Venerdì prossimo, appena due giorni prima del voto, Silvio Berlusconi tornerà in Sardegna a chiudere la campagna elettorale del centrodestra: segno inequivocabile che il suo candidato, Ugo Cappellacci, è indietro nei sondaggi. Il presidente della Regione è in affanno, ma evidentemente non abbastanza da non poter recuperare in extremis grazie al supporto di chi (in modo ancora suscettibile di varie e diverse interpretazioni) la settimana scorsa gli ha assegnato un nuovo e più suggestivo cognome, certamente più consono alla qualità del governo che il neobattezzato e centrodestra hanno assicurato negli ultimi cinque anni alla Sardegna.
Il candidato del centrosinistra, Francesco Pigliaru, oggi raccoglierà a Sassari e a Cagliari l’appoggio del segretario nazionale del Pd, Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze può ricompattare il maggiore partito della coalizione progressista, squassato da mesi di polemiche e scelte scriteriate, e spalancare a Pigliaru la porta della vittoria.
Sì, ma dopo cosa succederà?
Da candidato alla presidenza della Regione, Pigliaru non ha voluto prendere la guida politica della coalizione che lo sostiene. Lo avesse fatto, certamente il Pd non avrebbe potuto ricandidare i tre inquisiti per peculato. Pigliaru ha invece subìto la scelta del Pd e per certi versi in queste settimane si è appiattito sulle posizioni del partito, sì dominante ma anche in evidente crisi di senso e di consenso. Pigliaru da candidato ha subìto l’imposizione degli inquisiti e non ha fatto abbastanza per evitare che fosse identificato solo come il candidato del Pd: e da presidente reggerà alle pressioni indebite (nazionali e locali) del partito di Renzi?
Al momento Pigliaru non ha un programma vero e proprio condiviso con gli alleati (la coalizione, di fatto, non esiste) ma si è limitato a tracciare alcune linee di intervento (istruzione, snellimento burocratico, controllo della spesa) abbastanza condivisibili e che devono passare (come lui stesso ha affermato), attraverso una giunta i cui assessori saranno scelti “per competenza e non per appartenenza”. Sarà veramente così? Pigliaru riuscirà a mantenere fede a questa importantissima promessa?
Il sistema elettorale garantisce al presidente poteri molto ampi: Pigliaru li userà tutti per segnare una discontinuità con certe pratiche politiche molto care al centrosinistra? È questa la vera partita che lo attende, molto più dura di quella che sta giocando ora per vincere le elezioni di domenica 16 febbraio.
Pigliaru finora ha allontanato da sé l’amaro calice della politica, ma una volta eletto non potrà più farlo e dovrà dare dei segnali immediati e molto forti: suscita inquietudine che in questa campagna elettorale nessuno di questi segnali attesi sia arrivato alle orecchie dei sostenitori delusi del centrosinistra: né sulla questione morale né (in maniera convincente) sul tema del rinnovamento. Ecco perché Michela Murgia (giustamente) spaventa. Non per meriti suoi ma per demeriti degli altri.
Quindi la domanda è d’obbligo: Pigliaru sarà il presidente del Pd o di una coalizione più ampia, composta da partiti che secondo me gli daranno la vittoria (a quanto volete che arrivi fra poco più di una settimana il Partito Democratico Sardo? Secondo me non va oltre il 23 per cento, ad essere generosi) e dalle forze più vive della società sarda? Pigliaru in questa campagna elettorale si è buttato tra le braccia del Pd: non so se la strategia gli consentirà di vincere le elezioni, ma so sicuramente che non gli servirà per governare.
E poi c’è Michela Murgia. Il sociologo Marzo Zurru, nel suo post “I puri, forse“, ha opportunamente inquadrato il problema politico che la riguarda:
Dispiace intravvedere quanto di positivo si sarebbe potuto costruire, se solo il tracimante ego di qualche novella aspirante governatrice avesse avuto qualche diga di contenimento, qualche laccio in più che la riportasse al reale, alle reali possibilità di incidere nelle cose reali.
Murgia ha scelto da subito la strada dell’azzardo: o tutto o niente. Imponendo se stessa come unica possibile candidata di uno schieramento alternativo ai partiti nazionali, rifiutando ostinatamente di includere nella sua coalizione sigle importanti dell’area sovranista e indipendentista, ora è costretta ad accentuare i toni della contrapposizione con il resto del mondo, soprattutto con le forze che con la sua hanno maggiori affinità. Perché Michela Murgia non è l’unica in Sardegna a non volere le basi militari, la chimica verde, lo sfruttamento scriteriato delle risorse naturali, il rinnovamento della politica. Con la complicità della stampa locale ma soprattutto nazionale può giocare a recitare questa parte di dura e pura fino alle elezioni: ma dopo?
E se non dovesse entrare in Consiglio? E se non dovesse entrare neanche uno dei suoi candidati? E se il risultato fosse straordinario dal punto di vista personale e modesto da quello politico? Come continueranno a fare politica Sardegna Possibile e la sua leader dal 17 febbraio in poi? Accetteranno di essere spazzati via dal voto, sceglieranno l’isolamento, continueranno ad avere i toni da campagna elettorale permanente o inizieranno a dialogare con le altre forze politiche e sociali per la costruzione di una nuova prospettiva politica?
E non ditemi che Michela Murgia ha già iniziato a fare politica perché (come scrive oggi bene Andrea Pubusa su Democrazia Oggi), la candidata
entra nella simpatia popolare per la sua figura bonaria e di donna comune, ma non ha dietro di se niente. Comunidades e Gentes sono sigle vuote, raggruppamenti d’occasione, senza consistenza reale. I suoi procedimenti partecipativi possono affascinare alcuni neofiti sprovveduti, ma sono ridicoli per chi ha conosciuto discussioni vere, di massa, nei partiti veri. Anche questa è apparenza, priva di sostanza. Partecipazione ad uso e consumo dei media e basta. La nomina degli assessori è stata una ridicolaggine.
Dopo le elezioni del 16, il quadro politico sardo uscirà stravolto e si porrà la necessita di creare un nuovo soggetto in grado di mettere a sintesi le tante proposte oggi compatibili fra loro ma sparpagliate in doversi schieramenti. La campagna elettorale per le europee potrebbe già essere un’ottima occasione per provare a trovare una sintesi, per esempio intorno alla candidatura di Alexis Tsipras su cui potrebbero agevolmente incontrarsi le forza indipendentiste, sovraniste e di sinistra.
Le elezioni del 16 febbraio sono importantissime, ma ancora più importante sarà quello che succederà dopo. La campagna elettorale sta finendo: fra nove giorni sia Pigliaru che Michela Murgia (ognuno nel proprio campo) dovranno iniziare a fare politica. Seriamente.
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No eppoi no, caro Biolchini, la storia che a decidere saranno 1,4 milioni di sardi a me non piace. I sardi scelsero Mussolini, i sardi votarono per la monarchia e i sardi scelsero Cappellacci, ma questo non vuol dire che ci si debba arrendere alla volontà della maggioranza dei sardi. Si prende atto del loro voto ma non ci si arrende.di fronte alle sconfitte, anzi, le dirò che se Kelledda prende più del 15% dei consensi sarà la più grande vittoria che mai ci sia stata in Sardegna del popolo sardista, sovranista e indipendentista. Personalmente mi impegnerò per costruire la Repubblica sarda, moderna, sovrana, non presidenzialista ma comunitaria, con esecutivo direttoriale e legislativo collegiale. Lei lo sa meglio di me che ci sono aree intere della Sardegna dove il voto viene comprato in cambio di 10 euro, di una bombola di gas o del pagamento di una bolletta. Per non parlare dei sardi che si fanno abbindolare da una promessa. I sardi, purtroppo sono anche questo e lei lo sa meglio di me. La risposta a Franco la trovo pessima.
Pessima? E che cos’è secondo lei la democrazia? Uno che pensa di avere ragione e decide per tutti? Io le mie idee e accetto il responso delle urne, anche se dovesse essere contrario al mio voto: faccia lo stesso anche lei. E poi guardi, la vera vittoria “storica” di Kelledda sarà riuscire a trascinare le sue liste oltre il 10, non ottenere un successo personale (con tutto lo spropositato battage dei media “dipendentisti” se non prende almeno il 20 è un flop).
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Ciao Vito,
il tuo pezzo ricorda, purtroppo, lo scontro che anni fa ci fu tra la (pseudo) sinistra italiana e Nanni Moretti che, dopo il j’accuse di Piazza Navona, venne tacciato di non fare il suo mestiere, di non aver titoli per giudicare.
Se non vuoi ascoltare bene, ma io te lo vengo a dire che dal 3 agosto Michela Murgia sta facendo politica. Incontrare la gente nei diversi paesi, stilare programmi, organizzare i famosi OST per ascoltare e discutere con le popolazioni locali è fare politica, dal mio e da altri punti di vista. Ciò che scrive Andrea Pubusa riporta nell’immaginario personale quelle adunate di masse simili ai concerti rock dove si assiste passivamente a ciò che i (pesudo) leader hanno da dire senza ascoltare, per poi decidere in solitaria facendo anche accordi sottobanco, oggi da lettura di larghe intese. Quegli accordi e quelle decisioni sono sempre state prive di sostanza per chi ha dovuto sempre subirne le conseguenze sulla propria vita. E per inciso, anche se Andrea Pubusa non lo sa o non lo vuole sapere, ProgReS è un partito vero.
Troppo spesso confondete la politica con l’attività dei partiti; a suo tempo Berlusconi attaccò Cofferati perché quello organizzato dalla CGIL era uno sciopero politico. E certo che uno sciopero è politico, mi dicevo io: se non è politico un atto di ribellione come lo sciopero ; le raccolte di firme per liberare un prigioniero di coscienza è un atto politico; scegliere un prodotto di consumo equosolidale è un atto politico; organizzare dei comitati civici per fermare le trivellazioni sul proprio territorio e informare puntigliosamente i propri compaesani che così non fa, è fare politica; fare politica per noi sardi-disterrati è anche organizzare dibattiti per sviluppare dei temi, troppo spesso ignorati o dimenticati, perché stanchi delle solite cene a base di pecorino e porceddu per emigrati, che solo così sentono più vicina la Sardegna.
Dispiace che tu non ti sia accorto che Michela Murgia ha dialogato con le diverse forze sociali ed è così che è nata Sardegna Possibile; ha provato a dialogare anche con le altre forze politiche indipendentiste ma i muri di gomma sono più resistenti di quelli di cemento. E la Sardegna non poteva aspettare gli egocentrismi di pochi messia in circolazione da decenni, incapaci di fare anche il piccolo miracolo di un passo indietro.
Ah già, scordavo che Michela Murgia, in quanto scrittrice non potrebbe fare politica e non quindi non avrebbe titoli e competenze per governare. Ma sbaglio o fu Aristotele che definì l’ amministrazione della cosa pubblica come una ricerca di pragmatica bellezza? Ne ho letto pochi io di classici greci; sono sicuro che a suo tempo ne aveva letti molti di più tale Václav Havel: per chi l’ha (volontariamente?) scordato era un drammaturgo che ha saputo, con costanza civile e non-violenta, rendere la Cecoslovacchia non più dipendente dall’orbita sovietica diventando poi presidente della Repubblica Ceca.
Per quanto riguarda l’accusa di arroganza che viene mossa a Michela Murgia: quando ti trovi davanti una come la Santanché che percepisce la politica come mercimonio dei propri e altrui valori non puoi fare l’agnello sacrificale.
Franco
Caro Franco, la cosa bella della democrazia è che alla fine non decideremo né tu né io ma un milione e 400 mila sardi. Saranno loro alla fine, fra una settimana, ad avere ragione.
Caro Vito,
piccola precisazione alla tua risposta. E’ vero che io non posso decidere perché residente a Bologna, ma tu invece sì perché fai parte di quel milione 400 mila sardi. Di cui fanno parte tanti sardi residenti fuori dall’Italia, nel Disterru più ampio. Io c’ero a Londra il 16 novembre (http://disterru.progeturepublica.net/node/145) quando Michela ha incontrato i sardolondinesi: in tanti mi hanno detto che sono 10/15 anni che non esprimono il loro voto, ma questa volta sono disposti, non ad andare al consolato più vicino, ma a prendere l’aereo e votare di persona. E, con un pizzico di vanità, mi sono sentito orgoglioso del lavoro fatto in questi anni.
Andrea Pubusa non si riferiva ad “adunate di masse simili ai concerti rock dove si assiste passivamente a ciò che i (pesudo) leader hanno da dire senza ascoltare, per poi decidere in solitaria facendo anche accordi sottobanco, oggi da lettura di larghe intese”.
Franco, ma come fai a paragonare Václav Havel con la Murgia? Ma, hai letto ” il potere dei senza potere” , recentemente ripubblicato? Stavi scherzando, vero?
Sono in grande disaccordo con questo articolo e sulla rappresentazione che fai di Michela e di Sardegna Possibile.
1)Michela si occupa di politica. Stare con la gente, parlare dei problemi e di come vogliamo risolverli non è solo campagna elettorale è fare politica.
La Campagna elettorale è sedersi dentro gli alberghi a raccontare in grandissime linee cosa si “vorrebbe” fare.
2)Non si può dialogare con forze politiche che hanno obiettivi diversi.
Altrimenti faremo come il pd che pur di prendere voti apre le porte agli indipendentisti che critica e giudica da sempre come persone fuori dal mondo.
Ora sono li, a fare i comizi assieme..per carità. ( COSA non si fa in campagna elettorale!!)
3)La candidatura di Pigliaru mi ricorda molto quella di Soru, mi sembra di vederli i capibastone del PD sfregarsi le mani ( sicuri di vincere) pensando ai vari assessorati, e ai bei soldini e belle poltrone che girano intorno.
(NON ha avuto voce in capitolo sugli indagati….figuriamoci per gli assessorati!! )
4) c’è una grande differenza tra Pigliaru e Murgia, Murgia sta lavorando sui territori, assieme ai sardi, sul programma e sulla condivisione ( chi ci vota sa da ora cosa faremo!) da mesi.
Pigliaru non l’ha fatto perchè non gli interessa farlo e perchè capo della coalizione da poco più di un mese. ( i loro metodi sono altri,…da sempre).
5) abbiamo iniziato il nostro percorso scegliendo la via dell’ OST.
Abbiamo scritto un programma e abbiamo idee chiare su cosa fare appena vinte le elezioni.
Gentes non è una ” sigla vuota, raggruppamento d’occasione, senza consistenza reale…”
all’interno c’è la società civile, persone che stanno lavorando duramente ( ma con successo) per riportare i cittadini alle urne con la voglia di votare, FINALMENTE, facce nuove che parlano di progetti e non di promesse e false speranza.
Sono certa che i sardi sapranno cogliere le differenze.
In questa campagna un po’ tutti gli schieramenti la parola “Servitù Militari ” compare spesso anche se poi e poco più che uno slogan, privo di contenuti in compenso anche se in modo casuale sono stato alla presentazione del libro “Servitù militari modello di sviluppo e sovranità in Sardegna ” di Fernando Codonesu Sindaco di Villaputzu leggendo questo libro ho potuto apprezzare il lavoro serio e approfondito sulle Servitù militari e quelle di Quirra in modo particolare, inoltre si parla di energia e di agricoltura e di siti industriali inquinati; sarebbe il candidato ideale da votare…pero… e candidato indipendente di Sel il partito che a Cagliari ha trattato gli stessi argomenti in campagna elettorale ……peccato che qualche giorno dopo nello scrivere le dichiarazioni programmatiche del sindaco se né erano già dimenticati …….infatti che ci fa Codonesu con SEL … ecco perché voto Sardegna Possibile….
cosi vito, in amicizia, quasi quasi ritorno a leggerti il 17 febbraio..
Pigliaru e Murgia stanno facendo politica. L’unica che sia loro consentita. L’uno per manifesta impossibilità di mettere d’accordo un partito che ha troppe anime (alcune delle quali cialtronesche) l’altra per manifesta incompetenza.
La scelta dell’astensione non è per nulla semplice né indolore… purtroppo.
Nel frattempo, in Italia, ci siamo anche giocati Alexis Tsipras: pare che Bertinotti abbia aderito alla lista. Un disastro! Tsipras dovrebbe andare in pellegrinaggio alla Madonna del Rimedio.
Niente da fare. il fenomeno del voto alla lista 5 stelle non vi ha insegnato nulla…
Sono Paolo Bozzetti e mi dichiaro “neofita sprovveduto”, secondo i parametri espressi da tale Andrea Pubusa, citato da Vito Biolchini nel post a cui sto rispondendo.
Neofita sprovveduto e, sopratutto, contento di esserlo (siete stati avvertiti e, nel caso, valutate se saltare la lettura del mio contributo e passare oltre).
Almeno mi differenzio dal tale Pubusa, che si fa descrivere molto bene dalle sue parole, scritte su Democrazia Oggi.
” … ma sono ridicoli per chi ha conosciuto discussioni vere, di massa, nei partiti veri.” Così viene demolito il lavoro fatto da Sardegna Possibile da quest’estate in poi.
In queste quattordici parole risento lo stesso rimpianto dei racconti di mio zio sulle visite ai bordelli del tempo e alle signore che ci lavoravano.
Donne vere, partiti veri.
Scopate vere, discussioni vere.
Occhi di … ragassa, discussioni di massa.
Insomma è la vecchia storia che le esperienza giovanili sono sempre le più belle.
Ma noi abbiamo, ora, Michela Murgia e Francesco Pigliaru (Cappellacci è fuori categoria, gioca in un altro campionato, anche se può anche vincere nel nostro, purtroppo).
Michela “fa” e costruisce politica e si è spesa per farla.
Alla faccia di Pubusa (e di Biolchini che l’ha citato) il “vuoto” che ha dietro, si è attivato e ha battuto la Sardegna, lavorando con passione per “fare” politica (e non stare lì, a pettinare le bambole, come fanno, notoriamente, gli intellettuali e i neofiti sprovveduti)
Tra le ridicolaggini (PubusaPensiero, ovvio) ci sono anche delle proposte interessanti. Concetti e idee che se comparati con quelli di Pigliaru, raccontano una riflessione diverse sul periodo storico contemporaneo e su gli errori commessi, con delle proposte, per superare i limiti attuali, più coerenti.
Pigliaru (l’UomoGiusto al MomentoGiusto, colui che avrebbe salvato il csx dalla RovinaBarracciu) sta tradendo un po’ anche le aspettative del nostro Vito (questione morale, sovranismo moscio, programma sgonfio).
A parte il sottoscritto, molto rimpiangono la resa della Barracciu, e lo fanno per molte ragioni … ma la verità è che Pigliaru non convince (anche se poi vince), perché non buca, non decolla, è freddo ….
Al neofita sprovveduto, non convince il programma e la sua anima di economista.
Votate Murgia e se votate Pigliaru, non votate Robertino Deriu
Può darsi che un “giovane 40 enne efficace” con appeal elettorale avrebbe stravinto le elezioni per il centrosinistra. Ma vincerle non basta (si veda il triste caso Zedda). La partita vera per la Sardegna inizia dopo. E’ Pigliaru è la persona giusta, perché forse appare distaccato, ma è molto competente e determinato. Ed ha anche la schiena dritta per difendersi dalle varie partitocrazie (l’indipendenza intellettuale l’ha ad esempio dimostrata con le dimissioni dalla giunta Soru). In campagna elettorale aveva un solo mese per fare troppe cose. Nella giunta avrà 5 anni per lasciare il segno.
…occhio che la schiena dritta potrebbe però portalo alle “ri”-dimissioni da una sua ipotetica giunta!
In riferimento alla campagna elettorale mi pare che tutti i protagonisti stiano scadendo nel “politicante”, Lo stesso Prof. che, almeno sulla carta dovrebbe essere colui che possiede intrinsecamente i maggiori contenuti, si sta “brutalmente” adeguando. In un suo tweet del 5 Feb. dice : “A inseguire le polemiche si perde di vista il vero problema per i #trasporti dei sardi: la continuità territoriale marittima. #Sar2014″…nei tweet dei 6 e del 7 Febbraio : “..Altra dimostrazione dei fallimenti amministrativi di Cappellacci” …”la #sanità va male ma la giunta Cappellacci non se ne cura” … vogliamo parlare poi del commento su FB “…Il governo Cappellacci e’ stato sciatto, ha trattato con sciatteria le politiche e i fondi europei,…” e vogliamo parlare del “sostegno” a Melis sulla nomina della Noli all’Ersu? (e per quel che riguarda l’Università mi fermo qui)
Ora non voglio entrare nel merito e nei contenuti, che possono essere anche corretti, ma sull’opportunità di trattarli in questa maniera che NULLA ha di nuovo rispetto a tutte le vecchie ( e perdenti ) campagne elettorali del PD, che più che guardare la propria strada guardava cosa faceva (o non faceva) l’avversario (sarebbe meglio competitor…ma farei torto alla storia).
Per quel che so, questo non è lo stile del Prof. quindi la tesi che il PD lo stia schiacciando verso le sue modalità è del tutto sostenibile. Se dovesse vincere quanto gli costerà in termini politici?
Vito non ho capito se è un refuso o è voluto, Pigliaru dice: ” Competenza e NON appartenenza”. Questa frase (conoscendo discretamente il prof.) lo ritengo un monito importante alle 11 liste.
Che poi riesca a mettere in pratica quanto detto è un’altro paio di maniche, soprattutto se lo “spread” fra le sue preferenze e quelle delle liste rimane così forte.
Corretto! Grazie!
Tu scrivi. “La campagna elettorale per le europee potrebbe già essere un’ottima occasione per provare a trovare una sintesi, per esempio intorno alla candidatura di Alexis Tsipras su cui potrebbero agevolmente incontrarsi le forza indipendentiste, sovraniste e di sinistra”.
Sono d’accordo, anche se l’avverbio agevolmente esprime allo stato solo una proiezione di un desiderio. Io credo che le le forze indipendentiste e sovraniste abbiano due sole alternative: trovare un accordo per presentare una lista sarda, collegata con opportuni accordi elettorali con Union Valdotaine e Südtiroler Volkspartei o trovare un accordo con la lista Tsipras (nell’ipotesi si riesca a costituirla) garantendo l’integrità della lista sarda. Ma tutto è reso più complicato dalla mancata costituzione della circoscrizione sarda per le elezioni europee. A proposito: continuo a sostenere che è vergognoso il silenzio dei partiti italiani, evidentemente interessati a mantenere la circoscrizione delle isole. Comunque sono contento che di queste questioni si cominci a discutere, al di là di una campagna elettorale che poco si occupa dell’Europa, limitandosi alla sua funzione di bancomat dei finanziamenti comunitari.
Piccolo sondaggio nel mio piccolo. Tra gli under 30 spopola la Murgia, come voto di protesta. I principali candidati del PD si stanno muovendo moltissimo e sono molto organizzati, nel SEL avrà un buon risultato il sindaco di Villaputzu. Tutti i candidati del centrodinistra, TUTTI, lamentano dietro le quinte lo scarso appeal di Pigliaru, troppo distante e distaccato. In pratica e’ un forte freno. Ci sarà certamente una forte differenza tra i consensi ai candidati rispetto a quelli, molto minori per circa il 3/4 %, che avrà Pigliaru. Forza Italia e’ in grande difficolta, solo Locci nel Sulcis sta facendo una grande campagna, gli altri ricordano solo i favori fatti e quelli che faranno. Oppi nonn ha avuto il coraggio di candidarsi ad Iglesias e punta sui voti della sanità cagliaritana e quelli che li procurerà il cognato che ha messo assessore agli affari sociali al Comune di Quartu . Pili fara un buon risultato a Cagliari con sorgia ed ad iglesias. In sintesi, con un candidato presidente 40 enne ed efficace, il centrosinistra avrebbe vinto con oltre 10 punti di distacco
pigliaru pigliaru pigliaru, Il PD non fa politica, uccide.
io rispondo, dicendo che ho non pochi dubbi in proposito. Qui sono solo alla ricerca della poltrona, altro che!
Per fortuna il metodo partitico non è l’unico modo di fare politica o campagna elettorale. Sardegna Possibile è in giro dall’estate 2013 con un metodo diverso di fare campagna elettorale. Questo metodo, per molti inamissibile e non riproponibile, va oltre il commento al vangelo o l’inivito del vescovo stto pasqua.