed uno autoritario sia indispensabile. Una volta un tale mi disse che la pulizia di una casa si può accertare dalle condizioni del water…beh, se questo è vero, il livello di uno Stato democratico si accerta dal modo in cui esercita la violenza e la repressione nelle sue funzioni di ordine pubblico.
vi ricordate cosa e successo anni fa’ davanti alla casa di soru,in origine era una manifestazione pacifica contro l’aliga napoletana poi si infiltrarono quelli del centro destra,o estrema destra ieri a roma e successo secondo me la stessa cosa
Una manifestazione di protesta contro una casa privata non può essere pacifica, per definizione.
I soliti figli di papà senza cervello
Per non dimenticare …
http://www.wilditaly.net/maroni-condannato-per-oltraggio-e-resistenza-al-pubblico-ufficiale-condanna-la-violenza-2802/
Quello a cui abbiamo assistito ieri è uno scenario già visto, stesse dinamiche e strategie che si ripetono. Reiteratamente. Una manifestazione pacifica di migliaia di persone e una sparuta minoranza di teste calde che interpreta a modo suo lo stare in piazza. Li chiamano black bloc, schegge impazzite dell’epoca post-no global, anarchici insurrezionalisti ma all’interno di queste cellule chi c’è in realtà? nessun infiltrato? qualcuno o tanti, magari insospettabili che si sono insinuati da tempo. Come mai agiscono indisturbati ogni volta che la portata della protesta in termini di adesione e partecipazione diventa straordinaria? Io mi chiedo in termini di strategia politica cosa serva sfogare la propria rabbia contro vetrine di banche, multinazionali, con macchine bruciate ricreando di fatto un’atmosfera da guerriglia urbana. Vuoi sensibilizzare la massa verso problematiche annose e di grande importanza su scala globale, sapendo che i media nazionali e non solo circoscriveranno il loro racconto ai disordini, e allora cosa fai? sfasci, incendi, devasti. Del resto, come voleva il popolo di Seattle, è vero nessuno può dettar legge in piazza e chiunque si permetta di fare distinzioni tra buoni e cattivi deve essere buttato fuori a calci in culo. Il che è mooolto mooolto utile alla protesta e a chi vuol portare avanti certe idee con credibilità e soprattutto non dà la possibilità alle forze dell’ordine di gestire a seconda del caso questi piccoli focolai di violenza. Ho ancora impresse le parole di Giulietto Chiesa quando scrisse il bellissimo saggio reportage intitolato “G8 – Genova” : – Quando manifestarono i portuali a Genova c’era un servizio d’ordine molto ferreo, nessuno si poteva permettere di sgarrare, tutti sapevano che la violenza se la sarebbe ripresa il potere per poi risputartela addosso sotto forma di repressione. Parole illuminanti, tanto sagge allora in occasione del G8 genovese quanto oggi rispetto a quello che è successo ieri a Roma.
Manifestare in sicurezza? Ma stiamo scherzando? La sicurezza la dovevano avere i cittadini che non stavano manifestando, ma che anzi stavano lavorando o semplicemente passeggiando! Indecenti sono gli indignados, non certo Maroni!
Troppo vento…
Bentu ‘e makighine.
Ventennio?
Penso che il nodo sia la natura violenta del dibattito politico in Italia. Purtroppo le esperienze storiche ispirate alla non violenza (in principio i radicali ma non solo, sino all’ultimo Bertinotti) hanno inciso poco. Rispetto a ieri poi a me convince poco come la stampa sta impostando l’analisi: tutti vittime di pochi violenti. Non vedo molta distanza tra i gruppi che sfasciano tutto in strada e i toni fuori e dentro dal parlamento, sempre violenti verso il nemico ( mai avversario), nessuna o pochissima informazione sui temi veri, un parlamento che ratifica unicamente decisioni prese altrove etc. etc.; ciò detto questo movimento o fa la scelta non violenta subito ( ma sul serio ) o non ha speranza di incidere. lo scontro frontale con lo Stato si perde sempre… ieri Cossiga avrebbe goduto a vedere quella piazza….
A destra, per fortuna, non si sono dimostrati tutti uguali. C’è chi ci ha inzuppato il pane come Alfano e Cicchitto, e c’è chi, come Alemanno (che avendo forse fatto a suo tempo un po’ di scontri dalla parte Fuan quando Alfano era un bambino e Cicchitto un piduista) ha tenuto a distinguere con chiarezza la posizione del movimento e quella dei violenti.
Ma la cosa sconcertante è il ministro dell’interno Maroni che non riesce a dire altro se non che c’erano dei violenti infiltrati nel corteo: peccato che poche centinaia di scalmanati fanatici e pazzi siano riusciti per ore a giocare come il gatto col topo con la polizia rimanendo i veri padroni della città, che vi sia stata un’evidente impreparazione delle forze dell’ordine, che evidentemente in Italia non vi siano servizi segreti degni di questo nome se nessuno aveva saputo prevedere adeguatamente una simile calata dei barbari.
E a parte la strumentalizzazione demenziale degli Alfano e dei Cicchitto, non vale neanche il discorso di una traslazione dell’accaduto nell’ambito della dialettica destra-sinistra, dal momento che il movimento degli “indignados” è internazionale, non ha un colore partitico definito (certamente non è di destra, ma neppure agevolmente metabolizzabile dalla sinistra se non forse da qualche sua frangia ancora ottocentesca, qui il bersaglio può essere Berlusconi, ma in Spagna è Zapatero e negli USA è ormai Obama), ha parole d’ordine apparentemente estremistiche ma in realtà talmente sul vago che perfino Mario Draghi può in qualche modo riconoscervici.
Conclusione: respingiamo le strumentalizzazioni demenziali di una parte della destra, ma non abbocchiamo neppure al tranello di chi vuole vedere la strategia della tensione dietro questa vicenda: è solo una vicenda in cui i servizi di sicurezza e chi avrebbe dovuto programmare l’azione delle forze dell’ordine ha dimostrato una barbina impreparazione. E dovrebbe dimettersi, a cominciare da Maroni, forse troppo distratto dalle dispute interne con Bossi.
Caro Zunk, resta però il punto di masse sempre più numerose di indignados senza che si riesca a vedere alcun elemento che possa ridurre questa indignazione. Il passaggio tra l’essere indignati e l’essere incazzati non è cosa complicata, così come non lo sarebbe tra l’essere incazzati e passare alle vie di fatto.
Il riferimento alla strategia della tensione è improprio, perché in quel caso entravano in gioco anche meccanismi legati alla geopolitica e alle sfere di influenza Est/Ovest: l’utilizzo strumentale di moti di protesta per garantire la fedeltà al campo di influenza non sono mancate, in modo più sbrigativo da parte sovietica con l’utilizzo diretto dell’Armata Rossa, in maniera più subdola da parte americana, con i consiglieri militari, la Scuola delle Americhe e il finanziamento dei golpe in America Latina e appunto la strategia della tensione in Europa.
Oggi di tutto questo (per fortuna) mi pare non si possa parlare e resta la capacità di gestire una società senza sbocco, che pare giunta al termine della sua parabola.
In tutto questo, l’inefficienza di chi è preposto all’ordine pubblico è accidentale, perché non è l’ordine pubblico che può risolvere il problema, ma solo tentare di comprimere alcuni suoi sintomi. Certo, meraviglia che l’Italia si dimostri così inadeguata nel fronteggiare situazioni per le quali è forse il paese con la maggiore esperienza in Europa: l’Italia ha avuto il terrorismo politico più virulento (della sinistra terrorista e della destra stragista), il movimento operaio più forte d’Europa, capace di esprimere politicamente un partito con oltre il 30% dei consensi, una sinistra extraparlamentare vivacissima. Tutto questo avrebbe dovuto lasciare formazione, esperienza, professionalità, capacità di gestione dell’ordine pubblico di alto livello. Ed io francamente credo che tutte queste competenze ci siano e non riesco a capire perché non siano utilizzate.
Mi faccio anche qualche altra domanda, com’è possibile che gruppi di ragazzotti senza arte né parte, riescano a tenere in scacco professionisti addestrati, anche all’uso della violenza. Perché negli Stati moderni il monopolio della violenza ce l’ha lo Stato stesso e quindi i suoi apparati di sicurezza. Le ipotesi possono essere diverse e non escludenti: che si selezionino i più incapaci per l’ordine pubblico; che i ragazzotti senza arte né parte siano invece gruppi paramilitari addestrati alla guerriglia urbana ( e siccome non si impara la guerriglia urbana su internet o giovando su una consolle, da qualche parte faranno pratica…); potrebbero essere infiltrati veri, ma da parte di chi? L’addestramento all’uso della violenza è consuetudine dei gruppi neonazisti oppure – secondo la dottrina Cossiga – sono infiltrati delle forze dell’ordine?
Quindi, c’é un problema enorme, che è quello dell’assenza di futuro che crea disperazione e possibilità di risposte violente di massa; poi c’è un problema di minor portata, ma grave, di garanzia di sicurezza per il dissenso: ha ragione chi dice che se ogni manifestazione può diventare una battaglia, solo chi ha piacere a combattere partecipa…ma non siamo più nel campo della democrazia, di ma una subcultura violenta, gladiatoria, in altri termini fascista nella sua gerarchizzazione di ciò che vale o no in base alla forza bruta.
Caro Soviet, di cortei romani in anni più verdi ne ho fatti anch’io, e penso li avrai fatti anche tu. Parlo di metà anni ottanta per intenderci, e anche allora, sia pure con un impatto tutto sommato meno violento, sapevamo che a fine manifestazione dovevamo aspettarci le immancabili sortite degli “Autonomi”. Soggetti incontrollabili, che non si riconoscevano in alcun modo del sistema istituzionale ivi compresi i partiti di sinistra più estrema (compresa la cara vecchia Democrazia Proletaria), che traevano le proprie radici da “un certo contesto” molto difficile degli anni ’70, del ’77 in particolare.
Oggi forse la storia si ripete, tuttavia restano questioni ampiamente inesplorate circa chi realmente siano sti Black Bloc e chi li mandi… semplicemente espressione dei centri sociali più violenti e isolati politicamente, come sembrano ritenere i servizi segreti, oppure c’è dietro qualcosa di poco chiaro? Sinceramente non penso alla strategia della tensione, non credo che neanche Berlusconi avesse interesse a sputtanare un movimento che tutto sommato non è così amichevole neppure nei confronti dei suoi principali oppositori, però tornano alla mente certi discorsi relativi alle vecchie Brigate Rosse, a come il “cui prodest” relativo alla loro strategia non portasse necessariamente, e semplicisticamente, ai sovietici (coi loro terminali cecoslovacchi) avversi alla politica di Berlinguer, ma forse anche ad ambienti atlantici.
Il contesto odierno è notevolmente diverso, in ogni caso abbiamo diritto e necessità di sapere … perché, ferma la condanna di ogni violenza, c’è una bella differenza tra l’esasperazione di masse condannate a non avere futuro che talora può sfociare nella violenza e la pianificazione scientifica fine a sé stessa della violenza.
Però è proprio il cambiamento di contesto che rende tutto più pericoloso: anche negli anni ’70 capitavano scontri anche all’interno della sinistra, tra il PCI e autonomi o tra CGIL e movimento studentesco ( la cacciata di Lama da La Sapienza è del 1977). Ma allora avevi partiti della sinistra solidi e organizzati, anche se si sono dimostrati poco capaci di relazionarsi con alcuni dei bisogni espressi dalle generazioni più giovani e soprattutto, forse si era alla notte della pubblica, ma c’era la speranza di una nuova alba. Oggi non è più così. Quello che si immagina è che alla notte succederà una notte ancora più scura e che quindi non c’è speranza. È vero, tra masse esasperate e violenza pianificata in dettaglio c’è differenza. Ma infatti il problema non è la violenza pianificata: per quella, a meno di depistaggi, le forze dell’ordine vengono sempre a capo. Il problema vero secondo me è l’altro: con masse esasperate e disperate la violenza sarà conseguenza inevitabile, derubricarla oggi come semplice atto di pochi sconsiderati, violenti e infiltrati, non farà altro che distogliere l’attenzione da qualcosa a cui siamo assolutamente impreparati. Le soluzioni più rapide sono quelle delle leggi speciali e della limitazione della libertà. Oggi i black bloc (chiamiamoli così per semplificazione) sono intrusi che innalzano il livello di scontro inutilmente, domani potrebbero essere paladini e avanguardie delle stesse masse di disperati/esasperati.
Il problema è che il capitalismo è alla canna del gas. La globalizzazione non è stato altro che il corrispettivo su scala planetaria di quei pessimi impresari che, vedendo avvicinarsi il dissesto, anziché ridimensionarsi in conseguenza tentano di espandersi a spese della collettività (Parmalat docet). E molti studiosi ed economisti non certo marxisti stanno perfino riconoscendo che forse il buon Marx aveva ragione, ma era di un secolo e mezzo in anticipo sulle previsioni. Il guaio è che nel frattempo pure a sinistra siamo rimasti al cospetto di un cumulo di macerie, tra il fallimento del socialismo reale dell’est e l’inconsistenza di quello riformista occidentale, messo in ombra quanto ad adeguatezza d’analisi perfino dalla Chiesa cattolica. C’è sicuramente incertezza, che non riguarda solo chi si riconosce nella parte più estrema della sinistra. E l’incertezza è pericolosa.
Inizio a preoccuparmi…sempre più spesso mi trovo d’accordo con i tuoi commenti! 🙂
Ho avuto modo di sentire e leggere commenti delle ultime ore da parte di persone politicamente orientate verso l’estrema destra e ho notato che l’effetto delle immagini degli scontri di Roma è quello che veniva cercato con la strategia della tensione: “Ma guardate questi manifestanti di sinistra che spaccano tutto. Ci vuole una risposta durissima. Ci vorrebbe il fascismo”. Giusto per citare i più morbidi.
Se c’era una regia occulta, bhe, forse puntava proprio a questo.
Visto il chiaro disinteresse mostrato dal Governo a che manifestazioni del genere possano svolgersi secondo l’intenzione degli organizzatori, sarebbe il caso, per il futuro, che gli stessi organizzatori mettessero in piedi un servizio d’ordine di quelli all’antica.
e cosa pretendiamo da uno Stato che è stato delegittimato dal suo stesso governo in tutte le sue funzioni? L’ordine pubblico non è una priorità di questo governo. Come non lo sono la cultura, la sanità e la giustizia. Vito, sai a quanti dipendenti pubblici, se dovessero non pagare le tredicesime, salterebbe la rata del mutuo e si vedrebbero portar via la casa? Hai visto cosa succede in Grecia, dove persone normalissime si danno fuoco per strada, perché preferiscono morire piuttosto che vivere nell’indigenza a causa delle riforme imposte dalla UE? A volte mi sembra di parlarci addosso, senza che parliamo di cominciare a fare qualcosa per evitare la guerra tra poveri di cui oggi abbiamo visto una piccolissima anticipazione. E meno male che Maroni è uno dei ministri che gode di buona considerazione fuori dall’Italia.
Ero a Londra pochi giorni or sono, per questioni di “sostenibilità”.
Quella città è, notoriamente, “la città dei creativi”, cioè quella nella quale si riunisce la maggiore percentuale mondiale di “addetti al futuro”.
La sensazione attuale, rispetto a visite precedenti, è quella di un contesto sempre più multietnico (non dico Singapore, ma quasi), nel quale la gente partecipa della costruzione di una prospettiva (locale e mondiale) più attraverso l’adesione a buone pratiche diffuse, che a sani, solidi, positivistici e scintillanti progetti e oggetti vecchia maniera, che pure non mancano, ma non entusiasmano oltre il necessario.
Tanto per capirci, il problema non sembra più essere quello di progettare il mondo di domani, contando di poterlo costruire (è stato il paese delle new towns), quanto quello di “aggiustare” il mondo d’oggi, nella consepevolezza di non avere risorse sufficienti per rovesciare la società come un calzino.
Per questa ragione, il futuro (soprattutto quello dei giovani) a sua volta sembra dover essere improntato, per poter esistere, a una buona capacità di adattamento, di consapevolezza, e di partecipazione. Con assoluto rifiuto del “benaltrismo” e del signor Godot.
La possibilità di vivere bene intesa, soprattutto, come capacità di vivere civilmente.
Beato un popolo che non ha bisogno di eroi, e non cerca di costruire miti, ma crede invece di poter crescere in se stesso nei termini in cui si è costituito, e non nel modo in cui “dovrebbe” essere, in un mondo altamente improbabile.
Ma perchè volete strumentalizzare le azioni di circa 500 criminali dando alle loro azioni delittuose una valenza politica? Perchè non usate la vostra dotta ed elegante dialettica per condannare le violenze gratuite che Sky e le altre reti ci hanno fatto vedere in diretta? Perchè non dite che i veri manifestanti hanno fatto di tutto per isolare i violenti? Ma secondo voi esistono differenti motivazioni tra i teppisti che negli stadi attuano ogni tipo di violenza e le persone che hanno provocato gli incidenti di Roma dove per puro caso non ci sono stati morti? Ma non vi sembra poco onesto inviare commenti non firmandosi e nascondendosi dietro pseudonimi?
@Raimondo.
1) Quelle azioni si prestano ad essere strumento -nel caso: strumento/pretesto di repressione- e hanno una valenza politica, chiedete a Cicchitto. O con una apposita seduta spiritica al compianto Senatore Cossiga, Presidente Emerito.
2) Perché la condanna è ovvia, implicita nel discorso. Che essendo elegante e raffinato si articola anche in sottintesi.
3) Dove hai letto il contrario? Si dice esattamente quello, invece.
4) Bisognerebbe chiedere agli uni (teppisti da stadio) e agli altri (facinorosi e Black Bloc vari), e non è escluso che in parte si tratti delle stesse persone.
5) No. D’altra parte chi mi assicura che il tuo nome non è uno pseudonimo? Io per esempio mi firmo Franco Eloquio, ma mi chiamo N.A.
Vedi, ormai chiunque abbia un minimo di strumenti culturali che gli permettano di leggere la società e la realtà eviterebbe frasi del tipo “non avete visto “le violenze gratuite che che SKY e le altre reti ci hanno fatto vedere”. Fermerebbe la sua frase mordendosi la lingua proprio in virtù della sua parte finale: ci fanno vedere. Le reti televisive sono esattamente parte di quel sistema contro cui si scagliano oggi le frange più violente, domani tutti gli altri. La realtà artefatta dei tuoi mass media è la stessa costruita a Genova nel 2001. Io varierei le fonti e non mi fermerei alla versione ufficiale. La politica condanna la violenza, bel coraggio, dopo aver distrutto il futuro di questi ragazzi e ancora dà uno spettacolo penoso. Gente che flirta con mafie e criminali di ogni tipo dovrebbe tacersi. Perché non si vedono soluzioni e la situazione non potrà che peggiorare.
Perchè chi non ha speranza nel futuro non ha neppure più niente da perdere. Se non è chiara la differenza con gli ultras di una squadra di calcio è difficile farlo capire in altro modo.
Comunque i tuoi tg e le tue reti stanno già iniziando manipolare la realtà, perché adesso risulta che quella manifestazione non era degli indignati, ma di ragazzi in vena di scampagnate a Roma. La violenza non è mai una risposta, perché violenza chiama violenza e quando la selezione è fatta non tra chi sa ragionare, proporre e organizzare, ma tra chi sa menare le mani meglio e più forte, non se ne esce, in Italia l’abbiamo già sperimentato.
Quindi la strumentalizzazione non c’entra niente, qui c’è una realtà che ogni giorni di più diventa più invivibile e se la nostra società diventa una giungla, saranno le belve ad avere la meglio.
…non so, cosa ne pensi in merito?
Vito dobbiamo considerare anche il fatto che tutto ciò possa essere un “vantaggio” o “mossa strategica” del governo… ricordiamo cosa disse Cossiga:
Ottobre 2008 :
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni (…). Gli universitari? Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto , e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale . Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì».
Francesco Cossiga – Presidente Emerito della Repubblica Italiana.
Fonte:
http://www.senato.it/notizie/RassUffStampa/081023/jmsra.tif
Anche io facevo queste considerazioni……….stesso copione………
Uno degli elementi più forti che sta emergendo dalle ricerche sociali sulla condizione dei giovani (ma il problema non riguarda solo i giovani), i disoccupati, i precari, grandi strati della società è la paura e la perdita di speranza nel futuro. Per quale ragione, chi vive una condizione simile dovrebbe essere pacifico? Noi ci illudiamo che le polveriere siano solo in medio oriente o in luoghi lontani, la verità è che ci siamo seduti sopra anche noi e la situazione rischia di esplodere all’improvviso e non sarà più solo un problema di ordine pubblico. La disperazione può trasformarsi in rassegnazione o in rabbia, dopo anni in cui pareva impossibile cambiare qualsiasi cosa, oggi si inizia a vedere altro, a vedere che – nel bene o nel male, in forme pacifiche o meno – chi non ha nulla da perdere ha deciso di urlarlo piuttosto che rassegnarsi al fatalismo. Non è più un problema di pochi scalmanati, ma di molti che si sentono ormai dannati in eterno da questa società.