Questo articolo è stato pubblicato oggi su Sardegna Quotidiano con il titolo “I sardopartiti, film già visto e con Soru è finito male”.
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Cosa serve alla nostra isola per uscire dalla crisi? La proposta del segretario del Pd, Silvio Lai, di far nascere un “partito dei sardi”, capace di rivendicare i nostri interessi specifici in un più ampio contesto nazionale, ha scatenato diverse reazioni. C’è chi la giudica una mossa propagandistica, chi ritiene che in realtà serva soprattutto un nuovo statuto di autonomia, chi propende per più radicali opzioni indipendentiste. Il dibattito è aperto. Ma la politica, come la natura, non fa salti. E pensare a nuove alchimie prima di aver fatto i conti con il passato rischia di essere molto pericoloso.
Perché il “partito dei sardi”, in sostanza, lo abbiamo già conosciuto, ed è quello incarnatosi nell’esperienza del presidente Soru. Molte intuizioni di quei quattro anni e mezzo di governo si sono infatti rivelate vincenti: soprattutto quella di un nuovo rapporto con lo Stato, così come la vertenza entrate, per non parlare infine del vero successo di quella legislatura rappresentato dal Piano Paesaggistico. Nonostante tutto, Soru è stato bocciato dagli elettori e quella sconfitta pesa ancora oggi come un lutto non elaborato che divide il centrosinistra e anche i singoli partiti al loro interno.
Il futuro “partito dei sardi” con quell’esperienza deve fare i conti. Perché senza una valutazione condivisa delle luci e delle ombre, senza riuscire a capire dove quel progetto è stato carente e dove invece sono emersi i limiti soggettivi, il centrosinistra sardo non può andare molto lontano ed è destinato a lacerarsi nuovamente in maniera ancora più pericolosa.
Prima di immaginare il futuro “partito dei sardi” sarebbe allora opportuna una serena autocritica, sia da parte dei protagonisti principali di quella stagione che da coloro che la osteggiarono duramente e che oggi, alla luce della inconcludenza della Giunta Cappellacci, dovrebbero forse rivedere molti giudizi dati allora.
Ma l’analisi tanto necessaria è ancora oggi soffocata dal populismo e dalla presunzione. Anzi: siamo tornati ad una fase di contrapposizioni feroci, a giudizi sommari che tutto travolgono, ad un amarcord quotidiano di cui non si sentiva la necessità. Più che Soru, sta tornando in campo il sorismo con tutto il suo apparato ideologico settario, fatto di slogan e verità assolute.
Sono in molti a pensare che l’ex presidente, forte di una nuova visibilità mediatica, si stia preparando ad una nuova candidatura alle regionali. Ma la politica del “o con me o contro di me” porta ad un doppio esito rischioso: salvare in tutto e per tutto quella stagione, o archiviarla definitivamente. E per la Sardegna sarebbe, in entrambi i casi, un errore.
Segnalo articolo sul tema: http://www.sanatzione.eu/2011/07/il-partito-dei-sardi-il-situazionismo-da-evitare-per-un-partito-nazionale-sardo/ Grazie.
Ma perché un futuro partito dei sardi (che se sarà non potrà essere certo spiegato con il progetto di Silvio Lai ma sarà magari il frutto di processi che ancora non conosciamo) dovrà essere spiegato con i limiti dell’esperienza di Soru? Ecco, la necessità di questo passaggio mi sfugge.
Dunque, poniamo che ci sia un Sardinian National Party nel nostro futuro. La sua agenda, dice Biolk, sarà necessariamente quella emersa nel periodo soriano (talvolta, non a caso, diversa da quella prevista nella fase di elaborazione del programma), cioè della difesa della Sardegna dall’ennesima ondata di colonizzazione cui si accompagna una massiccia spinta verso la callonizzazione delle menti. Il che mi sembra ragionevole.
Non possiamo prevedere quali siano gli attori del processo, di certo ci sarà Soru, ci sarà il suo gruppo. Chi altri aderirà? Dove saranno gli altri? Come agiranno? Riusciranno a prendere il potere o se staranno all’opposizione che faranno? Come si fa a dire che una sconfitta elettorale determina la sconfitta definitiva di un movimento? E già, caro Vito, perché tu sei ossessionato da Soru e, da bravo giornalista, dalle notizie, dal quadro politico, dagli intrecci politico-mediatici e da tutte le cose poste sotto i riflettori effimeri dei media. Ma Soru non ha fatto altro che catalizzare quello che di profondo agita questa terra, invisibile come al solito a chi fa ogni giorno l’agenda delle notizie, così come Cumpostu ha catalizzato un’altra bella cosa, sino ad allora impensabile in quelle forme e dimensioni, ma meno profonda a mio parere. Io non prevedo e non scommetto su niente, ma credo che come buona norma occorra seguire qui Marx e tanti altri, e partire dal presente storico, e non attribuire ad esperienze passate (peraltro schiacciate su una sconfitta elettorale le cui ragioni nessuno può ragionevolmente dare per scontate in forme specifiche) una forza quasi magica nel determinare quello che ancora non sappiamo cosa sarà. Io credo che la convinzione di molti della necessità di questo partito agirà più potentemente di qualsiasi presunto errore di Maria Antonietta, di GV Sanna o di Soru stesso. E, come diceva giustamente Alessandra, ormai siamo su un altro pianerottolo! Il mondo è così cambiato in questi ultimi anni…
Ancora Soru?
Anche No
Vanno bene le politiche, ma dal punto di vista della lotta privilegi non è stato da meno degli altri
Tutto sommato e nonostante le riserve che ho su di lui penso e spero che Soru sia una persona intelligente, e che, dal momento che già viaggia verso i 55 anni, non voglia “morire” come capo di una setta con poche chances di rivelarsi maggioritaria sia nel PD sia nel contesto del centrosinistra, oppure come capo di un’azienda oggi pure in difficoltà, a un’età in cui in America quelli “del ramo” si ritirano e si dedicano alla beneficenza.
Soru dovrebbe capire una cosa, che il peggior nemico delle sue prospettive sono proprio i soriani; metta la sua intelligenza e la sua determinazione al servizio di tutto il PD evitando le contese correntizie che tra l’altro non sono il suo terreno ideale, lasci stare i plauditores interessati al loro destino e cerchi di riunire nuovamente intorno a sé il meglio delle intelligenze pensanti interessate a un progetto politico, come sembrava stesse avvenendo nelle fasi iniziali di Progetto Sardegna, non ancora partito autonomo e guardato con simpatia anche da personaggi come Graziano Milia. Lasci stare le Marie Antoniette Mongiu (che fa l’intellettuale “d’area” fin dalla metà degli anni ’80, arrazz’e novidadi oh ….) e i Gianvaleri Sanna. Nessuno ha preclusioni nei confronti di Soru, però che si metta in testa che un progetto politico di sinistra e di impronta sardista non è se non è costruito e sostenuto in modo pluralista e partecipato.
Soru è sicuramente una persona straordinaria, ma la poca capacità di confrontarsi con gli altri mi preoccupa molto.
Poi non sopporto questo non poter discutere o criticare quanto da lui fatto, per il rischio di venir bollato subito dal “con me o contro di me”.
Possiamo essere elettori abbastanza maturi da poter esprimere una critica, senza essere poi visti in odore di tradimento?
Brava Alessandra.Non mi piace la pancia come strumento di analisi…Però fatevi tutte le analisi e le pippe che volete ma quando c’era Soru si respirava orgoglio.
Il fatto stesso che ancora oggi molti sentano ancora il bisogno di parlare (male, malissimo, bene , benissimo…) di Soru…(e lui che invece non parla mai…) e di quello che è stato fatto dalla giunta di Soru forse vuol dire che si è trattato davvero di un momento fecondo per la nostra Sardegna…Avete forse bisogno di parlare o sparlare della giunta di Masala, di Pili …oppure ( visto che è il nostro presente)…perchè non proviamo a parlare della giunta Cappellacci.
Forse è meglio e magari più utile.
http://costruiresumacerie.org/2011/07/14/la-politica-della-cultura-quello-che-mi-ha-sempre-dato-fastidio/
condivido.
Il fondo di Biolchini coglie nel segno.
I temi e gli interrogativi che pone al centrosinistra, tutto il centrosinistra mi riferisco anche ai pezzi innaturalmente collocati nel centrodestra sono reali.Il pericoloso ritorno del pasdaran pro o anti soru un esercito che trasversalmente attraversa tutti i partiti e i movimenti che compongono la galassia del CS sardo sono maledettamente pericolosi per il futuro di una seria prospettiva di risanamento e riformatrice dell’economia e dello stato socio economico della sardegna.
Offro il mio contributo con una mia riflessione dell’aprile scorso, a seguito della sentenza di assoluzione del presidente soru, a tutti coloro che pensano che in primis occorra mettere in sicurezza il cervello.
Non eludere i nodi politici.
Non mi iscriverò alla lunga e compresibile lista di coloro che si sentono liberati e pronti a combattere una nuova battaglia dopo la recente sentenza di assoluzione con formula ampia del Presidente.
Appartengo da sempre e senza contorcimenti partigiani alla categoria dei garantisti e sono ligio al dettato ordinamentale in essere: presunzione di innocenza sino al terzo grado di giudizio.
Durante la scorsa legislatura, lealmente costruita attraverso la candidatura nelle liste di ProSar e fattivamente coltivata in un staff assessoriale su temi e competenze specifiche del nostro comparto primario ho avuto modo di manifestare elementi di criticità dell’azione di governo in ordine ad aspetti non secondari dell’agire politico e istituzionale del Presidente, avendo a cura di tenere distinti i due piani: quello dell’azione concreta di governo da quello di una seria riflessione su atti e scelte di ordine politico e istituzionale direi abbastanza discutibili.
Lo dico e lo scrivo con assoluta serenità in ragione del mio vissuto e del mio concreto agire politico ed elettorale avendo e per tempo scritto e detto ragioni di preoccupazione proprio per evitare quello che poi e successo.
Siccome perseverare è diabolico o meglio è utile a coloro che vogliono cambiare solo il loro destino finanziario con l’elezione in Consiglio Regionale ma sono abbastanza resti ad impegnarsi per cambiare la Sardegna cito a futura memoria solo per titoli quelle questioni che ritengo dirimenti e che sono a mio giudizio alla base della nostra sconfitta e che possono se rimosse dal dibattito e quindi non convincentemente affrontate chiarite non consentire una prossima e auspicata vittoria.
-Sistema a elezione diretta del Presidente e rapporto con Consiglio Regionale e gruppi politici;
-Sistema di nomina degli Assessori e rapporto tra Giunta, Presidente e Consiglio Regionale ;
-Qualità e modo del rapporto di sussidiarietà tra esecutivo regionale ed enti locali intermedi e territoriali;
-Qualità e modo del rapporti tra Stato e Regione;
-Qualità e modo del processo di costruzione delle riforme;
-Qualità e modo dell’interazione tra l’azione di governo di una maggioranza riformatrice ed il suo popolo in senso lato;
-Qualità e quantità del modello di assetto istituzionale e di governo degli enti locali della Sardegna;
-Costruzione del processo progressivo di un modello statuale autonomo e federato;
Sono questi a mio avviso i nodi sui quali si dovrebbe sviluppare il dibattito e attorno ai quali fare chiarezza verso noi stessi e di fronte ai Sardi tutti i Sardi .
Farlo con caparbietà e non con testardaggine, farlo con fatica in modo unitario ed inclusivo e non attraverso scorciatoie siano esse di partito, di gruppi o di camarille o peggio ancora con improbabili documenti unitari.
Volutamente e scientemente non ho posto la questione programmatica e di modello di sviluppo perchè ritengo il progetto a suo tempo delineato valido e financo su alcuni temi aggiornabile in avanti : energia, ambiente, agricoltura ecc.
La scadenza congressuale del prossimo Gennaio dovrà elaborare la sintesi di un dibattito su questi temi, che deve necessariamente partire un attimo dopo la prossima scadenza elettorale.
28aprile2011
pierluigi marotto
Soru no, ha già perso, si occupi di altro, magari a livello nazionale.
La sua concezione padronale del potere ha invelenito il centrosinistra, è un uomo che divide e non unisce, abbiamo bisogno di altro.
Condivido totalmente le riflessioni (chiamarle analisi è troppo presuntuoso?) di Vito Biolchini sulla necessità indispensabile di una riflessione, pacata ma severa e senza ipocrisie, dei cinque anni della prima esperienza Soru.
Si tratta di un passaggio a mio giudizio obbligato, anche perché sono convinto che, nonostante il diretto interessato neghi appena può, Soru è già oggi il futuro candidato alla presidenza della Regione per il centro sinistra e, aggiungo, per i sardisti di Maninchedda e Sanna. Credo anche che questa scelta sia ormai condivisa da una parte del cosiddetto “gruppo dirigente” del Pd regionale (Lai e Cabras fra i primi) e nazionale (Bersani e Veltroni fra i primi), che ha fra l’altro bisogno di un leader autorevole fra i presidenti di Regione.
Credo ancora che la prima occasione per riflettere criticamente sui risultati ottenuti nel periodo 2004 – 2009 (pensiamo, per esempio, alle politiche istituzionali ed alla fine della legge statutaria) la potrebbe offrire la ormai recente Assemblea programmatica del Pd, ma sono anche convinto che tutto si concluderà con molte parole vuote e con uno scontro politico-personale fra i diversi leader (?) delle varie correnti (ancora Lai con Spissu, Giagu, Bruno Dettori e tanti altri), tutti impegnati a trovare, per sé e per i propri amici, le migliori collocazioni nelle liste per le più o meno imminenti elezioni politiche e regionali.
La conferma del sorismo che ritorna la si ha leggendo qualche fondo (Dadea, per esempio) del “Sardegna 24” (e, prima ancora di Sardegna democratica), dove si fa a gara a raccontare (con la sola eccezione dell’ottimo Carlo Mannoni) di “come eravamo bravi” e di “come sono stati cattivi” gli avversari politici che hanno interrotto (naturalmente solo temporaneamente) la più bella e proficua esperienza della storia dell’autonomia regionale.
Purtroppo, credo che finiranno per farci credere che la sconfitta è stata provocata dal cattivo Berlusconi (insieme, tutt’al più, con qualche cattivo del PD) che ha prevalso sul miglior candidato possibile, il cui unico difetto è quello di avere un carattere che, qualche volta (ma raramente), è troppo impetuoso. Del resto, questa è la tesi che tenta di accreditare lo stesso Soru in due interviste di qualche tempo fa, una a “D Donna” ed una a Filippo Peretti, che, nell’occasione e diversamente dal solito, mi è sembrato un po’ troppo accomodante e senza quel giusto grado di cattiveria che lo avrebbe dovuto portare a fare all’intervistato le stesse domande che propone Vito Biolchini nel suo pezzo.
Allora: perché Soru (non il centro sinistra) ha perso le elezioni? Che giudizio dare sulle esperienze di quei cinque anni di govern
A giudicare dalle “gentilezze” che soriani e riformisti si scambiano nei botta e risposta a distanza tra Sardegna Democratica e Rosarossa, non sembrerebbe proprio che tra Soru e Cabras ci sia un gran feeling; l’unica certezza è che oggi come oggi Soru appare come l’unico leader spendibile del PD per inspendibilità di altri soggetti come lo stesso Cabras (poco popolare nella base elettorale, quella che vota alle primarie) o Graziano Milia, che avrebbe la stoffa del leader ma anche lui non è aiutato da un caratterino a volte spigoloso, per non parlare proprio del segretario Silvio Lai, debole e privo di carisma. Tuttavia, questo non significa che Soru debba essere necessariamente il candidato del PD e del centrosinistra; se proprio sarà necessario designare un leader, sempre che ce la faccia a superare eventuali primarie (e dopo la lezione di quelle cagliaritane, si auspica che i nostri dirigenti abbiano imparato a non sottovalutare SEL e una certa attrattiva che il partito vendoliano ha nella base del PD), questo dovrà avvenire all’esito di un processo programmatico. Il progetto politico soriano, che, nel silenzio sfingeo del “capo”, si affida a personaggi come Maria Antonietta Mongiu e Gianvalerio Sanna, appare sempre più come una costruzione settaria che coniuga alcune buone cose, come l’attenzione alla tutela dell’ambiente, con una dose veramente eccessiva di demagogia spicciola stile “Fatto Quotidiano” e una disattenzione molto pronunciata ai reali bisogni della gente. Non credo proprio che sia un progetto politico capace di unificare il PD, né è plausibile che Soru ove designato leader accetti di portare avanti un programma condiviso; i precedenti non sono favorevoli, gli atteggiamenti dei “suoi” fanno presagire addirittura un peggioramento.
Soru e non il centro sinistra ha perso le elezioni?
SORU RENATO – Coalizione: Soru Presidente 42,94% 415.600
Totale liste 39,04% 322.410
CAPPELLACCI UGO – Coalizione: Il Popolo della Liberta’ 51,88% 502.084
Totale liste 56,07% 463.017
http://www.regione.sardegna.it/argomenti/attivita_istituzionali/elezioni2009/risultatiriassuntivi.html
la differenza dei voti fra Soru e Cappellacci è stata di -9 punti percentuali, mentre la differenza tra le coalizioni è stata di 17 punti percentuali, a sfavore del centro-sinistra.
In termini elettorali, Renato Soru ha rappresentato, anche nella sconfitta, un valore aggiunto rispetto alla coalizione, negarlo significa raccontarsi le bugie sapendo di mentire.
quindi ha perso Soru E ANCHE il centrosinistra tutto.
perchè si è perso? è opportuna un’analisi della sconfitta e un’autocritica dei 4 anni di governo regionale. così come sarebbe stata opportuna per le disastrose giunte Palomba.
autocritica opportuna sia da parte dei partiti che dell’ex governatore.
così come, per alcuni, “non si esce vivi dagli anni ’80”, per molti, in Sardegna, non si esce vivi dagli anni Soru.
Soru un abbozzo di partito dei sardi l’ha fatto quando è sceso in politica. Quando poi è confluito nel PD l’ha gettato via ed ha pure perso ogni credibilità. Non lo vedo riflettere tanto sugli errori (inevitabili per chiunque cerchi di fare qualcosa… l’alternativa è l’immobilismo di chi cerca di tenere immutato l’esistente, vedi Cappellacci) che ha commesso ed è un peccato, perché così facendo non è di certo una risorsa per la Sardegna.
Il nodo politico più importante è proprio questo. Soru ha vinto la prima volta che si è candidato con una proposta imperniata sulla Sardegna che aveva il suo punto di forza in Progetto Sardegna che partì con un promettente 7% di consensi . Soru ha iniziato a smantellare Progetto Sardegna praticamente il giorno dopo l’elezione vittoriosa. Il che dimostra la strumentalità della sua posizione “sardista” e la sua subalternità reale alle posizioni “italianiste”. Non potrà mai venire da questa parte una proposta credibile di Partito dei Sardi.
Condivido, mi pare di aver contribuito con qualche spunto del commento ad un post precedente, magari mi sbaglio. Saluti
Soru è stato bocciato dai sardi, anche di centrosinistra, perchè inevitabilmente se un politico decide di prendere in mano le redini di una situazione incancrenita, come quella sarda o quella italiana, che sono speculari, va a toccare privilegi e interessi che rappresentano la maggioranza della regione e del paese. In Sardegna parliamo di immobiliare, prebende pubbliche, sanità, enti ed entini che alimentano il votificio.
E’ la stessa identica cosa successa a Prodi, nel 1996/98 prima e nel 2006/7 dopo, e i risultati di Prodi sono stati in pochi anni di governo i più importanti degli ultimi 20 anni (entrata nell’euro prima, c.a. ciampi ministro del tesoro) e riduzione del debito pubblico nel 2007 (-2%).
Soru è stato di gran lunga il miglior presidente della Regione degli ultimi 30 anni, con un distacco di anni luce rispetto agli altri, pero’ è inevitabilmente minoranza. Io personalmente mi sono meravigliato dei voti presi nel 2009, un numero tanto alto da essere inspiegabile.
Quello che non si vuole capire è che la Sardegna, cosi’ come l’Italia, è in queste condizioni perchè fino a quando non si arriverà al default i privilegiati e i portatori di interessi non faranno un passo indietro. Quando non ci sarà più un cazzo da difendere, e molti saranno stati infilzati dai forconi, saremo già in Argentina.
Soru ha fatto molto bene, Prodi ha fatto molto bene. Ma entrambi sono stati impallinati SOLO ED ESCLUSIVAMENTE dagli interessi di bottega della maggioranza degli elettori, rappresentati anche dai cosidetti “amici” politici.
Zedda, se non farà gli interessi dei privilegiati di centrosinistra, farà la stessa fine. A casa dopo 5 anni.
Gli interessi sono trasversali, ovviamente… quasi tutti in Sardegna, bene o male, arrotondano con i soldi pubblici… anche il giornale in cui è comparso questo editoriale di Biolchini esiste solo grazie ai soldi pubblici… funziona cosi’! Chi si adegua, bene, chi non si adegua… a casa.
Siamo un popolo di gente con il cappello in mano, schiavi dentro.
Veramente se uno va a vedere il risultato dei partiti politici, nel 2001 i partiti che componevano la coalizione prodiana raggiunsero il massimo dei consensi. Tanto che sarebbe bastato per vincere con il cdx al suo completo (UDC FI AN LEGA) l’alleanza con Di Pietro che non ci fu. Vi ricordo che RC andò da sola. Quindi non è assolutamente vero che gli italiani non capirono.
E comunque in politica chi se ne frega del consenso non fa politica fa testimonianza. Ma quella la lascerei ai religiosi. Se voglio cambiare la realtà l’indignazione come dice Ingrao, non basta…
Una visione di bene (Soru) contro il male (tutti gli altri) è limitata. Soru è andato ad elezioni anticipate perché aveva sondaggi (sballati, evidentemente) che lo davano vincente oppure alla pari su Cappellacci. Tant’è che, con una certa dose di hybris va detto, ha fatto una campagna elettorale contro Berlusconi e non contro il suo antagonista, che intanto bonaccione sorrideva e prendeva voti. Si spiega così il lungo silenzio post elettorale, in verità era sicuro di vincere, altro che meraviglia per i molti voti presi.
Questa mancanza di consapevolezza è pericoloso perché attribuendo sempre a cause esterne la responsabilità degli insuccessi non si vedono le pecche al proprio interno. Siamo proprio sicuri che l’unico torto di Soru sia stato quello di entrare in contrasto con gruppi di interesse vario? Per quanto riguarda per esempio l’organizzazione della macchina regionale, con una piccola dose di intelligenza in più avrebbe potuto riformarla radicalmente con il supporto dei funzionari più motivati, che stavano tutti dalla sua parte. Un atteggiamento sprezzante (da cui ancora non e guarito, basta leggere i resoconti delle sedute consiliari) nei confronti dei suoi stessi dipendenti, una visione semplicistica e demagogica della burocrazia regionale gli hanno alienato molte simpatie. Non pago, si è messo accanto dirigenti fedelissimi e consulenti a volte presi da Tiscali, non sempre all’altezza. La logica è quella dell’imprenditore, con poco rispetto per il lavoratore, bisogna aggiungere.
È stato il miglior presidente della storia dell’autonomia? Questo non so dirlo. Probabilmente il migliore che io ricordi sì, per la visione generale però, non certo per le capacità politiche o gestionali. Sicuramente è stato uno dei migliori negoziatori che abbiamo avuto.
Potrà essere di nuovo presidente della regione? Non lo so, i limiti che ha evidenziato sono molti e tutti di natura politica. Anche il ruolo di leadership del partito democratico in Consiglio regionale non mi pare sia stato esercitato con la competenza e passione richiesta a un leader politico. Che si stia preparando alle elezioni è chiaro, la nascita di Sardegna24 con il chiaro (e aggiungerei meritorio) intento di fare da controcanto all’Unione Sarda ne è esempio lampante.
Si faranno le primarie, almeno spero, e si vedrà chi la spunterà. Soru parte avvantaggiato da un gruppo di fedelissimi, di cui qualcuno di valore reale e con risorse infinitamente superiori a quelle di chiunque altro. Si vedrà se è ancora lui nel cuore del centrosinistra sardo oppure qualcun altro.
Forse su quello che dici hai ragione, Renato, ma ci sono altri provvedimenti della giunta Soru che non sono stati cosi positivi. Un esempio e’ dato dall’articolo di Vito sui tagli alla cultura e soprattutto dai commenti fatti da operatori che hanno riportato la loro esperienza diretta con la Mongiu. Ma di cose sbagliate ce ne sono state altre e all’epoca del suo governo Soru doveva starci attento perche’ e’ cosi che si e’ giocato i voti di diversi elettori. Ti posso citare cosa dicevano i primi beneficiari del Master and Back, perche’ alcuni hanno atteso anche sei mesi per sapere l’esito della loro domanda, e non tutti possono rischiare (se vai su Sardegna Blogosfere ti puoi fare un’idea), o anche lo scandalo del direttore dell’Agenzia del Lavoro, come ben documentato da Pablo Sole. Oppure l’ENPI: tutti l’hanno presentato come un successo diplomatico, e questo e’ vero, ma forse non tutti sanno che in quel periodo si stavano svolgendo alcuni concorsi pubblici e quello per 15 esperti in diritto dell’UE prevedeva domande sull’ENPI anche se di fatto il regolamento non esisteva quando si sono svolte le selezioni e l’esito dello scritto si e’ saputo solo dopo che la Sardegna e’ diventata autorita’ di gestione del programma. La rassegna stampa della regione riporta gli articoli dell’epoca su questo. Lobby o no, un cittadino non intrallazzato con questi gruppi si aspettava come minimo una presa di posizione forte da parte del proprio presidente, e invece niente. Ha lasciato al caso l’attuazione del Master and Back, ha lasciato che le selezioni procedessero come se niente fosse. Ti assicuro che il dissenso generato da questi fatti, e da molti altri, spiega bene perche’ nel 2009 Soru ha perso. Poi ci sta anche tutto quello che dici, sicuramente e’ un motivo. Pero’ al cittadino medio interessa anche cosa gli entra, altrimenti pretendere che si fidi delle istituzioni diventa troppo da chiedere.
Io non so se Soru si ricandidera’ in persona, pero’ posso dire che chiunque lo faccia, deve imparare a fare autocritica, ha ragione Vito quando dice che il lutto non e’ stato elaborato, anzi a me sembra che se i soriani dovessero tornare, vedremmo esattamente le stesse cose.
O Renato senti una cosa: la surra sonora che ha preso Soru alle regionali non si può spiegare solo con le congiure di palazzo o con la sua solitaria battaglia contro i cattivi monopolisti. Facciamo un esempio chiaro: la gestione della cultura. Durante la gestione del settore della giunta Soru (Pilia prima e Mongiu poi) si è assistito a uno spettacolo penoso. Solo chi aveva la fortuna di piacere al principe (Soru, appunto) avrebbe avuto i finanziamenti. Ricordo benissimo le centinaia di migliaia di euro devoluti a personaggi che si vedevano apparecchiati a cena con l’entourage assessoriale. So benissimo dei preferiti con i quali il beneamato Presidente di tutti i sardi andava a cene in casa di professori universitari avezzi al settore librario. Ricordo benissimo le parole di spocchia e di giudizio sulle piccole attività culturali date a piene mani e ricordo che invece si è sistematicamente privilegiata una visione “da granducato” della cultura, privilegiando solo gli artisti che garantivano un ritorno mediatico e ignorando e insultando gli operatori umili, quelli che operano quotidianamente sul territorio con mille difficoltà.
È stato l’atteggiamento da “Lorenzo il Magnifico di Sanluri” che ha causato la sconfitta di Soru. Perché se avesse dato vita ad una gestione veramente partecipata e di sinistra della cosa pubblica non ci sarebbe stato Paolo Fadda o Oppi che dir si voglia.
La verità è che la Sardegna, l’Italia e soprattutto la sinistra, non hanno bisogno di sostituire Berlusconi di destra con un Berlusconi di Sinistra.
E non basterà un giornale che fa gli spot per la Mongiu e per Mauro Meli per farci dimenticare l’errore di fondo del modo di concepire la politica di Soru. Io di un Principe non so che farmene. Voglio democrazia.
E chi la dovrebbe fare quest’analisi? Vito Biolchini??!!
Per carità! Ultimo!
Vito Biolchini? Per carità… Meglio le belle teste pensanti della segreteria del PD sardo …. Magari le stesse che volevano proporre Cabras a sindaco di Cagliari! Oppure chiediamo il contributo al PD nazionale… Oh anonimo complimenti per ilbsarcasmo, perche’ non provi tu a fare l’analisi? Oppure ho sbagliato l’interpretazione del post?
A dire il vero il problema non è chi dovrebbe fare le analisi, ma che questa analisi (aldilà di alcuni volumi che sono pure usciti, sia sul periodo Soru, sia sulla campagna elettorale delle regionali, tipo “Il quinto moro”, un volume di Andrea Raggio mi pare, un altro di Massimo Dadea) è mancata la riflessione trasparente dei partiti della coalizione. Un pezzo del PD si è schierato contro Soru, pezzi importanti della società sarda si sono schierati contro, i comuni costieri hanno tutti votato contro. Intellighenzia, diversi artisti (anche qui bisogna distinguere chi ha sempre beneficiato e chi ha sempre dovuto penare: per esempio il buon Basilio Sulis, organizzatore del festival di Sant’Anna Arresi ha dovuto penare come al solito. Eppure il suo è probabilmente il festival jazz di più alto livello in Sardegna (almeno così mi dice qualche fanatico, mi piacerebbe avere il parere di Birdland, casomai leggesse il blog).
Analisi e presa di coscienza collettiva, altrimenti il centro-sinistra si troverà con un lutto non elaborato anche alle prossime elezioni. Fermo restando che il candidato si deve decidere con le primarie!
Mi sono incasinato un po’ con le parentesi…spero che si capisca lo stesso. Intellighenzia e giovani universitari hanno sostenuto Soru, così come gli artisti (anche se alcuni sono stati più beneficiati di altri dall’idea di cultura del duo Soru-Mongiu)
@Soviet -dietro segnalazione di un amico-
Sinceramente non saprei fare classifiche tra i vari festival Jazz sardi, ognuno dei quali ha una sua identità costruita col tempo.
S.Anna Arresi-Ai confini tra Sardegna e Jazz è un festival che da venticinque anni cerca di strutturare un cartellone con una propria identità. Ha come particolarità l’essere stato dedicato dedicato di volta in volta ad un tema o ad una “scena”. Ciò lo rende diverso da praticamente tutti gli altri, che in campo internazionale presentano di anno in anno più o meno la stessa compagnia di giro (è forse uno dei più importanti eventi mondiali che ospiti di frequente lo stile free nella tradizione della AACM di Chicago, e per questo è internazionalmente rinomato) e lo rende meritevole di essere notato e recensito da tutti i media più importanti del settore in tutto il mondo, oltre che puntualmente e quasi integralmente ripreso da Radio 3 RAI, e tutto questo non è poco. Non mancano poi in ogni edizione gli artisti più mainstream -ovvero della corrente principale- e più noti e graditi anche al pubblico non superspecializzato, e davanti al nuraghe si sono esibite star di massimo livello come Pat Metheny e altri, come è pure successo che artisti ospitati a S.Anna abbiano poi conosciuto un successo molto più vasto.
Di fatto un piccolo centro di una zona che si può considerare remota anche nella non centrale Sardegna diventa per una settimana una mecca per gli appassionati e gli esperti -critici e giornalisti- che arrivano da ogni parte del mondo, e questo è già un risultato (che provoca un indotto e ricadute di immagine notevolissime e difficilmente immaginabili altrimenti) che in sé meriterebbe rispetto e certo non l’uso della lesina nel finanziamento.
La domanda delle mille pistole allora è: merita un festival di questo tipo risorse certe attribuite in tempi certi in modo tale che il buon Basilio Sulis non sia costretto a ipotecarsi la casa ogni anno per garantire il programma? Se la risposta per te è sì, sarà naturale chiederei come mai il buon Renato, sempre attento alla rilevanza internazionale degli eventi, abbia di fatto snobbato questo per favorirne altri.
STRA-MERITA. E se i tempi sono di vacche magre si fa tutti dieta.
Il punto centrale lo cogli però benissimo: importante quasi quanto il totale che in ultimo si riceve (perchè i programmi si fanno di conseguenza) è il conoscerlo con certezza e senza significative differenze, e l’altro aspetto è sapere con attendibilità quando si ricevono i contributi.
In verità il problema non è certo del solo Basilio Sulis, ma di un po’ tutti, almeno di tutte le organizzazioni che curano festival jazz su cui ho notizie. Il problema è che -anche giustamente se vogliamo- una parte dei finanziamenti previsti sono rimborsi, quindi prima c’è la spesa.
Malauguratamente succede, ed è successo, che i finanziamenti promessi (quindi rimborsi+contributi) a volte calano drasticamente in una o nell’altra forma, quando le spese sono state fatte. Uno dei risultati è che allora chi ha più “peso” cerca di farlo pesare, e a volte non si guarda per il sottile, e certo una rassegna come S.Anna Arresi che più di altre è “di nicchia” rischia peggio, al di là del valore delle proposte.
Beh, la politica i salti li fa, eccome, solo che il salto non è prevedibile, è un “cigno nero” per dirla alla Taleb. Quello è successo e che sta succedendo in Libia, in Tunisia, in Egitto e che sta coinvolgendo anche altri Paesi è un salto. Quello che è successo nella nostra Europa, in Islanda, è una rivoluzione ancora maggiore di quanto successo nei paesi nordafricani: il popolo islandese ha deciso di non pagare gli errori dei finanziari accollandosi un debito enorme per i prossimi 15 anni a carico di ogni famiglia. Ha deciso di non pagare i debiti a Gran Bretagna e Olanda, ha di fatto licenziato il governo e sta riscrivendo la sua carta costituzionale dal basso. Di questo nulla si sa perché molto più pericoloso delle rivolte in atto in continenti sì vicini, ma sempre altri, e di indignados, perché si colpisce al cuore l’attuale sistema che sembra un Moloch criticabile ma invincibile.
Per quanto riguarda il tema in discussione, forse un’analisi seria delle ragioni della sconfitta, che superi la retorica del tradimento o del destino cinico e baro sarebbe stata opportuna due anni e mezza fa. Personalmente credo che con Soru si sia esaurita quella corrente, sotterranea e trasversale, di pensiero che vedeva nell’imprenditore la figura professionale più capace di guidare con efficienza e serietà un’amministrazione. Il limite non sta nella visione politica, ma nel metodo. La democrazia è soprattutto metodo e Soru non l’ha semplicemente appresa perché non si apprende dentro un’azienda e tanto meno si apprende se sei tu il padrone. Soru ha amministrato la regione come se fosse un amministratore delegato piuttosto che un presidente di regione. Amministratore delegato che per altro riconosceva poco il suo CdA, il Consiglio Reigonale.
Soru si è presentato e ha gestito il potere da “uomo forte”. Ma in politica gli “uomini forti” di quel tipo non durano molto e se escono di scena è difficile che vi rientrino con lo stesso ruolo. Perché chi li ha provati pensa: “no grazie, abbiamo già dato!”
Analisi lucida e impeccabile. Il nodo della questione, centrale e inequivocabile, sta proprio nell’approccio alla politica, nel metodo adottato da Soru. Il mio pensiero: che l’imprenditore faccia l’imprenditore e il politico faccia il politico; si rifondi e si rinnovi la classe dirigente anche partendo dalla formazione nelle sezioni, aldilà delle ortodossie e del settarismo. Sulle prossime regionali: qualcuno immagina una personalità politica di spessore che possa contrastare, anche in chiave primarie di coalizione, una possibile nuova candidatura di Soru?
Non sono addentro le segrete stanze della politica, ma la recente esperienza di “attivismo” per la campagna del sindaco Zedda e per i referendum mi ha avvicinato a diverse persone del Partito Democratico che sentono molto la questione di cui parli. Non essendo iscritta mi limito a osservare da orecchiante ciò che bolle in pentola e per la poca esperienza vissuta credo che, come in ogni partito, ci siano i “soldatini” e quelli che hanno mantenuto un grado normale di capacità critica anche nei confronti della mamma. Che da figlio la contesti, ma se un estraneo te la cerca ti arrabbi per forza. E aggiungerei che gli innamoramenti ideologici sono ovviamente pericolosi, ma lo sono anche le cocenti delusioni, perchè, come tutte le questioni di cuore, ti fanno usare la pancia come strumento di analisi.
Tante cose sono successe dalla bocciatura di Soru. La politica non fa salti, è vero, ma non fa neanche fermo immagine. Non ci sono nastri da riavvolgere: siamo su un altro pianerottolo ora, sarà molto simile agli altri, ma un piano sopra.
Ve l’ho già detto che l’esperienza di attivismo mi ha reso più fiduciosa nei confronti dell’intelligenza altrui?