Politica / Sardegna

Tagliare gli sprechi è difficilissimo: e infatti in questo, senza polemica, la Giunta Soru diede il meglio e il peggio di sé. Ad esempio…

Questo articolo è stato pubblicato oggi da Sardegna Quotidiano con il titolo: “Tagliamo gli sprechi”. Ma nessuno c’è riuscito.

“Quando la Giunta tagliava”, ricorda Massimo Dadea su Sardegna 24 di domenica. E la giunta era quella di Renato Soru, che della lotta agli sprechi fece prima una guerra, poi una vera e propria crociata. In un momento in cui il quadro economico è più drammatico e la rabbia per le iniquità generate dalla politica più forte, rievocare quei tempi è giusto: perché quel centrosinistra era realmente animato da una tensione etica diversa. Ma a volte si ha l’impressione che l’esperienza del governo Soru sia stata qualcosa di più complesso e contraddittorio di quanto i suoi stessi protagonisti non riescano a immaginare. E proprio pensando alla politica dei tagli agli “sprechi”, ritengo che Soru abbia allo stesso tempo segnato il punto più alto (e Dadea ricorda esempi evidentemente virtuosi) ma anche quello più basso.

Vogliamo dimenticarci della vertenza che penalizzò brutalmente le donne che effettuavano il servizio di pulizie negli uffici regionali, e i cui stipendi già bassi vennero ulteriormente decurtati? O dei tagli alla cultura (di cui oggi tanto si parla) che Soru fece in maniera feroce? Ricordo solo alcuni episodi: il taglio drastico all’associazione di categoria degli editori (perché in Sardegna tutti possono prendere soldi pubblici tranne che gli operatori culturali, chissà perché); oppure il tentativo (fallito, per fortuna) di chiudere l’esperienza della Cineteca Sarda; oppure il tentativo (riuscito, purtroppo) di azzerare il glorioso Istituto Sardo per la Storia, la Resistenza e l’Autonomia. E sono solo tre esempi. Discutibili per carità: ma sono rari i casi in cui gli sprechi sono solari e incontestabili. E quasi sempre lo sono in base ad una valutazione politica. Che spesso però non c’è. E allora ci si accontenta dell’ideologia. Il risultato rischia di essere drammatico: perché al danno generato da tagli iniqui, si aggiunge la demonizzazione del contributo pubblico, dell’aiuto statale o regionale equiparato al furto. E in ogni caso gli sprechi (quelli veri) sono tutti lì, da anni.

È evidente che gli sprechi nella pubblica amministrazione esistono, i privilegi della politica pure, e sono ormai insopportabili. Ma estirparli non è semplice. Senza la bussola di una politica consapevole, si rischia di scambiare il mezzo con il fine, facendo dei danni enormi a chi con gli sprechi veri non ha niente a che fare. Con la demagogia alla Stella e Rizzo non si va molto lontano. Combattere gli sprechi è, ripeto, difficilissimo. E la giunta Soru, con tutta la sua innegabile tensione etica, ce lo ha dimostrato.

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30 Comments

  1. rita podda says:

    Giudizi generalizzati e liquidatori come “Libri molto brutti nella forma e nei contenuti”, “schifezze”, riferiti all’intera produzione libraria sarda mi sembrano ingenerosi e non rispondenti a una realtà che è complessa, variegata e plurale. E’ evidente che c’è un diverso atteggiamento delle Case editrici sarde rispetto a rigore di contenuti e gusto “estetico” del prodotto culturale libro. Non tutte peraltro hanno una continuità di produzione. Ma se non si vogliono utilizzare strumentalmente i “deficit di professionalità e produttività” (difficile trovare ambiti della cultura, delle produzioni e delle professioni che, sopratutto in una Sardegna che fa acqua da tutte le parti, non ne soffrano) penso occorra che le istituzioni agiscano in piena “trasparenza” nello stabilire quali possano essere i criteri il più possibile oggettivi, preventivi (e non, come spesso accade “aggiustati”), per accedere a una politica di sostegno che non dovrebbe avere come riferimento l’arbitrio o i gusti culturali ed estetici dell’assessore di turno. E gli strumenti per far migliorare questo settore si possono trovare e possono essere variegati, posto che ci sia un reale interesse e si abbandoni un atteggiamento distruttivo.

  2. Enrico says:

    La maggior parte dei circa 40 (quaranta) editori sardi non sono editori ma stampatori. Pochi meriti e molti torti. Libri molto brutti nella forma e nei contenuti. Nessuna volontà autentica di essere conosciuti, ma, anzi, la volontà di non essere visti, di non essere scoperti e messi a confronto con la realtà.
    Non c’entrano un fico secco la “sinistra economicista” e neppure i taglia alla cultura ché di cultura in questo caso non si tratta. Cosa c’entra la cultura con quei libroni da sala d’aspetto che costano un’iradiddio oppure con le schifezze esposte al salone del libro di Torino?
    Certo che sovvenzionare una casa editrice locale è meritorio e doveroso. E’ ovvio. Ma distribuire fondi alla terribile associazione degli editori sardi è, diciamo, un atto impuro.

  3. rita podda says:

    I tagli indiscriminati alla piccola editoria sono tagli alla cultura. Bisognerebbe chiedersi perchè la gran parte delle regioni italiane ha una propria legge di sostegno alla piccola editoria locale. Fra le più vecchie quella della Sardegna, fra le più recenti ed articolate quella del Piemonte (pre-Lega). Andrebbero lette ed analizzate le motivazioni che ne stanno alla base e dividersi apertamente fra chi le condivide o meno. Neanche uno spirito ultra-liberista si scandalizzerebbe per la formulazione di politiche di sostegno ad una produzione culturale “local” (se ne possono certo discutere le modalità) che certamente può aprirsi al “global” ma che ha come principale referente quello della comunità di un milione e mezzo circa (lattanti compresi) di sardi a cui interessa capire chi sono e ciò che sta loro più vicino (e penso sia anche abbastanza utile capirlo), contenuti che la piccola editoria locale veicola (e, come in tutti i settori, c’è chi lo fa bene e chi male). E il numero non consente certo grandi tirature e ritorni di mercato, sopratutto per la saggistica. E spero non si voglia sostenere che la strada è quella di pubblicare (quindi far circolare) solo quello che può essere “turisticamnte attraente e commerciabile”. Trovo veramente assurda la contrapposizione, fatta da Daniela, tra tagli Soru-Mongiu all’editoria sarda = benefici per la scuola, dato soprattutto che fra i principali destinatari e fruitori di quell’editoria ci sono proprio scuola, università e biblioteche, e che sempre più scarsa è la capacità di spesa dei sardi (figurarsi per la lettura!).
    Forse c’è da discutere di quanto poco spirito “glocal” ci sia in una parte della sinistra che vive di soli modelli economicisti, produttivisti, e che, lungi dal mettersi sulla lunghezza d’onda delle comunità e dei loro interessi anche culturali per costruire percorsi di crescita, non si fa portatrice d’altro che di una pratca politica dirigista e censoria.

  4. Daniela says:

    I tagli all’editoria non non sono propriamente tagli alla cultura: troppo facile pubblicare con i fondi regionali libri che poi la regione comprava per tenerli in depositi e scantinati. Stranamente , senza fare nomi ma chi conosce l’ambiente sa di chi si parla, c’è chi ha gridato allo scandalo e chi invece ha avuto il coraggio di intraprendere un attività editoriale esattamente nel momento in cui la regione con Soru tagliava i fondi all’editoria. Sarebbe bello riascoltare l’intervista che venne fatta all’editore da radio sardegna il quale alla domanda del perché avesse deciso di intraprendere la nuova attività di editore in un momento così difficile rispose candidamente che un imprenditore privato rischia di suo e non ha bisogno dei fondi pubblici.Fu la scuola in quel periodo tanto odiato dagli editori sardi che si avvantaggiò fruendo di fondi che fino a quel momento aveva solo potuto sognare.

  5. Neo Anderthal says:

    Conosco il lavoro dell’Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia e anche quello della Cineteca Sarda. Due casi di scuola si come NON si deve tagliare e su come NON si deve fare. Tagli alla cieca, per usare un eufemismo.

  6. andrea says:

    Il commento di Geppo mi ha aperto gli occhi. C’è in Sardegna una quantità di gente che ha vissuto a scrocca mangiandosi una quantità immane di risorse sottratte a tutti, con la complicità di partiti, sindacati e compagnia bella. Qualcuno a tempo debito ha cercato di fare qualcosa, e chi agisce puo anche sbagliare. Bisogna demolire ogni possibilità che questo qualcuno possa tornare. Anche tenendosi MR Chiappellazi, perfetto nel ruolo di serbidori, non a caso votato in massa dai geppi di turno. Io per me avrei necessità di emigrare da questa triste regione. Auguri!

    • Oh Andrea, meno male che in Sardegna c’è gente come te e come il TUO Presidente.
      Infatti gli altri sono tutti ladri e infatti tutti hanno mangiato pane a tradimento.
      Solo voi lavorate, solo voi avete il verbo, solo voi avete la verità, solo voi avete fatto il bene della Sardegna. Ma che cosa avete fatto? Ma cosa avete portato a casa?
      E infatti avete vinto le elezioni…infatti la gente ha creduto alle cazzate che avete fatto in quei 4 anni e mezzi…infatti ci troviamo in questa situazione anche grazie alla figura da buffoni che avete fatto!
      Avete perso di 10 punti contro un “ologramma”: una figura che peggiore non potevate farla!
      Avete spaccato tutto, avete lasciato solo macerie, avete lasciato la Sardegna alla fame: dovreste vergognarvi!
      Se volete che Cappellacci rimanga ancora 5 anni…fate pure, continuate a scrivere balle nel vostro bel giornaletto: ma smettetela di prendervela sempre contro gli altri: la responsabilità è stata solo vostra!
      Visto che questa Sardegna non ti piace, guarda che c’è un biglietto con la Saremar a 60 euro: di sola andata!
      E salvarì!

      • andrea says:

        Wow! As cumprendiu tottu, l’uso dell'”avete” mi fairi arri. E poichè ho detto altro da quello che mi attribuisci, salvadi tui!

      • Eja….hai capito tutto tu!
        Piga e potta a domnu!

      • Nicola says:

        Inveci tui ses togu…O faei spaziu! E’ arrivato sciu tottu deu. Sei sprecato qui, o Geppo. Sprecato!

  7. Francesco Consalvo says:

    Demagogia alla Stella e Rizzo”? Ho appena terminato di leggere l’ultima ristampa (aggiornata) de La Casta (peraltro, c’è qualche appunto anche per Soru) e davvero lascia l’amaro in bocca, ma non ho colto aspetti demagogici, tutt’altro.

  8. andrea says:

    Probabilmente stando nel lontano Sulcis le dinamiche del potere casteddaio mi sfuggono, però…. Soru non è più Governatore da due anni e mezzo, certe domande si potevano rivolgere a tempo debito, o in altre sedi stante che mister Tiscali non vive su Marte.
    Non capisco il darsi addosso tra quotidiani ancora in fasce, come se il vero competitor su Cagliari di Sardegna Quotidiano fosse S24 piuttosto che l’Ugnone, sommamente fastidioso e autoreferenziale la patente di libertà e di servitù che si attribuisce a seconda di chi paga lo stipendio nei vari commenti sparsi per il blog. Non capisco, per esempio perchè se Pubusa attacca Zedda su SQ tutto ok, se S24 pubblica un articolo di velata critica a Zedda “è perchè Soru è incazzato con lui per non aver fatto assessore la Mongiu” e via di dietrologia.
    Mah!

    • ZunkBuster says:

      Se permette: condivido ben poco di quello che scrive il prof. Pubusa, che preferisco di gran lunga come giurista, ma chi ha avuto la pazienza di leggersi un po’ dei suoi interventi (e magari anche di quelli di Andrea Raggio) su Democrazia Oggi, pur non necessariamente condividendo trova che a monte dei ragionamenti di Pubusa vi è una posizione di fondo, intellettualmente coerente. Oltre tutto l’intervento di Pubusa su SQ era “marchiato” http://www.democraziaoggi.it, quindi esternalizzato. Se invece in cronaca di Cagliari un quotidiano il cui referente sanno tutti chi è, e tutti conoscono come colui che ha cavalcato e sfruttato al massimo (a ben vedere ben più del povero Yuri Marcialis e varia dirigenza locale del PD) l’onda lunga di Zedda, e poi di punto in bianco legge attacchi non troppo sereni al Sindaco … beh qualcosa che non quadra c’è. Come le “casuali” due intere paginate ad personam contro Maninchedda …

    • Bene informato says:

      Soru, a domanda diretta, ha risposto che un assessorato alla Mongiu nella giunta di Cagliari era inopportuno. Così, tanto per saperlo…

  9. Oh Vito, come dimenticare il massacro della Formazione Professionale dove ancora oggi si devono utilizzare i fondi 2006-2009 (corsi sono appena partiti) o i corsi per gli OSS con fondi del 2000-2006: che vergogna! Non dimentichiamoci le persone che sono ancora in Cassa Integrazione e tutti quelli che sono stati licenziati!
    Per quanto riguarda l’Artigianato, non dimentichiamoci la cancellazione dell’ISOLA (spazi espositivi chiusi e riassegnati, tramite bando, a privati, quello di Cagliari è stato vinto da Cualbu che fa il bello e cattivo tempo) e la creazione della FANTOMATICA “Sardegna Promozione” (si è visto come gli artigiani dell’artistico sono cresciuti…ehhhhhhhhhh!).
    Fantastica è stata poi la fine che ha fatto la Progettazione Integrata quando si è dimesso Pigliaru e Soru ne ha preso le redini!
    Ah, dimenticavo il tentativo di CANCELLARE le Associazioni Imprenditoriali togliendo loro anche quel poco che serve per vivere.
    E’ facile governare così, caro Presidente Soru e caro ex Assessore Dadea!
    Su meri mannu vuole nuovamente candidarsi? Evidentemente non ha ancora “scramentato” bene!

    • p. nicola simeone says:

      la formazione professionale in effetti massacrava le finanze della ras, in gran bella compagnia s’intende, da molti decenni: una notevole fabbrica di disoccupati ad alto costo…sembrava fatta apposta per dare sbocchi a chi ci lavorava indipendentemente dalla “produzione” del loro lavoro;
      del resto ci sono i numeri, no? vogliamo vederli tutti?
      costi e risultati?

      • Il fatto è che ha massacrato tutti: e infatti è stato ripagato con la stessa moneta!

      • Nicola says:

        Ma perché, secondo te si deve governare solo per il consenso? Ma quello è voto di scambio, clientela… Secondo me Soru doveva tagliarla davvero, e di più, la mangiatoia,e poi andarsene. L’ISOLA da conservare? O l’Esit? Dopo i grandi successi? Ma po prexeri….

    • Bene informato says:

      La progettazione integrata, a dire il vero, non è che fosse granché neppure con Pugliaru assessore. Non che non fosse una buona idea in teoria, ma con qualche problema di realizzazione. Base della progettazione integrata era (ed è) la partecipazione dei territori, ragion per cui si assunsero un certo numero di animatori territoriali che avrebbero dovuto usare metodologie di partecipazione. Però questi operatori di fatto non esistevano con la formazione necessaria. I più si erano fatti le ossa su progettazione europea, programma Leader, GAL vari, ma pochissimo esperti nelle tecniche di facilitazione, indispensabili per quel tipo di attività.
      Resta comunque un grande lavoro di analisi territoriale. Io non attribuirei a Soru responsabilità sulla progettazione integrata perché molti operatori hanno tirato un sospiro di sollievo dopo l’uscita di scena di Pigliaru (buon professore universitario, ma politico di valore medio basso).
      E’ vero invece che Soru fece saltare, con la complicità della Mongiu, l’esperienza di Unisofia, un buon esempio di università on line, che per altro funzionava e fu affondata perdendo le risorse.

      • Micaela says:

        La progettazione integrata era la modalita’ attuativa del QCS 2000-2006 e del POR 2000-2006, quindi la Sardegna doveva per forza attuarla in quel modo. Secondo me rispetto a come era stata condotta in quel momento aveva fatto passi in avanti sotto la giunta Soru, pero’ il problema, oltre a quello che rilevi tu, era anche che non si poteva rifare tutto da capo quando la programmazione 2000-2006 stava finendo, era un lavoro da fare da prima. Sulla poca preparazione degli animatori in tema di tecniche di facilitazione, mi trovi molto d’accordo, soprattutto perche’ l’ascolto del territorio va fatto calandosi nella realta’ locale, e non mi pare che queste cose fossero chiare all’epoca, anzi in certi casi mi sembra fossero ampiamente osteggiate e considerate inutili (non dimentichiamo che in Sardegna economisti e sociologi non si possono vedere per questioni epistemologiche).

    • Condivido il tuo intervento. Io lavoravo nella formazione professionale e tra il 2001 e il 2005 e proprio tra il 2004 e il 2005 ho lavorato per 6 mesi 40 ore a settimana senza stipendio, vedendo i primi soldi a giugno…

      La formazione professionale era sicuramente un settore pieno di sprechi, ma come già ho detto una volta c’è una bella differenza tra ridurre i finanziamenti e toglierli del tutto; e Soru provò a toglierli del tutto, per fortuna fallendo e almeno qualcuno si è salvato…

      La mia idea su Soru è che, in generale, lui volesse fare “del bene” nella sua testa… il problema è che tutti i politici e tutte le persone che vivono nella ricchezza non si rendono conto dei problemi reali della gente e anche se il fine di Soru era “nobile”, il mezzo è stato pessimo… farò del qualunquismo ma nei suoi quasi 5 anni di governo non ho visto tagli ai benefit e agli stipendi dei consiglieri regionali… e pure da consigliere regionale non ricordi un impegno suo in tal senso… strano… però era necessario mettere col sedere per terra la formazione professionale che era l’unico sbocco, se pur precario, di centinaia di neo laureati in tutto l’isola… quei neo laureati si sono trovati a spasso o a lavorare a stipendio dimezzato sperando di vederlo prima o poi… e pure i dipendenti non precari della formazione professionale si sono trovati in cassaintegrazione…

      chi è ricco ed ha potere, ragiona sempre così ed è il motivo per cui la politica è così distante dalle persone… perchè ci si dimentica che ad ogni azione di governo, corrisponde una conseguenza sulle persone vere… e allora vai di mannaia sulle realtà che non piacciono al politico di turno mentre, il politico di turno, sicuramente non tocca i suoi interessi privati o quelli dei suoi amici (politici e non)…

      • Scusami Tato, ho dovuto togliere l’ultima frase… Ma non era possibile. Altrimenti avrei dovuto non pubblicarti il commento.

      • eheh… mentre la scrivevo pensavo “questa mai che vito me la pubblica”… ed effettivamente hai fatto bene a tagliarla… cercherò di “autocensurarmi” :)))

        Saluti

      • gentarrubia says:

        Tato, tu scrivi “la formazione professionale che era l’unico sbocco, se pur precario, di centinaia di neo laureati”. quindi si fa formazione professionale per dar lavoro ai neo-laureati?
        se la formazione professionale merita di essere finanziata bisogna sapere piuttosto se serve. a cosa? come si complementa con la formazione istituzionale della scuola e dell’Università? e che modello di sviluppo deve sostenere?
        Parafrasando Vito, “Senza la bussola di una politica consapevole, si rischia di scambiare il mezzo con il fine” e finanziare, per esempio, la formazione professionale non per “formare” professionisti ma per assumere neo-laureati.

      • io intendo soprattutto i corsi di obbligo formativo, nei quali si insegnava un mestiere a ragazzini (14/18 anni) che arrivavano, il più delle volte, da situazioni a dir poco disagiate…
        un neo laureato (e non solo) aveva modo di farsi le ossa in questi corsi e, i più bravi tra i docenti, spesso insegnavano anche in corsi di formazione per adulti diplomati (i vari corsi por)…

        io so che i ragazzini che allora favevano i nostri corsi ora stanno tutti (o quasi) lavorando in giro per il mondo, mentre molti dei loro docenti sono ancora a spasso precari in Sardegna… a dimostrazione che quei corsi non erano “soldi buttati”, bastava semplicemente che anzichè tagliare tutto, si tagliassero i finanziamenti agli enti “truffa”… perchè è vero che un 5% degli enti erano fasulli (delle vere e proprie truffe ben organizzate), ma bisognava andare a colpire quelli, non tutto il sistema…

        io non sono contrario al fatto che bisognasse ridurre i finanziamenti agli enti seri e tagliarli del tutto agli enti truffa, perchè proprio perchè ero dentro il sistema so bene quanti sprechi c’erano… io contesto l’uso della mannaia dove bastano le forbici…

      • Nicola says:

        Tipo il corso per 20 cuochi ad Armungia?

      • Nicola says:

        Sbocco la formazione professionale? I dati, ci vogliono i dati veri. Io ne ho fatto 2 di corsi per informatico e non mi son serviti a nulla, perché in giro mi chiedono: perché non hai preso la laurea o il diploma specifico anziché il corso? E’ un piccolo esempio, ma quanti ne conosco…. Se si vuole riconvertire si deve tagliare. Tu fai bene a incazzarti, ma si incazzano anche i minatori, quelli che costruivano bici quando Ford iniziò a fare macchine, quelli che favevano macchine da scrivere… I soldi devono andare all’istruzione, non alla formazione. Ti sei mai chiesto perché attorno alla formazione ruotano sempre personaggi politici?

  10. Aldo Borghesi says:

    Grazie, caro Vito Biolchini, per aver ricordato l’eutanasia dell’Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia, perpetrata forse per risparmiare la bellezza di 42.000 Euro (tanti ne erano iscritti in bilancio regionale nel 2006, ultimo anno di regolare finanziamento) e in dispregio della legge regionale 25/1985 che ne riconosceva la funzione culturale di interesse regionale. Grazie soprattutto perchè è un’operazione che si è svolta nel più totale silenzio di stampa, forze politiche, intellettuali, forse spaventati dalla prospettiva di dar fastidio a un manovratore un po’ suscettibile e alle sue sconsiderate macchiniste. Voglio solo ricordare che quando la giunta Soru aveva ormai liquidato l’attività trentennale dell’Istituto Sardo, nel 2010 in Veneto è stata approvata una legge che riconosce e finanzia gli Istituto Storici della Res. Chi c’è al governo regionale del Veneto ??? Non toglierò certo ai lettori il piacere di scoprirlo da soli.

    Malgrado l’eutanasia del governo regionale, malgrado gli imbarazzati silenzi dei consiglieri regionali che lo sostenevano (tutti, non ne ho trovato uno solo in grado di dare non dico una giustificazione, ma nemmeno solo una spiegazione plausibile), malgrado i goffi tentativi di parte della tifoseria soriana di giustificare l’operazione, malgrado tutto questo, be’, per tutti questi ho un brutta notizia: in Sardegna è già nato un Istituto che ha chiesto il riconoscimento da parte dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione e ritiene entro l’anno di poter restituire all’isola un nodo pienamente operativo della Rete degli ISR: si chiama Istituto per la Storia dell’Antifascismo e dell’Età Contemporanea nella Sardegna centrale, ha sede a Nuoro, ha la sua brava pagina Facebook (Istasac Nuoro), ha già iniziato a lavorare questa primavera e a realizzare iniziative, ha naturalmente le sue buone grane per convincere le amministrazioni locali ad assegnargli uno straccio di sede (forse perchè a Nuoro non governa il centrodestra veneto), ma non si lascia sicuramente smontare per questo; e nel frattempo i Sardegna è nata e cresce l’ANPI, ed anche per i politici sedicenti antifascisti – che sono come è noto i peggiori nemici dell’antifascismo – perpetrare certe operazioni d’ora in avanti sarà senz’altro più difficile.

    Certo, una domanda al Presidente Soru mi piacerebbe porla, sono anni che mi gira in testa e stavolta approfitto dell’occasione. E mi piacerebbe perchè malgrado questa azionaccia ritengo che ci siano tante voci positive nei suoi anni di governo: e soprattutto lo ritengo una persona seria e preoccupata del bene pubblico più che delle sue personali fortune, contrariamente alla stragrande maggioranza degli uomini politici sardi. Questa domanda è fatta di una sola parola: perchè? In nome di quale esigenza di risparmio, caro Presidente, ci sono stati tolti i due citti con cui funzionavamo, con i quali – Lei sa benissimo – non si paga nemmeno un concerto di fine d’anno? In nome di quale lotta a vere presunte “baronie” culturali o accademiche è stato ridotto ad encefalogramma piatto un Istituto di cultura che metteva a disposizione degli studiosi, appena appena, l’archivio le carte e i libri di Emilio Lussu (oltre a tutto il resto)? In nome di cosa è stata stroncata l’attività di un ente accreditato per l’attività didattica nelle scuole, che poteva fruire dell’attività di due docenti distaccati dal MIUR (controvalore monetizzabile in termini di stipendio per un ammontare pari o superiore al finanziamento regionale, per limitarci all’aspetto economico), che con costi minimi ha realizzato per più di vent’anni decine e decine di iniziative, fin nell’ultima scuola dell’ultimo paesello, parlando di valori fondanti della Costituzione Repubblicana, portando migliaia di ragazzi e bambini di fronte a un deportato, un partigiano, un esule istriano, ad ascoltarlo e a pensarci sopra? In nome di cosa la piccola pattuglia di insegnanti e di studiosi che non si è rassegnata ad accettare la liquidazione dell’ISSRA è stata messa in condizione di lavorare per anni senza una lira, ovvero di doversi pagare spese di funzionamento, spostamenti, tutto, e malgrado tutto questo ha continuato a realizzare decine per non dire centinaia di iniziative ? Perchè? Le sarò veramente grato, caro Presidente, di una Sua risposta.

    • Bene informato says:

      Ecco, uno dei grandi limiti di Soru (non voglio però neppure negare i meriti, per quanto sciocchezze abbia fatto sono sempre meno di quelle fatte dai suoi predecessori e successori: per dire, i problemi di Tuvixeddu risalgono ad una delle giunte Palomba…) quello di affrontare problemi grandi e piccoli senza dar segno di comprenderne la differenza, fino al ridicolo di una sfuriata con la sua prima assessore alla cultura per un buffet offerto gratuitamente dall’assessorato all’agricoltura…

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