In Italia non c’è attacco alla democrazia che non passi attraverso un attacco alla Costituzione. Ma ogni attacco alla Costituzione è preceduto, culturalmente, da un attacco alla Resistenza, alla lotta partigiana e, in definitiva, all’antifascismo.
Revisionismo e negazionismo vengono alternativamente sfoderati dalle destre per colpire il senso storico di un periodo che, piaccia o no, è stato uno dei più alti della nostra vicenda nazionale e che ci ha riscattato da vent’anni di vergognosa dittatura fascista.
Il frutto della Resistenza è stata una Costituzione che ci difende dall’autoritarismo, che garantisce le libertà civili, che fa di noi degli uomini e delle donne che possono difendersi dagli abusi di potere.
Ovviamente come tutti i processi storici, anche la Resistenza ha avuto le sue contraddizioni. Ma queste non possono essere utilizzare strumentalmente per arrivare a negare i valori e i principi che hanno animato la lotta partigiana.
Equiparare chi aveva scelto di servire ancora il fascismo e il nazismo nella Repubblica di Salò con chi invece stava dalla parte della libertà è un’assurdità che non merita nemmeno di essere argomentata. E’ come se oggi, davanti al generalizzato sconcerto per la mancata estradizione di Cesare Battisti dal Brasile, arrivassimo a dire che comunque le Brigate Rosse combattevano per un ideale e che vanno onorate al pari di tutti coloro che hanno perso la vita per mano del terrorismo. Una follia.
Mi rendo conto che quelli che vi sto proponendo sono ragionamenti banali, ma vanno comunque fatti.
La Resistenza ci ha lasciato tanti valori che oggi possono tornarci utili per ricostruire questo nostro sciagurato paese. Innanzitutto la consapevolezza che ci aspetta un periodo durissimo che dovremo affrontare con spirito di solidarietà e senza farci tanti conti in tasca. Se allora i giovani dell’Italia liberata mettevano a rischio la loro vita, oggi noi dobbiamo essere pronti a sacrificare qualcosa per garantire un futuro migliore ai nostri figli o a chi è più in difficoltà di noi. Questo non vuol dire cedere al ricatto di chi vuole barattare meno diritti in cambio di un lavoro; vuol dire solamente condividere un progetto comune e non solo individuale.
Nella Resistenza tanti giovani si sono messi in gioco fino in fondo. Hanno cioè scelto di essere liberi, a rischio della loro stessa vita. Oggi a noi non è chiesto così tanto, ma la situazione richiede comunque un grande coraggio. Perché molti giovani, pur potendolo, hanno paura di essere liberi, perché pensano (e spesso a ragione) che essere liberi sia un limite per la realizzazione dei loro obiettivi. I giovani hanno paura del potere. Ecco, la Resistenza ci insegna a ribellarci al servilismo e all’ipocrisia a cui il potere (ieri fascista, oggi quasi) aveva costretto gli italiani.
Infine la Resistenza ci insegna il valore dell’unità. Seppur in misura diversa, comunisti e cattolici, laici e liberali si unirono nella lotta al fascismo e al nazismo, nel nome di un obiettivo alto e comune. Oggi in Italia la politica crea contrapposizioni inutili tra forze che potrebbero e dovrebbero dialogare per cercare di uscire da questo pantano in cui ci siamo cacciati.
Per questi motivi ho deciso di prendere la tessera dell’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Lo statuto, modificato recentemente, consente infatti l’iscrizione anche a chi si riconosce nei valori dell’antifascismo.
Sabato 15 gennaio, a partire dalle 9.00, nel Salone della Società degli Operai, in via XX Settembre 80, celebreremo il nostro primo Congresso provinciale. Sarà un momento bello ed emozionante, perché (dopo il congresso cittadino di qualche mese fa) l’Anpi riprenderà a Cagliari un percorso interrotto nel lontano 1948.
Oggi l’associazione è presente in tutte e otto le province sarde e conta nella nostra provincia circa 300 iscritti. In Italia siamo oltre centomila. Questo è il nostro sito: www.anpi.it
Sabato sarà un momento di confronto e di progettualità, impreziosito dalle relazioni del nostro fiduciario Francesco Pranteddu, e da Alessandro Pollio Salimbeni del Comitato Nazionale dell’Anpi.
In Italia non c’è attacco alla democrazia che non passi attraverso un attacco alla Costituzione. Ma ogni attacco alla Costituzione è preceduto, culturalmente, da un attacco alla Resistenza, alla lotta partigiana e, in definitiva, all’antifascismo. Infatti, quando Gianfranco Fini ha voluto rompere i ponti con il suo passato (vedi questo articolo) , ha reso onore ai valori della Resistenza. E questo i suoi ex compagni di partito non riescono proprio a perdonarglielo.
Vito, mi piacerebbe troppo iscrivermi all’ANPI, come si fa? Ci dai qualche dritta tu che sai, a noi poveri malinformati e confusionari?
Io rinnovo la tessera…
Vero, Vito: la Resistenza non può essere dimenticata. La Resistenza è fondativa del nostro ordinamento costituzionale e soprattutto della nostra libertà, anche di quella che non riusciamo a prenderci e che ci viene negata. Leggo le tue parole e penso non all’Italia, ma alle povere vittime di tutte le repressioni, ai morti di questi giorni in Tunisia, in piazza per chiedere il diritto primario, quello alla vita, alla vita dignitosa, perché la prima vera schiavitù è la fame. Dalla parte del popolo, sempre.
D’accordo al 100%.
Quello che non riesco a vedere in molti politici è la consapevolezza dei rischi che stiamo correndo o, quantomeno, la percezione di una gravità tale da spingerli all’unità.
Comunque, una volta usciti dal pantano, ognuno a casa sua.
Possibilmente marcando una più netta differenza tra le parti nelle questioni “giornaliere”.
(ps per pibincheria: non toglie nulla alla validità del tuo argomento, ma Battisti era membro dei P.A.C. e non delle B.R.)
a crasi vito, io porto l’estintore…