A leggere le cronache del mancato sequestro di Budoni, mi sono ricordato di un passaggio di una recente intervista realizzata da Giorgio Pisano all’industriale Paolo Clivati e pubblicata dall’Unione Sarda (la trovate a questo link: http://edicola.unionesarda.it/Articolo.aspx?Data=20101107&Categ=0&Voce=1&IdArticolo=2518732).
«L’invidia qui devasta tutto. A un ragazzo molto preparato e colto ho detto: “bravo”. E lui di rimando: “dottor Clivati, io non voglio essere bravo, voglio essere nella media”. È un’ossessione tutta sarda quella di mimetizzarsi il più possibile, non apparire per timore dei veleni dell’invidia».
Premesso che non voglio parlare né di Clivati né del resto delle cose da lui dette nell’intervista, mi sembra che in questo passaggio l’industriale fotografi bene quanto accade nella nostra società isolana.
Gli americani ci liberarono dalla malaria. Dall’invidia chi ci libererà? Ce la faremo da soli? E come?
Mamma mia Vito anche tu con questa storia dell’invidia. Che delusione.
E’ solo uno dei tanti stereotipi che ci hanno cucito addosso e che purtroppo abbiamo interiorizzato. Come i neri o altri stigmatizzati, pensiamo di essere come ci dipinge chi vuole conquistarci.
L’invidia è una passione universale, ed è peraltro indicata come molla della competizione (cioè può essere una cosa anche positiva). L’onore, un sentimento presente in Sardegna, è pure un’altra delle principali ragioni di conflitto.
Infine, il conformismo e l’egualitarismo è tipico di tutte le comunità di villaggio, non certo della Sardegna. Questo Clivati sarà il solito milanese ‘gnurant e per me può tranquillamente andare a farsi fottere, sul piano dell’analisi antropologica dei Sardi. Basta che non chiuda le sue fabbrichète per il resto pensi quello che vuole. Non mi sembra certo una cima l’uomo e non capisco perché lo citi. Un pastore sardo medio è 10 volte meno tonto di questo. Ma forse lo citi perché è un continentale portatore di civiltà. Biaus
Hai ragione, dovevo citare te. Scusami. Grazie per il tuo intervento, illuminante come sempre sulle penose condizioni in cui versa l’Università sarda.
L’invidia è l’altra faccia dell’individualismo, che in Sardegna abbonda. Non occorre evocare il simbolo supremo: il muretto a secco. E’ questo che non mi torna del nazionalismo che vedo in giro: così tanto popolo, e così tanto disuniti?
….e se la questione dell’invidia fosse un alibi?…….
“La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati. La nostra paura più grande è che noi siamo potenti al di là di ogni misura. E’ la nostra luce, non il nostro buio che ci spaventa…Il tuo giocare a sminuirti non serve al mondo…Quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.”
Nelson Mandela pronunciò queste parole proprio nel suo discorso di insediamento alla presidenza del Sudafrica, il 10 maggio 1994
Non credo che l’invidia sia prerogativa dei sardi, ma male dell’essere umano. Se così non fosse, santa madre chiesa non l’avrebbe inserita fra i sette vizi capitali o Dante nel purgatorio (e forse non sarebbe stato male, un vizio tutto sardo o una cornice frequentata solo da sardi: cìè grandezza anche nel peccato!). L’invidia, che potrebbe essere anche pudore al non immaginarsi meglio di ciò che si è o paura dell’hibris che causa l’invidia degli dei (e relativa rovinosa caduta), è stata un sistema di riduzione del conflitto attraverso cui le comunità hanno esercitato pressione sugli individui per evitare eccessive diseguaglianze (almeno formali, che anche nelle comunità sarde c’erano i ricchi e i poveri).
Il fatto è che un elemento che forse permetteva una pace comunitaria in un’economia non è più adeguato e lo sarà sempre meno in futuro per una società globale, dove l’unione (sotto forma di reti attive) fa la forza.
Poi, dal punto di vista individuale, credo che i sardi non siano più invidiosi di altri, anche perché – aldilà di quella che un mio amico statistico definirebbe “inferenza aneddotica” – non mi pare ci siano indicatori che misurino l’invidia con certezza o reagenti che colorino di verde chi ne è affetto.
La provocazione di Vito, tocca un problema serio.”Chi ci salverà”…..sembra una richiesta d’aiuto, in linea con la politica del cappello in mano.Ma è nella mentalità della nostra società (da secoli ormai).Storicamente le nostre “grida di dolore”,hanno portato guai peggiori (vedi pisani,genovesi,catalani,aragonesi etc.) . Anche l’America ,non ci ha liberato dalla malaria per niente (vedi base di La Maddalena e quant’altro).E allora…? Credo che ora dipenda solo da noi….(fine gioco) ma dobbiamo cambiare, magari con una sana autocritica, toccando anche argomenti che infastidiscono il nostro proverbiale orgoglio. Ci vuole tempo e coraggio ma qualcosa è già in atto.I “Tumulti Quotidiani” a cui stiamo assistendo sono piccoli , significativi segnali (di vita).
Ciao a tutti,
e se fosse: “io voglio stare nella media, perche’ figo come sono significherebbe vivere in una societa’ con una media di figosita’ altissima e tutto andrebbe per il meglio”.
Non sono sicuro che quanto detto dal ragazzo rappresenti un esempio di “un’ossessione tutta sarda quella di mimetizzarsi il più possibile, non apparire per timore dei veleni dell’invidia”.
Inoltre non credo che quella fornita da Clivati sia l’unica spiegazione possibile, ne’ che sia derivata da uno studio sociologico approfondito sulle caratteristiche della cultura sarda.
Non so indicare chi ci liberera’ dall’invidia, ne’ se sia necessario liberarsene, magari qualcuno fara’ partire un thread sull’invidia sana che faccia da stimolo a migliorarsi…
Ciao
Vaaabbè, volevo trattenermi e non scrivere per non risultare troppo antipatico… ma tanto oramai la frittata è fatto 30 facciamo pure 31… 😀
Vorrei solo sapere se è iniziato il festival del luogo comune collegato al piangersi addosso… giusto per attrezzarmi nel caso e aggiungerla alla lista delle orazioni autoflagellanti autonomist’unioniste: pocos, locos y mal unidos; eh, noi non siamo capaci; eh, siamo sempre stati dominati etc…
Si potrebbero fare degli incontri di massa per recitarle tutte assieme… dopo tutto ogni popolo ha le proprie pratiche di autoflagellazione. Ah, ovviamente dico tutto ciò perché, essendo sardo, sono tremendamente invidioso 😉
in tanti ambiti, siamo più capaci di essere invidiosi anzichè collaborativi… questo è vero… chi ci salverà, è un’altra domanda….
per quanto possa sembrare banale, è un’amara verità.
neanche i siciliani (che pure ci assomigliano per tante cose) sono così disuniti.
e a milano quando uno ha una buona idea, gli altri si siedono attorno al tavolo per partecipare alla festa….
tremendo…dover essere nella necessità di essere nella media …tremendo 🙁
dall’invidia è impossibile che qualcuno ci liberi, siamo (non solo i sardi però) un popolo di “rosiconi”.
Se non fossimo così invidiosi, saremmo grandi.
Si dice che i sardi non godano tanto del proprio successo quanto dell’insuccesso dei propri vicini…
e mi sa che è vero…