Fra meno di tre settimane si vota a Cagliari per le primarie del centrosinistra ed è bene iniziare a fare due conti. Quanta gente andrà a votare? E chi è il favorito?
Iniziamo dall’affluenza. Cinque anni fa, in occasione delle primarie in cui si impose Gian Mario Selis, parteciparono alla consultazione 7397 cagliaritani. Selis (sostenuto da Democratici di Sinistra, La Margherita, Progetto Sardegna, Socialisti Democratici Uniti, Udeur, Repubblicani Europei, Liberali, Colori della Terra) si impose con il 47,6 per cento (pari a 3499 voti), seguito da Gianni Loy (indipendente) con il 22,9 (1684 voti), Patrizio Rovelli (sardisti e radicali) con 21,6 (1590 voti) e Fausto Ferrara (indipendente) con il 7,7 per cento (565 voti). Le nulle furono 35 e le bianche 24.
Stavolta quanti saranno? In via Emilia pensano che saranno almeno ottomila (quanti quelli che votarono in città alle primarie per la segreteria del partito, Cabras contro Soru per intenderci), ma a me sembra sinceramente una stima esagerata. I più pessimisti (o realisti) si fermano a quota cinquemila. Anche perché è stato lo stesso Pd a delegittimare lo strumento delle primarie, sia con una strisciante campagna nazionale, sia con i mille dubbi locali che hanno messo in forse le consultazioni per lunghe settimane. Inoltre, alle primarie verosimilmente non parteciperanno in massa gli elettori della Federazione delle Sinistre (Rifondazione e Comunisti Italiani), oltre che quelli dell’Italia dei Valori. Quindi vada per i cinquemila.
Sì, ma alla fine chi vincerà? E con quale percentuale?
Vediamo i rapporti di forza partendo dal dato del primo turno delle ultime Provinciali. A Cagliari città a votare per i partiti del centrosinistra (Pd, Sel, Rifondazione, Rossomori, lista Noi per Milia, Verdi e Upc) sono stati in 15.516. Quindi un numero non straordinariamente distante da quanti, secondo i nostri calcoli, si recheranno ai seggi delle primarie.
Se proiettiamo questi numeri sulle prossime primarie, il Pd ha un dato di partenza del 52,1 per cento, seguito dal Sel con il 16,2, Rifondazione con il 6,3, i Rossomori con il 4,3. Seguono La lista civica Noi Per Milia, che vale il 3,6, i Verdi con il 2,2 e l’Upc con lo 0,9.
Se Cabras si imponesse con il 52 per cento per lui sarebbe quindi un buon successo. Ma siamo sicuri che ci arrivi?
Continuiamo a fare i conti della serva e continuiamo a immaginare che vadano a votare i fatidici cinquemila.
Petrucci almeno 500 voti li prende, ed è già un dieci per cento che se ne va. Facciamo che Andreozzi e la Frongia insieme valgano un altro dieci per cento (e siamo a venti).
Il restante ottanta per cento (quattromila preferenze) come si divide tra Cabras e Zedda?
Alle Regionali del 2009 Massimo Zedda ha preso in città 647 preferenze. Alle ultime Provinciali il suo partito di voti ne ha raccolti invece 2522.
Il candidato di Sel punta a vincere, quindi bisogna attendersi di tutto. In più lui (nato e cresciuto in via Emilia), erode certamente a Cabras i voti di un elettorato ex Pds e ha dalla sua le simpatie della sinistra (che, lo ricordiamo, a queste primarie non presenta candidati).
E gli elettori dell’Italia dei Valori come voteranno? E’ vero che il loro partito è fuori dalle primarie, però c’è un voto d’opinione che potrebbe schierarsi più facilmente per Zedda.
Insomma, il candidato di Sel per vincere deve prendere i voti di tutta la sinistra, dei soriani scontenti per la candidatura di Cabras e dei simpatizzanti dell’Italia dei Valori. Non è semplice. Ma neanche impossibile.
Il senatore invece deve puntare su un’affluenza più sostanziosa. Se vanno a votare solo in cinquemila rischia tre volte: perché rischia di perdere, perché rischia di vincere con una percentuale al di sotto del 50 per cento e perché prenderebbe pochi voti (e per il candidato del maggiore partito non sarebbe un buon segno).
Cabras deve dunque mobilitare le folle. Ce la farà? (In suo soccorso arriverà anche stavolta qualche amico “dell’altra sponda”? Alle primarie contro Soru, per il senatore di Sant’Antioco andò a votare perfino Gianni Biggio, storico esponente di An. Chissà che la “conversione” non si ripeta).
Sardegna Democratica riporta il commento di Rita Carboni Boy che sostiene Antonello Cabras. Sono impazziti? Apparteniamo a diverse associazioni culturali e ricordiamo molto bene le posizioni della Carboni Boy che voleva dotare di scale mobili e tapis roulant le mura medievali di Castello, fino alla Torre dell’Elefante. Il tutto condito con l’ennesimo parcheggio di tre piani interrato proprio sotto il bastione di Santa Croce. E cosa dire dell’appoggio a Cabras per le comunali? Si mostrano come paladini della necropoli e poi sostengono Cabras, uno che la pensa esattamente come Cualbu: prima il parco e poi, se resta spazio, le costruzioni. Ma certo che resta spazio, il parco è stato ritagliato intorno all’intervento immobiliare! C’è spazio per centinaia di migliaia di metri cubi di cemento, pari a cinquanta palazzi di sei piani. E se non dovesse bastare si potrebbe ricavare anche qualche suite nelle tombe, alcune hanno proprio delle belle camere, sarebbe un peccato non utilizzarle. Tanto ai vecchi proprietari non servono più. Un’ultima cosa: spiegate al vostro candidato che l’intervento immobiliare su Tuvixeddu non è stato approvato “perché il Comune doveva pagare una grande cifra per degli espropri fatti in modo irregolare. E visto che non aveva i soldi ha contrattato coi privati un certo numero di lottizzazioni”. Questa è una grande fandonia perché il Comune per quegli espropri nel 1999 ha versato all’impresa di Cualbu la bellezza di 40 miliardi di lire. Vi sembra poco 40 miliardi di lire per delle aree che dovevano essere dichiarate inedificabili, visto che erano costellate di sepolture? Per avere una conferma basta chiedere agli operai che hanno svolto i lavori per le case popolari di via Codroipo. Quelli già in pensione non avranno paura a rispondere. E se l’inizio è questo, senza contare il silenzio sullo schifo dei palazzoni di Zuncheddu, allora siamo già alla fine.
Rita Carboni Boy, Antonello Cabras? Decidono loro il nostro futuro? Se è così non c’è più speranza.
Questa riflessione l’abbiamo inviata al sito di Sardegna Democratica e non è stata pubblicata neppure dopo espressa richiesta. Hanno pubblicato solo i post che incensavano la scelta di Cabras. Uno su tutti: “ispirato…ispirante”. Leggere per credere.
Ecco perché queste devono essere primarie non di “condivisione” ma di visione! C’è differenza tra Massimo e Cabras (non nascondiamoci che il confronto vero è fra loro due) perché vedono la città in modo differente, ciascuno dal suo angolo visuale: tra chi dice apertamente che Cagliari è da migliorare ma da stravolgere e chi invece è convinto che solo stravolgendola possa essere migliorata.
Dal momento che, se qualche speranza ancora c’è, questa può venire solo da sinistra, il mio invito al folto gruppo di cittadini onesti è quello di recarsi ai seggi delle primarie e votare Massimo Zedda. Poi invadere i partiti del centrosinistra, compreso il mio SEL, per pretendere che questa città cambi!
o MARCELLO! ma ce le fate avere le 13 risposte alle famose domande biolchiniane?
ayò! rischiate di arrivare ultimi o di non arrivare proprio, pure Cabras s’est sprecau!
ayò! oltre che con i video-messaggi la comunicazione attuale si può ancora instaurare con una semplice cartella di testo A4…
Ayò!
Mi permetto di sottolineare alcuni aspetti importanti per questa campagna elettorale delle primarie….
– se arrivano a 5000 “elettori” si stapperà lo spumante
– la candidatura di Filippo Petrucci è stata sostenuta da oltre 1500 cittadini cagliaritani e NESSUN dirigente del PD ha dato delle firme per sostenerlo, altrimenti ne avrebbe presentato oltre 1600 e non avrebbe rischiato l’aliminazione, non trovate?
– la candidatura di Petrucci è stata la prima ad essere ufficializzata, ancor prima del buon cittadino si Sant’Antioco Antonello Cabras!!
– la candidatura di Massimo Zedda NON VIENE SOSTENUTA DA ITALIA DEI VALORI che non parteciperà alle primarie e se lo dovesse fare di certo opterebbe per un candidato NON PARTITICO (non si da la zappa sui piedi di certo sostenendo SeL, RossoMori o PD), cioè Petrucci
– sapreste indicarmi il programma di Massimo Zedda e in quali incontri pubblici con gli altri candidati lo ha presentato?
– siamo sicuri che votando Zedda non si faccia il gioco di Cabras in cambio del vicesindaco x Cagliari (magari vincendo…., magari)?
Quindi se ho capito bene, Massimo Zedda, che ha già una base elettorale che lo ha portato ad essere eletto sia in consiglio comunale che regionale, fa il gioco di Cabras per un posto da vicesindaco (che notoriamente è mooolto più interessante di uno da consigliere regionale).
Sarebbe molto vulnerabile perché non sostenuto da IDV, che notoriamente ha un controllo militare dei propri elettori (non avendolo degli eletti, visti i risultati del 14 dicembre in parlamento…), mentre il non avere nessuna organizzazione dietro aiuterebbe Petrucci (supportato da parte dell’esercito IDV).
Massimo fa proprio il programma elaborato dalla Fabbrica di Nichi (www.oratocaanoi.com, http://www.cagliaripedia.it), dove ha partecipato ad almeno 7 incontri pubblici. a questi incontri hanno partecipato associazioni (da ARC a SlowFood), singoli cittadini, esperti, giornalisti (Gino Melchiorre, autore dello splendido “Le parole dell’autonomia” su Radio Press, ha partecipato ad almeno due incontri e con contributi interessanti), professori universitari (al primo incontro Gianfranco Bottazzi e Lilli Pruna, che sostiene Massimo), comitati di cittadini (il comitato di Villanova, per esempio). Quindi discussione c’è stata e partecipata. Perché il programma può essere anche un semplice esercizio letterario…
Grazie per il contributo Filippo.
Scherzi a parte…
Ma perché tenete così tanto a questa storia delle firme prestate dal PD? Non frega nulla a nessuno di questa storia. Né di quando è stata ufficializzata, non è previsto un premio. Fuori i programmi!! Ho già commentato le risposte alle 13 domande di Biolchini e le trovo scadenti in particolare sui quartieri più deboli. Se fossi del gruppo di Petrucci mi concentrerei su questo: Cagliari non finisce nei quartieri bene!
Ciao Matteo.
Grazie per la battuta, ma per sostenere Filippo abbiamo sempre firmato con nome e cognome, così come per rispondere alle critiche riguardanti il numero delle firme. Problema delle firme che non è stato tirato in ballo da noi, ma se permetti è normale dover rispondere a chi continua a fare insinuazioni (per giunta con nomi di fantasia). Detto questo, concordo con te: si deve parlare di primarie, di confronto nella massima trasparenza e onestà e di programmi. Ho letto il tuo commento sulle 13 domande, non si voleva dare alla città i confini dei quarteri bene, come dici tu.
A breve il programma completo sarà online.
Saluti!
Io non dico che si volevo, io dico che è la mia idea su quelle risposte.
E’ da giorni che non vedo una sola parole sulle firme chi vi avrebbe prestato il Partito Democratico, se non scritta da voi.
Vedo comunque che la risposta alle osservazioni sul programma non è arrivata da parte di nessuno. Quella non richiesta sulle firme del PD è costante e ripetitiva.
Ciao Matteo, ancora con le firme? Se controlli bene vedrai che chi ne parla non siamo noi. Per me questo argomento si sarebbe dovuto chiudere il 30 dicembre 2010. Per quanto riguarda le tue osservazioni, credo che proprio oggi uscirà online il programma con tutti i dati e nuovi spunti, che mi pare ancora nessuno abbia reso noto.
Buona giornata
CABRAS COPIA NICHI VENDOLA!
Slogan Vendola: La Puglia migliore
Slogan Cabras: Cagliari Migliore
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150357219515459&set=a.278147990458.323370.855900458
Avrei sostenuto più volentieri Claudia Zuncheddu, ma fra i 5 che ci sono meglio Zedda.
Penso che questo sistema di organizzazione dei commenti non faciliti lo sviluppo delle discussioni e renda difficile seguirne l’avanzamento. Optarei per un semplice ordine cronologico di arrivo, numerando, eventualemente, i messaggi di modo da facilitarne ulteriormente l’ identificazione.
Che dite? Vito, se po fa?
quoto e rilancio. Dai, così non si riesce a seguire.
E quindi? Mi pare che resti sempre la solita rassegnazione: non si può fare nulla e dunque non si faccia nulla!
Credo che sia ora che ciascuno si prenda il suo piccolo pezzo di responsabilità e si chieda “io cosa ho fatto?”. Perché a fare discorsi siamo buoni tutti, ma c’è un momento in cui bisogna pure provarci a cambiare le cose. Sempre che si reputi che lo cose vadano male, perché credo che a più d’uno Cagliari stia bene esattamente com’è!
Sinistra e destra non sono uguali e non bisogna fare l’errore di confondere valori e ideali conle persone che dicono di rappresentarli. La destra è per sua natura gerarchica ed autoritaria, si basa – non lo dico io ma ricercatori di livello – sulla metafora del padre autoritario e immagina la società come una famiglia patriarcale sottomessa all’autorità del pater familias che esercita la sua potestas su tutti. Ciascuno deve stare al suo posto e mai mettere in dubbio l’autorità e l’ordine gerarchico. In particolare, in questa cultura, le donne sono devono restare sottomesse ed essere semplici ancelle del potere maschile (da madri, da mogli o semplicemente da puttane). L’idea di uomo forte risiede in questa visione del mondo, visione che oggi è egemonica. Negli USA, dove la destra è al massimo del suo sviluppo ideologico (la nostra è in gran parte una imitazione di quella, di cui adotta in modo pedestre le strategie), per i repubblicani è molto più grave essere pro aborto – perché riconosce alle donne il diritto di decidere autonomamente sulla nascita di un bambino – che la truffa Enron che ha gettato in miseria migliaia di piccoli risparmiatori e messo in crisi un’economia. Infatti, alle donne libere sparano…
In questo la sinistra ha responsabilità, nell’essersi fatta intrappolare in una visione del mondo non sua. Nella prassi amministrativa, per quanto male governi, la sinistra è sempre più vicina ai più deboli di quanto lo sia la destra, perché li riconosce portatori di diritti. Infatti la metafora familiare è il genitore (non il padre, il genitore!) affettuoso, che non richiede ai componenti obbedienza assoluta, ma riconosce uguaglianza sostenziale e assicura protezione ed aiuto nella realizzazione.
La tesi poi che siccome la destra governa male la colpa e della sinistra che non fa opposizione è una sciocchezza: ciascuno è responsabile di quello che fa. Chi governa male è responsabile di aver governato male, chi fa male l’opposizione è responsabile di aver fatto male l’opposizione, ma non di aver governato male. Altrimenti siamo al qualunquismo totale. Essere qualunquisti forse aiuta a sfogarsi, a sentirsi più furbi degli altri, ma non migliora la vita di nessuno.
Allora credo sia ora di iniziare a migliorarla un pochino questa città, ciascuno dal suo angolo. Per migliorarla bisogna avere un’idea di città intesa come comunità dei suoi cittadini e non semplicemente come spazio edificabile.
Le elezioni amministrative e le primarie del centrosinistra (che bene o male le primarie le fa e si confronta coi cittadini) sono un’ottima occasione per esercitarsi nel proporre una città diversa, senza alibi. Chi non fa nulla non sbaglia mai, ma vive solo perché c’è spazio…
“La destra è per sua natura gerarchica ed autoritaria”
Ma tu hai un’idea di quale fosse il grado di gerarchizzazione nel PCI?
Hai mai letto un libro sulla Cina Maoista?
Non confondere la liberal democrazia con la Ds. In realtà la vera anomalia italiana é semplicemente Berlusconi e i suoi conflitti di interesse, le sue forzature, la sua visione edonista della realtà sociale.
Confermo, la destra è per sua natura gerarchica ed autoritaria. La gerarchizzazione del PCI si fondava su modelli organizzativi e non su metafore su cosa è giusto o cosa non è giusto. Nella destra non esiste l’uguaglianza non è un valore: può essere il merito (poche volte), spesso il censo, la forza o il sangue. Il PCI promuoveva l’uguaglianza anche nella formalità di chiamarsi compagni e darsi del tu e lo facevi con l’ultimo iscritto e col sefretario generale del partito. Io nel PCI ci sono stato fin da ragazzino, non so tu. Nella Cina maoista la spinta egualitaria era perfino eccessiva. Il problema non credo fosse la gerarchizzazione della società, ma il culto della personalità nei confronti di Mao.
Io la liberal democrazia non la confondo con niente e nella liberal democrazia spesso il richiamo alla libertà altro non è che il mascheramento di una forte ideologia di classe.
Berlusconi non è un’anomalia, ma esattamente come dice Vendola, una autobiografia dell’Italia e dell’italiano di oggi o del basso livello delle sue pulsioni.
Berlusconi vince perché incarna i desideri nascosti dell’italiano medio e perché qualcuno dice che il problema è semplicemente lui e non la visione del mondo che ha creato.
Chi pensa che morto Berlusconi tutti i problemi siano risolti è un illuso: quello che succede in Italia, in modo meno macchietistico forse, succede in tutto l’Occidente. I poveri sono sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi. In Italia in 20 anni 8 punti percentuali di PIL sono passati dai redditi da lavoro a rendite e profitti. Sono 120 miliardi di euro. Nel resto d’Europa la percentuale è di poco inferiore, ma il segno è lo stesso. Negli, USA, quelli del sogno, quelli del povero che può diventare anche presidente se sorretto da capacità e volontà, la mobilità sociale si è fermata. Questo è il mondo creato dal vento della destra: un mondo gerarchizzato dal censo, immobile, dove i deboli sono abbandonati a se stessi e i ricchi possono permettersi tutto.
Altro che la Cina di Mao e la semplice anomalia italiana!
Quel che fai é un bel discorso e i numeri e la realtà sociale urlino vendetta.
Tuttavia, quello che spaventa, anche nel tuo linguaggio, é l’ingegnerizzazione pratica e la pretesa di conoscere l’algoritmo politico che dovrebbe portare all’uguaglianza che, come ben sappiamo, ha dato pessimi risultati.
La gente non é uguale però é giusto che ognuno abbia di che vivere in maniera equamente distribuita. Vale per l’Italia e per il Mondo.
Io ho vissuto, di recente, a stretto contatto con un gruppo di operai ed ero quello con idee “più di sinistra”. La maggior parte votavano Berlusconi, i loro modelli erano i furbi e la gente di successo. Si potrebbe dire che é l’ignoranza che li porta a questo, ma sarebbe troppo semplice. Alla fine manco ci discutevo più.
Conosco un mucchio di gente che la voglia di lavorare non ce l’ha proprio e che occupa un posto da cui riceve uno stipendio rubato. Altri che vivono con grande entusiasmo e che hanno molto da dare, fanno ma non ricevono alcuno stipendio fisso. Altri che lavorano poco ma si accontentano di poco. Altri ancora che professano l’uguaglianza ma solo per fottere gli altri. Altri che professano il liberismo ma sostanzialmente vivono per aiutare gli altri.
La gente non é uguale. I popoli che stanno meglio sono così per cultura, spesso per una cultura con forti radici religiose, non per algoritmo politico.
Non voto comunista o a sinistra cosiddetta estrema, però ho grande rispetto per le tue idee!
Caro Valentino, non c’è un algoritmo dell’uguaglianza e non ho un’idea ingegneristica della politica e neppure della soluzione dei problemi. Anzi. La democrazia è fatica, capacità di ascolto, di sintesi. So però che le società più sono diseguali e più sono malate, che la differenza tra lo stipendio di un manager e di un suo operaio qualche decina di anni fa era di 30 volte ed oggi è di 400 volte. Credo che questo sia ingiusto. Non siamo tutti uguali, per fortuna, ma siamo tutti esseri umani, tutti figli di Dio se sei un credente. Non solo, la disuguaglianza determina patologie sociali importanti.Paesi ricchi come gli USA, ma con livelli di disuguaglianza elevati, sono paesi infelici. Come lo misuri? Con il numero di carcerati, con il livello di tossidipendenze, con la violenza diffusa, con l’utilizzo di psicofarmaci e la frequenza della psicoterapia.
Gli algoritmi, come quelli dei paesi del socialismi reali o della Cina di Mao che citavi, non hanno dato pessimi risultati, hanno creato inferni. Ma c’è un limite che va tracciato, perché ci sono differenze che non possono essere accettate: sono intollerabili al sentire e minano la comune convivenza.
Il fenomeno degli operai che votano contro i loro interessi è interessante e studiato. Non si vota sulla base di un pensiero razionale, sul quello che realmente è prioritario (per gli operai credo sia diritti del lavoro, retribuzioni, sicurezza del lavoro – cose non proprio nel programma delle destre…), ma sulle emozioni. Questo Berlusconi, copiando tutto dalla destra americana sia chiaro, l’ha capito bene. Se analizzi i suoi discorsi dal punto di vista razionale li trovi assolutamente vuoti: non dice nulla e il poco te lo dice come se fossi “bambino di nove anni, neppure molto intelligente” (parole sue ad una convention a Montecarlo).
Però lavora a livello emotivo. “Volete voi più tasse?” – “Nooo!!!”
Gli operai hanno paura, paura per il posto di lavoro, paura della globalizzazione, paura dell’immigrato disponibile a lavorare per un tozzo di pane e senza diritti.
Vedi Valentino, il consenso lo puoi costruire sulla paura o sulla speranza. Tu cosa preferisci?
Dipende dalle condizioni a contorno e dai rapporti fra soggetti e oggetti.
Nient’altro. Il resto sono continui giri di giostra.
L’unico vero processo dialettico é quello della pratica e dei rapporti di forza.
I diritti che evochi, con un chiaro riferimento alla vicenda Fiat, sono relativi alle condizioni sociali e quelle italiane, nel senso di bilancio dello stato depauperato da anni di welfare fuori portata, non consentono di sviluppare il welfare del passato. Occorrono nuove soluzioni e per il momento non perdere il lavoro.
Sui grandi ideali come l’uguaglianza, fraternità e libertà, che dire … hai ragione, la penso come te.
Frasi come “il fenomeno degli operai che votanno contro i loro interessi …” sono però prive di senso pratico. Tutti se potessimo vorremmo avere sempre di più pernoi e per gli altri, ci mancherebbe.
Mi pare una visione eccessivamente marxista…per quanto riguarda il “welfare depauperante”, non capisco cosa intendi: sanità per tutti, scuola pubblica, pensioni, quale parte di welfare ha impoverito l’Italia? Viviamo in uno stato dove tutto è scaricato sulle famiglie, altro che welfare che impoverisce! Forse gli sprechi in Italia sono andati da altre parti, ma a sparare sui poveri si fa in fretta, sono tanti e quindi è più facile colpirli. Certo che è necessario non perdere il lavoro, ma neppure pensare che l’unico lavoro possibile sia quello da servi.
Guarda che il debito pubblico iperbolico che l’Italia ha non l’ho fatto io.
Inefficiente; stipendio a chi non produce; mala politica; farmaci e visite a gogò; baby pensioni di militari, insegnanti e altre varie categorie; ecc.
Il problema é che pensare pensare che il welfare sia un diritto e che i soldi non finiscano mai é aberrante.
Dici di non capire. Non c’é niente di difficile da capire. E’ la vita.
Prova a procurarti da vivere e tenere un bilancio in ordine e poi mi dici. Prova a svegliarti la mattina pensando : “cosa devo fare oggi : arare; seminare; raccogliere; riposare; ” e riniziare il ciclo ogni giorno, così com’é stato per milleni salvo negli ultimi decenni.
Evidentemente non ti é ancora capitato. Magari campi a sbaffo, ti ha sistemato il partito? oppure hai la fortuna di avere sempre avuto un posto fisso e da li non ti scolli.
Come Tolstoi : “farei qualunque cosa per alleviare le sue pene ma non mi si chieda di scendere dalle sue spalle (l’intellettuale su quelle del lavoratore nda)”.
Esagerato! Mi sembra un’esibizione muscolare di luoghi comuni… il debito pubblico in Italia, con questi ragionametni, l’hai fatto anche tu: non sei mai andato dal medico? Nessuno dei tuoi parenti prende una pensione? Tutti sani in casa tua, mai nessun ricovero in ospedale? Farmaci e visite a gogò? E chi lo dice, tu? Il welfare lo paga il cittadino ed ha diritto che sia di qualità e che non ci siano sprechi. C’è anche un modo di ragionare, il mio, che impone a chi ha di più di contribuire di più.
Per il resto, mi procuro da vivere da molto tempo, come gran parte dei figli di imprenditore so cos’è il lavoro, anche quello faticoso, fin da adolescente e mi permetto il lusso di essere in credito con il partito che sostengo e non in debito. Quindi calmezza o Valentino!
Il posto fisso, quello sì ce l’ho, grazie ache ad una certa vivacità intellettuale, ma non penserai di farmi sentire in colpa per questo.
La citazione di Tolstoi non nobilita una visione rozza e semplicistica della realtà, anzi questo critica al culturame suona un po’ fascistoide.
E con il fascistoide chiudiamo in bellezza.
Grazie é stato comunque piacevole perché sei una persona evidentemente preparata.
Non volevo darti del fascista, semplicemente far notare che una visione dell’intellettuale (sia ben chiaro, io non lo sono di certo) come semplice parassita del lavoratore manuale, suona un po’ fascistoide perché sono stati i fascisti a disprezzare la cultura definendola “culturame”.
Non credo però che tu lo sia e sul tema della lotta agli sprechi, ai ladri di stipendio, a chi prende pensioni d’oro o per aver lavorato un numero risibile di anni (compresi parlamentari e assimilabili) sono perfettamente d’accordo con te.
ceeeeeeeees! viva Marcello Stakanovista!
un accordo tra Zedda e Petrucci sarebbe auspicabile, ma credo anche ormai impossibile…
le elezioni, le famose secondarie di D’Alema, credo che non ci sia nessuno del centro-sx capace di vincerle…
Allora non andiamo neppure a votare, tanto è inutile…
se il candidato sarà Cabras, è chiaro che io non voto. così come è stato per le provinciali…
e non provo neanche un pizzico d’orgoglio nel dirlo, ma solo schifo!
Rossomori e Sel sono culo e camicia in consiglio regionale. Era davvero indispensabile presentarsi divisi alle primarie? Cosa impediva di trovare un accordo su un candidato unico che coinvolgesse anche idv e potesse intercettare qualche anima dissidente del pd e la sinistra tutta? Olita è saltato? ecchisenefrega, possibile non esistesse un altro potenziale “anticabras” sul cui nome convergere ? Questo non riesco proprio a mandarlo giù. Se non si è disposti o capaci a contendere la vittoria a Cabras, non fatele le primarie!
Sulla prima parte condivido la domanda, ma gli accordi uno non può farli da solo…
Sulla conclusione dissento, Massimo le primarie le vince. Ed infatti, e questo bisogna ammetterlo è un capolavoro di politica applicata, a protezione di Cabras si sono fornite a Petrucci, in modo quasi miracoloso, le firme necessarie. Il passaggio delle firme è interessante: a Cagliari servivano circa 600 firme in più che a Milano per ridurre la possibilità di competitori esterni ai partiti, ma quando arriva un candidato serio come Massimo, scatta il bonus. Il capolavoro sta nell’aver trasformato una candidatura di forte critica all’establishment in una stampella e si sta tentando di trasformare un candidato giovane e preparato in un utile idiota. Da quello che mi dicono, io non lo conosco personalmente, Petrucci è un ragazzo intelligente e credo che abbia capito di essere in una specie di trappola: non ha competenze spendibili per fare il sindaco ed è quindi meno strutturato di Massimo per quel ruolo (ma non credo pensasse di poterlo ricoprire realmente) e si trova a competere con Massimo lasciando campo a Cabras. Esattamente il contrario del senso della sua candidatura.
L’unica soluzione sensata sarebbe confrontarsi sui programmi e costruire un’alleanza fra Massimo e Petrucci per un rinnovamento reale e radicale della politica del centrosinistra a Cagliari. Massimo potrebbe sviluppare ulteriormente le sue competenze come sindaco, Petrucci apprendere i rudimenti dell’amministrazione e affinarli, ma portare dentro il Consiglio o in giunta l’energia, la competenza e la “visione” di un giovane e valente ricercatore. Potrebbe essere un’ottima squadra, una squadra vincente.
Ma per fare questo ci vuole un po’ di intelligenza e coraggio, coraggio, coraggio…
Però Marcello, perdonami: il tuo ragionamento sarebbe corretto se Zedda si fosse presentato prima di Petrucci, invece è avvenuto esattamente il contrario. Petrucci ha annunciato la sua decisione il 7 dicembre, Zedda addirittura il 30. Perché Zedda non si è svegliato prima? Perché Sel si è baloccato per un anno con la candidatura di Olita (e lo stesso giornalista lo ha confermato) invece che puntare subito su Zedda? Affermare che Petrucci è una candidatura pilotata contro Zedda è ingeneroso contro Petrucci. In ogni caso, lasciamolo decidere ai cagliaritani chi è adatto a fare il sindaco e chi no.
Vito, tu queste cose le sai meglio di me, quindi perché me le chiedi? SEL puntava su un candidato di coalizione che ha ritenuto opportuno non presentarsi.
A questo punto potevano esserci due soluzioni. appoggiare incondizionatamente Cabras fin dall’inizio, entrando in contrasto con la base di SEL oppure presentare un candidato interno credibile.
Credo che la scelta fatta sia quella più dignitosa e quella meglio accolta dalle tante persone che si stanno avvicinando a SEL. Non è un problema di cronologia, ma di chi ha maggiori possibilità e di chi ha maggiori competenze tecniche sfruttabili nel ruolo di sindaco. Quelle di Massimo sono chiare e conosciute, quelle di Petrucci io non le conosco, ma potrebbe averle.
Io non dico che la candidatura di Petrucci sia stata pilotata, anzi sono pronto a credere nella sua buona fede, ma siamo capaci entrambi di fare due più due, a chi giova di più oggi la candidatura di Petrucci? Non certo a Massimo. Ecco perché secondo me la trasformazione di una candidatura di critica radicale in una candidatura che alla fine diventa di supporto è un capolavoro di politica vecchia scuola.
Tu sei molto attento nel seguire le vicende politiche e quindisai bene che in una elezione ci sono tutta una serie di astuzie che possono favorire o meno un candidato piuttosto che un altro: una competizione a due, Massimo e Antonello Cabras ha un senso, una competizione a cinque ne ha un altro.
Alla fine saranno sempre i cagliaritani a decidere chi sarà adatto a fare il sindaco, fino ad oggi è sempre stato un sindaco di centrodestra. Evidentemente il cetrosinistra non riesce a presentare candidati credibili ed il non presentare candidati credibili aiuta l’avversario a vincere (quindi decidono i cittadini, ma i partiti possono influire con le loro scelte…).
Puo’ essere che Petrucci sia un talento amministrativo innato e che quindi abbia doti naturali tali da pemettergli di poter essere un buon sindaco senza alcuna esperienza precedente, tutto può essere. Ma in genere i sindaci giovani, anche quelli più amati dai loro concittadini e da Il Sole 24Ore, hanno maturato una certa esperienza in materia.
Resto del mio parere: Massimo è un competitore per Cabras, Petrucci non credo (opinione mia); Petrucci e Massimo in tandem potrebbero anche vincere queste primarie; Massimo è più strutturato per competere per la carica di sindaco e anche per ricoprirne il ruolo; Petrucci potrebbe “socializzarsi” alla politica nella sua variante amministrativa portando energia, competenza e contenuti.
“Vito, tu queste cose le sai meglio di me, quindi perché me le chiedi? SEL puntava su un candidato di coalizione che ha ritenuto opportuno non presentarsi.
A questo punto potevano esserci due soluzioni. appoggiare incondizionatamente Cabras fin dall’inizio, entrando in contrasto con la base di SEL oppure presentare un candidato interno credibile.”
E chi dice che aveva solo queste due possibilità?
Poteva anche appoggiare dall’esterno la candidatura di Petrucci.
Certo, ma un partito come SEL deve avere la capacità di mettere in campo un candidato suo e non subirlo, altrimenti non è un partito serio. Petrucci, se vogliamo fare un discorso politico serio, non è competitivo nei confronti di Antonello Cabras. Certo sarebbe stato semplice: si sostiene Petrucci in un confronto perso in partenza e ci si accorda con Cabras per avere – nel caso di vittoria alle elezioni amministrative – un assessorato in più.
Ma come SEL cerchiamo di essere altro, se ce la facciamo.
Certo che se la narrazione di Vendola deve riprenderla Massimo Zedda siamo messi bene. Cosa lo supporteranno, i suoi studi o la sua esperienza lavorativa? o il solito Agus che nell’ombra (neanche tanto) fa il neger? Credo che i numeri di Zedda siano conosciuti, ha realizzato un’elezione che nelle liste del PD sarebbe stata fantascientifica. Interpretare un ruolo di primo piano, come candidato sindaco, e convincere con la propria “narrazione” una intera città … sembra facile, ma è necessario uno spessore che finora non ha mostrato. Che l’abbia tenuto in serbo per le grandi occasioni? A questo punto molto meglio Petrucci, uno he non ha neanche un partito che lo propone e sostiene, e forse proprio questo, se “narrato” nel modo giusto, può essere un argomento vincente. Nel momento in cui la politica perde credibilità a causa dei politici che la attuano, qualcuno che proviene direttamente dalla società civile può intercettare il consenso dei cittadini molto più di un politico che, benchè giovane e fotogenico, nella propria esistenza ha campato (e anche molto bene) con i soldi degli appannaggi politici e non con quelli di un banale comune lavoro.
Là su feli!! Ma ti pozzu toccai??
Signora Pisci, ma che critica articolata.
Zedda è giovane (prima colpa) sarebbe pertanto privo di spessore tanto da avere un ghostwriter al servizio (seconda colpa) e avendo situazioni di lavoro precario o saltuario si è dedicato all’impegno relativo alle cariche politiche assunte in maniera quasi esclusiva (e quindi “non lavora” ma “campa bene” con gli “appannaggi politici”) però è fotogenico (terza e conclusiva colpa, la più grave?).
Anche Petrucci è, nondimeno, piuttosto fotogenico. Dovrebbe essere fuori gioco anche lui?
Personalmente non vedrei male un accordo tra i due.
Feli mau… cmq sul sito di Massimo Zedda ho visto che c’è un po di materiale sulla sua attività in consiglio comunale e regionale… qualcosina gia c’è…
Mi pare che abbia prodotto molto più di molti suoi colleghi (anche di quelli senza doppi incarichi)
Petrucci chi? quello che si è presentato alle primarie con le firme “prestate” dal Pd?
@Carlooo: potresti gentilmente dirmi quali e quante sarebbero le firme “prestate” dal PD a Filippo Petrucci? Io sono una delle persone che è scesa con lui per strada, a raccoglierle una per una, in totale 1565. Mi dispiace ma non capisco queste insinuazioni…potresti spiegarmi?
feroce ma osservazione sensata. i pasdaran di massimo però forse non sanno leggere tra le righe
Oh Michele, pasdaran de is cazzaras, ma perché c’erano altre illazioni tra le righe pure??
Purtroppo tu hai un difetto: credi di essere più intelligente degli altri.
mario, io so leggere quello che c’è scritto non quello che immagino ci sia scritto..
Eh, hai perso tutta l’ironia alla prima critica subita?
più che altro mi incuriosisce sapere chi sei! 🙂
Mario, piacere.
Ti incuriosisce sapere chi sono io e a nessuno incuriosisce sapere chi sono coloro che calunniano. A nessuno interessa sapere se chi insulta lo fa per odio personale, vendetta, o perchè si parla di gente che dovrebbe essere sbattuta in galera per chissà quale nefandezza. E’ curioso questo blog..
Un po’ come Vito che giustamente mi ha censurato tre commenti (erano lievemente offensivi nei tuoi confronti Banana e me ne scuso), ma lascia che si dia del “neger” a un ragazzo che si cimenta nel lavoro politico. Evidentemente la sensibilità di Banana vale più della sensibilità di F. A., vero Vito?
Io non conosco Petrucci, se non attraverso amici comuni (uno è proprio quell’Agus definito “neger”, che però è coordinatore pronciale SEL e prima coordinatore – per suo merito – di un circolo da 200 iscritti e forse l’unico luogo a Cagliari dove si fa politica di base). Mi dicano sia una persona in gamba. Noto però che la sua canditatura nasce come reazione in un ambiente vicino al PD come reazione alla proposta unitaria ma verticistica di Cabras ed è diventata invece candidatura di supporto per lo stesso Cabras.
E’ vero che Massimo col numero di voti che ha preso non sarebbe stato eletto, ma è un ragionamento sbagliato dal punto di vista logico: i voti li misuri sulla base del partito di appartenenza. Si fosse candidato col PD ne avrebbe presi molti di più, in ogni caso ha avuto voti sufficienti per essere eletto sia in consiglio comunale, sia in consiglio regionale.
La narrazione di un ragazzo giovane, a cui mancano pochi esami alla laurea (perché Massimo molti esami li ha dati…), che ha scelto di fare politica dalla parte dove si guadagna meno e dove più attentantamente si è pesati e misurati.
Nessuno dice che Massimo sia un disonesto o un trafficone. Le critiche sono sugli studi, sul lavoro e sul fatto che frequenta i locali di Cagliari.
A parte il fatto che gli studi non dipendono solo dal pezzo di carta su cui c’è scritto laurea, che di asini laureati ce n’è in abbondanza, in Italia c’è stato un presidente del consiglio non laureato, si chiama Massimo D’alema. Non mi piace, ma non si può dire che non sia un politico valido. Io ho buoni studi, la laurea, il post laurea, ecc. ecc. e Massimo mi sembra decisamente più colto, su letteratura, cinema, storia, della maggioranza dei laureati della sua età.
La questione del lavoro è il classico argomento qualinquistico che Berlusconi usa con una certa frequenza. A parte che molti trentenni non hanno ancora lavorato perché lavorano non ne trovano, ma se fosse stato un giovane rampante con fede politica diversa un posticino in qualche ente locale o in qualche impresa amica non l’avrebbe trovato? In verità, il fatto che non lavori (anche perché gli impegni amministrativi sono a tempo pieno) è un punto asuo favore piuttosto che contro. In ogni caso, non è detto che l’aver passato in miniera (così per citare un lavoro vero, di quelli di fatica) dieci anni aiuta ad essere un buon sindaco.
La terza critica è una stupidaggine così grossa che non credo che abbia neppure bisogno di essere confutata.
La o il pisci carina afferma che lo spessore non è stato dimostrato. Io non direi. Intanto l’essere componente di assemblee come quella comunale e quella regionale come espressione di partiti poveri e minoritari è già prova di solidità politica e capacità di organizzazione. E’ abbastanza strutturato per fare il sindaco? Secondo me sì: sa come funziona la macchina comunale, sa come funziona la politica. Petrucci mi risulta sia un ottimo ricercatore, ma che non abbia esperienze politiche di tipo amministrativo. Qui si tratta di eleggere un sindaco, di amministrare e non di fare discorsi.
La “società civile” è fatta da persone civili ed incivili: i funzionari pubblici corrotti sono società civile, gli imprenditori che sfruttano i lavoratori sono società civile…se per società civile intendiamo tutti coloro che non sono politici, ce n’è di civili, di meno civili e di incivili. Solo nella retorica di chi ragiona per luoghi comuni (a destra e a sinistra) esiste l’equazione politica = male; società civile = bene (non foss’altro perché i politici, quelli credibili e quelli non credibili, sono eletti tutti dalla società civile!).
Massimo può piacere o non piacere, può essere sostenuto alle primarie – ed io invito tutti a farlo – oppure no, ma evitiamo le stupidaggini.
Geni a Cagliari non ce ne sono e comunque nessuno è candidato a sindaco. A me basta un politico giovane, serio, onesto e che non sia sprovveduto. Massimo è un giovane politico, serio, onesto e che capisce di politica e amministrazione. E soprattutto, ama a sua città!
marcello, nessuno nega le tante qualità di massimo zedda nè la sua imparagonabile preparazione politica rispetto al 99% degli altri candidati (cabras escluso, ma solo per questioni di età). a titolo personale, la mia unica perplessità non riguarda i locali o il titolo di studio: io stesso sono laureato ma sono notoriamente una capra politica.
pur essendo giovanissimo (per gli standard italiani, of course), massimo ha una navigazione di lungo corso nelle stanze di partito e una vicinanza “culturale” a tanti vecchi arnesi che hanno portato più danno che vantaggio alla sinistra e alla città. quindi l’unica novità che incarna massimo riguarderebbe l’età? mi piacerebbe molto che, petrucci a parte (che ha unicamente questo scopo), massimo riuscisse a essere un candidato di rottura verso la solita mentalità della sinistra cagliaritana. ma ho qualche dubbio. se riuscirà a dissiparlo, tra non si pone neppure il dubbio su chi votare tra lui e uno qualsiasi di quei figuri del centrodestra
Caro Banana,
hai ragione quando dici che Massimo ha una navigazione di lungo corso. Ce l’ha come tutti quelli che fanno politica fin da ragazzini (io stesso sono stato iscritto al PCI e frequentavo la sezione del mio paese da quando avevo 14anni…). Quindi è normale che abbia frequentato i “vecchi arnesi” come li chiami tu, ma anche i politici di grande valore che Cagliari è riuscita ad esprimere. Perché converrai che la sinistra cagliaritana non ha avuto solo asini fra i suoi ranghi.
Massimo, ma mi pare lo riconosca anche tu, è uno dei più preparati della sua generazione, ma è ovvio che deve dimostrare di avere la stoffa per fare il sindaco. E’ una scommessa e credo che gente come te, come me e come tanti cagliaritani che vorrebbero un presente ed un futuro migliore per questa città dovrebbe spronare Massimo ad essere quel candidato di rottura che entrambi auspichiamo.
Io non credo che Massimo sia oggi un buon sindaco, ma conoscendolo, ha le doti per diventarlo e per fare meglio di quanti l’hanno preceduto. Infine, rispetto alle candidature un po’ bollite di un buon numero di elezioni passate, l’elemento di novità c’è.
Se poi dovesse vincere le primarie, il suo programma sarà sicuramente – con tutte le sintesi che una coalizione richiede – più di rottura rispetto a quello con guida PD.
è una città sinistra..
la seconda che ha detto edoardo! 🙂
Mi sembra che nell’articolo di Vito ci sia un elemento di novità: è passata l’idea che Massimo non sia un candidato di bandiera, ma che queste primarie – come in effetti è – punti a vincerle. I conti che fa Vito sono condivisibili, anche se c’è un “effetto Vendola” che va valutato, cioè un voto trasversale (all’interno della Sinistra, anche di quella che si è astenuta nelle recenti elezioni) per il cambiamento. Vediamo come saranno sostenuti i candidati anche dai livelli nazionali…dovessero venire sia Bersani, sia Vendola mi sa che sposterebbe consensi più il secondo del primo!
Ma stai dicendo che Vendola sarà a Cagliari prima del 30 per sostenere Zedda??
La risposta è sì, prima del 30 gennaio Vendola sarà a Cagliari.
Devo dire che mi piacerebbe, ma non riesco a credere del tutto nella prospettiva di Vendola. Un paese troppo conservatore, l’Italia.
Ma mi piacerebbe -mi capita di essere d’accordo al 95%- e in ogni caso, se devo essere rappresentato dal PD di Fioroni e fare patti con Buttiglione, sto meglio con Vendola all’opposizione.
Vendola sta tentando un’operazione complicata: quella di ridare significato alle parole. Quando parla di “narrazioni” indica un insieme coerente di contenuti a cui si diano significati specifici. Sembra complicato, ma non è così. Facciamo un esempio: la parola “sicurezza” che cosa evoca? Non è uguale per tutti: la destra la lega alla paura e alla personificazione della paura (il terrorista, il delinquente, l’extracomunitario, lo zingaro, ecc.). La sinistra può ridefinire il concetto (sicurezza come diritto al futuro, come diritto ad un lavoro dignitoso, come garanzia di poter accedere ad una istruzione pubblica e dignitosa, oltre che sicurezza “poliziesca”) oppure accettare quello delle destre. Ed uscirne perdente, perché a fare la destra, la destra è sempre meglio, non deve sforzarsi.
Quello che fa Vendola è proprio riappropriarsi delle parole, ridefinendo il significato da sinistra. La parola “libertà” di “Sinistra Ecologia e Libertà” evoca alcuni significati, la stessa parola in “Popolo della Libertà”, ne evoca altri.
Sembrano cose cervellotiche (in un certo senso lo sono, dal momento che riguardano il cervello e il modo in cui esso pensa e predende decisioni), ma poi la capacità di utilizzare le parole per influenzare i cervelli determinano risultati apparentemente paradossali, altrimenti non si capirebbe per quale ragione gli operai votano in maggioranza per il PDL che non mi pare faccia nulla per la classe operaia, se non sostenere acriticamente la classe imprenditoriale (in coerenza con chi il partito l’ha fondato e lo guida).
L’Italia è un terreno che ha bisogno di essere spietrato e dissodato. Non è una cosa semplice e mi auguro che Vendola non sia il solo a tentare l’impresa.
cess, o vito, non ci stai più dormendo la notte su queste primarie!
Io andrò a votare alle primarie e non voterò Cabras per principio. Cabras vincerà le primarie e il centrosinistra perderà le elezioni chiunque sia il candidato del centrodestra. Cagliari è una città di destra che non scrammenta mai.
Città di destra o città senza sinistra?
Cagliari è una città moderata che, alle comunali, vota a destra perché è impossibile votare a sinistra. L’appello dei sette intellettuali non ha fatto altro che confermare questa impossibilità.
Credo che l’affermazione che Cagliari voti a destra perché è impossibile votare a sinistra sia un po’ apodittica. Non mi pare che la destra cagliaritana sia in niente meglio della sinistra. E’ invece noto che, soprattutto nelle aree più povere e a più alta frequenza di sottoproletariato, la destra ottenga molti più consensi. Quello non è un elettorato moderato, ma disperato.
La Sinistra non ha fatto fino ad oggi appieno il suo dovere, forse non è riuscita a proporre un’idea di città diversa, ma non mi pare che le destre abbiano fatto un buon lavoro, neppure nella semplice ordinaria amministrazione (ricordo che quest’anno passato neppure la bancarella d’oro è stata organizzata decentemente e che lo stesso carnevale è stato dato in outsourcing, con buona pace delle associazioni cagliaritane!).
Quindi, sinceramente, questa storia dell’impossibilità di votare a sinistra mi sembra una sciocchezza: se per una legislatura è caduta Bologna in mano alle destre, non credo che Cagliari possa fare eccezione. Inoltre, se la città vuole avere un futuro è indispensabile che sia possibile l’alternanza, per evitare le incrostazioni che l’esercizio costante del potere inevitabilmente comporta.
Ed è merito della destra o colpa della sinistra?
Ed è nato prima l’uovo o la gallina? Anziché stare a contare i peli del culo a chiunque provi a proporsi per cambiare qualcosa perché non vi ci mettete voi a lavorare per migliorare Cagliari? Visto che siete troppo toghi!
no, ma sei proprio un abile diplomatico. ne stai convincendo gente così!
La “gente” non scrive qui, qui scrivono persone (molto più politicizzate di quanto pensi tu) alcune delle quali della gente non sanno niente. Basta leggere di cosa si discute: politicismi, libarium, attacchi diretti a persone che evidentemente si conoscono molto bene (e per questo scrivono sotto falso nome, come pisci carina).
E allora ripeto il concetto: visto che sono troppo toghi perché non lavorano loro per migliorare la città, anziché attivare la “macchinetta del fango” (perchè fa solo due tre schizzetti) in prossimità delle elezioni.
La gente la convinco ogni giorno con i miei comportamenti, le mie attenzioni ai problemi e le mie proposte, non solo in campagna elettorale.
Trovare qualche merito in questa destra è una operazione di altissima acrobazia.
Rimpiangiamo infatti e non poco la buonanima di Salvatore Ferrara, con luci e ombre, i -rari- galantuomini democristiani come De Magistris, e altri ancora che in confronto a Delogu (accuratamente confezionato, ma pacco!) e Floris (pacco sotto vuoto) sono dei visionari innovatori.
La sinistra non può vincere le elezioni comunali di Cagliari semplicemente perchè non esiste più da lungo tempo. Si è dissolta alla vigilia di Natale del 1993, assieme a tutti quelli che hanno ottemperato alle disposizioni di una nota Associazione Culturale operante nella nostra città, non presentandosi a votare per l’elezione del nuovo sindaco (persona che conosco molto bene).
Due giorni dopo si insediava un commissario prefettizio di origine sicula il quale, nella stessa giornata di Santo Stefano, con i poteri del Consiglio, affidava un piccolo incarico professionale, del costo di due miliardi di lirette d’allora, per la redazione del nuovo piano urbanistico di Cagliari. Della possibilità di quell’affidamento non si era mai parlato nel Consiglio comunale nei mesi e negli anni precedenti.
Da allora si è semplicemente avverata la profezia di un lucidissimo uomo politico di quel periodo (Pinuccio Serra) il quale ebbe a dire ai suoi collaboratori che, dopo quanto era accaduto, la sinistra sarebbe rimasta fuori dal governo della città almeno per venti anni.
Ho poco interesse a scoprire se è nato prima l’uovo o la gallina, tantomeno a verificare quante penne ci siano attorno al luogo di produzione dell’uovo (equivalente del “contare i peli del culo”). Perché non ci mettiamo noi a migliorare le cose? Noi non lo so. Per quanto personalmente mi riguarda, trovo la sinistra (non solo cagliaritana, ma in particolare quella cagliaritana) una brutta copia della destra con in più una maggiore propensione all’esclusione. Sono fenomeni che conoscete probabilmente meglio di me, quindi inutile perder tempo a spiegarli. Ci sono certamente, a sinistra come a destra, delle lodevoli eccezioni, ossia persone con una vera passione politica che vogliono realmente aiutare gli altri (anche gli accozzi sono una forma d’aiuto) ma a sinistra trovo più diffusa la voglia di aiutare esclusivamente sé stessi e di far fuori ogni possibile intralcio. Questa è solo la mia impressione, qualora dovesse essere diffusa avremo un’altra spiegazione del perché Cagliari vota a destra.
questa destra non ha nessun merito se non quello di aver continuato a lasciare alla deriva la città negli ultimi 15 anni. ma questo, a mio avviso, accresce le colpe di una sinistra troppo ammanicata e salottiera per andare a zapparsi qualche voto e suggerire che Cagliari potrebbe essere molto più bella e valorizzata e vivibile per tutti di quello che è
Appunto Michele, Cabras frequenta ormai da tempo i salotti di Roma, a Cagliari ci viene solo per mangiare il porcetto a Natale. Affidiamo la citta’ ad una persona che la conosce, che non frequenta i salotti, che anche se non e’ laureato ha una conoscenza dell’amministrazione pubblica degna di qualsiasi laureato in scienze politiche. Io sostengo Massimo Zedda non perche’ e’ giovane (quella e’ una qualita’ in piu’), ma perche’ conosce Cagliari, ha idee valide per cambiarla e quando lo incontro mi ascolta, cosa che apprezzo e che non trovo in altri politici.