Cagliari / Elezioni comunali a Cagliari 2011 / Politica / Sardegna

Mi scrive Elio Turno Arthemalle: “In politica basta sottigliezze, è iniziata l’epoca del cùnnemamarùa”. Concordo

Il mio caro amico Elio Turno Arthemalle mi invia questa riflessione che vorrei condividere con voi.

***

Caro Vito,

attendo il prossimo appuntamento elettorale con un’ansia e un disagio che fino ad ora non avevo mai provato. Siamo diventati adulti credendo che esistessero dei limiti all’abuso e al sopruso, e che questi limiti fossero invalicabili anche nei momenti di maggiore rischio per leggi e le istituzioni.

Ora che ogni tabù relativo alla morale pubblica sembra infranto, mi fa paura vedere a Roma come a Cagliari l’opposizione che si prepara alla competizione preoccupata di non eccedere nei toni, di non scadere, di mostrarsi determinata sì ma… insomma… senza dimenticare l’eleganza e la buona educazione.

Ho sempre apprezzato la buona educazione e ho una grande ammirazione per chi riesce ad essere elegante, ma virtù di questo tipo servono a poco in questo periodo. Il fioretto è efficace se incrocia un altro fioretto: se di fronte ha una clava fa una brutta fine. Chi ci affronta con la clava deve capire che all’occorrenza mettiamo da parte pregiudiziali stilistiche e bon ton.

È finito il tempo delle sottigliezze: è iniziata l’epoca del cùnnemamarùa.

Cordialità
Elio Turno Arthemalle

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38 Comments

  1. concordo su molte cose dette e scritte da arthemalle e dai commentatori ma alla fine della fiera ahimè Fantola sarà ufficialmente ( perchè di fatto già si comporta da tale vd gito in metrò con altri sindaci in carica) il nuovo( vecchio) Sindicu de kasteddu e noi ” invidiosi” a commentare..la speranza è l’ultima a morire ma credo realisticamente che stavoltà morirà anch’essa ..poi potremmo usare armi ed epitteti che vogliamo ma il “povero “Massimo Zedda non glierà farà a battere il “Ricco” Massimo Fantola..alla prossima tornata elettorale ..ma prendiamo tutti la Clava da subito non le ultime 2 settimane…

    • Neo Anderthal says:

      E Clava sia! Facciamoli clavare!
      La speranza è l’ultima a morire -per non dire che hanno ammazzato Pablo, e Pablo è vivo!- ma ben si sa che triste fine attende chi vive sperando.
      Quindi contro le previsioni facili, le aspettative perdenti, le forse sottilmente consolatorie attese di essere nuovamente minoranza recriminante ma libera dall’obbligo e dalla fatica di dimostrare abbandoniamo la speranza.
      Raccolgaci un unica certezza, quella di non avere nulla da perdere. Lottiamo, portiamo a votare la zia anziana, il vicino di casa, il collega che “sono tutti uguali” quelli che non hanno capito quasi nulla e quelli che pensano di avere capito tutto.
      Spieghiamo a tutti che Cagliari può essere migliore, che l’occasione è questa, che la nave partirà ora o chissà quando.
      Facciamolo, è possibile e sarà possibile se ci proviamo davvero.

      Nel frattempo c’è chi legge dati e proiezioni, sondaggi:
      http://www.repubblica.it/politica/2011/04/27/news/tra_palazzinari_e_disoccupati_l_outsider_targato_vendola_spaventa_la_destra_di_cagliari-15425358/

      -e non vorrei trovarmi a cantare “Statera, che pera…” come i Matiabuzurrr..-

  2. p. nicola simeone says:

    andare oltre l’indignazione, certo;
    ma anche contro una reazione che coinvolga solo se stessi… basterebbe che ciascuno di noi ri-portasse al voto 3 persone che lo disertano, non importa per quale motivo…se per sfiducia nel poter incidere, se per somma di delusioni, se per nausea…;
    basterebbe che ciascuno di noi innescasse una reazione a catena di partecipazione…ricordo uno slogan della marcia antimilitarista del 1976 da cagliari a la maddalena:
    il generale dice che la sardegna è sua
    i sardi gli rispondono su…………

    • Luca S. says:

      Grande Nicola. Concordo… la tua analisi è perfetta!

      • Neo Anderthal says:

        Ricordo P.N., quando i radicali erano davvero parte della sinistra -bei tempi!-.
        Ha ragione al 100%.

  3. Indignazione e’ una parola senza piu’ senso, Urge una REAZIONE. E’ necessaria.

  4. Stefano reloaded says:

    Ha ragione Elio Turno Arthemalle.
    Sono quasi vent’anni che il senso civico e delle istituzioni, già debole negli italiani, viene giornalmente demolito.
    Anche chi non lo ha mai avuto e in passato non lo dava a vedere, quantomeno per non essere additato al pubblico ludibrio come nemico della comunità da entrambi gli schieramenti, oggi non ha più timore di essere svergognato tale è la spudoratezza di chi ci governa e dei suoi cortigiani (cortigiani sia quelli direttamente a libro paga, sia quelli che per giustificare la loro connivenza, in tutti i livelli istituzionali, si inventano teorie assurde su come loro siano diversi e quanto serva la loro presenza a corte per far implodere il sistema dall’interno). Giorno dopo giorno ogni limite è superato e ancora ci chiediamo se stiamo azzeccando tutti i passi del minuetto? Di quali contenuti e programmi vogliamo parlare, se volutamente vengono fatte mancare le precondizioni per instaurare il confronto?In queste settimane addirittura si è riparlato, a sinistra, di un nuovo Aventino, soluzione assolutamente pacifica ma del tutto inutile.
    Una risata non riuscirà a seppellirli e allora ben venga, e al più presto, il “cùnnemamarùa”.

  5. …e allora: ‘nnemamarùa!

  6. mocambo says:

    concordo con elio ,che poi è un concetto già espresso da pertini credo ,a brigante, brigante e mezzo

  7. simone falanca says:

    “mai andare in cantina con un cieco” diceva Lao-Tse.

    Ovvero, non farti trascinare dal tuo avversario nel suo campo di battaglia preferito.
    Più quelli ruttano e insultano più noi non dobbiamo perdere la calma e spiegare per filo e per segno cosa e perchè delle loro politiche non funziona.

    detto questo, un bel cunnemammarua non glielo leva nessuno, ma come intercalare gioioso

  8. Elisabetta says:

    Trovo che sarebbe stato davvero utile, in questa campagna (e potrebbe ancora esserlo, se ci si sbriga) utilizzare al meglio la clava naturale e oggettiva delle nefandezze di questi anni.

    Limpide foto con brevi didascalie ai luoghi scempiati (piazzetta Maxia in primis) o abbandonati a se stessi (Piazza Yenne intasata da traffico e palazzi transennati, Bastione…), alle buche per strada, ai marciapiedi inagibili ai disabili, ai quartieri e alle zone degradate nonostante le promesse e le bollette pagate, etc.. Grafici semplici semplici sulla TARSU, sugli sperperi dei “grandi eventi”, sul Teatro lirico, etc. Ma soprattutto immagini (più efficaci per la gente che non vuol vedere) su ciò che è stata la politica della destra e dei fantoliani a Cagliari, da proiettare negli incontri pubblici, da far girare in rete, se soldi per fare manifesti e volantini non ce n’è.

    Insomma, un cùnnemammarùa inappellabile e forte, per rispondere con stilosa violenza – la violenza della realtà cui ci hanno costretto e ci continuerebbero a costringere – alle bugie e alle oscenità che non devono contagiarci. Per essere meglio di costoro non occorre diventare come loro, è sufficiente usare uno specchio e mostrare a tutti – senza remore – il suo immondo riflesso.

    • Muttly says:

      Io ci aggiungerei gli abitanti, sopratutto vecchi, della zona di via manzoni caricati dalla polizia perchè non volevano un inutile parcheggio (che in parte è ancora chiuso proprio nella parte con le panchine che dovrebbe essere utilizzata da tutti)

  9. Monica says:

    Io, sinceramente, cunnemammarua l’ho sempre usato simpaticamente rivolto a persone con le quali ho confidenza. Penso che a una maggioranza che risponde “poba” qualunque sia l’argomento trattato ( in senso ironico il “poba” sta per abbiamo vinto le elezioni facciamo il cazzo che ci pare, gli elettori sono con noi e voi siete solo invidiosi) si dovrebbe rispondere a tono. Ma se ci si limita a quello la rissa viene vinta da chi è da sempre abituato a usare le violenza (fisica e verbale) per dirimere qualunque questione. Il problema non è tanto l’educazione dell’opposizione, quanto l’essersi allontanati dalla vita reale e dalla gente talmente tanto da sembrare marziani appena sbarcati sulla terra. O riescono di nuovo ad entrare in contatto con la realtà, oppure continueranno a fare il ruolo delle comparse in una recita la cui sceneggiatura viene scritta da chi attualmente ha il potere.

  10. Soviet says:

    Caro Elio, credo che il senso del tuo post sia che la misura è colma e che non è più tempo di cincischiare, ma di chiamare le cose col loro nome: fascista il fascista, razzista il razzista, puttaniere pedofilo chi paga minorenni per far sesso, servo il servo, ignavo l’ignavo.
    Questo può essere semplificato col “cùnnemammarùa”? Credo di sì, quando questo significa che non si accettano più mistificazioni e prese in giro: quando il pidduista Cicchitto, che con la sua loggia cirminal-massonica promuoveva un piano golpista di rinascita nazionale (in fase avanzata di realizzazione grazie a questi manigoldi che ci governano) si permette di definire “eversivi” i magistrati di Milano, cos’altro si può rispondere?
    Flores D’Arcais ha ripreso un motto adottato da Sandro Pertini durante al sua resistenza al fascismo: “a brigante, brigante e mezzo”. Significa replicare colpo su colpo, mettendoci qualcosa in più. Non credo che questo approccio valga sempre, vale però quando il pericolo è elevato e si lotta per sopravvivere. “Primum vivere” dicevano i romani, oggi è in gioco la vita della democrazia così come la conosciamo e forse è il caso di lasciar perdere i salamelecchi, dare una bella spolverata ai propri valori ed ai propri ideali, che sono quelli che permetto una civile convivenza a persone diverse, e non permettere più a nessuno di irriderli e di demolirli.
    Caro Elio, a fioretto fioretto, a clava clava e mezzo!

  11. valentina says:

    hai proprio ragione!
    Noi popolo bue dobbiamo continuare a portare la croce e cantare. Siamo sudditti e crediamo di essere in democrazia. Lavoro tutto il giorno e muoio di fame, non ho nessuna prospettiva di miglioramento per il futuro, devo stare attenta al centesimo e fare come le formichine, perchè tutto quello che produco devo pagarlo ai signorotti del 2011. Noi tutti ci lamentiamo ma non abbiamo il coraggio di rivendicare quello che ci spetta, di sottrarci a questo giogo. Misuriamo le parole. Hai veramente ragione, non è più tempo di usare il fioretto, bisogna munirsi di clava. Bisogna avere il coraggio di alzare la voce di dire chiaro “cunnemammarua” . Abbiamo il diritto “d’incazzarci” il dovere “d’incazzarci”. Dove crediamo di arrivare se a chi ci continua a pestare i piedi opponiamo “acciderbolina”? Ricordiamoci della magistrale lezione di Sabina Guzzanti in “Vilipendio Tour”.

  12. Alessandro Mongili says:

    E non avevo letto los commentos!

  13. Alessandro Mongili says:

    L’idea che Elio Turno Arthemalle scriva una lettera a Wytold Biolkinov, e che quest’ultimo lo pubblichi nel suo sblog, mi dà il segnale che qualcosa si è rotto nel mondo, e che forse non potremo mai più tornare indietro.

    • Neo Anderthal says:

      Glorioso Mongili, non potrai tornare indietro -ma forse sì, dai- però puoi ancora postare la tua sullo sblog di Wytold, e non è poco. Forse il mondo reggerà l’urto.
      E puoi leggere los commentos, per giunta.

  14. Leggete “Il Manifesto dell’Italia libera”: http://wp.me/p19KhY-3S

  15. spessotto says:

    Con certe “bestie” politiche il cùnnemamarùa è sempre indicato, si potrebbe fare una lunga lista di meritevoli. L’importante è che oltre al cùnnemamarùa si riesca ad articolare una proposta, un progetto valido che riesca ad esplicitare meglio il perchè del cùnnemamarùa stesso. Quindi opto per il “cùnnemamarùa la ghe…..”.

    A si biri!

  16. Gianfranco Carboni says:

    Guidate la RIVOLUZIONE della associazione “naradi de cintra in su…” si risvegliamo le coscienze sopite e ribelliamoci . Ruby thusday.

  17. Daniele Addis says:

    Elio, dal punto di vista teorico, potrebbe pure avere ragione… ma sinceramente, dal punto di vista pratico, vedete all’orizzonte qualcuno in grado di competere “cùnnuemmammaruescamente” con quei ciarlatani professionisti? Io, dal mio punto di vista indipendentista, sono più proiettato verso i modelli delle civiltà europee piuttosto che verso le miserie italiane, ma se la sinistra vorrà intraprendere questa strada io mi godrò con piacere lo spettavolo.

  18. Come tutti i testi prodotti dagli artisti, anche quello di Arthemalle si presta a diverse interpretazioni. Secondo me il cuore del suo ragionamento non sta nel finale esplosivo quanto nel ragionamento che lo precede. Cioè, non si può usare il fioretto quando gli altri usano la clava. La clava, non una bomba atomica che tutto distrugge. La clava è comunque un’arma convenzionale, ed è il momento di brandirla: perché si può, è lecito, è opportuno e necessario. Altrimenti ci si condanna a priori alla sconfitta.
    Arthemalle ci dice che non si può invitare ad un the delle cinque chi rutta in continuazione, bisogna capire che il livello del confronto (e, se serve, dello contro dialettico) è un altro e va accettato senza aver paura di essere considerati maleducati (la buona educazione sembra essere diventata un’ossessione per il centrosinistra).
    Un approccio che non preclude il ragionamento, anzi. Ora si bisticcia su Facebook, ai miei tempi per strada. E io ricordo bene che, a differenza dell’icastico “baccagà”, a Cagliari il “cùnnemamarùa” per essere valido deve essere sempre argomentato, motivato (“Oh cùnnemamarùa, la ghe…). Altrimenti resta un’offesa senza senso e a sproposito. La scelta di Arthemalle mi sembra dunque filologicamente corretta.

    • Franco Anedda says:

      Sarà pure filologicamente corretta ma pensate, per assurdo, all’ipotesi di arruolare due nuovi personaggi a Buongiorno Cagliari: un Elio Sgarbi Arthemalle ed una Nenna Santanchè.

      Partendo dallo squallore degli “originali” potreste creare dei personaggi simpatici ed intelligenti?

      Se ci riuscite avete ragione voi.

      Altrimenti abbiamo la prova che scendere al loro livello significa fare il loro gioco.

      • Neo Anderthal says:

        Sgarbi e la Santanché sono già maschere, personae in senso etimologico. Gran brutte personae, davvero, e chiaramente, in riferimento a Buongiorno CA, non connotate come tipologie cagliaritane in qualche senso caratteristico.
        Non mi sembra quindi che evocarli aggiungerebbe qualcosa.

        Quanto allo “scendere al loro livello”, faccio notare che il livello di comunicazione elementare -per elementi semplici- e emotiva, basato sull’invettiva e l’insulto, sono la pratica quotidiana dell’attacco antidemocratico e anticostituzionale che ogni giorno subiamo da parte del Presidente del Consiglio e dei suoi esecutori.
        Le toghe sono immancabilmente ROSSE, i P.M. POLITICIZZATI, i sindacati “conservatori” e l’opposizione è “comunista” e stanno tutti da una parte, mentre dall’altra si costruiscono i simulacri del “Benessere” e della “libertà”, licenziosa e pertanto lecita sotto licenza del Magno Protettore.

        Non mancano le parole/manganello concepite ed adoperate allo scopo di screditare in via preliminare gli argomenti avversari -l’osceno neologismo “Buonismo” e derivati sono un esempio-.
        La torsione del discorso e la tortura del senso, la separazione tra significante e significato, tra segno e contenuto sono state adoperate dalla macchina al servizio di Berlusconi in modo sistematico, tale da produrre un esperimento su vasta scala della costruzione di una neolingua che, rispetto alla visione distopica di Orwell, ha in meno la violenza fisica della costrizione e in più il suo adattamento alla conquista di una acquiescenza da parte del tanto che basta, una “Golden Share” di voti, di consensi attivi e di passività rassegnate o inutilmente ipercritiche. (non sfugga il fatto che Berlusconi da solo non ha mai superato di molto il 30% e il consenso plebiscitario sempre sventolato è una parte della produzione di senso comune per cui la macchina al suo servizio è stata apparecchiata).

        Ovviamente un discorso alternativo, una “narrazione” che si proponga un oggetto/finalità di tutt’altro genere, non si può intenzionalmente porre allo stesso livello, ma quando lo scontro provocato e imposto dall’avversario/nemico -e Berlusconi è mio nemico, voglio dirlo- non lascia scelta, allora spetta alle minoranze attive e resistenti battersi, senza risparmio ma replicando colpo su colpo, e quindi, quando serve, bastone a bastone, contumelia a contumelia, insulto a insulto: “Cunnemamarua”.
        Chiudo, e vi lascio con un simpatico sonetto di Giuseppe Giusti, maggiore dei poeti minori dell’800:
        Che i più tirano i meno è verità,
        Posto che sia nei più senno e virtù;
        Ma i meno, caro mio, tirano i più,
        Se i più trattiene inerzia o asinità.

        Quando un intero popolo ti dà
        Sostegno di parole e nulla più,
        Non impedisci che ti butti giù
        Di pochi impronti la temerità.

        Fingi che quattro mi bastonin qui,
        E li ci sien dugento a dire Ohibo!
        Senza scrollarsi o muoversi di lì;

        E poi sappimi dir come starò
        Con quattro indiavolati a far di sì,
        Con dugento citrulli a dir di no.

        Giuseppe Giusti

    • Massimo Manca says:

      Oggi, 25 aprile 2011, dal palco di Porta San Paolo a Roma, dove si celebrava la Festa della Liberazione, Giovanna Marturano, novantanovenne ex partigiana della Brigata Garibaldi ha gridato: “Questo non è il Paese per cui abbiamo lottato nella Resistenza!”. Beh, forse l’ex brigatista – orrore!!! – ha cercato di farci capire qualcosa, prima che anche noi si arrivi ai 99anni, col voltastomaco. Forse ha voluto dirci che è giunto il momento di dire basta, di andare oltre la semplice indignazione e il divertente birignao. Che non hanno mai cambiato il mondo. Ai sepolcri imbiancati, a coloro che predicano bene e razzolano male, ai signori dell’abuso e sopruso, a quelli che stanno mangiando il Paese e ti pigliano quotidianamente a sputi in faccia, a cui farebbe tanto piacere che gli artisti facessero ancora gli artisti…bla bla bla…, con le loro divertenti, liberatorie, irriverenti e possibilmente educate battute (che cambieranno forse l’umore degli sfigati, ma non certo il corso di un Paese in disfacimento), beh, a tutti costoro, uno, dieci, cento cunnemamarùa, se occorre. non possono che fare bene.

      Dove viva certa gente io non lo so. E quando vedo, leggo cosa scrive mi sembra di essere, io, un marziano. C’è un potere soffocante, che ti toglie l’aria, ti taglia il respiro, c’è un potere che tende all’assoluto – che ha scoperto l’arte della comunicazione, la sua arma più fetente – e quindi più isolato ma ben accompagnato . Un potere che non riesce a delegare, se non ai propri servi, anzi, alle sempre più prigioniero dei suoi cortigiani. Qualcuno tempo fa scrisse – ora non ricordo chi fosse – che preferiva la peggiore Camera alla migliore anticamera. Beh, io preferisco il peggiore dei vocaboli di strada lanciato in faccia a certa gente che un educatissimo, falso e comodo salotto dove si gioca all’inculatella altrui.

      Petrolini: “Leggo anche dei libri, molti libri, ma ci imparo meno che dalla vita. Un solo libro mi ha molto insegnato: il vocabolario. Oh, il vocabolario, lo adoro. Ma adoro anche la strada, ben più meraviglioso vocabolario”. Beh, sulla strada bisogna tornare. Coi piedi e, se necessario, con le male parole. Che non vuole dire che non si hanno argomenti. Vorrebbe solo dire che gli argomenti non trovano spazio. E quando lo spazio ti viene negato, quando quotidianamente ti avvelenano i pozzi e la vita, le alternative non sono molte. Che non sono bombe a mano. Stupido chi lo pensa, lo fa credere e poi lo scrive: sono, questi, gli amanti dello status quo, i panciapiena, gli utili idioti, i cortigiani e le anime belle a corrente alternata, quelli che vanno a cena e poi a letto col “nemico”, che vorrebbero educatamente abbattere alla loro maniera. A colpi di fellatio. Per carità.

  19. Andrea Todde says:

    Hahaha, o del “ascù, ponirì a una parti”. Su dottori a La Spisa 🙂

  20. Franco Anedda says:

    Che il nostro sistema socio economico sia prossimo al disfacimento è abbastanza evidente.

    Troppi cominciano a pensare che sarebbe opportuno l’uso della violenza per cambiare i rapporti di forza.

    Il primo passo, già compiuto, è stato accettare come legittimo l’uso della violenza verbale secondo il modello televisivo.

    Il secondo passo, in atto, è non opporsi a che l’Italia partecipi ad una guerra di aggressione contro uno stato con il quale avevamo stipulato un patto di amicizia appena un anno fa.

    Il prossimo passo sarà che, di fronte al default dello Stato, in una situazione da “si salvi chi può”, la violenza dilaghi per diventare lo strumento di difesa degli interessi dei più forti.

    I Balcani non sono tanto lontani, sia geograficamente che culturalmente.

    Oggi, 25 aprile 2011, credo sia necessario un nuovo slogan: “Ora e sempre: Non violenza!”

  21. Muttly says:

    Quindi Libero Manca va finalmente in pensione ?

  22. Paolo maninchedda says:

    Elio, ti scrivo da ammiratore. No, non è il tempo del su cunnu ‘e mamma tua. E’ il tempo di ciò che stai già facendo. Ho conosciuto pochi artisti col tuo coraggio. Continua a irridere del potere. Una generazione sta imparando da te a essere critica pacificamente, a non avere il rovello del potere ma anche a pretendere che sia semplicemente giusto e efficiente. Trattieni la parolaccia e continua a fare scuola. Non arrenderti.

  23. Patrizia says:

    è iniziata l’epoca del cùnnemamarùa sopratutto dopo aver visto La Russa che commemora il milite ignoto per il 25 aprile e parla della sconfitta del nazifascismo…

  24. Marieclaire says:

    Capisco, ma non sino in fondo. A cosa si riferisce esattamente Elio Arthemalle? Il problema sono i toni, o la assenza di contenuti? Credo che la questione fondamentale sia avere il coraggio di programmi elettorali realmente diversi da quelli di governo, fare campagne elettorali su proposte realmente di opposizione che vogliono diventare programmi di governo. Il problema non è il bon ton, ma il vuoto. La soluzione, secondo me, non è il “cunnemamarua” ma le scelte e le azioni differenti.

  25. A “cunn’ ‘e mama tua” aggiungere un’altra parola.

  26. beh….la gentilezza, il bon ton, la moderazione vanno notoriamente a braccetto con il paraculismo, della serie: è cosa buona e giusta essere amici di tutti! ma pogaridadi….sottoscrivo anche io l’appello al cùnnemammarùa! 🙂

  27. Parole piene di sanguigno significato . Condivido il pensiero di Elio che faccio pure mio…..oltre che tuo!!!!!!

  28. Massimo Manca says:

    Grande, sottoscrivo anche le virgole. Aggiungo due righe. Da qualche mese, con degli amici, partendo dalle stesse considerazioni di Turno Arthemalle, si ragionava sulla possibilità di lanciare da Monte Urpinu il “Cravarincinsugunnu! Day”. Un piccolo palco, 2×2, un piccolo impianto di amplificazione e 15 secondi di tempo per fanculizzare con male parole – pane al pane e vino al vino – i signiri dell’abuso e del sopruso. Che non se ne può veramente più di prendere sputi in faccia da questi miserabili. E l’elenco è lungo, lunghissimo.

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