Tutti attendono Wikileaks, tutti sperano in Wikileaks. Sarebbe bello che l’immissione nel grande circuito multimediale globale di una gran mole di informazioni vere ci liberasse dal gran male della menzogna, da sempre vera nemica della democrazia a tutte le latitudini.
E che le informazioni diffuse siano vere non c’è alcun dubbio: lo sono nella misura in cui non si preoccupano delle conseguenze che la loro diffusione può provocare. Il potere mondiale sconta così un enorme contrappasso: “essere diplomatici” vuol dire essere ipocriti. Queste rivelazioni sono invece candide, quasi ingenue: in ciò sta la loro enorme verità.
Oggi dunque è un bel giorno per il giornalismo. Perché il caso Wikileaks ci ricorda uno dei capisaldi della nostra professione: dare tutte le notizie, subito, senza temere le conseguenze che la diffusione delle notizie avranno.
E’ proprio perché ci si è dimenticati di questa regola che i giornali in Italia sono quello che sono e l’Italia è quella che è (per non dire della Sardegna, dove il primo giornale, in versione anti-Wikileaks, imbosca da giorni la notizia del buco di duecento milioni della sanità, censurando i documenti di forze politiche di maggioranza e di opposizione, e perfino i comunicati stampa della presidenza).
L’altra lezione è che ogni vera notizia provoca una reazione precisa. E di reazioni in tutto il mondo alle rivelazioni di Wikileaks ce ne saranno tantissime. Grazie Wikileaks: quando il potere ha paura del giornalismo, quello è un gran giorno per il giornalismo.
Vito, questa è una delle rare volte in cui non sono d’accordo con te. Un giornalista, o qualsiasi operatore nel campo dei media, non può pubblicare tutto quello che ha a disposizione senza porsi dei problemi. Questo è chiaro ed evidente, e anche tu sei d’accordo, se si parla di comuni cittadini, la cui vita potrebbe essere pubblicata dalla pubblicazione di certe notizie (perché è stata scritta la Carta di Treviso? Perché dopo tangentopoli c’è stata una stretta sulle immagini dei processi?). Ma deve essere necessariamente vero anche per chi è “potente”, come dici tu. Spesso dimentichiamo che i politici, gli ambasciatori, gli agenti dei servizi segreti sono anche esseri umani, con le loro famiglie. Allora perché pubblicare tutto e non fare un lavoro di scelta delle notizie? Perché raccontarci quello che l’ambasciatrice americana a Roma pensa di Berlusconi? Perché (cosa più grave di tutte) pubblicare nomi e cognomi di agenti segreti infiltrati in Iraq e Afganistan firmandone di fatto la condanna a morte? Davvero credi sia giusto pubblicare tutto? O sarebbe meglio scegliere quelle notizie che rivestono un interesse e una rilevanza sul pubblico, seguendo quei criteri di notiziabilità che dovrebbero essere il faro di ogni giornalista e soppesando accuratamente i vantaggi e i rischi che quella pubblicazione comporta?
ciao Vito, grazie per questa informazione. puoi dare qualche elemento in più su wikileaks che mi aiuti a capire meglio di cosa si tratta?
grazie mille
Sono totalmente in disaccordo. Non tutto può e deve essere stampato. Un conto è pubblicare dei documenti utili alla collettività perché, faccio per dire, rivelano le dinamiche di un attentato o di una strage, altro conto è dare in pasto all’opinione pubblica le valutazioni di un governo su un altro governo o le comunicazioni riservate tra le diplomazie. E’ la stessa differenza che passa tra rivelare la verità su Ustica e pubblicare le intercettazioni del politico di turno, dove manca la notizia di reato e abbondano i particolari sulla vita privata di chi sta al telefono.
In questo tempo, per chi ha voglia e mezzi – tecnologici e culturali, il problema non è trovare le informazioni. Il problema è distinguere le informazioni rilevanti da quelle che non lo sono, l’Informazione dalla disinformazione. Questo è il campo del giornalista, trovare le notizie e diffonderle, segnalarle come importanti. Il “punto di vista” è necessario per dare una gerarchia alle notizie. Wikileaks è una fonte, non ha dato notizie al limite degli strumenti utili.
permettimi, Vito, di vederla un po’ diversamente.
In quanto sta pubblicando Wikileaks (http://wikileaks.org/) c’è, come al solito, un po’ di tutto. Sembra un vero minestrone informatico dove ci sono amenità (“Berlusconi è vanitoso”, “Gheddafi si fa il botulino”) accanto a notizie molto importanti (“la Turchia e gli U.S.A. si scambiano canagliate, l’una appoggiando Al Qaida in Iraq e gli altri appoggiando il P.K.K. in Turchia”) e molto preoccupanti (“l’Iran ha missili in grado di raggiungere l’Europa occidentale e può armarli di testate nucleari”).
Non penso che saranno provocate crisi diplomatiche irreversibili, visto che la diplomazia da sempre è uno dei campi privilegiati dell’ipocrisia. Però solo uno sprovveduto inadeguato come il Ministro degli esteri Frattini può dire che Wikileaks “vuole distruggere il mondo”, ribadendo tuttavia che non intende “commentare nel merito” (A.N.S.A., 29 novembre 2010).
E’ un po’ il bello e il brutto di internet: ci sono cose interessanti e cose meritevoli solo del più sereno disinteresse. Wikileaks in questo modo pubblica notizie importanti in un’insalatona di banalità, facendo un po’ perdere rilievo alle cose veramente meritevoli di attenzione.
Se facesse una selezione ragionata di quello che pubblica, sarebbe una straordinaria rivista on line di geopolitica e un fantastico esempio di giornalismo.
Comunque, con buona pace di Frattini, stiamo tutti tranquilli: non distruggerà certo il mondo 😉
Spero che la diffusione di notizie porterà le diplomazie a fare scelte più oculate vista la possibilità che queste siano valutate direttamente dai popoli.
Certo è solo un minuscolo inizio ma io ci credo…
io aspettavo con ansia le pubblicazioni, e mi ritengo appagata per l’attesa. Sono d’accordo con te, questo è un gran giorno, spero ne seguano altri altrettanto grandi…