Questo articolo è stato pubblicato oggi in prima pagina su Sardegna Quotidiano con il titolo “Per l’ostaggio Tuvixeddu basta pagare il giusto prezzo”.
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La maggioranza dei cagliaritani della vicenda di Tuvixeddu non ci ha mai capito molto. Non c’è da stupirsi, perché una ben coltivata disinformazione è da sempre una delle armi di chi da oltre vent’anni anni sta portando avanti un progetto quando meno discutibile: realizzare un quartiere di lusso a ridosso di un’area archeologica di straordinaria importanza, di proprietà però della stessa società costruttrice, la Coimpresa dell’imprenditore Gualtiero Cualbu.
La vicenda negli anni si è aggrovigliata, ma i termini della questione sono sempre gli stessi: il diritto della Coimpresa a costruire è stato via via eroso da una serie di sentenze ed ora appare fortemente a rischio. D’altra parte, Coimpresa pretende i danni per lo stop all’accordo di programma che nel 2000 aveva dato il via libera all’operazione (ed è infatti in corso un arbitrato che quantificherà il risarcimento). Resta poi la questione delle questioni: se anche non si dovesse più costruire nulla, l’area resterebbe nelle mani dei privati, e per disporne l’amministrazione dovrebbe dunque acquistarla.
Per lunghissimi anni le amministrazioni comunali di centrodestra hanno fatto coincidere l’interesse pubblico con quello privato: per assurdo, secondo i sindaci Delogu e Floris l’unico modo per salvare dal degrado l’area archeologica era quello di costruirci case attorno. La feroce opposizione della società civile cagliaritana, l’azione della giunta Soru e l’introduzione di nuove norme a tutela dei beni paesaggistici ha invertito mutato i rapporti di forza.
Oggi il nuovo sindaco, Massimo Zedda, parteciperà ad un incontro con la Regione e la Coimpresa. La questione è complessa ma una cosa è certa: dopo tanti anni di dispute legali è venuto il momento di chiedersi semplicemente: qual è l’interesse della città? Costruire nuove case o lasciare un’area così importante libera dal cemento? Quali strumenti si hanno per consacrare finalmente alla cultura e al turismo quest’area così straordinaria?
Come per tutte le questioni intricate, la soluzione passa per una forte dose di pragmatismo e nessuna ideologia. Cualbu dice di avere legge dalla sua; ma questo, se è vero, non basta più: il suo progetto è superato e inviso a sempre più larghi settori cittadini e la vittoria di Zedda lo dimostra. Perché per troppo tempo Coimpresa ha tenuto in ostaggio Tuvixeddu, e questo non è più accettabile.
Dall’altra parte, liberare il colle potrebbe comportare dei costi molto alti. Infatti più di un anno fa il Consiglio regionale con una decisione unanime, ha dato mandato alla giunta Cappellacci di comprare l’area, anche con il concorso finanziario dello Stato. Da lì dunque si riparta. Di case sul colle non si deve e non si può più parlare, ma solo di soldi. Coimpresa e Cualbu si rassegnino: hanno perso. Per cui, si fissi il prezzo dell’ostaggio, e Tuvixeddu sia restituito alla città.
Gentile Antonio Dettori, La ringrazio per le informazioni per così dire “di prima mano”. L’associazione alla quale appartengo ha il compito di difendere i beni comuni, non quello di aggredire i beni privati, come alcuni, purtroppo, sembrano insinuare. Nessuna opposizione, dunque, a che gli imprenditori ricevano quanto è loro dovuto. Nel rispetto delle sentenze, delle leggi e della costituzione, compreso l’articolo 9 che pone tra i principi fondamentali della Repubblica la difesa del paesaggio. Per questo Le chiedo se può indicarmi gli estremi della sentenza del Consiglio di Stato del 1991 alla quale fa più volte riferimento. La ringrazio ancora, buona serata.
Ovvio che gli abitanti sono 160.000. I dati sono reperibili su Sardegna statische nel sito della Regione Sardegna. Dunque nessuna genericità. Saluti.
Io da piccolissima ho abitato in una delle casette a due piani appartenenti ai Sotgiu. Quella zona isolata era un piccolo paradiso, per noi bambini piccoli, ma anche per i genitori che allora erano molto giovani. Guardando lo scempio attuale mi viene da piangere.
La maggioranza frena il sindaco. Chiede verifiche:
http://www.ufficiostampacagliari.it/rassegnastampa.php?pagina=19239
http://www.ufficiostampacagliari.it/rassegnastampa.php?pagina=19237
Avvertito l’ufficio legale per quel che riguarda i Sotgiu, purtroppo temo che ci saranno ulteriori ovvi ritardi sia per il parco che per la realizzazione dell’asse viario e qualcuno si assumerà le dovute responsabilità come ovvio che sia, dubito sulla convocazione della conferenza di servizi di fine settembre e sull’apertura del parco archeologico preventivato per la prossima primavera.
Resto scettico sulla validità e legittimità di tale iniziativa promossa da persone che fanno la voce grossa su proprietà che non gli competono senza aver mai partecipato ad accordi o avere la proprietà delle aree in oggetto, ma se si assumono la responsabilità delle loro azioni nelle sedi competenti anche in sede risarcitoria, nessun problema.
Gentile Antonio Maria Dettori, lei dice (e questa affermazione l’ingegner Cualbu ce la risparmia) che la famiglia Sotgiu ha accettato la transazione di cinque miliardi con il Comune “per non pesare troppo sulle tasche dei cittadini”? Ma perché offende in questo modo la mia intelligenza modesta? Le ho portato il massimo rispetto. Ma non mi offenda, la prego. Se la famiglia ha curato i propri interessi lo ha fatto certo legittimamente. Non mi racconti che il pensiero guida erano le tasche dei cittadini, non me lo dica. E lasciamo in pace le tasche. Le rinnovo saluti cordiali.
Le ho portato anche io rispetto e francamente le confermo che all’epoca ci siamo messi scrupoli, ma le confermo che questa volta non li avremo.
Il comune all’epoca non aveva soldi e piuttosto che pignorare al comune altri 15 miliardi abbiamo accettato, sia lei a non insultare chi dopo 18 anni di causa rinuncia a 20 miliardi prendendone un quarto e cedendo perfino parte delle sue aree per consentire al comune di realizzare l’asse viario per il parco.
In questo blog sono intervenuto solo per informarvi su come vanno le cose durante le riunioni, ma se preferite e se questo è lo spirito per me non c’è alcun problema, ognuno rimane della sua opinione.
No no, noi preferiamo che lei continui a darci tutte queste informazioni che consentono a ciascuno di noi di valutare poi in maniera libera e indipendente la vicenda Tuvixeddu. Grazie ancora.
Sig. Biolchini, sia chiaro fin da ora che scrivo nel suo blog per dare un contributo, quanto più possibile chiaro su quel che accade in questa faccenda, non sono qui a fare polemica o a cercare una vetrina.
Come lei scrive i Cagliaritani sanno poco su questa vicenda, ho sempre pensato che rendere pubblico e trasparente il dietro le quinte fosse dunque una qualcosa di gradito.
Se posso permettermi di darti del tu, ti confermo che l’impressione avuta al primo incontro con il Sindaco Zedda è stata più che positiva, non era mai accaduto nelle riunioni di Floris, la nuova giunta ha dimostrato di voler chiudere questa vicenda tenendo conto della situazione creatasi con l’accordo di programma.
Si sono superate le ideologie politiche, la regione di destra che collabora con la giunta Zedda di sinistra per un fine comune, dare il parco ai Cagliaritani, e questo è emerso tanto da consentire le dichiarazioni sui giornali di una prossima conferenza di servizi (fine settembre primi di ottobre) per la riapertura e riqualificazione del parco e una per la modifica dell’asse viario per consentire l’accesso al parco.
Se tutto va bene e non ci saranno inutili crociate di partito per la primavera del 2012 si potrà godere del parco.
Ma si è parlato anche di tanti altri aspetti legati all’accordo del 2000, il sindaco Zedda non è uno sprovveduto e prima di riunirci ha consultato giustamente l’ufficio legale del comune,e si è compreso che per quanto possa essere oggi superato il contenuto dell’accordo non può essere ignorato perchè si trascina dietro enormi problemi, sopratutto risarcitori.
Un esempio è l’esproprio ma un’altro aspetto è lo stesso asse viario che si sviluppa parzialmente su cessioni di aree private al comune per consentirne la realizzazione….si immagina una nostra presa di posizione del tipo “noi ti abbiamo ceduto quei terreni per fare questo e se non lo fai ce li restituisci e paghi i danni e amen?”….abbiamo deciso di dialogare e se si deve modificare qualcosa si valuta e si risolve il problema….dialogo, cooperazione, pianificazione e risoluzione rapida dei problemi, questo è stata la sostanza dell’incontro.
Purtroppo fondi per acquistare le aree di Tuvumannu non sembrano esserci, tantomeno permute, dunque trovare soluzioni è l’imperativo.
ora consideriamo come ho gia detto le sentenze del consiglio di stato,quella del marzo 2011 mette una pietra tombale sull’accordo (e questo è discutibile per gli uffici legali) ma se così fosse spiana completamente la strada alla sentenza esecutiva del consiglio di stato del 1991 per l’esproprio di via castelli…certo, la metà è già stata transata nel 2000, ma quella famosa metà che manca ritornerebbe con i dovuti interessi…questa è la situazione, di questo si è parlato e preso coscienza.
E la “maggior parte dei cagliaritani” distingue chi ha un interesse economico diretto o indiretto su Tuvixeddu. È facile. Ma la stessa “maggior parte” deve fare uno sforzo di comprensione. Ricordo a tutti i dati dell’Istat sulla nostra città. Su meno di 260.000 abitanti ci sono 10.000 analfabeti e 51.000 ( sì, le cifre sono queste ) che dichiarano di saper leggere e scrivere senza aver conseguito la licenza elementare. Certo, tutti, indipendentemente dal grado di scolarizzazione possono comprendere, meglio di certi scolarizzati, che a Tuvixeddu si voleva concludere un affare dannoso per tutti. Saluti.
I dati che cita sono quanto meno strani. All’ultimo censimento Cagliari ha poco meno di 160.000 abitanti, per contro il tasso di analfabetismo che si deduce da quanto scrive Lei (3,8%) è molto inferiore dai tassi che si trovano su autorevoli pubblicazioni on-line (9,1%, Unione Nazionale Lotta all’Analfabetismo, 2005, citato da Wikipedia). Sui 51.000 alfabetizzati senza licenza media non ho verificato, fa sensazione comunque che siano il 19,6% secondo la demografia che Lei cita, e il 31,9% della popolazione se ci si basa sul dato di demografia che ho sopra riportato.
Dopo il quantitativo (discutibile) passiamo al qualitativo (discutibilissimo) che emerge dal suo “affare dannoso per tutti”: ma lo sa che senza scalzare le lacune di scolarizzazione dei cagliaritani, ci sono diverse persone scolarizzatissime che non condividono quello che Lei dice? Ma mica sono tutti direttamente interessati economicamente. Qualcuno vorrebbe finalmente avere fruibile la necropoli, visitarla, portarci i propri figli per parlare della nostra storia. Qualcun’altro vorrebbe passeggiare nel parco, ripulito detriti delle demolizioni di ignoti privati donatori delle macerie, dai coppertoni usati e dalle batterie d’auto delle discariche abusive. Qualcuno vorrebbe visitare il promesso Museo dell’arte fenicio-punica. Chi va al lavoro, a scuola, all’università e per uffici la mattina eviterebbe volentieri il caos in città alta grazie ad una direttrice che evita che il grande traffico al cuore antico della città. Gli abitanti dei due PEEP e PDZ di Via Codroipo e Via Castelli sarebbero grati a questa civilissima città se, dopo averli ghettizzati, qualcuno desse loro finalmente gli standards abitativi che per LEGGE spettano a tutti i cittadini. E qualcuno dovrebbe anche essere contento se, con l’Accordo di Programma o con qualunque altro accordo, il Comune di Cagliari (quindi la collettività) debba pagare meno possibile a Cualbu o ai parenti del Sig. Dettori per gli sbagli delle passate amministrazioni.
La genericità con la quale lei cita i dati di riferimento fa il paio con la dubbia veridicità circa la dannosità di questo affare. E la genericità non risolverà certo il problema su cosa, quanto e come fare a Tuvixeddu.
Saluti
Gentile Dettori, grazie per la risposta. Ma devo precisare che è il TAR, in uno degli innumerevoli ricorsi di Comune e Coimpresa che, ricostruendo la vicenda, quantifica in 63 miliardi il debito del Comune di Cagliari. Non invento neppure la punteggiatura di ciò che scrivo. E sono sufficienti modeste conoscenze di matematica per capire che ci sono discrepanze. Però, in fin dei conti, questo conta poco. Quella che conta è la sentenza del Consiglio di Stato. E questa stabilisce dei punti che la commissione di vigilanza ha ignorato. Compreso il fatto che l’accordo è superato dalla stessa sentenza. Inutile tentare di ignorarla. Inutile e rischioso. Cordiali saluti e ancora grazie per la cortesia. Nessuno le chiedeva di non essere di parte. Spero che la discussione continui. La vicenda continuerà di sicuro.
Gentile Gianni Campus,
mi rendo conto della sua posizione e del fatto che in tutti, dico tutti, i numerosi ricorsi concernenti Tuvixeddu il Comune di Cagliari è sempre stato vicino a Coimpresa. Una coppia inossidabile e, sino a oggi, legittima. E ho anche coscienza della difficile digeribilità, per Coimpresa e per chi della Giunta ha fatto parte per sette anni, della sentenza del Consiglio di Stato del 2011. Ma quella sentenza è là e deve essere accettata, esattamente come chi le scrive ha accettato l’altra dura decisione del Consiglio di Stato che decretava l’illegittimità del vincolo apposto dalla Commissione regionale per il paesaggio. L’accordo di programma non è una tavola delle leggi. Il fatto è che, proprio durante la dinastia Floris, lo Stato italiano (non mi diventi indipendentista, architetto Campus, rifiutando le leggi dello Stato) si è permesso di varare il Codice Urbani, la Regione, a discendere, di varare il Ppr . E questo ha turbato un equilibrio che, evidentemente, non era destinato all’eternità.
Così quando la Giunta Soru sottomise l’area di 180 ettari all’articolo 49 del Ppr l’Accordo decadde.
Si rilegga la sentenza del Consiglio di Stato, anche se le induce un poco di malinconia perché segna la fine di un brutto progetto, nemico del bene e del bello.
Gentile Giovy,
per quanto mi riguarda, posso garantire che le sentenze – con particolare riferimento a quelle di tipo amministrativo, ma non solo – costituiscono per me fonte e motivo di interesse più professionale che altro.
La ragione di questo mio relativo distacco, deriva soprattutto dal fatto di esercitare, ormai da molti anni, la professione di urbanista (la chiami pure come vuole, in realtà sono un architetto laureato e iscritto quando Berta filava), e quindi di persona inevitabilmente attenta allo sviluppo della disciplina.
Le sentenze, come quella più volte richiamata, sono evidentemente una preziosa fonte di riflessione, cominciando peraltro a sedimentare elementi di giurisprudenza in scenari ancora poco trattati e piuttosto sfuggenti. Basterà citare l’evoluzione del termine stesso di “urbanistica”, evidentemente abbondantemente modificatosi rispetto alla trattazione costituzionale negli artt. 116 e 117, quando cioè materie come “paesaggio” e “beni monumentali” sia umani che naturali erano trattate come ben distinte rispetto al governo del territorio, come definito dalla legge 1150 appena pochi anni prima.
Le leggi dello Stato, da Lei evocate – e a me comunque care, anche se mai dovessi esprimermi nel senso di un indipendentismo più culturale che politico (ma poi dovremmo discettare della nozione stessa di diritto, anche senza dover evocare Antigone) – tendono oggi a imporre all’Urbanistica (materia delegata alle Regioni) la sovrimpressione di discipline aventi ruolo sullo stesso scenario, ma tuttora nelle mani (si fa per dire) dello Stato. Lei mi dirà – e avrà ben ragione di dirmelo – che, proprio per rispettare i ruoli, il PPR è stato fatto dalla Regione, sia pure a partire dal Codice Urbani.
Evviva.
In tanta chirurgica e giuridica esattezza, salta fuori un problema: la evidente rimessa in discussione di apparati, progetti, ruoli, risorse, etc. etc. che sembravano (erano sembrati) – in modo appropriato, anche amministrativamente – aver chiuso una spinosa questione urbanistica e patrimoniale, oltre che amministrativa.
Come da me già detto, il cardine di tutto era uno strumento chiamato Accordo di Programma (anche di questo esistono tracce nelle leggi, non è un’invenzione ad hoc); se tale presidio salta, si prenderà atto del fatto che – ai fini della pianificazione concertata (Privato, Comune e Regione), tutto si fa sperando che a qualcuno non venga in mente di cambiare le carte in tavola.
Non mi parli, La prego, come si cerca ancora di fare, di mirabolanti scoperte sopravvenute: le cose non sono sostanzialmente cambiate rispetto a quanto noto da tempo, almeno sotto il profilo urbanistico. Lei mi sembra persona intellettualmente onesta: convenga con me sul fatto che sia cambiata – in sostanza – solo una volontà politica, magari sotto la spinta di opinioni “diverse”, nuove o vecchie che siano. Legittimamente? Può darsi, anzi, diciamo di si.
E adesso?
E adesso, “cosa” facciamo, e “come” lo facciamo?
Opps…, chiedo scusa: cosa “faranno”, e come lo “faranno”?
Da urbanista, mi interessa; da assessore – evidentemente – non più; da cittadino, mi preoccupa.
Gentile Gianni Campus, sono contento che anche lei ammetta il cambiamento del “paesaggio giuridico” all’interno del quale l’accordo di programma è superato dalla sentenza del Consiglio di Stato. Dunque la scalata degli specchi è finita e a Tuvixeddu non si può più perseguire l’insana idea di costruire un bel, rotondo nulla. Quanto alle nuove scoperte (1166 sepolture) si può essere negazionisti quanto si preferisce, ma le tombe, come le sentenze, sono là. Uno può considerarle buchi per terra, ma sono tombe. Saluti cordiali, vedrà che con il tempo si adatterà all’idea di un colle senza metri cubi. Grazie per la cortese attenzione.
Gentile Giovy,
non credo di essere negazionista, se sostengo – e ribadisco – che dal punto di vista urbanistico non è cambiato un bel nulla. Le sepolture, che forse si potevano anche lasciare in pace (è una delle ragioni per le quali spero di essere cremato), secondo la mia modestissima opinione non c’entrano un fico secco con la sentenza del C. di S.
La questione era – e resta – un’altra: data la necropoli, dato tutto quello che già si conosceva, era cosa buona e giusta fare parco e lottizzazione, oppure bisognava fare solo parco, trovando le risorse, prima di fare tanto casino? o pensa forse che le risorse oggi si trovino più facilmente di allora?
Tutto il resto, soprattutto le questioni sulla legittimità, come ho già detto non mi agitano più che tanto; mi interessano, ne prendo atto, e ciccia.
Non mi interessa neppure – pensi un po’! – che l’Accordo di Programma sia o meno ancora in piedi: se anche dovesse esserlo in punta di fioretto, è il principio stesso ad essere stato sputtanato.
Sono stato chiaro?
Mi perdoni, Antonio Maria Dettori, ma non ho ben chiaro un passo del suo scritto, quando afferma che “i proprietari delle aree sono comunque rimasti proprietari dei loro terreni”.
Se il Comune ha pagato 43 miliardi di lire a Coimpresa e 7 miliardi di lire ai Sotgiu sarebbe interessante – sempre per facilitare la comprensione a chi legge – sapere quanti ettari sono stati pagati complessivamente con quei 50 miliardi.
Ancora cordiali saluti.
Allora Giovy, il valore complessivo non transato doveva essere di 80 miliardi di vecchie lire, il debito derivava anche dagli interessi e more per il ritardo sull’esecutività della sentenza del CDS del 1991, in sede di accordo di programma per non incidere troppo sulle tasche dei cittadini e per chiudere un a controversia che per noi Sotgiu durava da 18 anni si tratto su una cifra di 43 miliardi di vecchie lire…..l’entità dell’esproprio di via castelli riguardava un’operazione su 52000 mq di area privata.
la quota complessiva Sotgiu fu di 5 miliardi ma ne spettava molta di più, ma ci si accordò così….la cifra comunque NON riguardava anche la cessione delle aree rimanenti che restarono di proprietà di 10/12 a Coimpresa e 2/12 ai Sotgiu.
Il 27 febbraio 2001 si firmò l’avvenuta transazione e la rinuncia ai rimanenti miliardi in virtù dell’accordo che andava di pari passo con i progetti edificatori presentati su Tuvumannu….la regione il comune dell’epoca definiro l’accordo VANTAGGIOSO PER I SARDI E I CAGLIARITANI in quanto non solo avevano risparmiato circa 40 miliardi, ma grazie a Cualbu che costruiva sulle sue aree a Tuvumannu si sarebbe anche occupato del parco di Tuvixeddu che difatti iniziò.
Una piccola chicca che mi sono dimenticato di scrivere prima in proposito dei vincoli del 1997….non solo non ci fu mai notificato nulla prima degli accordi ed in sede di accordo, ma lo stesso accordo di programma del 2000 prima delle firme ricevette il benestare della stessa soprintendenza dopo aver più volte modificato il progetto su tuvumannu.
Ad oggi i Sotgiu sono proprietari di 4174 mq su tuvumannu in qualità del comparto C2A in più, non essendosi completato ancora l’accordo (forse non si completerà mai) sarebbero in regola per richiedere il resto della cifra transata all’epoca riqualificata degli interessi ( e gli atti mi risultano in preparazione proprio in questi giorni bloccati solo dalla trattiva in comune di lunedì)
Gentile Antonio Maria Dettori, vorrei obiettare ad alcune sue affermazioni e correggere un errore marchiano contenuto nel mio post precedente. L’errore è nella parola indennizzo che ho utilizzato, sbagliando, in luogo della parola risarcimento. Coimpresa ha evidentemente diritto ad un risarcimento, ma a un risarcimento che tenga ben presente il fatto che in fase di transazione (ossia nella fase immediatamente precedente l’accordo di programma del 2000) la stessa Coimpresa ha ottenuto dal Comune 43 miliardi di lire mentre nell’accordo di programma ha ottenuto 170.000 metri cubi circa. Mi corregga se sbaglio riferendo che il Comune di Cagliari pagò alla famiglia Sotgiu 7 miliardi di lire.
Mi sento invece di smentire la sua affermazione sulla “necropoli è slegata dal progetto edificatorio che si sviluppa su Tuvumannu”. Di smentirla a partire dalle prescrizioni contenute nel vincolo paesaggistico del ’97 (180 ettari) che è esattamente quello che la Regione utilizzò quando “inglobò” l’area all’interno del Piano Paesaggistico e per concludere con la sentenza del Consiglio di Stato di marzo 2011 che ha ritenuto quel provvedimento valido. Il succo è che nell’intero compendio oggi non si può costruire. La sentenza è là e non c’è nessun comitato di vigilanza per l’attuazione dell’accordo di programma che la possa aggirare.
Da valutare inoltre la liceità anche del già costruito in via Is Maglias visto che il definitivo permesso di costruire è successivo all’entrata in vigore del Ppr.
Questo a mio avviso il Comune deve “mettere sul tavolo”. Senza nessun astio nei confronti dell’impresa onesta, ma senza nessuna soggezione e senza la spesa di denari che sono di tutti.
Disponibile, ovviamente, ad ogni approfondimento. Cordiali saluti
Giovy
P.S.: l’area del vincolo paesaggistico è di 180 ettari ( sarebbe interessante se Vito Biolchini pubblicasse una carta finalmente chiarificatrice) e al suo interno sono contenute le due aree di vincolo archeologico diretto e indiretto.
Perfettamente disponibile a chiarira alcuni aspetti di mia conoscenza, dunque con assoluta certezza le posso dire che la cifra da lei proposta va oltre di 2 miliardi ( furono 5 diviso 2) ma la reale cifra tenuto conto della causa doveva essere di 20 miliardi a sorella, fu poi data la possibilità di costruire su ciò che rimase ai Sotgiu delle loro proprietà dopo l’esproprio di via Castelli, e questo si traduce con il comparto C2A su Tuvumannu.
la rimanente area di tuvumannu in quota di 10/12 è di coimpresa, ora il problema che emerge è un altro, ad oggi non esiste un giudice che abbia dichiarato nullo, non valido o superato l’accordo di programma che, all’ultima riunione del comitato di vigilanza, è risultato comunque attivo.
Il punto è anche un altro, a nessun Sotgiu e a nessuno dei partecipanti all’accordo in sede di transazione è mai stato notificato o parlato delle aree in termini di vincoli e, come già detto, il punto è che se oggi quell’accordo che comprendo possa essere discutibile genera la riapertura e l’esecutività di una sentenza del consglio di stato su esproprio irregolare (via Castelli) da dove usciranno i soldi necessari? purtroppo un accordo che piaccia o no va rispettato, se poi lo si vuole superare si trova il modo di risarcirlo, ed oggi è questo il problema.
Dunque, se da un lato si tutela l’intero compendio Tuvixeddu-Tuvumannu (e questo è discutibile per i legali di regione e comune) dall’altro si impone ai sardi di pagare un prezzo ed una cifra che oggi la regione sardegna e Cagliari non ha a disposizione….inoltre, si deve considerare che anche se si arrivasse ad un indennizzo per l’accordo decaduto, le aree rimarrebbero comunque dei proprietari per cui anche in presenza di esproprio regione e comune dovrebbero trovare ulteriori fondi per l’acquisto ( e di permuta non se ne parla perchè non esisterebbe il controvalore neanche andando a prezzi popolari).
ora la domanda è la seguente: pagare circa 160 milioni di euro (valore complessivo di risarcimenti ed esproprio aree) per un’area come Tuvumannu che è stata ampiamente compromessa dalla costruzione di via castelli (anche se utile) dallo stesso comune non so se ne valga tanto la pena…..massimo zedda non è uno sprovveduto, anche lui andava sicuro sulle sue giuste idee, ma un conto è parlarne è un conto è trovarsi davanti al problema da risolvere….non è una questione facile e vi assicuro che quanto accaduto in comune lunedì non si era mai visto neanche con Floris
Signor Dettori come si arriva, dagli 80 mliardi di lire del risarcimento per via Castelli, al totale di 160 milioni di euro nell’ipotesi di esproprio dell’area residua? Su quali presupposti è stata fatta la stima del valore dell’area residua attualmente di proprietà della sua famiglia e dell’impresa? (Glielo chiedo come precisazione per avere un dato in più sulla vicenda. Naturalmente se lo può dire. Grazie)
Sig. Stefano, lei saprà certo che in questo periodo pende un arbitrato promosso da Coimpresa, la cifra richiesta è di circa 70 milioni di euro per il solo danno da ritardo prodotto all’impresa, se si aggiunge a questi 70 milioni il valore dell’area residua su tuvumannu di coimpresa (10/12), i danni legali la cifra sale, a quella di coimpresa va aggiunta la cifra dei Sotgiu per la loro quota per il ritardo e il mancato relizzo dell’accordo (che non fu proposto da noi Sotgiu ma che ci venne proposto dal comune per transare l’esproprio divenuto insostenibile), a questo si aggiungono il valore dell’area e i danni legali….stessa discorso per le quote degli altri privati.
Nel 2010 durante alcune riunioni si parlò di un’intervento complessivo del valore totale (tenuto conto della risoluzioni di tutti i problemi) di circa 150 milioni, oggi riaggiornati.
Consideri che l’accordo contiene come clausola la transazione dell’esproprio di via castelli, questa cifra andrebbe rivalutata degli interessi degli ultimi 10 anni qualora l’accordo venisse superato e anche questo concorre nella totalità della cifra.
Certo potrà variare ma siamo quell’ordine di cifre.
trattativa ? su cosa?
. ma a tuvixeddu si può costruire? si poteva costruire?
… vorrei costruire un palazzo alto trecento piani dove voglio io , posso aprire anche io una trattativa con il comune?
E’ tutto contenuto nella sentenza del consiglio di Stato. Tutte le autorizzazioni rilasciate da maggio 2006, data di entrata in vigore de Ppr che aveva introdotto nelle sue maglie i 180 ettari dell’area di vincolo paesaggistico del 97, tutte quelle autorizzazioni non sono valide. Il comune deve adeguare il Puc al Ppr e comunque resta una vasta area di tutela. Se vogliamo approfondire il punto, be’, lo facciamo. Ma il punto è qui. Cualbu non deve essere indennizzato. Anzi, corre il rischio che risultino irregolari anche i due palazzi già costruiti. E a Tuvixeddu non si può posare neppure un mattone. Ma per interpretare una sentenza occorre la volontà di farlo. Una riunione non decide un bel nulla.
La maggioranza dei cagliaritani della vicenda di Tuvixeddu non ci ha mai capito molto. Così inizia questo tuo post, così l’apertura dell’editoriale del SQ di ieri e mi viene in mente che questo tuo modo di riprendere la questione e spiegarci la notizia partendo dalla prima puntata è una delle cose che apprezzo maggiormente nel tuo modo di fare giornalismo, in radio come sulla stampa. Pur scherzando e pur ridendo ci apri un po’ gli occhi e rendi interessanti anche argomenti che noi cittadini supeficiali non ci sogneremmo di approfondire con la scusa che abbiamo perso l’inizio della storia… Grazie Vito
Io abito in Via Is Maglias e l’area di Tuvixeddu mi è sempre sembrata di raro squallore (nel senso di abbandono). Tutti vorremmo un parco archeologico che possa rilanciare la zona, ma mi sembra evidente che tra il dire e il fare ci sia di mezzo la solita “aria fritta” che giornalisti e ambientalisti ci propinano da sempre. Servono soldi per: 1. acquistare l’area (ai prezzi di mercato, cioè quelli che farà Cualbu), 2. progettare il parco, 3. realizzarlo, 4. attivare la gestione (che forse è la cosa più difficile). Per me ci vorranno anni (ripeto: anni) per arrivare forse al punto 2, e poi bloccare tutto per i pareri delle soprintendenze ed enti vari. Dopo 15 anni senza nulla di fatto mi chiedo perchè i cittadini debbano rimanere sempre ostaggio di chi dice sempre “no” a tutto. E’ così difficile pensare che un’opera di pubblica utilità possa essere realizzata (e pagata) da privati? E’ un prezzo così alto costruire case attorno al parco per avere il parco?
Sì.
Il “parco”, ovvero ciò che rimarrebbe, diverrebbe il cortile di lusso del quartierino di lusso.
1. i prezzi di mercato sono quelli di un’area vincolata e inedificabile
2. il parco si progetta in grandissima parte “da sé”, con i tracciati naturali e le zone tutelate
3. come sopra
4. sta alle amministrazioni pubbliche, la attuale -la giunta Zedda- va messa alla prova, i 15 anni trascorsi -in realtà moltissimi di più- le carte erano in mano a gente che ha sottoscritto proprio quegli svantaggiosissimi accordi di programma, quindi non fanno testo.
La fai semplicissima, ed ho paura che proprio questa sia la chimera. Per poco che ti siano piaciuti, quelli da quindici anni a questa parte non erano esattamente tutti stupidi, incapaci e faziosi. Nel gruppo qualcuno ha tentato di fare qualcosa di bene, ma non è così facile arrivare in fondo.
Fai eco all’uomo di legambiente (a mia memoria la primogenitura di questa ingannevole frase è sua) quando parli di cortile di lusso del quartierino di lusso: non dici che zona residenziale e parco sono separati da un fronte di cava alto tra i 20 ed i 25 m, quindi orograficamente separati, e che il parco di Tuvixeddu è di 23 Ha (inclusa necropoli) contro i vecchi 6 Ha (ridotti ulteriormente dall’ultima proposta di rimodulazione) della zona di residenziale.
1: i prezzi non li fa Cualbu e neanche i suoi oppositori; li farà l’UTE se e quando ci sarà un esproprio di Zona C (PUC di Cagliari…). Diversamente, bentornati al 1917 ed all’esproprio proletario!
2: il parco che si progetta da sè fa sorridere come ipotesi, per quanto la trovi affascinante. Forse non hai idea di quantio metri (sottoterra) di discarica della vecchia attività industriale si trovino nell’area dove si produceva la calce. Direi che la Natura andrebbe un pò aiutata…
3: realizzarlo vuol dire fare un parco urbano fruibile a tutti, ad anziani, diversamente abili e bimbi, oltre a tutti gli altri. Evitando che i sassi dei fronti di cava ci cadano in testa, preservando i percorsi, realizzandone di attrezzati per la necropoli ecc. Forse nella tua mente pensavi ad una zona di foresta vergine da tutelare dai galimperos, e lì si che ti dò ragione, ma un parco urbano è ben altra cosa che una landa abbandonata.
4: quegli svantaggiosissimi accordi di cui parli (dubito tu li conosca bene se parli così) prevedevano l’acquisizione, da parte del pubblico come cessione dal privato, di 38 Ha su 48 Ha totali di territorio!!! Ma di che parli? Era e resta uno dei migliori affari che il Comune di Cagliari potesse fare, ed ora si rischia di vedere sfumare tutto per una guerra di cortile. A Zedda ed ai suoi collaboratori la missione di tenere il buono e tagliare ciò che non va bene, con un occhio alla fattibilità delle cose di cui si parla (politica e tecnica si superano, occhio però a quella economica).
In conclusione, una parola sulla tua ultima riga, dove ipotizzi che non faccia testo un diritto acquisito lecitamente. In uno stato civile questo non esiste, pena il decadimento del suo status di “civile”. Si può dire che tutto è perfettibile, che cambiano i tempi, la sensibilità e pure la capacità degli uomini, e di conseguenza può essere modificato anche un diritto (dovere…) acquisito, spero però non in conseguenza di un semplice e fisiologico avvicendamento di legislatura…
Primo. Chiarisco meglio: la mia ultima riga NON è riferita alle “carte che non fanno testo”, intese come accordi legalmente sottoscritti, ma utilizzano l’espressione corrente “avere le carte in mano” riferita a chi ha governato -e in questo senso ha giocato da cartaro- negli ultimi 15 anni, in risposta al Mark LeMon che lamentava i “15 anni senza nulla di fatto” che di certo non si devono a Zedda, e quindi non possono costituire un precedente. I molti anni precedenti hanno visto all’opera degli stakeholders e le loro controparti (?) pubbliche, Comune di Cagliari o Sovrintendenza, in un regime di -diciamo così- “amichevole confronto”.
Non so poi se qualcun altro ha o no usato prima o dopo espressioni affini alle mie, in ogni caso se le ho riprese non l’ho fatto intenzionalmente. Vorrà dire che io sono d’accordo con L’Ing. Tiana (è lui l’uomo di Lega Ambiente, vero?).
1. Si facciano dunque i prezzi, poi si vedrà. L’esproprio, per nulla proletario, esiste come possibilità per ragioni di pubblico interesse, come sa chiunque abbia dovuto dare un pezzo di terra per una strada o per altre 100 evenienze -passaggio di tubi, elettrodotti etc.etc.-
Ti faccio notare come la proprietà fondiaria non sia un diritto assoluto ma subordinato.
2. Il parco di disegna da sé, in base alla disposizione e secondo le migliori possibili tutele del bene archeologico, quello che rimane -camminamenti, passaggi etc.- sarà anche da progettare con attenzione, ma deve richiedere la minima parte di costruito. Non è quindi, dal punto di vista ingegneristico, un progetto particolarmente complicato. La rimozione dei detriti sarà ovviamente presieduta dagli archeologi anche in questo caso non è una costruzione.
3. Realizzare il parco archeologico vuol dire prima di tutto riportare alla luce e studiare un bene archeologico, non sta scritto da nessuna parte che tutte le sue parti debbano essere obbligatoriamente accessibili a tutti. Quello che io penso -e quello che penso di poter o dover dire- lo trovi scritto. Nella mia mente non si agitano fantasmi dei “garimpeiros” -si scrive così- né atmosfere esotiche da cartolina. Non solo tu abiti il mondo reale, caro Realista.
4. Questione di opinioni. A te paiono vantaggiosi e un vero affarone, a me -e non sono il solo- no.
Non sono così ingenuo da pensare che “tutti quelli (che hanno governato) da quindici anni a questa parte” fossero “tutti stupidi, incapaci e faziosi”. Certamente “nel gruppo qualcuno ha tentato di fare qualcosa di bene”. Naturalmente hanno operato e scelto a proprio modo, secondo una visione che non è la mia.
Potrò però dissentire, senza accusare nessuno di essere chissà che “servo dei mattonari” ma anche senza sentirmi trattare come una persona “fuori dal mondo”?
Presente ieri presso l’organo di vigilanza di Tuvixeddu-Tuvumannu in qualità di erede e portavoce dei Sotgiu, dalla riunione emerge tutt’altro….l’organo di vigilanza del 2000 è perfettamente efficace ed attuabile oltre ogni sentenza, va ovviamente leggermente modificato ma essendo preesistente ai nuovi vincoli è stato riconosciuto legale dallo stesso comune e dalla Regione sotto ogni suo profilo.
Chi parla di “cortile di lusso” dovrebbe stare più attento ed informarsi , la necropoli è slegata dal progetto edificatorio che si sviluppa su Tuvumannu, versante opposto alla necropoli, diviso da essa da via Is maglias, proprietà di privati su cui è in progetto l’asse viario per la fruizione dello stesso parco archeologico di Tuvixeddu (ripeto parco archeologico di Tuvixeddu e NON cortile di lusso, frase tra l’altro estremamente offensiva e priva di fondamento quindi gratuita).
L’organo di vigilanza si è svolto in un clima sereno, di collaborazione tra tutti i firmatari per dare al più presto, (probabilmente i lavori interrotti riprenderanno entro l’anno) il parco ai Cagliaritani, ma resta inaccettabile dopo queste trattive sentire qualcuno ancora definirlo cortile di Lusso.
Antonio Maria Dettori
Va bene, se dovesse capitare di esprimere una opinione che comprenda la orribile espressione “cortile di lusso” chiederò l’autorizzazione a Lei.
Mi sorge un dubbio: il fatto che lei non accetti -“resta inaccettabile”- la formula linguistica “cortile di lusso” vuol dire invece che nessuno può usare mai la locuzione “cortile di lusso”, oppure significa che si andrà incontro a sanzioni e querelles legali, legate all’uso delle tre parole consecutive “cortile di lusso”?
Perché in questo caso mi asterrò attentamente dall’usare in qualsiasi caso il modo di dire “cortile di lusso”.
Giammai, glielo giuro, e mi impegno in caso di violazione dell’impegno solenne a sopportare financo i lavori forzati, come per esempio la pulizia e il riassetto di qualche “cortile di lusso” a sua scelta.
Nel caso invece che volesse procedere a un duello comunichi ai miei padrini l’ora: il posto lo decido io. Si tratta di un “cortile di lusso”.
Lascio a lei il suo punto di vista che per me resta comunque incomprensibile, come resta incomprensibile definire un parco archeologico aperto in futuro al pubblico “cortile di lusso”.
Se poi il “cortile di lusso” sarà delle persone che acquisteranno appartamenti a Tuvumannu, bhe, beati loro.
Il progetto edificatorio non doveva svilupparsi solo su Tuvumannu.
Il “cortile di lusso” è una semplificazione azzeccata di quello che la stessa impresa costruttrice pubblicizza, insistendo a più riprese sul punto e facendone un elemento qualificante dell’intervento, sul sito destinato alla vendita delle abitazioni del complesso edilizio che, non a caso, si doveva chiamare “Tuvixeddu-Le residenze del parco”.
http://www.tuvixeddu.com/index2.html
Stefano, sono d’accordo con te sul fatto che la proposta di marketing sia stata azzardata e che comunichi un messaggio altamente equivoco, ma se mi date la possibilità di accennarvi qualcosa (visto che partecipo da 20 anni alle riunioni comprese quelle dell’organo di vigilanza) su quel che accade realmente in questa vicenda poi sarete voi a trarre le conclusioni.
Nel corso degli anni molti si sono fatti un’idea sbagliata del progetto che comunque è legittimo odiare o osannare ma ci sono aspetti che portarono a quella firma che spesso non vengono neanche lontanamente citati (e qui sarebbe legittimo chiedersi il perchè….mala informazione? a qualcuno non fa piacere sapere la realta? e così via)…..l’accordo fu un modo, poi confermato anche in sede di organo di vigilanza il 5 settembre, di evitare un esborso di circa 80 miliardi di vecchie lire (al 1997) causato dall’occupazione illegittima del comune di Cagliari su Tuvumannu per la realizzazione della via Castelli.
La sentenza di condanna a risarcire il danno da parte del consiglio di stato è datata 4 febbraio 1991 e si porta dietro una lunga serie di questioni che ora ti espongo:
prima del 1991 l’area di Tuvumannu era di proprietà esclusiva della famiglia Sotgiu, 12 eredi di cui 10, esausti dal prolungarsi di una causa decennale, cedono area e diritti a Coimpresa, cedono 10 su 12, due sorelle restano proprietarie di 1/12 dell’area.
Coimpresa si trova così a vantare i diritti sull’esproprio della via castelli insieme alle due Sotgiu rimaste in base alla sentenza di sopra…..nbel 2000 la cifra di condanna, tra ritardi, more, sanzioni arriva a 80 miliardi poi ridotti in sede di transazione a 43 miliardi….ora, spesso si parla che Cualbu intasca 43 miliardi e viene premiato anche con cubatura, in realtà il discorso corretto è che dopo il risacimento del danno transato con il comune per l’esproprio, i proprietari delle aree sono comunque rimasti proprietari dei loro terreni e Coimpresa, da imprenditore, ha presentato progetto per edificare nelle sue proprietà (tuvumannu), in cambio gli venne chiesto di occuparsi anche del parco di Tuvixeddu e dell’asse viario di collegamento che passando da Tuvumannu avrebbe collegato il sito archeologico (asse viario che come avrete letto nell’ultima riunione è sottoposto a revisione).
Per realizzare l’asse viario di collegamento i privati, (tra cui i Sotgiu) hanno ceduto porzioni di aree di loro proprietà al comune.
la situazione di oggi emersa è la segunte, mancano i fondi per acquistare le aree, l’accordo essendo stato firmato nel 2000 non è soggetto al codice urbani del 2004, sarebbe stato diverso se l’accordo si fosse siglato dopo il 2004, se l’accordo cade il comune è soggetto alla rimodulazione dei danni dell’esproprio di via castelli……c’è la volontà ad aprire al più presto il parco di Tuvixeddu, per favorirlo si è perfino modificato il progetto spostando volumetria su Tuvumannu (soluzione adottata da Floris e condivisa in riunione da Zedda)….dimenticavo, le riunioni dell’organo di vigilanza sull’accordo di programma del 2000 sono il mezzo legale per trovare soluzioni condivise tra i firmatari per evitare tribunali e rallentamenti al parco…..questo in breve ma ci sarebbe molto di più da dire
Ok, la semplificazione azzeccata si direbbe criticabile, ma suppongo che in questo sito interessi la sostanza delle cose, e non l’apparenza. Il cortile di lusso è apparenza (enfatizzata da chi ha una certa posizione di pensiero), l’acquisizione del parco da parte del Comune di Cagliari (e di tutti i cittadini) è sostanza, valore aggiunto, arricchimento per la città e per l’isola. Della pubblicità di Coimpresa ce ne possiamo fregare tutti direi. E della sostanza si spera che ce ne si occupi con argomenti un poco più robusti e con argomentazioni lontane dall’acidula e fuorviante definizione dell’amico Neo.
D’accordo allora: molte, troppe esagerazioni?
Non so proprio se queste esagerazioni e le definizioni relative al “cortile di lusso” sono dovute ai malevoli come me -senza acidità, peraltro, pensa che non mangio neanche lo yogurt- o piuttosto allo stesso piano di comunicazione della Coimpresa.
Non sono io infatti cheelenco come secondo punto tra i motivi per comprare casa a “Tuvixeddu-le residenze del Parco”: è Coimpresa che elenca “Hai un grande parco sotto casa”, corredato da foto di famiglie felici nell’erba -senza sottintesi-, e poi si prosegue con “Posizione esclusiva con vista panoramica sul grande parco urbano” dove forse si pone in via indiretta in via un certo legame tra l’aggettivo esclusiva e la posizione privilegiata nei confronti del parco, che si cerca di vendere quasi fosse una specie servizio condominiale -o almeno questa è la sensazione-.
Rimando al link proposto da Stefano:
http://www.tuvixeddu.com/index2.html
ognuno può vedere se e come -e magari chi- produce o suggerisce idee o sensazioni che possono apparire “fuorvianti”.
L’operazione immobiliare è senza dubbio di grande pregio e molto interessante, soprattutto per chi realizza e vende o fa parte dei pochi in gradi di acquistare case che in prospettiva accrescerebbero il loro valore.
Tutti contenti, quindi? Non credo che sia così.
Se per alcuni ci sarebbero vantaggi consistentissimi la Città nel suo complesso verrebbe secondo me inutilmente privata -è la parola- di parte di quello che resta di un bene inestimabile, ora in abbandono e già abbondantemente saccheggiato in anni più o meno lontani -e non mi riferisco alle sole tombe ma a tutto il complesso- comprese le aree di accesso o immediatamente limitrofe, che verrebbero occupate dall’intervento edilizio o da una parte di questo.
Gentile Antonio Maria Dettori, dubito fortemente che il Comune e la Regione abbiano dichiarato che l’accordo di programma è “perfettamente efficace ed attuabile oltre ogni sentenza” e “legale sotto ogni profilo”, perché preesistente ai nuovi vincoli.
Ma se, davvero, le pubbliche amministrazioni avessero ritenuto la prevalenza dell’accordo di programma sul vincolo apposto dal Ppr nel 2006, sarebbero incorse in un grave errore. Quella posizione, infatti – sostenuta da Coimpresa anche nell’ultimo giudizio davanti al Consiglio di Stato – ha avuto il rigetto dello stesso collegio il quale, con la sentenza n. 1366 del 3 marzo 2011, confermando il vincolo in questione, ha dichiarato in maniera inequivocabile che quest’ultimo, in aderenza all’articolo 145, terzo comma, del Codice Urbani, prevale su tutti gli strumenti urbanistici di contenuto contrario.
Accordo di programma compreso. Lo sa bene anche il Ministero dei Beni Culturali il quale, tramite la Direzione Regionale, ha formalmente dichiarato di non condividere l’impostazione che Lei dichiara essere quella del Comune e della Regione.
L’intera area dei colli, dunque, al momento, è inedificabile e lo resterà fino all’adeguamento del Puc al Ppr, momento in cui Comune e Regione, in accordo con il Ministero – all’interno dei 180 ettari vincolati – disporranno un’area di tutela integrale ed un’altra di tutela condizionata. Restano salvi, ovviamente, i rimborsi dovuti ai privati per le spese affrontate in attuazione degli accordi non più realizzabili e gli eventuali indennizzi.
Gentile Maria Paola, so che non si troverà a disagio con alcune precisazioni che vorrò di seguito proporre, dal momento che si dovrebbe trattare di materia a Lei nota.
Mi chiedevo come valutasse i contenuti della sentenza TAR n° 2241/2007 sulle interazioni tra PPR ed Accordo di Programma e di quello relativo al ricorso al Consiglio di Stato n° 4394/2008 della RAS, inerente la sentenza TAR di cui sopra, nel quale ci si esprime sullo stesso argomento.
Il risultato finale è la sentenza del Consiglio di Stato del 3 marzo 2011, nella quale si ribadisce la liceità della perimetrazione introdotta dal PPR, ma non altro. Non altro perchè non appellato. Non altro perchè, quindi, passato in giudicato come da sentenza TAR n° 2241/2007.
Ci sarebbero anche altri punti ma meglio non esagerare, penso sia già stato noioso leggere, per chi ne ha avuto voglia, quanto sopra.
Dalla verifica proposta, potrebbe risultare perfettamente esatta la posizione espressa da Antonio Maria Dettori laddove dichiara la perfetta efficacia ed attuabilità dell’Accordo di Programma.
Anche perchè, come lei sa benissimo, “nelle sentenze c’è scritto quello che c’è scritto e non quello che certe persone vorrebbero che ci fosse scritto”. Le ricordo qualcuno di sua conoscenza?
Saluti
Caro realista, ti dico e vi rendo noto l’esordio del sindaco Zedda alla riunione del 05-09-2011.
Il sindaco non è per me uno stupido ma una persona che fino ad oggi ha avuto un’idea che è ben lontana da quella che lui immaginava….infatti alla riunione ha esordito dicendoci che nei giorni che hanno preceduto la riunione ha avuto un’incontro con i legali del comune di Cagliari, ci ha confermato che la sua idea iniziale era che l’accordo era per lui vecchio e superato….ma qualcosa nel suo atteggiamento è cambiato.
caro realista, ti dico che noi Sotgiu, la edilstrutture Mulas, la Coimpresa di Cualbu, tutti noi eravamo pronti al tribunale, non ci sarebbe costato niente MURARLO ma abbiamo ascoltato, abbiamo visto sentito e verbalizzato che un conto era firmare quell’accordo nel 2004 ma ben diverso è averlo siglato nel 2000, ad oggi non esiste un giudice che dichiara nullo l’accordo, sono state anche le parole di Cualbu e nessuno ha replicato, si è parlato dei danni dell’esproprio di via Castelli tramite la regione presente in qualità di Massimiliano Tavolacci, abbiamo parlato di soluzioni ed in 2 ore e mezzo è successo quello che non era mai accaduo in circa 10 riunioni con Floris….il risultato è una conferenza di servizi per aprire ai cagliaritani il parco di tuvixeddu ed una conferenza di servizi per trovare presto soluzioni per modificare l’asse viario che darà l’accesso allo stesso parco….asse viario che in parte sorge su cessioni di aree di noi Sotgiu e di altri privati, potevamo murare la questione asse viario e amen al parco, chiedere la restituzione delle aree e chiedere l’esecuzione forzata della sentenza del CDS del 1991 ma abbiamo per l’ennesima volta preferito il dialogo….non siamo eroi o invochiamo chissà quale santificazione ma TUTTI VOGLIONO USCIRE DA QUESTA SITUAZIONE….un primo passo è stato fatto ed è importante, in 2 ore si è fatto quanto non si era mai fatto in 5 anni…e dovrebbe dar da pensare…….di sicuro lo scontro diretto porterebbe ad ulteriori problemi con buona pace per il parco.
Gentile Realista, nessun disagio. Come Lei dice, si tratta di materia a me nota. Faccio qualche breve precisazione – correndo il rischio di annoiare molti frequentatori – indispensabile per stabilire l’efficacia del giudicato delle decisioni alle quali fa riferimento.
La sentenza n. 2241/2007 – per le parti non impugnate col ricorso 4394/2008 e successivamente riformate dalla sentenza n. 4899/2010 che ha rigettato tutti i motivi d’appello rilevati dal Comune – ha effetto solo tra le parti che hanno partecipato al giudizio. Non quindi nei confronti dell’impresa privata, non costituita in quel procedimento. Tutta l’impostazione seguita dal Tar Sardegna in quella sentenza, inoltre, è stata completamente ribaltata dalla sentenza n. 1366 del 3 marzo 2011 – relativa allo stesso ricorso n.4394/2008, ma riguardante i motivi di appello inerenti alla salvaguardia dei colli – il cui giudicato si è formato anche nei confronti dell’impresa privata, parte del giudizio. Ebbene, tutti i motivi da Lei accennati sulla formazione del giudicato in merito alle statuizioni della sentenza n. 2241/07 – e anche a quelli relativi alla n. 84/2009 e molti altri ancora – sono stati dedotti in giudizio dall’impresa e RIGETTATI dal Consiglio di Stato. Se leggerà le memorie depositate in giudizio dovrà ammetterlo anche Lei. E’ vero, infatti, che, secondo il Tar Sardegna, “gli accordi di programma seguono la disciplina generale che è loro propria” (Coimpresa Memoria di giugno pag. 3, 8-11), ma è anche vero che gli stessi sono “inquadrabili tra gli accordi di cui all’art. 11 della legge n. 241 del 7 agosto 1990”, come hanno chiarito i giudici del Consiglio di Stato (sent. n. 3893/2008), riformando quanto sostenuto dallo stesso Tar Sardegna (sentenza n. 127/2008) che, invece, aveva ritenuto che tali accordi fossero “ben diversi dagli accordi di cui all’art. 11 della legge 241/90, aventi natura pubblicistica e dai quali l’amministrazione può sempre recedere per sopravvenuti motivi di pubblico interesse (comma 4)”. Secondo quanto precisato dal Consiglio di Stato, dunque, legittimamente, la Regione può recedere unilateralmente dagli accordi di programma stipulati nell’anno 2000, qualora ritenga che il rispetto degli impegni assunti contrasti con l’interesse pubblico. Proprio quello che è accaduto in questo caso, visto che la Regione, nel 2006, ha apposto un vincolo INCOMPATIBILE con la realizzazione degli accordi di programma, ponendo – implicitamente – in essere un recesso unilaterale. Il Consiglio di Stato ha giudicato l’operato della Regione LEGITTIMO nonostante la presenza degli accordi di programma, la cui esistenza – ribadisco – era regolarmente dedotta in giudizio come motivo ostativo alla validità del vincolo. Non solo. Il supremo Collegio ha espressamente dichiarato che la tutela riveste “efficacia di sovraordinazione rispetto agli strumenti urbanistici (art. 145 del Codice, che prevede la generale cogenza e l’immediata prevalenza della pianificazione paesaggistica su quella urbanistica)”. Può forse sostenere che l’accordo di programma non sia uno strumento urbanistico? Tanto premesso, mi sembra quantomeno curioso che Lei affermi che nella sentenza ” si ribadisce la liceità della perimetrazione introdotta dal PPR, ma non altro”. Resto a Sua disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Buona serata.
P.S.: Concordo sul fatto che “nelle sentenze c’è scritto quello che c’è scritto e non quello che certe persone vorrebbero che ci fosse scritto”. L’ha detto Lei? Senza offesa, mi sembra la classica frase di chi predica bene e razzola male.
Non capisco il paralleo tra il pragmatismo implicito in quella frase e l’atteggiamento ambiguo al quale Lei fa riferimento. In tutti i casi no, non l’ho scritta io, ma sono convinto che racchiuda verità ulteriori rispetto a quella esplicita.
Sul resto mi arrendo al giurista, anche perchè non ho gli strumenti di indagine per, qualora ne avessi tempo e capacità, eventualmente controbattere. Mi impressiona però la disinvoltura con la quale affermate fatti che, nella loro concatenazione, negano la certezza del diritto a chi agisce in ambito di iniziativa privata.
Da semplice inoltre, mi domando: come mai, se tutto ciò che scrivete è giusto, il Sindaco ha presieduto il Comitato di Vigilanza? Non conosce la realtà giuridica di quello che affermate? É solo mal consigliato? Faccio fatica a crederlo.
Non posso esimermi dal pensare (perdoni l’eufemismo…) che sotto l’egida di un ambientalismo integralista si celi una volontà di controllo e comando sul territorio che solo in conseguenza di sè ha che fare con l’ambiente. Anche questo è predicare bene e razzolare male…
<Gentilissima Maria Paola Morittu, in sede di organo di vigilanza nessuno, compreso regione e comune ha obiettato sull' esecutività dell'accordo, ed è tutto ovviamente verbalizzato come ad ogni riunione, se così fosse ben venga l'annullamento dell'accordo di programma, cinicamente da figlio ed erede di Piera Sotgiu non potrei essere più felice, per due motivi ben distinti
1) posso richiedere l'immediato saldo di quanto transato perchè subordinato alla realizzazione integrale dell'accordo di programma originario e forte di una sentenza del consiglio di stato.
2) Il fatto che non sia edificabile non ne trasferisce la proprietà a regione Comune o soprintendenza che anzi, fino a definizione del danno di via Castelli e dell'accordo non potrebbero comunque realizzare nulla in quanto non proprietari delle aree.
Questo se sarei cinico ma è la realtà che si prospetta grazie ai nuovi vincoli imposti…dunque 2 sentenze ben distinte, quella del CDS del marzo 2011 che di fatto salverebbe la necropoli e Tuvumannu ma di fatto condanna i Sardi e i cagliaritani a risarcire l'esproprio di via Castelli come da sentenza del CDS 1991
Sempre da cinico potrei chiedere come mai negli anni 80 era lecito edificare su tuvumannu senza che questo fosse un bene di inestimabile valore, ma questo è un pensiero che mi sono sempre tenuto fino a questo momento.
sia chiaro che lungi da me essere polemico, ma questa è la realtà oggettiva ad oggi, per il resto, appena possibile e se gli altri partecipanti lo consentiranno non ho alcuna difficoltà a rendere noto il verbale d'assemblea dell'organo di vigilanza del 05-09-2011
Il problema è che esistono poche persone che decidono per il “SI” ed altre poche persone che decidono per il “NO”. I cittadini sono ostaggio di entrambi. Personalmente quando giudico un intervento, prima di dire se è bello o brutto, adeguato o inadeguato, mi chiedo se poteva essere fatto diversamente. Sono d’accordo con il prof. Campus, che saluto con piacere ricordando tante interessanti conversazioni che abbiamo avuto sui temi della mobilità, che il meglio è nemico del bene, tuttavia mi piacerebbe che almeno su interventi di una certa scala e in zone di pregio la cittadinanza possa prendere visione di più idee di sviluppo ed esprimere un parere. Idee che devono essere ovviamente accompagnate da una attenta analisi economico finanziaria affinché i cittadini sappiano quali sono i costi, e chi li paga, e i benefici attesi. Questo è quello che si fa in tante città europee.
Il problema è proprio “fissare il prezzo dell’ostaggio”.
Penso che i vincoli del PPR, oltre che l’intento primario di salvaguardare il paesaggio dell’insieme dei due colli, avessero anche l’intento, diciamo secondario, di abbassare notevolmente la stima del bene in vista di una sua acquisizione da parte della Regione.
Con la sentenza del CDS del 3 marzo 2011 questa linea mi pare possa essere sostenuta con ancora maggiore vigore. Anche dai più accesi sostentori dell’acquisto dell’area “a qualsiasi costo”.
L’Ordine del Giorno che hai citato, nel quale il Consiglio Regionale impegnava la Giunta a predisporre una legge per l’acquisto dell’area in questione è del 5 marzo 2010.
Cosa aspettano a chiamare un geometra per fare una stima? Visti i presupposti favorevoli per le casse regionali, l’articolo non interessa più?
Tanta gente parla di Tuvixeddu con una approssimazione notevole, però si può capire, è gente che parla in libertà.
Tu no Vito Biolchini, tu sei sempre in palla quando presenti un argomento, lo conosci, lo svisceri, dai modo a chi ti legge di capire bene di cosa parli. Stavolta ti leggo stranamente generico. Stranamente impreciso. L’enfasi del gioco tra ostaggio e riscatto ha fatto si che tu abbia detto tutto e niente. Ma sei sicuro di ben conoscere il programma presentato e poi bloccato nel suo complesso? Perchè parli solo di case? Perchè lo dipingi come di un misfatto certo? Tutti quelli che, come te in questo caso, si esprimono in maniera genericamente contraria, non hanno fatto altro che alimentare una mentalità genericamente contro questa proposta di programma ambientale-infrastrutturale-edilizio, senza però fare il bene del sito, che è rimasto incompiuto e degradato; sarebbe ora di riflettere (e smettere di essere genericamente contro…) sul fatto che Tuvixeddu non è riducibile ad un contradditorio tra diverse correnti di pensiero, ma è un posto della nostra città ricco di storia e di fascino, pieno di luoghi unici e imperdibili ma che erano già tutti ben tutelati anche all’interno del programma presentato. Che oltre a costruire case, si prefiggeva di risolvere un bel pò di altri problemi di questa parte di città (parco archeologico, parco naturalistico, museo dell’arte fenicio-punica, recupero del degrado di una zona della città di circa 50 Ha totalmente abbandonata, viabilità, servizi per gli abiatanti delle case popolari limitrofe, completamento urbano di ampie zone della città). Certamente perfettibile e migliorabile, ma ti pare tutto così brutto? Ti pare così semplice fare meglio? E come? Spero non con proposte deliranti come quella del famoso architetto francese che Soru incaricò per una controproposta, e che partorì esilaranti interpretazioni (peggiorative) dell’area.
Non servono nè disfattisti nè inventori lisergici, ma tutti colori i quali pensino di poter trovare soluzioni rispettose del sito, del suo passato, di come renderlo fruibile a tutti e visitabile. Ma in modo possibile (da tutti i punti di vista, non ultimo quello economico…), ed entro tempi comparabili con la vita media dell’uomo.
Hai ragione quando dici che il programma presentato è oramai colpito a morte (brutto che tu dica sprezzante “Cualbu ha perso”, è pur sempre un imprenditore che da 40 anni distribuisce centinaia di stipendi a chi campa la famiglia, e l’Accordo di Programma lo ha ereditato da una grande azienda di livello nazionale, non è farina del suo sacco…), e la preoccupazione ora è: che ne sarà di Tuvixeddu? Sarà capace, la Pubblica Amministrazione di oggi, a risolvere quello che tanti suoi predecessori non sono riusciti a risolvere? Era solo voglia di speculare o necessaria sinergia di pubblico e privato per affrontare un problema dalle mille sfaccettature? Il dubbio è che mille Consigli e Giunte comunali e regionali, Conferenze dei Servizi piene di eminenze in materia, pareri di competenza e di incompetenza, nella giungla decisionale delle pubbliche amministrazioni chiamate a pronunciarsi su cosa, come e quanto fare a Tuvixeddu, ci lasci tutti con l’ennesima e più clamorosa incompiuta della storia di Cagliari!
Ostaggi di una generica posizione di rifiuto. Senza che nessun riscatto ci possa poi liberare.
Saluti
Amico Realista,
i pezzi che scrivo per Sardegna Quotidiano hanno solo un vincolo: non devono essere più lunghi di 2900 caratteri circa. Quello che hai commentato è lungo 2853 caratteri (e il tuo intervento qui sopra 3555). E’ evidente che tutto non si può dire.
Sì, penso di ben conoscere il progetto presentato,e mi vanto di averlo anche duramente osteggiato con azioni di militanza vera in anni ahimè lontani (1995 e dintorni). E’ un misfatto certo perché penso che lo sia: tutti liberi di pensare il contrario. Delle buste paga di Cualbu non mi importa punto: è un imprenditore e conosce appunto il “rischio d’impresa”. Né mi voglio esprimere su Soru e il suo modo scomposto di aver affrontato l’argomento. In ogni caso se Tuvixeddu è un’incompiuta, sono contento che lo sia: perché vuol dire che non ci hanno ancora costruito nulla. E spero che mai lo facciano.
Sì, io penso che ora il problema sarà risolto. Perché Zedda avrà una posizione non appiattita su quella del privato. Cercherà di mediare e di trovare una soluzione. Cosa che invece i suoi predecessori non hanno voluto realisticamente fare.
Un argomento davvero improponibile è il solito “era tutto abbandonato”, “e poi le case si sono fatte nei decenni anche sopra chissà cosa…”
Quelli programmati sono di certo tutti interventi bellissimi, sulla cui qualità è lecito discutere, ma sono il prodotto di ingegneri, architetti e urbanisti bravi o bravissimi. Sottoscrivo tutto.
MA
Qualunque intervento di maquillage architettonico o di servizio, compresi mini-musei o giardinetti “naturalistici”, non sposta un dato fondamentale: lì c’è una necropoli, un’area archeologica di assoluta importanza, una testimonianza del passato che dobbiamo conservare. Dobbiamo. Quindi l’intervento è bello quanto vuoi, ma si scontra con le esigenze di tutela, che devono prevalere.
Il fantastico intervento urbanistico potrà essere risistemato a Sestu, nei colli dietro il Policlinico o dove volete, ma non lì.
Il colle -tutto quello che resta disponibile e chissà, anche zone oggi private o costruite -male, nel versante S.Avendrace- potrebbero essere liberate a vantaggio di un parco archeologico che arricchirebbe ancora la città -tra le più belle del Mediterraneo, dicono- capitale dei Sardi.
Grazie per avermi risposto.
Perdona se sono stato un poco prolisso ma, come chiaro, l’argomento mi sta a cuore.
Quando perlavo di buste paga mi riferivo a quelle che percepiscono operai e tecnici, non a quelle che paga Cualbu(!).
Quanto alla fiducia in Zedda, ne nutro anch’io, ma l’osso è di quelli talmente duri da far dubitare che sarà una passeggiata…
Saluti
Mi sembra che, purtroppo, non ci si ponga con sufficiente attenzione il problema degli strumenti.
A tempo debito, con il concorso di tutti (almeno di quelli che avevano titolo “amministrativo”), si definì la cosa con un Accordo di Programma e con altri accessori coordinati (non parlo di borsetta e sandali in tinta, ma di strumenti finanziari). La cosa venne sottoscritta e partì un rapporto “a tre” (privato, comune e regione), inteso a realizzare quanto così definito.
Quando la cosa fu posta in discussione (e non mi interessa dire chi fossero i buoni e i cattivi, sono cose da western), si capì che una cosa presupposta come blindata, come il citato Accordo di P., fosse in realtà suscettibile di unilaterale azzeramento, e con esso le presunte certezze.
La domanda oggi è: quale strumento usare?
La risposta che sembra venir fuori da questo dibattito è: compriamo tutto, facciamoci fare lo sconto, e ciccia.
Curiosamente, questa soluzione (tutto pubblico) sembrava già strana ai tempi delle vacche grasse; oggi, con i chiari di luna che affliggono questo Paese, sembra francamente provocatoria.
E’ vero che si potrebbe comprare “a chiodo”, per realizzare “domani”; ma chi garantisce il Comune e i suoi bisogni di servizi? Un Accordo di programma? Uno strumento, cioè, alla cui capacità di garanzia non crede più neanche lo scemo del villaggio? e se la Regione cambia idea un’altra volta, e ci realizza l’Assessorato alla Programmazione?
Oppure, si potrebbe dare qualche bene pubblico in cambio di tutto l’Ambaradam: è anche questa una delle varie suggestioni via via rappresentate, ma non risolve le questioni di cosa fare e con quali risorse.
Personalmente, ho sempre pensato, e sostenuto, che la cosa fosse “migliorabile”, anche radicalmente. Ho però dovuto rassegnarmi all’evidenza: il meglio è il peggior nemico non solo del bene, ma anche del male. Il male, infatti, ha per amico solo il peggio.
ma quei mostri lungo via is maglias rimangono o no? e l’ombra di pirelli re sulle case sul colle ex asst su cui pende sfratto per inquilini (ma il terreno è della regione)