Come ampiamente previsto anche dagli stessi sostenitori del sì, gli scozzesi hanno deciso di non staccarsi dal Regno Unito. Il referendum ha dato un risultato numericamente netto ma è interessante osservare le reazioni tutte provinciali di chi, in Italia e ancor più in Sardegna, ignora uno dei risultati politici più importanti scaturiti dalla consultazione: alla Scozia sarà data maggiore autonomia e lo stesso sarà fatto con l’Irlanda del Nord e il Galles. Il Regno Unito va dunque in direzione completamente opposta a quella intrapresa dall’Italia di Renzi: la Scozia non solo verrà punita per avere provato a rendersi indipendente ma anzi otterrà maggiore libertà di azione politica ed economica.
Da noi l’aria che tira è invece diversa. Fioccano gli improbabili parallelismi tra la Sardegna e la Scozia, tracciati soprattutto da chi, più che l’indipendentismo e il sovranismo sardo, teme la messa in discussione di un modello di uno stato (e di un potere) ormai obsoleto ma che garantisce posizioni di rendita a una classe politica e dirigente ormai decotta. Portatori di questa idea centralista sono soprattutto ex esponenti del partito comunista, a cui anche l’idea di un sano federalismo fa venire l’orticaria. Non a caso costoro parlano sempre di separatismo, ben sapendo che negli equilibri internazionali (gli unici che oggi contano) niente cambierebbe se l’Unione Europea e il sistema Nato si componessero due o tre stati in più, sorti peraltro da esperienze solidamente democratiche (altro che l’Ucraina).
Ma avvicinare la nostra isola alla Scozia e alla sua supposta sconfitta consente di spacciare un conservatorismo retrò per posizioni politiche avanzate. Pietro Ciarlo su Sardegna Soprattutto ammonisce i sardi: “Vedete cosa succede a voler essere indipendenti? E il federalismo è la stessa cosa!”. La lezione di Edimburgo evidentemente non è stata capita fino in fondo.
Scozia indipendente o meno, chi si lancia in improbabili paragoni dovrebbe quantomeno avere il coraggio di affermare che il sistema istituzionale e politico italiano penalizza la Sardegna perché la mantiene in una posizione di costante sottomissione fatta di slealtà ripetute, di insufficiente rappresentanza nei centri decisionali che contano, di ostentata marginalizzazione della sua cultura e storia. Questo non è “risentimento”: questa è la realtà.
Se Ciarlo e soci (cioè quelli che come lui vogliono dare lezioni ai sardi) fossero dei sinceri sostenitori del no all’indipendenza della Scozia, dovrebbero oggi impegnarsi con la stessa foga per l’unica vera battaglia politica possibile: quella di un nuovo statuto speciale per la Sardegna. Dovrebbero loro per primi denunciare l’inadeguatezza del sistema istituzionale italiano e lavorare per una sua democratizzazione (non con la schifezza della riforma del Senato) invece che spendersi per la sua conservazione. Perché se servono le riforme istituzionali all’Italia, ancor più occorrono alla Sardegna che deve difendersi dagli attacchi esterni delle multinazionali dell’energia e deve combattere con tutte le sue forze il fenomeno dello spopolamento, funzionale alla trasformazione della nostra isola in un paradiso per gli speculatori di tutti i generi.
Ma da noi il Pd e la parte più conservatrice di Sel hanno deciso che un nuovo statuto non serve, che basterà adeguarlo alle norme che scaturiranno dalla revisione costituzionale che si sta pensando a Roma, e che poi basterà rifare la statutaria per chiudere in fretta e furia il capitolo riforme.
L’indipendentismo scozzese ha perso ma ad uscire sconfitto dalle urne è stato soprattutto il centralismo inglese. La Sardegna per uscire dal suo sottosviluppo ha bisogno di poter esercitare più poteri, e questo secondo me senza dover aspettare di diventare indipendente. Chiedere una trasformazione dello stato italiano in senso federale è il minimo che si possa fare. Ma Renzi e il Pd a corto di idee pensano di salvarsi andando in direzione opposta. E così analisi politiche corroborate dai fatti e da un consenso crescente vengono retrocesse a sfoghi d’umore.
Perché la sinistra italiana è molto più conservatrice della destra inglese: ecco qual è la lezione che ci arriva dalla Scozia.
La cultura politica di troppi indipendentisti e sovranisti è ottocentesca, nella migliore delle ipotesi, e questo è un dramma. Di fronte ha però o l’assenza totale di una cultura politica (a destra) o, peggio ancora, una cultura profondamente conservatrice e legata a paradigmi che variano dal sovok al tardo-migliorista con possibilità bustarellose sempre in agguato (ex-“sinistra”). Per cui, alla fine, uno cerca di dialogare con questi che sono sbarcati da poco dal XIX secolo, nella speranza di combinare qualcosa di buono per la Sardegna.
“La cultura politica di troppi indipendentisti e sovranisti è ottocentesca, nella migliore delle ipotesi, e questo è un dramma”.
Tenis arrexoni, Alissandru. Difatis sa pròpiu cosa acadessit po su bilinguismu, ca nci at genti chi pensat, cumenti in s’Otuxentus, chi in d-una terra nci depat essi una natzioni sceti, cun d-una lìngua sceti, cun d-una bariedadi ofitziali sceti. Aici si pensànt is Savojas de fai s’Itàlia e gi dd’eus biu cumenti dd’eus acabada.
Lassamus pèrdere sa limba, custa bia, pro piaghere. Si diat pòdere fàghere su matessi arresonu fintzas pro chi chistionat galu de “logudoresu” e “campidanesu”, chi sunt petzi cuntzetos arbitràrios. Est una chistione prus cumplessa e diferente. Pro su chi pertocat sos indipendentistas nostros imbetzes so de acordu fintzas deo, sena dudas.
Ma difatis deu e medas atrus chi chistionaus de campidanesu e logudoresu no boleus una bariedadi ofitziali sceti, duncas su matessi arrexonu no fait a ddu fai pròpiu po nudda.
In prus m’at a fai prexeri, giai chi deu mi seu presentau cun nòmini e sangunau, a chi si presentessit de sa pròpiu manera su/sa chi m’arrespundit. Chistioni de bonu acatu, po mei.
Su matessi arresonu si faet chistionande de “ideas obsoletas” comente est fintzas chistionare de logudoresu e campidanesu comente macrovariedares incuntziliàbiles.
Pro su nùmene non pesso pròpriu, in ìnternet s’òbbligu morale b’est petzi in carchi situatzione, e custa no est de cussas. Saludos.
Po informu de chini ligit: mai chistionau deu de “logudoresu e campidanesu comente macrovariades incuntziliàbiles”. Est fàtzili a ddu averai, tengu unu nòmini e unu sangunau.
Po s’atru, no chistionu cun genti chi si cuat. Estis a chistionai bosatrus in s’arruga cun d-unu chi tenit una mìgia in faci e no si dda bolit tirai?
Si est pro cussu nemmancu sa majoria de sos àteros at mai naradu chi bolet una limba ebbia. Sa LSC est un istandard iscritu, no una limba. Fintzas si probabilmente su nùmene meu lu connosches, si a tibe non t’agradat chistionare cun pessones anònimas pègius pro tie, benènnidu in ìnternet. Cada logu tenet sas règulas suas, e inoghe sunt custas.
Gli scozzesi non sono stati colti da un improvviso amore verso il Regno Unito, come maldestramente certi commenti precedenti vorrebbero far credere. Si sono fatti blandire invece dalle promesse del governo inglese, così come avviene da 300 e più anni. Se la campagna elettorale fosse durata ancora qualche altra settimana chissà cosa avrebbe ancora promesso il povero PM britannico, che pur di tenere la Scozia nel Regno Unito ha dovuto fare promesse pesanti e impegnative più del previsto e che la Scozia non tarderà ad andare a riscuotere ( che poi le promesse vengano mantenute è un altro discorso). Detto questo, passando al perenne “caso Sardegna”, desta stupore l’irrazionalità argomentativa di taluni strenui difensori dell’ unione con l’Oltre Tirreno, che puntualmente qui commentano sul tema dell’indipendentismo & C. Infatti taluni commenti risultano plasticamente in mala fede, privi di spessore e francamente stucchevoli, risultando più folkloristici di quegli atteggiamenti che essi stessi, anche a ragione, criticano. L’indipendenza o meno della Sardegna è un tema che andrebbe affrontato senza guerre di religione, da entrambi gli schieramenti ( i pro e i contro), altrimenti tutto resterà così per altri 50 inverni grigi e foschi. La situazione della Sardegna è sotto gli occhi di tutti. Le colpe arrivano da lontano e sono equamente ben distribuite tra Governo centrale, Governo regionale, classe politica e, spiace dirlo, noi sardi stessi. Stando ferme così le cose, si potrebbe arrivare ad un indipendentismo da esasperazione di massa a causa di tasse soffocanti, sprechi, inefficienza amministrativa, disoccupazione, crisi economica: tutti fattori, però, che nessuno ha saputo sfruttare a dovere, sia da parte di chi vuole ampliare il consenso verso l’idea di una Sardegna indipendente, sia da parte di chi si straccia le vesti per sottolineare quanto sia utile una Sardegna in seno alla repubblica italiana. E quindi viene il sospetto che il ripetersi del non fare niente per cambiare le cose condanni l’Isola alla marginalità perenne, all’autocommiserazione all’infinito. Il popolo per il momento subisce passivamente, fino a quando sarà possibile mettere assieme il pranzo con la cena. Ma poi cosa accadrà, quando le cose peggioreranno ulteriormente, senza che sia stato fatto nulla da parte di chi avrebbe dovuto agire?
In fondo, gli Stati Uniti sono nati per una questione di tasse anche se con una concretezza che ,al momento, noi Sardi non abbiamo.
Però…. la fame,a volte,fa miracoli.
Abbiamo la sinistra che ci meritiamo, ma anche gli indipendentisti che ci meritiamo: un branco di protosardi che interpretano al meglio il ruolo dell’indigeno con berritta, ballu tundu e bicchiere in mano e qualche convegno in limba. Ovviamente frammentati e divisi. Ma del resto sono i migliori esponenti della nostra natura di sguatteri dei vari politici locali e nazionali e dei l’aga khan di turno. Ora scusate vado che faccio tardi al flashing mob di promozione del carciofo spinoso di truncus is puddas
sempre importante il tuo contributo francu.
Grazie, finalmente qualcuno che capisce che non basta travestirsi da sinistra o indipendentista per cambiare concretamente le cose
Forse dovrebbero preoccuparla gli indifferenti, piuttosto che gli indipendentisti.
P.s. Sull’autorazzismo si è già detto; sul firmarsi con nome e cognome, pure.
i movimenti indipendentisti sono sintomi di una crisi avanzata del sistema globale (economico e sociale): di fronte al progressivo crollo dell’Impero la reazione naturale è di chiudersi in comunità solidali, come nel passaggio medievale.
a differenza del Medio Evo, oggi abbiamo la rete, che permette di creare e gestire comunità tendenzialmente autosufficienti: lo schema di sistema emergente è quindi quello di una miriade di comunità, di dimensioni limitate per garantire il massimo di partecipazione e solidarietà
in Sardegna questo schema è ancora ben presente nella cultura tradizionale, con comunità solidali a livello di paese, mentre ancora manca una vera organizzazione dei quartieri cittadini
un processo sistemico di queste dimensioni (il passaggio a un nuovo Evo) non è contrastabile, ci si può solo adeguare; e questa è un’ottima opportunità di ripensare un modo di vita a basso impatto ambientale, e sono in crescita le esperienze che stanno andando in questa direzione: orti e laboratori collettivi, fabbriche recuperate, co-housing, car sharing, mercati dell’usato autogestiti e tutte le altre possibili forme di autorganizzazione
Quante belle paroline d’ordine per il nuovo che avanza… Dato che ci siamo proporrei anche l’ass-sharing. quale ottimo esempio di come le micro comunità Sarde, con la propria visione del mondo ruotante intorno a ombelico, buco del culo o campanile, possano finalmente coniugare tradizione e innovazione continuando a credere alle cazzate e dando il culo al primo venuto. si tratti di darlo agli antipatici partiti politici italiani, ai cattivi imprenditori colonialisti d’oltremare o ai buoni e sorridenti simpaticoni indipendentisti di questi ultimi tempi, ai sardi che ci credono e li seguono, la cosa piace e basta. Perché ogni occasione è buona per dimostrare la propria appartenenza ad un gregge di capre. L’aiuto che potrebbe dare oggi a queste capre l’uso della rete sarebbe forse quello di farsi dare qualche spicciolo rispetto al concedere il proprio fondoschiena gratis come sempre hanno fatto. Magari facendosi pagare in Sardex, inutili e dal valore puramente simbolico ma molto di tendenza.. Lei che ne dice?
Un messaggio di puri insulti senza logica? Complimenti, riesce a “migliorarsi” ogni volta di più!
Quelle di pier lisi sono proposte importanti e che funzionano (non solo in Sardegna), buttarla sulla volgarità non ne sminuisce il valore. Argomenti, per piacere, altrimenti la smetta. Il progetto Sardex funziona, e se lei ritiene che sia “inutile” nega l’evidenza dei fatti. Per quanto riguarda il “valore puramente simbolico”, vorrei ricordarle che tutte le valute, da quando hanno smesso di essere composte di monete d’oro ed argento, si basano sul loro valore simbolico. Tutte. Il punto sarebbe?
Gli indipendentisti, nella quasi totalità, (le eccezioni si trovano ovunque, chiaramente) sono tutt’altro che campanilisti (come si cerca disperatamente di inquadrarli), e vanno ben al di là del “proprio buco del culo” o ombelico. Sono il futuro per le stesse motivazioni, insieme ad altre, che il commento al quale lei ha “risposto” contiene. Il “gregge di capre” che “dà il culo” a tutti è composto da chi continua a seguire modalità (come quelle della politica in Sardegna, nella quale gli indipendentisti non hanno ancora avuto ruolo) che non funzionano, ma fanno finta di non vederlo per non ammettere di non aver capito nulla, paura del cambiamento inevitabile o per interessi personali fatti a scapito altrui.
E la pianti di generalizzare riguardo ai sardi ed alle loro comunità, micro o macro che siano. Non siamo una massa omogenea, anche se viene comodo cercare di affermare il contrario.
L2212, credo che le convenga fermare la sua commentate compulsiva o si ritroverà a scrivere post di 1 colonna e 500 righe. Io mi fermo qui. Continuare con lei che sembra una verginella scandalizzata e moralista mi sembra solo una perdita di tempo. Lei è quelli come lei sembrano non rendersi conto che proprie le tanto elogiate micro comunità locali sono da sempre, per ignoranza,connivenza o indifferenza, il peggior esempio di riserva di caccia del ceto politico/affaristico sardo di qualsiasi colore politico. semplicemente interessato alla personale sistemazione in piccoli o piccolissimi centri di potere. Quanto alle sue pretese di cambiamento, con persone “nuove” le ricordo che abbiamo avuto decenni di giunte regionali e amministrazioni locali che Si professavano in qualche modo indipendenti e che hanno visto la presenza di Sardisti, autonomisti, indipendentisti e oggi anche sovranisti o simili. Che a braccetto con il vincitore di turno pensano innanzitutto ai loro porci comodi e a sistemarsi o sistemare gli amici o i consulenti di turno. Non mi pare che nemmeno l’ultima acclamata giunta Pigliaru brilli per eccellenza. Lo stesso Biolchini si sta ricredendo. Quale cambiamento spera di trovare con queste persone..? Finiamola qui, e’ meglio.
Moralista? Interessante teoria. Errata certo, ma interessante. Peccato che da non apprezzare un post senza alcuna argomentazione ma pieno di insulti ad indefinite categorie per nasconderlo (usato in risposta ad uno ben scritto) ad essere moralisti ce ne passi. Anzi, sarei curioso di conoscere il collegamento. Oh, o forse è un altro tentativo di ad hominem? Nel caso, dovrebbe sapere che non funziona, ormai.
“la sua commentate compulsiva”
Disse lui.
Io mi sento di intervenire quando vedo assurdità troppo grandi, come appunto le sue.
Comunque, per sintetizzare:
1-Le piccole comunità sono state “riserve di caccia” quanto le grandi. Non mi risulta ci sia meno connivenza a Milano, Cagliari o Roma rispetto a quanto se ne trova a Gonnostramatza. Anzi. Cambiano solo i nomi delle poltrone da regalare.
2-Le proposte di cambiamento fatte dalle stesse persone che facevano parte del “vecchio” e delle stesse forze politiche precedenti non hanno alcun valore per essere usate come esempio, per cui quello che ha scritto riguardo ai vari “tentativi dicambiare” lascia il tempo che trova. L’affermare di essere “il nuovo” e l’esserlo veramente sono due cose molto diverse.
3-E chi la sostiene la giunta Pigliaru, io? È proprio fuori strada. E, appunto, se lei davvero ritiene che Pigliaru sia il nuovo, ha un’idea di “nuovo” tutta sua, e molto particolare.
Non si preoccupi per il formato, si può sempre continuare sù. Veda lei se la vuole finire o continuare ancora, per me va bene così.
La lezione scozzese? Evidentemente non basta ai ns. sovranisti economisti della domenica. Che prenderanno un’altra bella sbruncata anche in Catalogna.
Tra l’altro, penso che gli scozzesi avrebbero ben evitato il referendum se l’Inghilterra avesse concesso loro anche meno autonomia di quella che hanno le nostre regioni a statuto speciale da sessant’anni. Alcune di queste terre e popoli le hanno sapute sfruttare al meglio. Noi no. Perché siamo un popolo di coglioni governati da coglioni peggiori..! E inviterei il Biolchini che cita Ciarlo, di cui peraltro non condivido molte osservazioni, anche ad andare a leggersi le fonti che Ciarlo cita nel suo articolo. Sono fonti che parlano di DATI economici. http://wikispesa.costodellostato.it/Residuo_Fiscale_Regioni
Purtroppo, mettetevelo bene in testa, la situazione reale della nostra terra, in un mondo governato dal denaro e dal potere economico, è’ questa. E non basteranno Quattro indipendenti sfigati e nemmeno un milione e mezzo di sardi per cambiarla. neanche ci si provasse con le armi o le bombe.
“gli scozzesi avrebbero ben evitato il referendum se l’Inghilterra avesse concesso loro anche meno autonomia di quella che hanno le nostre regioni a statuto speciale da sessant’anni”
Come no, immagino che gli scozzesi con il loro parlamento avranno senza dubbio invidia di noi e della nostra autonomia. E sopratutto ne avranno tra poco, con tutte le nuove prerogative che avranno. Di gomma.
Il resto vabbè, sempre le solite baggianate. La situzione economica non è immutabile, non lo è mai stata per nessuno, sardi compresi. E gran parte dei nostri casini economici derivano dalle politiche italiane sulla Sardegna (cartello dei trasporti, energia etc.), come tutti hanno potuto vedere. Negare l’evidenza non le servirà.
Chi si rivede, il sig. 2212. A lei non servirà’ etichettare le altrui argomentazioni come baggianate. Io non lo faccio, anzi
su una cosa concordo con lei, Il parlamento scozzese esiste dal 1999 e ha ottenuto regole di devolution fiscale simili a quelle che noi invano da qualche tempo pretendiamo dall’Italia. Mentre ne ha molte altre simili in tema di territorio e ambiente o sistema sanitario. Dal punto di vista della giustizia sono autonomi e davanti a molti stati in Europa da anni. quindi la loro giusta pretesa di autonomia crescente fino al referendum per l’indipendenza è’ stata sicuramente frutto di una corretta e ottima gestione della forte autonomia che già hanno. Il Parlamento del Regno Unito ha sempre avuto competenza su molte altre materie, anche alcune fiscali, riguardanti non i redditi ma i patrimoni, il, sistema di sicurezza sociale, la difesa, le relazioni internazionali, le comunicazioni ecc. (Vedi Scotland Act) la sua onestà intellettuale spero quindi sia almeno pari alla mia, nel riconoscere che il peso di questa Scozia in Inghilterra sia star negli ultimi vent’anni, dal punto di vista economico e da quello sociale, infinitamente superiore alla forza e alle palle dimostrate dai sardi o dalla sardegna dal dopoguerra ad oggi.
Eppure, nonostante tutto questo sentire e agire indipendente e corretto, è’ evidente che gli scozzesi sono maggiormente intelligenti dei pochi sardi come lei che credono ancora alla favoletta indipendentista come fonte di riscatto economico o sociale per terre o popoli che quel genere di cose proprio non saranno in grado di ottenerle nemmeno con decenni di reali sacrifici, senza assistenzialismo o sussidiarietà’ di altri stati o territori. Sono più’ intelligenti perché’ hanno capito che non sono in grado, nonostante tutta la loro forza e indipendenza agita di sganciarsi dal cordone economico della loro madrepatria. Sono più’ intelligenti perché 20 di autonomia fiscale gli hanno fatto capire che le tasse anche se le gestisci in proprio non solo non le puoi abbassare ma sei costretto ad aumentarle se Poi dipendi da un sistema economico e monetario sovranazionale e se vuoi coprire servizi che nessun altro esterno alla tua terra ti paghera’. Vi è’ chiaro almeno questo.?
Beh, meno male che adesso lo ammette che la loro “autonomia” è di gran lungo maggiore della nostra, ma è comunque molto grave che prima mentisse a proposito.
“infinitamente superiore alla forza e alle palle dimostrate dai sardi o dalla sardegna dal dopoguerra ad oggi”
Incredibile a dirsi, sono d’accordo con lei su questo punto (potremo segnarcelo entrambi sul calendario, credo), non a caso tale mancanza di palle è confermata dal continuare a votare partiti italiani, segno chiaro. Il punto è che bisogna cercare di superare questa situazione, non considerarla come un dato di fatto immutabile e deciso dal cielo.
Sul fatto che gli scozzesi abbiano votato per il no (anche se, ricordiamo, certo non con una maggioranza schiacciante), come espresso dai diretti interessati, oltre ai tentativi patetici di ricatto dell’UE hanno influito, soprattutto, gli impegni da parte dell’UK di ancora maggiore indipendenza ed autogestione.
Ergo, al contrario di quello che dice lei, le tasse se le gestiranno in proprio più che mai, e sono ben lontani dall’esserne spaventati o preoccupati, come d’altronde fanno bene a non essere. Parte degli scozzesi l’hanno visto come “la botte piena e la moglie ubriaca” (contestabile, comunque, ma è la loro opinione) e questo ha dato una forza al no che altrimenti non avrebbe avuto, perdendo. Loro le loro battaglie culturali le hanno vinte, ed a poco a poco anche quelle politiche. Se gli inglesi cercassero di impedirlo o di far tornare indietro la situazione, gli scozzesi non avrebbero nessun timore a diventare indipendenti e levarseli dai piedi.
Nè di tipo economico nè di altro genere.
Se si fosse prospettata un’alternativa quale quella che abbiamo noi con l’Italia, il sì all’indipendenza avrebbe avuto una vittoria schiacciante. Indi per cui la sua analogia non ha senso. Noi non stiamo di fronte ad un bivio tra indipendenza e federalismo “forte” (e, sopratutto, con un indipendenza culturale), ma tra indipendenza o centralismo. Qualcosa (il centralismo) che gli scozzesi non avrebbero mai accettato e che non dovremmo accettare neanche noi.
A me è chiaro, e a lei?
Se lei avesse letto il mio primo commento avrebbe capito che parlavo di 60 anni, ovvero che la Scozia avrebbe voluto avere 60 anni fa e non nel 1999 la nostra autonomia. su tutto il resto posso pensare solo che lei sia un INGENUO in buona fede, fino a prova contraria, e credo che votare insulsi partiti italiani o insulsi partiti indipendentisti nella situazione in cui si ritrova la Sardegna sia totalmente inutile. La saluto.
No, lei ha parlato di “avrebbero evitato il referendum” che è stata una cosa recente, quindi 60 anni fa un accidente.
Il commento l’ho letto, ed appunto si capiva benissimo. A meno che lei non abbia problemi ad esprimersi. E no, se 60 fa gli scozzesi avessero avuto la nostra economia avrebbero fatto le stesse identiche cose, perchè appunto loro hanno preteso quello che gli spettava e che spetterebbe a noi, ovvero molto di più di quello che abbiamo noi ora. Quindi anche cercando di rigirare la frittata avrebbe comunque torto.
“votare … sia totalmente inutile”
A questo punto ad essersi dimostrato l’ingenuo qui è lei, e/o quello in mala fede. Dato che le colpe sono in gran parte della politica centralista è cambiando la politica che si può migliorare la situazione. Non basta da solo? Possibile, ma di sicuro è una parte fondamentale ed imprescindibile di quello che va fatto.
Risulta curioso osservare come i media italiani hanno reagito alla vittoria, assai più netta del previsto, del NO all’indipendenza da parte della popolazione scozzese.
Diciamo la verità: specialmente la banda senza idee e cervello dei ridicoli indipendentisti lombardi, veneti, sardi, siciliani e addirittura del Salento (la cialtronaggine non ha limiti…) erano sicuri della vittoria del SI’, e addirittura ampie e numerose delegazioni erano andate a Edimburgo assaporando il trionfo.
Hanno perso malamente e adesso, a partire da quello scimunito di Matteo Salvini, gridano addirittura alla vittoria morale…
Rimango esterrefatto nel constatare l’ostinazione con la quale pochi irriducibili miei corregionali sardi continuino con questa lagna dell’indipendentismo dell’Isola.
MA NON VI RENDETE CONTO CHE STATE DIVENTANDO RIDICOLI, NONCHE’ L’AUTOCARICATURA DI VOI STESSI?
Da dove deriva questa vostra ostinazione senza capo né coda?
Vi rimane un barlume di sana obiettività?
Tra l’altro, paragonare le ragioni della Scozia a quelle della Sardegna è come accostare il polo positivo a quello negativo della magnetite.
Quando poi ho letto la solenne dichiarazione congiunta delle 11 sigle indipendentiste sarde a sostegno delle istanze di Edimburgo, sono scoppiato a ridere.
Vito Biolchini: nel caso tu legga queste righe che sto improvvisando, ti chiedo: quando ti deciderai a scrivere un bell’articolo (lo fai spesso) rivolto proprio alle pochissime migliaia di pseudo-indipendentisti sardi, chiedendo loro perché sono suddivisi, come i polli negli angusti spazi, in ben 11 campanili diversi?
Undici minestroni nei quali tutti sono contro tutti?
Possibile non ci si accorga che appaiono, ad essere benevoli e non scrivere parolacce, 11 statue catapultate nel Circo Barnum?
E uno sano di mente dovrebbe augurarsi una Sardegna indipendente con capisquadra alla stregua di un Doddore Meloni, Gavino Sale, Bastiano Cumpostu e altri peggio di loro?
Adesso, dopo la disfatta scozzese, tutti pensano alla vendetta della Catalogna…
Ammesso e non concesso che tale referendum si faccia, incominciano le prime barzellette: per esempio si è scritto che nell’ultima adunata a Barcellona vi fossero due milioni di persone in piazza. Grande esultanza….
In realtà, non superavano i 550.000.
Questo di aumentare le presenze è la più colossale delle buffonate: ne sappiamo qualcosa anche noi, nel piccolo.
A Capo Frasca, con grande esultanza, si è parlato di 5.000 partecipanti…
Pur essendo contrario all’iniziativa, c’ero anch’io, perché curioso di quello che avrebbero detto.
Ma perché sparare queste menzogne? Al massimo, eravamo in 1.000, approssimando per eccesso…
Poi ho sentito i “discorsi” (si fa per dire) degli intervenuti indipendentisti….gesucristumiu…..
Tornando alla Catalogna, dicevo, anche là il NO all’indipendenza vincerà nettamente, ancora più che in Scozia.
Statemi bene.
No amico, a Capo Frasca non eravamo mille. Ma proprio per niente. Poi per il resto pensa quello che vuoi (e sono anche in parte d’accordo con te), ma con i numeri non si bara.
Il commento di Rebus è abbastanza magnanimo, in queste ore si legge di peggio fra stampa italica e social network. Gente che vede l’indipendenza come qualcosa di antistorico (e non si rende conto che al pari degli enti sovranazionali negli ultimi decenni è cresciuto anche il numero di nuovi Stati). O gente che associa la grandezza di uno Stato alla sua possibilità dell’indipendenza (e non si rendono conto che fra le prime 20 economie del mondo ci sono Paesi piccoli), e via discorrendo. Risolveremo anche i problemi dell’indipendentismo Sardo Rebus, stanne certo.
Comunque, dire che a Capo Frasca eravamo circa mille, significa essere proprio in malafede.
Una mia opinione sul caso scozzese proprio su Sardegna Soprattutto: http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/4388
Cosa faremmo oggi senza internet? Ormai i dibattiti veri sono tutti online. W la democrazia!
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