“Ma il presidente Pigliaru è un tecnico o un politico?”. Il mio amico, giornalista di una testata nazionale, arriva subito al cuore del problema. E davanti al suo quesito fatico dare una risposta univoca.
Un tecnico ha le idee chiare e per questo taglia di netto l’intricato nodo gordiano della realtà, assumendosi responsabilità pesanti che i politici fanno a gara a scansare. Il tecnico va dritto al cuore del problema, non guarda in faccia nessuno perché sa che con la sua azione non deve ricercare il proprio tornaconto elettorale: il tecnico entra in campo in situazioni eccezionali e poi si fa da parte, una sua ricandidatura è da escludere. Il tecnico ha già in mano tutti gli strumenti utili per operare e soprattutto per intervenire sulla realtà in tempi certi. I risultati della sua azione si vedono subito. Il tecnico è come un medico che interviene sul paziente in condizioni disperate. E se quest’ultimo non accetta le cure, il medico si fa da parte e amici come prima. La società non ha niente da dire al tecnico perché lui ha già studiato tutto e sa già come si fa. Per questo lo abbiamo chiamato.
E il politico? Il politico invece guarda soprattutto al contesto e lavora perché questo sia il più favorevole possibile alla sua azione. Il politico tiene conto dei vari rapporti di forza presenti nelle istituzioni e nella società, sa che il suo procedere avviene attraverso la nobile arte della mediazione e della composizione di interessi spesso contrastanti (se non opposti) tra di loro. Il politico gioca di sponda, perché ha in testa il “cosa” ma non il “come”. La politica per lui è un’arte, l’arte di interpretare i segni che arrivano della società. Il politico interpella continuamente la società, ovvero le parti di società di cui vuole rappresentare gli interessi. Il fallimento è il suo compagno di viaggio perché sbagliare strada è facile. Ma lui, in quanto politico, ci sarà sempre, a prescindere dai successi o dai tracolli elettorali. Il consenso per lui è tutto. Perché senza consenso non c’è azione politica.
Da questi ragionamenti abbastanza grezzi ne discende che se il tecnico chiamato a compiti di governo deve sostanzialmente fare lo sforzo di mettere le persone giuste al posto giusto oppure, se preferite, decidere quanti vagoni attaccare dietro alla locomotiva che il cammino è già segnato, il politico deve invece essenzialmente capire qual è il suo punto di partenza e dove vuole andare, per poi trovare, strada facendo, il suo percorso. Entrambe le azioni presuppongono una capacità intellettuale (cioè di comprensione della realtà) notevole: solo che nel primo caso essa precede l’azione, nel secondo invece è contemporanea all’azione stessa. Il tecnico è un orchestrale che legge lo spartito, il politico affronta una jam session perenne, un flusso continuo che si interrompe solo casualmente per poi ripartire subito dopo. Wiener Philarmoniker o John Coltrane Quartet? Fate voi (di sicuro sempre di “mostri” però stiamo parlando, di gente che uno strumento in mano lo sa prendere).
(Ora, più mi inoltro in queste distinzioni più mi accorgo che esse sono giocoforza superficiali giacché categorizzare la realtà non è mai semplice e quando lo si fa si corre il rischio di essere fraintesi: rischio che adesso voglio assolutamente correre).
A questo punto però bisognerebbe trovare il modo per distinguere il politico dal tecnico: come si fa? Ci provo: ognuno si distingue per qualità che all’altro mancano. Ragionando all’ingrosso, il tecnico ha una competenza specifica che il politico non ha. E il politico? Il politico invece ha i voti che il tecnico non prenderebbe mai.
Ma se il tecnico è senza voti, come mai succede che finisca ad occupare posizioni di governo? Bella domanda: però capita.
Quanti voti avrebbe preso Pigliaru se si fosse presentato alle primarie del centrosinistra quindici mesi fa? Pochini. Ergo, Pigliaru è un tecnico. Per lui alla fine della legislatura difficilmente ci sarà la ricandidatura. E lo stesso modo attraverso cui è arrivato alla presidenza lo dovrebbe convincere a rapportarsi in maniera più decisa con i partiti. Perché è lui che, candidandosi, ha fatto un favore a loro, non il contrario.
Ora a me i tecnici in politica non fanno impazzire, sia chiaro: ma mi rendo conto che se ad un certo punto ce li troviamo davanti un motivo ci sarà pure. Il problema è capire se interpretano coerentemente il loro ruolo oppure no.
A dieci mesi dall’elezione di Francesco Pigliaru, la Sardegna sembra essersi impantanata. Così come avveniva ai tempi del centrodestra, l’attuale esecutivo si deve difendere da provvedimenti del governo italiano il cui partito di maggioranza relativa è lo stesso che sostiene in forze Pigliaru. Imbarazzante. Inaccettabile.
Il decreto Sblocca Italia avrà ricadute pesantissime per il nostro ambiente, l’autonomia speciale presto o tardi sarà nel mirino di Renzi. E la giunta Pigliaru non è in grado di reggere l’onda d’urto. Inoltre, le grandi riforme iniziate dall’esecutivo regionale non decollano: a sentire gli esperti, il Piano Casa è peggio di quello di Cappellacci; la riforma delle Asl al momento non riforma nulla ma getta le basi per la solita spartizione di potere; sempre a detta degli esperti, la riforma della Regione è inconsistente; quella degli enti locali incoerente. La cultura è al collasso. Sulla vertenza entrate non diciamo nulla ma facciamoci il segno della croce perché se l’accordo sul patto di stabilità non porta i risultati sperati l’anno prossimo potrebbero mancare perfino i soldi per pagare i dipendenti della Regione.
Intanto Meridiana si appresta ad effettuare il più grande licenziamento collettivo della nostra storia, mentre l’Igea (che pure Pigliaru ha affidato ad un supermanager) sprofonda e i lavoratori protestano nelle gallerie della miniera di Lula.
Mi fermo qui e chiedo scusa per tutte le altre cose che mi sto dimenticando.
Se fosse stato un tecnico, Pigliaru avrebbe costruito una squadra di persone competenti e con le idee chiare, e invece la sua giunta (nominata col bilancino: perché?) a meno di otto mesi dall’insediamento è già da rottamare senza pietà e tutte le nomine che ha fatto sono rivedibili (quanti manager e direttori generali incapaci voluti del centrodestra e confermati: perché?). Se invece fosse stato un politico avrebbe avuto un progetto chiaro a cui avrebbe chiamato a partecipare le forze sane della società sarda. Ma questo progetto non c’è, della chiamata nessuna traccia. Silenzio.
Pigliaru e la sua giunta sembrano essere costantemente travolti dagli eventi e paiono non avere uno schema di interpretazione della realtà, né politico né tecnico (fatta ovviamente qualche singola eccezione, ma qui ci stiamo occupando della regola).
Pigliaru è in mezzo al guado, ma intanto il livello dell’acqua sta salendo pericolosamente. Servono scelte precise e immediate senza alcuna mediazione con i partiti: i sardi gli hanno dato il voto anche per questo; oppure metta in campo un progetto da condividere al più presto con la parte sana della società sarda e il mondo politico più coraggioso. Il presidente esca dall’ambiguità, decida in fretta che strada prendere, e poi agisca di conseguenza. Altrimenti per la Sardegna la fine è veramente vicina.
Egr., Vito, come spesso accade -compatibilmente con i tempi limitati che (purtroppo) posso dedicare alla lettura dei fatti e avvenimenti che si susseguono nella mia isola- colgo acutezza e lucidità nei tuoi articoli che fotografano lo stato dell’arte della politica, economia e cultura della Sardegna. Purtroppo, stiamo affondando inesorabilmente. Questa giunta sta ponendo dei ‘pannicelli caldi’ sulla fronte di un moribondo. Certo, daremo sollievo al ns caro ( sempre meglio dei ladri intorno al letto di morte) ma non eviteremo la sua dipartita. L’articolo ‘tecnici e politici’ inquadra bene le competenze ed i ruoli ( descrizione grossolana come da te indicata e quindi perfettibile) che i ns amministratori, tecnici e politici, dovrebbero avere e svolgere. Non condivido che, l’amministratore politico sia ‘migliore’ del tecnico. Gli ultimi quarant’anni di politica regionale e nazionale ci devono obbligatoriamente far riflettere su queste considerazioni Lo sfacelo nel quale ci troviamo é totale. La (ir) responsabilità della politica è palese e indifendibile.
I testi universitari che trattano gli argomenti socio politici e la nobiltà dell’arte della politica probabilmente si riferiscono per la loro applicazione concreta a soggetti oramai estinti. Gli interessi personali, il malcostume si sono radicati in profondità. Ogni giorno leggiamo di partiti spaccati ( il Pd anche a livello regionale) ma per quale motivo? Un osservatore acuto come te, ma anche chi lo é meno, lo sa benissimo. Nella sostanza: interessi di corrente, progetti legati a vantaggi personali, vanità o vanagloria personale ecc. Ultimo quando c’è, di conseguenza marginale e non sempre, l’interesse dei sardi ( questo nel merito della nostra regione.) e della Sardegna.
Se Pigliaru vuol dare una mano alla ns. Sardegna lasci perdere il bilancino e la voce dei partiti. Vada giù con la spada e non con il fioretto. I consiglieri regionali per non correre il rischio di perdere la posizione di privilegio che occupano, andando ad elezioni anticipate, voteranno tutto o troveranno comunque gli accordi ‘escamotage’ per non far cadere la giunta. Lo spauracchio di veder sfumare le loro garantite e ricche ‘indennità’ e prebende, li trasformerà indipendentemente dal colore della loro bandiera politica in prudenti agnellini.
Non so se Pigliaru abbia il ‘phisique du role’ per affrontare un duro scontro. Si concentri sul fatto che Soru tra qualche mese le renderà comunque la vita politica impossibile. Soru ha problemi suoi personali figuriamoci se si pone l’obiettivo di risolvere quelli della Sardegna. La regione grazie al suo bizzarro carattere personale che ha mutuato anche come amministratore pubblico, ha ereditato ( quindi una dote riservata a tutti i sardi sardi) una rata di milioni di euro da pagare ogni anno per la sua cocciutaggine ad andare -con i soldi degli altri- contro le indicazioni poste dalle normative vigenti ma probabilmente a porre in essere un utilizzo improprio del ruolo pubblico finalizzato a regolamenti di conti personali ( azione di responsabilità no?). A questo punto Pigliaru, con una pistola a tempo, poggiata sul tavolo, si armi lui stesso e provi a fare il guerriero -condottiero e rovesci il tavolo. Se tutto va male ritorna nel suo recinto universitario dove comunque tra un anno o al massimo tra alcuni ritornerà certamente. Ci provi a fare azioni di rottura. Vari un piano d’interventi innovativi seri e decisi a prescindere dagli affari di bottega dei partiti. Interventi mirati al rilancio dei settori agroalimentari, zootecnico e turistico. Senza dubbio si genererebbero migliaia di posti di lavoro. Le due autostrade portatrici di flussi economi rilevanti sui quali la Sardegna può contare. Abbiamo milioni di persone del centro e nord Europa che con una ora di volo o poco più possono trovare una temperatura di10/ 20 gradi maggiore della loro. Lavoriamo per una stagione turistica di 10 mesi. Golf, trekking, cavallo, Mountain bike, corsi di vela, turismo archeologico e gastronomico, ecc. Se dobbiamo pagare sanzioni ( vedi le malefatte amministrative di Soru di cui sopra) paghiamole, ma per aver infranto regole ( superabili) che hanno consentito di trasportare migliaia e poi milioni di turisti con accordi con compagnie aere e navali low cost. Alleviamo e commercializziamo pecore sane e maiali senza la peste suina da esportare e creare così una filiera da migliaia di occupati ( la Germania nel settore zootecnico ed alimentare produce solo patate e maiali ma ha qualche milione di occupati nell’intera filiera). Alleggerisca il peso dei dipendenti pubblici oppure li renda profittevoli, iniziando ad agire sul loro deplorevole comportamento con particolare attenzione a quelli in capo alla Regione e agli enti locali autentici ( ovviamente non tutti) soggetti scansafatiche e spesso assimilabili ai giocatori delle tre carte a seconda dell’interesse di cui di volta in volta sono portatori. Crei cooperative e consorzi turistici di giovani che conoscano le lingue ; coop e consorzi alimentari, al fine di far spazio a filiere produttive che limitino le ns importazioni alimentari ( per esempio importiamo l’80% del segmento suinicolo! ) e producano un prodotto di qualità dedicato ad un mercato di consumatori europei ed internazionali con buona capacità di spesa che impazzisce per la ns gastronomia derivante da una terra sana e generatrice di centenari.
Continuare in questo modo porterà l’intera giunta verso un lento e inesorabile impantanamento, Sarà sopraffatto dalla crisi, dalla emergenza costante e dai conti che non tornano e che dal prossimo anno evidenzieranno i grossolani e madornali errori dell’attuale assessore al bilancio.
Buon lavoro e in bocca al lupo per la nostra Sardegna.
Vito della vicenda Sardegna Promozione vs Cagliari Calcio (e restanti squadre sportive…) che ne pensi?
Boh, le parti affermano cose diametralmente opposte! Tenderei comunque ad escludere la posta politica, non capisco perché la giunta Pigliaru dovrebbe avercela col nuovo Cagliari di Giulini.
Avevo a suo tempo letto, probabilmente sul tuo sito il contratto che legava Sardegna promozione al Cagliari ! Completamente disatteso da Cellno , Giuliani non c’entra ! Eredità di Cellino. A questo punto sarà necessaria una mediazione di buon senso perché se Giuliani ricorre ho l”impressione che possa non avere ragione” mario
Gentile Corona, non conosco bene la vicenda di Akhela, ma ho preso qualche informazione il giorno che hanno manifestato assai civilmente al teatro Massimo ottenendo dal Presidente una risposta stizzita il cui succo era “Abbiamo fatto quello che credevamo si dovesse fare e faremo quello che deve essere fatto”.
Ma quello che è ancora più preoccupante è la continua ripetizione del refrain: “In Sardegna devono arrivare investitori seri e certificati e noi dobbiamo essere in grado di dare loro risposte”.
Mi domando chi certifichi la serietà delle imprese e questo è un primo punto ineludibile.
Sono seri gli investitori del Qatar? Indubbiamente hanno i quattrini, molto più di tres arrialis. Ma cosa significa seri e certificati? Sono seri quelli dell’ENI che iniziano a non pagare gli stipendi a Porto Torres? Be’, certo, ENI è una “roba grossa”.
L’elenco è lungo e mi basterebbe suscitare almeno un po’ di discussione intorno a questo punto.
E capiremo meglio anche la vicenda di Akhela.
Molti auguri
Un’urgenza è e resta approvare la nuova legge elettorale. Che fine ha fatto la proposta che diceva di avere pronta la Giunta Pigliaru? Ad oggi la democrazia in Sardigna è sospesa. Questo fatto è di inaudita gravità, e da esso potranno derivare ulteriori danni alla natzione. L’esecutivo ed il Consiglio hanno la responsabilità politica di questo stato di cose; abbiano dunque la volontà (per non dire la decenza) di dare voce, al più presto, a quella parte di società sarda che attualmente non è rappresentata in Aula – ma che seppe fare la sua scelta, seppe ”parteggiare”. Insomma, basta giochicchiare con le fondamenta del nostro vivere comune, in pace, in custa terra.
Vito ti sei dimenticato di Akhela, per la cui vertenza il Professor Pigliaru sta ancora decidendo se l’imprenditore è affidabile, mentre quest’ultimo ha già licenziato 22 persone con metodi ottocenteschi e non ha ancora presentato un piano industriale…. ma lasciamolo valutare con calma, tanto non c’è fretta….
Non ho capito chi sono gli “esperti”…..non vorrei si trattasse degli stessi che erano in giunta fino all’anno scorso e che, come riportato dalla stampa nazionale, ha navigato allegramente cinque anni alle spalle dei sardi.
No, gli esperti sono semplicemente dei tecnici di cui mi fido. Gente che non finisce mai sui giornali ma che si legge le carte.
E temo, Alberto, che lei, contento di come stiamo e turbato dalle critiche, non si sia accorto che di galleggianti ce ne siano tanti in questa giunta regionale. Ma non glieli elenco. Potrebbe stare male.
mah! me li elenchi … ho lo stomaco piuttosto forte.
mi domando quanto la “parte sana della società sarda” sia disposta a collaborare, io non la vedo proprio questa “parte sana” se non a criticare e sparare sentenze mortifere, più o meno come il tuo articolo Vito.
Quindi per te va tutto bene? Fammi capire.
Certo, Biolchini, la smetta di criticare, non sforzi il cervello, lei vive nel migliore dei mondi possibile e si lamenta. Vive, ad esempio, in una capitale europea della cultura. E si lamenta. Ha un governo regionale che è un gioiello. E si lamenta. Un ottimo e giovane Sindaco. E si lamenta. Siamo in pieno progresso. E si lamenta. Le critiche e i pareri disturbano. Zitto, che sennò Alberto si dispiace. Non lo turbi, non lo distolga dalla sua beatitudine.
non va per niente tutto bene Vito, ma non parlarmi di parte sana della società che fin’ora l’ho vista solo chiusa in se stessa senza sforzarsi di dare il minimo apporto reale: autoreferenziale, per usare un eufemismo. Non credere che io mi compiaccia di tutto quello che fa la giunta, davvero. Ma livellare tutto, in nemmeno 8 mesi di governo a quello precedente un po mi lascia perplesso. Io credo che si stia facendo quasi (sottolineato) quello che in questo momento è necessario fare, magari si difetta molto nella comunicazione, che non è un problema trascurabile. Ci si difende dal governo italiano questo è ovvio, ma era anche prevedibile e il mio partito lo denuncia un giorno si e l’altro pure. Ma prima c’era qualcuno che lo faceva? Non mi pare. Io penso che la società sana e civile debba sostenere e dare coraggio per dare la forza di far fare passi sempre più forti nella presa della sovranità da parte di tutto il popolo sardo e la strada è ancora lunga. Non mi sto accontentando, ma la strada giusta e realistica è quella di prenderci questa sovranità pezzo per pezzo.
Purtroppo che questa giunta sia politicamente strutturata come la precedente è sotto gli occhi di tutti: stesse dinamiche, ergo stessi problemi. In ogni caso non è di questo che voglio parlare. Servono idee disinteressate? Bene, una la sto proponendo da mesi: si faccia un’unica vertenza Sardegna. Si trattino cioè contestualmente le quattro-cinque emergenze più evidenti in un tavolo unico con il presidente Renzi. Altrimenti, seppur affrontata con le migliori intenzioni, ogni singola battaglia verrà perduta. Se Pigliaru e il tuo partito non capiscono questa semplice necessità, che tipo di sostegno vuoi dare all’azione di questa giunta? E’ tempo sprecato.
Caro signor Pruppu, anche io sono di sinistra e non voto da decenni DS e poi PD. Vorrei solo notare che la sua frase: “Il politico invece lo trovo sempre e posso giudicarlo” ha una sua bellezza, suona pure bene ma non corrisponde al vero. Basta pensare a quanti “politici puri” non ci siamo mai scozzinati di dosso e riemergono, galleggiano e seguono le correnti in ogni segmento dell’arco costituzionale. Gente che abbiamo trovato da sempre e sempre farà la vita del galleggiante. Quindi chissà cosa vuol dire quel suo “posso giudicarlo” perché, vede, lei potrà pure giudicarlo ma quello resta dov’è.
E’, quello del galleggiante, un mestiere difficile, bisogna saper ingoiare di tutto, subire mutazioni. Il galleggiante tende all’eternità. E ci sono galleggianti ai quali dobbiamo riconoscere una notevole abilità.
Lascio ai lettori del blog il compito di fare elenchi di galleggianti. Alcuni esemplari, galleggiando galleggiando, sono arrivati a Roma risalendo il Tevere, ma hanno, modestamente, un riconoscibile marchio sardo.
I miei figli erano piccoli quando questi galleggianti hanno iniziato bordeggiando. Ora sono laureati (i figli). E non è certo bastato “poterli giudicare”.
I galleggianti locali sono molto numerosi. Ce n’è ovviamente di tutte le età e ovunque esistano consigli, consessi, consorzi, enti e affini. Antropologicamente simili, costituiscono una materia di studio e di curiosità inesauribile e, diciamoci la verità che spesso è crudele, ci rappresentano bene, I galleggianti li abbiamo allevati noi e noi, in un modo o in un altro, li teniamo in vita.
Buona giornata
Sottoscrivo!!! Amaramente!
Vito, la situazione è oltre l’immaginabile. Ma è mai possibile che una regione possa andare avanti con i tirocini e con Garanzia Giovani?
Ma dove sono i politici quelli che possono fare e stanno lasciando Pigliaru nel guano e la Sardegna nella melma che sale sale e sale sempre più?
Ma cosa dobbiamo fare?
Di certo c’è una cosa: io che sono di SINISTRA di certo non voterò uno di SINISTRA alle prossime e tanto meno ho finito di votare questi professori o dei tecnici.
Perchè come hai detto tu…i tecnici/professori non devono rendere conto a nessuno. Il politico invece lo trovo sempre e posso giudicarlo.
In ogni caso Pigliaru è un fallimento, una delusione. Lui e Paci nuotano nel loro acquario…avulsi dalla società che muore giorno dopo giorno senza che loro facciano una beata mazza.
Bravi…complimenti vivissimi: state scrivendo il necrologio della Sardegna.
Sono delle schiappe tecniche, ma la cosa piu’ squallida è stata la legge che ha permesso a certi consiglieri regionale di rimanere sindaci del proprio paese. CLIENTELISMO ALLO STATO PURO.
Perchè continuare a nuotare nel guamo ?
Non sanno fare nè i sindaci e tanomeno i consiglieri regionali…
In mezzo al guano non al guado